Alle 11 il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, si presenterà di fronte alla Camera per rassegnare le proprie dimissioni. L'annuncio relativo all'abbandono del governo è arrivato durante l'ultima puntata di “Porta a porta”. “La mia decisione rafforzerà l'azione del governo”, è la garanzia del ministro esponente di Comunione e liberazione che toglie le castagne dal fuoco a Ncd e al Pd che subito lo ringrazia per il gesto. Seguito a ruota dal presidente del Consiglio che da Bruxelles, dove è in corso il Consiglio europeo, commenta: “La scelta di Maurizio è una scelta saggia, per sé, per Ncd, per il governo”. Non aveva alternative, ormai, il titolare delle Infrastrutture, finito sotto il tiro incrociato delle opposizioni, pronte a votare martedì prossimo la mozione di sfiducia. Ma soprattutto lasciato solo dal Pd e dal premier che, da giorni, gli avevano fatto capire che, nonostante non fosse indagato, la vicenda di intrecci tra politica e appalti era politicamente insostenibile per un governo che fa della lotta alla corruzione uno dei suoi vessilli. E che tra poco più di un mese si prepara ad inaugurare la vetrina dell'Expo. Dopo aver tentato per alcuni giorni di difendere l'onore suo e della sua famiglia, Lupi, che esce dal dicastero che si occupa di lavori pubblici ma “non dalla politica che è passione e non poltrone”, spiega, ha deciso che il suo cammino da ministro era al capolinea. Rimarrà però esponente di spicco di Ncd. Sarebbe infatti già pronta per lui la poltrona di capogruppo alla Camera. “Renzi non mi ha chiesto le dimissioni” e il mio partito “mi ha sostenuto”, ci tiene a precisare l'esponente centrista assicurando una sua scelta personale. Ma certo, pur evitando affondi pubblici, il premier aveva fatto capire a Lupi che la vicenda non poteva chiudersi con le spiegazioni in Aula del ministro. Ieri l'ultimo chiarimento con Renzi e la telefonata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per comunicare che “dopo l'informativa - racconta il ministro - che ho fortemente voluto in Parlamento, rassegnerò le mie dimissioni”. L'annuncio in tv depotenzia la difesa a Montecitorio e toglie dall'imbarazzo il Pd che, nel dibattito, avrebbe dovuto mettere agli atti la mancata difesa di un ministro del governo. Così come evita il voto di sfiducia di martedì, sul quale il Pd aveva fatto intendere che avrebbe lasciato libertà di coscienza ai deputati. “Su Lupi il Pd avrà una posizione congiunta perché la situazione, al netto di qualsiasi scelta garantista, è abbastanza insostenibile”, si diceva certo in mattinata Gianni Cuperlo. E anche un renziano di ferro come Roberto Giachetti parlava di un “problema di etica politica” che doveva spingere il ministro ciellino al passo indietro. Il passo indietro viene apprezzato dal Pd come “un atteggiamento ragionevole e serio - plaude il vicesegretario Lorenzo Guerini - che dimostra la sua attenzione per le istituzioni”. Anche Alfano loda la decisione di “un uomo delle istituzioni, perbene e onesto”, assicurando che “Lupi non si dimette da politico”. Nei prossimi giorni potrebbe anche cambiare la geografia dell'esecutivo. Il presidente del Consiglio potrebbe anche decidere di tenersi l'interim delle Infrastrutture sino all'inaugurazione dell'Expo di maggio. Per mantenere gli equilibri ed evitare di indispettire un alleato fondamentale per le riforme si prepara a tornare al governo Gaetano Quagliariello, senatore pugliese che potrebbe andare a riempire la casella degli Affari regionali. Sembra comunque improbabile che Raffaele Cantone – così come vorrebbero alcuni rumors – possa assumere l'incarico di ministro delle Infrastrutture. Per questa ragione la scelta potrebbe cadere su un altro nome, come quello di Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica ed ex ad delle Ferrovie, o anche quello di Andrea Guerra, ex ad di Luxottica, che ora collabora da “superconsulente” a Palazzo Chigi. Tra i parlamentari, però, c'è chi scommette che ancora una volta Renzi sceglierà un ministro politico, non un tecnico. E magari una persona di sua stretta fiducia. In questa logica in pole position appare il nome di Luca Lotti, anche se il premier potrebbe piuttosto decidere di affidargli la Struttura tecnica di missione delle Infrastrutture, se realizzerà l'idea di portarla a Palazzo Chigi. Si fanno ipotesi anche sul deputato David Ermini.

Anche oggi Matteo Renzi sarà impegnato nel Consiglio europeo di Bruxelles. Al centro del dibattito ci sarà il “Dossier Libia” e la gestione dei rapporti con una Tunisia che rischia di cadere preda dei terroristi islamisti. L'Italia chiederà con forza un impegno un europeo nel Mediterraneo, anche per gestire le probabili nuove ondate di migranti. Con la stessa veemenza Renzi sosterrà le misure per la crescita e il lavoro che la Commissione europea dovrebbe varare nei prossimi tempi. Al Quantitative easing della Bce devono accompagnarsi gli investimenti del Piano Juncker.



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social