Alla fine al Senato si è consumato lo strappo tra la maggioranza del Partito democratico, la sinistra Dem e la presidenza. Oggi inizierà il dibattito sul disegno di legge di revisione della Costituzione nonostante la mancanza della sua trattazione in prima Commissione. Argomento che sarà preceduto dal voto finale sul ddl contenente “Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali”, provvedimento già licenziato dalla Camera in prima lettura. Ieri, dopo la richiesta di modifica del calendario dei lavori, si sono susseguiti diversi interventi. Solo i verdiniani di Ala e i “tosiani” di Fare hanno salutato con piacere la mossa dei renziani. Dopo un lungo dibattito, in cui le opposizioni hanno chiesto anche l'intervento di Sergio Mattarella e proposto dei calendari alternativi, proposte tutte bocciate, è arrivato il sì alla decisione della Capigruppo. Quindi da oggi si svolgerà la discussione generale fino a mercoledì 23 settembre, quando scade anche il termine per la presentazione degli emendamenti. Che potrebbero essere una valanga, visto che Calderoli ha annunciato di volerne presentare 8 milioni. In ogni caso, la presidenza di Palazzo Madama ha ancora il coltello dalla parte del manico. Pietro Grasso potrebbe infatti decidere di aprire all'emendabilità dell'articolo 2 del ddl Boschi mettendo a repentaglio l'esito di tutto il procedimento di riforma. Le commissioni Giustizia e Finanze saranno chiamate a completare i lavori per l’espressione dei pareri sugli schemi di decreto legislativo bis attuativi della Delega fiscale. I rappresentanti della Conferenza delle Regioni saranno ascoltati dalla commissione Industria nell'ambito dell'esame del disegno di legge sul riutilizzo delle aree industriali dismesse. Il capo dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria sarà ascoltato dalla commissione Sanità in merito all'indagine conoscitiva sul Servizio sanitario nazionale. Nel pomeriggio la commissione Territorio e Ambiente porterà avanti l'esame degli emendamenti presentati al Collegato ambientale.
Alla Camera proseguiranno i voti sugli articoli del ddl di riforma del processo penale. Il governo vorrebbe concludere l'iter entro la settimana ma, considerato lo stato dei lavori, è più probabile che il voto finale slitti alla prossima settimana. Oggi la tensione è destinata a salire a causa della contestata norma sulle pene in materia di diffusione del contenuto di intercettazioni o effettuazione di intercettazioni abusive. Intanto l'Aula ha approvato l'aumento delle pene da un minimo di 6 a un massimo di 12 anni per il voto di scambio (416-ter cp) con il M5S che tuttavia contesta la formulazione di “modalità mafiose” contenuta nel testo. Entro la seduta di oggi potrebbe arrivare anche il voto finale sul ddl di riforma della Protezione civile. Riprenderà inoltre l'esame delle mozioni concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi e iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas. Saranno inoltre votate le dimissioni del deputato Paolo Vitelli (Scelta civica) e si procederà all'elezione di un segretario dell'Ufficio di presidenza. La commissione Affari costituzionali porterà avanti il dibattito sulle proposte di legge in tema di riconoscimento della cittadinanza. Le commissioni Finanze e Attività produttive si riuniranno per votare il mandato ai relatori a riferire favorevolmente in Assemblea sul testo emendato del disegno di annuale per il mercato e la concorrenza. Sempre la commissione Finanze, questa volta insieme alla commissione Giustizia, continuerà l'analisi degli schemi attuativi della Delega fiscale in materia di contenzioso tributario. Nel pomeriggio la commissione Cultura e la commissione Trasporti porteranno avanti la discussione sulla riforma della RAI.
Il presidente del Consiglio ne è sempre più convinto. Al Senato il Pd potrà contare su oltre 161 voti sulla riforma costituzionale. Anzi, per evitare problemi, in queste ore fervono i colloqui con senatori cresciuti nella Dc e oggi dispersi in mille rivoli. I renziani vorrebbero puntare sul loro sostegno per neutralizzare la sinistra del Pd e i possibili frondisti di Ncd. Dopo lo strappo di ieri, il leader Pd ha deciso di rompere gli indugi: lunedì andrà alla conta in direzione sfidando i bersaniani in vista dell'avvio delle votazioni in Aula. L'esito del voto al parlamentino dem non lascia, certo, margini a sorprese: la maggioranza è schiacciante. “Se cade il governo si torna al voto”, ha chiarito Angelino Alfano facendo presa su un timore diffuso non solo dentro i centristi ma anche dentro Forza Italia. Tra i faccia a faccia che il premier ha in programma, ce ne sono due, però, che tutti dentro il Pd escludono: quello tra il segretario Pd e Pier Luigi Bersani e un chiarimento tra Renzi e Grasso. Intanto alla vigilia della presentazione della nota di aggiornamento del Def in Consiglio dei ministri, continua a prendere forma la legge di stabilità. Il governo ha confermato che la Tasi sarà eliminata anche per gli inquilini.