Governo: Salvini e Di Maio non saranno Premier
Trattativa no stop tra Movimento 5 Stellee Lega per sciogliere il nodo della premiership. Secondo gli ultimi boatos lo stallo potrebbe essere risolto con un doppio passo indietro: ovvero sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio rinuncerebbero alla poltrona di presidente del Consiglio ma sarebbero dentro con ministeri di peso. L’ipotesi sembrerebbe confermata dalle parole del leader del Carroccio: “Né io, né Di Maio saremo premier, troveremo la persona adatta'”. Gli fa eco il capo politico dei pentastellati che assicura che trovare il premier “non sarà un problema”.
Lo schema su cui si starebbe lavorando in queste ultime ore sarebbe questo: il Carroccio avrebbe chiesto ai Cinque stelle di indicare il premier, preferibilmente un politico ma andrebbe bene anche un tecnico, escludendo però, oltre a Luigi Di Maio, anche i nomi circolati in queste ore (Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro ed Emilio Carelli), si parla del Ministero dell’interno per Matteo Salvini, mentre al capo politico grillino potrebbe andare il dicastero del Lavoro (competente per la partita sul reddito di cittadinanza) o dello Sviluppo economico.
Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, vede in calo le sue quotazioni per il ministero dell'Economia, mentre sarebbe il profilo ideale per lo snodo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sempre in quota Lega dovrebbero esserci Nicola Molteni, probabilmente all'Agricoltura, Giulia Bongiorno ai Rapporti con il Parlamento e non più alla Giustizia, e l'attuale capogruppo a palazzo Madama Gianmarco Centinaio che punterebbe al Ministero del Turismo e agli Affari regionali. In caso di promozione, al posto di Centinaio diventerebbe capogruppo della Lega al Senato Stefano Candiani.
Circola anche il nome della leghista Simona Bordonali per il neo ministero della Famiglia e disabilità fortemente voluto da Matteo Salvini. Il grillino Alfonso Bonafede resterebbe in pole per il posto di Ministro della Giustizia e potrebbero far parte della squadra anche i pentastellati Emilio Carelli (per lui ci sarebbe la Cultura), Danilo Toninelli, Giulia Grillo e Laura Castelli.
Per l'Economia e gli Esteri si starebbe pensando a due nomi di alto profilo, non politici e che possano essere condivisi anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla Farnesina si fa sempre il nome di Giampiero Massolo mentre per il Mef ancora non si è trovato un accordo. Tutto dipenderà da chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio: una volta deciso a cascata si determineranno gli equilibri tra esponenti del Movimento 5 Stelle e Lega all’interno dell’esecutivo.
Se la premiership andasse a un pentastellato, allora la squadra di governo sarebbe di 20 ministri e le deleghe di peso, come Interno, Difesa, Lavoro, Economia, andrebbero alla Lega. Se, invece, a Palazzo Chigi sedesse un esponente della Lega, i contrappesi sarebbero tutti in favore del Movimento, che portebbero a casa un numero maggiore di dicasteri.
Ieri sera Matteo Salvini ha dichiarato che la deadline è fissata al 21 maggio. Lunedì, annuncia, “comunque vada”, si torna da Mattarella. Il capo dello Stato attende di essere informato sull’evoluzione del contratto di Governo e soprattutto si aspetta che i due leader giungano al Colle con un nome a cui affidare l’incarico di formare il prossimo esecutivo.
Governo, contratto M5S-Lega pronto: al centro immigrazione, povertà e fisco
Intanto il Contratto per il governo del cambiamento tra Movimento 5 Stelle e Lega prende forma. Dopo diversi giorni di lavoro al tavolo tecnico tra le delegazioni delle due forze politiche, i leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno definito anche gli ultimi punti rimasti in sospeso; adesso il testo sarà votato sulla piattaforma Rousseau e nel weekend sarà sottoposto all'attenzione degli elettori nei gazebo allestiti (separatamente) da pentastellati e Carroccio.
Nell'accordo di programma trovano spazio, tra gli altri, temi caldi come le banche, il lavoro, il conflitto d’interessi, i vaccini, il reddito di cittadinanza (780 euro mensili per persona), le pensioni di cittadinanza (integrazioni per chi percepisce una somma inferiore ai 780 euro), la riduzione della pressione fiscale con l'introduzione di una flat tax che rispetti il criterio della progressività. Ci sono anche il taglio dei costi della politica, la cyber security, ma soprattutto immigrazione ed Europa.
Sparisce il tema della Tav mentre nel capitolo dedicato alla Sanità entra l'implementazione della telemedicina, il superamento della legge Lorenzin sull'obbligatorietà dei vaccini e viene istituito il ministero della Disabilità.
Nel dossier riservato agli Istituti di credito, oltre alla distinzione tra banche d'investimento e banche d'affari, c'è spazio anche per la ridefinizione della mission di Monte dei Paschi di Siena. Sempre in tema di economia, Lega e M5S concordano sullo stop alle politiche di austerità e s’impegnano a proporre una discussione in Europa sui trattati, oltre a voler “scorporare la spesa per investimenti pubblici dal deficit corrente di bilancio”.
Sulla giustizia, si legge nella bozza definitiva, “è necessaria un’efficace riforma della prescrizione dei reati”, mentre “è indispensabile dare attuazione a un piano per l'edilizia penitenziaria” atto a far fronte al sovraffollamento delle carceri. Per quanto concerne i trasporti, nella versione definitiva i toni sulla Tav vengono nettamente ammorbiditi: dalla cancellazione del progetto, infatti, i contraenti sono passati a una ridefinizione degli accordi bilaterali con la Francia.
Il governo giallo-verde metterà mano anche alla scuola, superando la riforma voluta la scorsa legislatura dall'ex premier Matteo Renzi. In particolare, della Buona scuola spariscono la chiamata diretta dei docenti e il progetto di alternanza con il lavoro. In compenso arrivano le telecamere nei luoghi sensibili. Confermato, invece, l'impegno per la cancellazione delle sanzioni alla Russia.