La nuova segreteria di Matteo Renzi potrebbe essere costretta a fronteggiare difficoltà molto serie. La minoranza del Partito democratico ha chiarito di non aver gradito gli ultimi annunci del presidente del Consiglio: il contenuto della emananda legge di stabilità e del “Jobs act” devono essere concordati tra le varie anime del centrosinistra. Cuperliani, civatiani e bersaniani non sono disposti a sostenere norme condivise con il Nuovo centrodestra e Forza Italia. Per loro si deve cogliere l'occasione per cercare di smarcarsi dalla stretta dell'austerità. Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani hanno lanciato segnali chiari. Ma sarà il Parlamento il luogo del confronto: è nelle Aule di Camera e Senato che la minoranza Pd intende farsi valere, sui provvedimenti economici, sulle riforme e sulla modifica della legge elettorale. E per capire come muoversi e provare a vincere le battaglia su temi cari – su tutti il mantenimento dell'articolo 18 nello Statuto dei lavoratori – la sinistra sta cercando di unire le forze dimenticando vecchie divisioni. Negli ultimi giorni si sono susseguite le riunioni informali tra Camera e Senato: i numeri della fronda interna sono in crescita. Sul Jobs act le intenzioni del governo sono “surreali”, scandisce Pier Luigi Bersani. “Qua nessuno vuole arrestare l'azione del governo, ma capire dove si va a parare”, ha spiegato un sempre più determinato Gianni Cuperlo. Anche il presidente del Pd, il giovane turco Matteo Orfini, che in questi mesi non ha fatto mancare il suo sostegno a Renzi, chiede una discussione nella direzione convocata per il 29 e “correzioni importanti” alla delega.

Il presidente del Consiglio non sembra temere le critiche dei suoi compagni di partito. Anzi, il suo obiettivo sarebbe quello di lanciare ufficialmente il depotenziamento dell'articolo 18 durante il vertice europeo dei ministri del Lavoro. Appuntamento internazionale utile per rivendicare di fronte alla Commissione europea e la Bce la capacità riformista del suo esecutivo. Il “Jobs act” potrebbe avere alcune difficoltà quando approderà a Montecitorio. Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro ed ex ministro nel governo di Prodi, ha usato parole che lasciano poco spazio alla fantasia: “Il testo votato dalla commissione Lavoro del Senato come tutti sanno, contiene su vari punti un'ambiguità di fondo, che dovrà essere risolta nel più breve tempo possibile e prima dell'approvazione definitiva della delega che dovrà passare alla Camera. I decreti attuativi chiariranno conclusivamente quale sarà la strada che il governo intende imboccare”. “Se Matteo Renzi dovesse decidere - evidenzia il deputato torinese del Pd - che i nuovi assunti non avranno più la possibilità di essere reintegrati sul luogo di lavoro in caso di licenziamenti senza giusta causa sancirebbe una divisione strutturale nelle tutele fra le vecchie e le nuove generazioni, l'esatto contrario dell'unificazione delle condizioni che il premier si propone di realizzare. Sarebbe un grave errore politico - conclude Damiano - se un partito della sinistra europea annunciasse di voler introdurre, nei fatti, la libertà di licenziamento per i giovani nel momento della massima crisi economica ed occupazionale”. Il tema dell'articolo 18 potrebbe portare a nuove divisioni anche nell'opposizione di centrodestra. Renata Polverini, deputata di Forza Italia ed ex segretaria dell'Ugl,, ha definito “architrave” del diritto del lavoro la tutela reale nel caso di licenziamento illegittimo.

Martedì il Parlamento sarà nuovamente convocato in seduta comune per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale e di due componenti del Consiglio superiore della magistratura. Continua infatti lo stallo che ha già causato tredici fumate nere; anche ieri il ticket Luciano Violante-Donato Bruno non è riuscito a raggiungere il quorum imposto dalla normativa per l'elezione alla Consulta. Partito democratico e Forza Italia stanno trattando per provare a individuare altri due nomi in grado di incontrare il favore dei rispettivi parlamentari. La strategia potrebbe però presto cambiare, gli azzurri stanno infatti provando a raggiungere un accordo con la Lega. Un patto che potrebbe permettere al Pd di trattare con i quaranta parlamentari di Sel. Il Carroccio e il partito di Vendola chiedono comunque delle contropartite per il Csm, richieste difficili da esaudire.

Il Consiglio dei Ministri è convocato per le 11 a Palazzo Chigi. Renzi e i ministri esamineranno, tra l’altro, lo schema di decreto legislativo con cui si dovrebbe rendere operativa la dichiarazione dei redditi precompilata.



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social