L'assemblea della Camera continuerà l'esame degli ordini del giorno collegati al decreto-legge Milleproroghe. Il voto finale sul disegno di legge di conversione è previsto per il primo pomeriggio di oggi. Il provvedimento dovrà poi essere esaminato dal Senato e sembra scontata un'istruttoria rapida e blindata con una nuova questione di fiducia.

Alle 12 è prevista la convocazione di un importante Consiglio dei Ministri. I ministro del governo Renzi si concentreranno sui decreti delegati del Jobs Act e su disegni di legge in materia economica. Il ddl sulla “concorrenza” ha già messo in allarme diverse categorie. Alcune sono già sul piede di guerra: dai notai, che si dicono preoccupati, ai portuali, che hanno annunciato uno sciopero a marzo, passando per i librai, che chiedono di stralciare alcune norme presenti nelle bozze. Fino ad arrivare allo scontro frontale, che si ripete, tra i titolari delle farmacie private, convenzionate con il Servizio sanitario, che difendono l'esclusiva sui medicinali di fascia C e le parafarmacie, che da anni chiedono un deciso intervento di liberalizzazione del settore. Il testo – articolato molto caro all'esecutivo – sarà “secretato” fino all'ultimo, ma cominciano a definirsi i capitoli che saranno affrontati con ragionevole certezza, sulla scia di quanto indicato dall'Antitrust nell'ultima relazione al Parlamento. Di certo saranno coinvolti i notai, come annunciato dallo stesso premier: si dovrebbe infatti eliminare la necessità di alcuni atti, come per la compravendita di piccoli immobili e loro pertinenze, ma si era parlato anche di ampliarne il bacino. Altra categoria coinvolta dovrebbe essere quella degli avvocati, così come quella dei farmacisti. L'orientamento, infatti, sarebbe quello di andare avanti per rendere disponibili i farmaci di fascia C anche sui banconi di parafarmacie e corner della grande distribuzione, ma si vorrebbe anche far saltare l'attuale tetto a 4 licenze (abbinato però a una nuova revisione della presenza territoriale delle farmacie, dopo quella già avviata nel 2012). Solo le nuove norme sulle farmacie sono capaci di far saltare il banco della maggioranza. Sembra quindi molto difficile che Palazzo Chigi spinga per una dedisa liberalizzazione. Negli scorsi giorni il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha già detto di essere contraria a qualsiasi ipotesi di deregolamentazione; ribadendo l'importante ruolo delle farmacie nell'ambito del Sistema sanitario nazionale. Scontata l'opposizione trasversale – anche tra i banchi del Pd – per le norme che andrebbero a colpire gli avvocati. Categoria che ha sempre dimostrato di godere di protezioni che non badano al colore politico. Nel ddl dovrebbe esserci anche l'intervento sulle assicurazioni che nelle intenzioni del governo dovrebbe avere un effetto sui costi dell'Rc auto. Tra le misure in procinto di essere licenziate, anche un intervento nel campo dell'energia, con la graduale uscita dal mercato di maggior tutela, così come le misure per incentivare la riorganizzazione in materia di trasporto pubblico locale, con un occhio al turismo, aprendo alla concorrenza i collegamenti con porti e aeroporti. Ci sarà invece un nulla di fatto sul fronte fiscale a causa dell'assenza del titolare dell'Economia, Gian Carlo Padoan. Il governo aveva predisposto i testi per attuare alcuni importanti capitoli della delega fiscale. Quello di maggior impatto sui contribuenti riguardava il nuovo catasto, con una rivoluzione della classificazione degli immobili, un aggiornamento dei valori a quelli di mercato e la promessa di una invarianza di gettito per i contribuenti. Ma attese erano anche le norme per la “Cooperative Compliance”, per dare certezza alle grandi imprese, e quelle sulla fiscalità nazionale, per bloccare le multinazionali che giocano su più Paesi spostando in modo fittizio i profitti e pagare meno tasse. Erano in rampa di lancio anche le norme sulla fatturazione elettronica, che dal 2017 avrebbero semplificato gli adempimenti per commercianti, artigiani e grande distribuzione, portando progressivamente ad un superamento dello scontrino. Scontata invece la definitiva approvazione dei primi due decreti legislativi attuativi di alcune deleghe contenute nel Jobs Act. Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dal primo marzo le imprese potranno assumere nuova forza lavoro utilizzando lo schema del “contratto unico a tutele crescenti”. I sindacati hanno annunciato nuove lotte e nuovi scioperi. Per molti osservatori le formule messe in campo in campo da Renzi non faranno diminuire la disoccupazione. L'esecutivo varerà anche la nuova disciplina dell'ASPI, che forse non riguarderà i licenziamenti collettivi.



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