Matteo Renzi confida di potersi presentare al Senato nella giornata di lunedì per incassare la fiducia. Una tabella di marcia precisa che rischia di essere messa in pericolo dalle incomprensioni con i partiti che animeranno la sua maggioranza. I problemi principali riguardano la trattativa con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano; gli ex forzisti non sono infatti disposti a fare da stampella ad un esecutivo di sinistra. Anzi, al contrario, vogliono giocare tutte le loro carte per riuscire a caratterizzare l'agenda politica del prossimo inquilino di Palazzo Chigi. Nella giornata di oggi continueranno i colloqui tra gli sherpa dei partiti di maggioranza; la riunione di ieri – coordinata dal ministro per gli Affari regionali Delrio – si è però conclusa con un nulla di fatto. Proprio a causa dei mal di pancia manifestati da Ncd. Lamentele a cui hanno fatto seguito quelle dei Popolari per l'Italia, che non hanno intenzione di prestarsi ad un progetto politico vago e dai confini temporali indefiniti. Il nodo è rappresentato dalle riforme istituzionali e dalla paventata collaborazione – limitatamente a questo tema – con Forza Italia e Berlusconi. Un'ipotesi che non piace nemmeno al movimento di Alfano che, attraverso Gaetano Quagliariello, chiede precise rassicurazioni sulla riforma della legge elettorale. Un piccolo stallo che non impedisce a Renzi di dirsi ottimista e fiducioso. La stesura del programma dovrà essere definita entro oggi mentre, entro domani, si dovranno decidere i nomi dei Ministri che saliranno al Quirinale per giurare fedeltà alla Repubblica. La composizione della squadra di governo potrebbe però incrinare ulteriormente i delicati equilibri tra il Pd e gli alleati. Ad avanzare precise richieste è sempre Ncd che gradirebbe un ministro della Giustizia autenticamente garantista ed un titolare di via XX settembre “non affezionato alle tasse”. Alfano e Renzi si dovrebbero incontrare nuovamente entro stasera. Il sindaco di Firenze non ha nessuna intenzione di veder sfumare la nascita del suo governo per le incomprensioni con il titolare del Viminale. È disposto a fare delle concessioni ma, allo stesso tempo, sa bene che un'apertura troppo netta nei confronti degli ex Pdl non sarebbe capita dalla base del suo partito e da una parte dei suoi parlamentari.
Rimane di importanza cruciale la scelta del prossimo ministro dell'Economia. In testa alla lista di papabili ci sarebbero l'ex rettore della Bocconi Guido Tabellini e il presidente ISTAT Pier Carlo Padoan, che in queste ultime ore sembra essere balzato prepotentemente in testa in questa gara. Ma, se il governo avesse molte riconferme e pochi nomi all'insegna dell'innovazione, a quel punto Matteo Renzi potrebbe puntare i piedi, vista la sua netta contrarietà per ministri tecnici al Tesoro. A quel punto la scelta cadrebbe su Graziano Delrio, braccio destro del premier incaricato che sarebbe in grado di tramutare in provvedimenti concreti la strategia economica renziana. Rimangono stabili le quotazioni di Nicola Gratteri, magistrato impegnato nella lotta contro la 'ndragheta, per la carica di Guardasigilli mentre Luca Cordero di Montezemolo avrebbe declinato gli inviti provenienti da ambienti vicini al Presidente incaricato. Beatrice Lorenzin, titolare del dicastero della Salute, potrebbe essere riconfermata mentre risalgono le quotazioni del patron di Tiscali Renato Soru, possibile ministro dell'Innovazione. Ieri è arrivato anche l'appello del numero uno di Confidustria Giorgio Squinzi. Viale dell'Astronomia si augura la nascita di un esecutivo in grado di dare risposte alle categorie produttive e agli industriali. “Ci auguriamo che sia un governo veramente capace di operare per dare delle risposte a un Paese che è stremato da una crisi che dura da sei anni”, ha detto Squinzi. “Noi imprenditori dobbiamo avere fiducia nel futuro – ha chiarito – e ci auguriamo che in una situazione complessa come quella attuale il governo sia capace di operare e soprattutto non dimentichi la politica industriale”. A Renzi il difficilissimo compito di far quadrare il cerchio. La missione non è delle più facili, gli restano solo 48 ore. Chi parlava di “governo di legislatura” potrebbe essere costretto a rivedere i suoi piani.
A scartamento ridotto l’attività parlamentare, come accade spesso il venerdì. Approvato ieri sera in prima lettura dall’Aula del Senato, non senza uno strascico di polemiche, il dl Salva-Roma 2, l’Aula di Palazzo Madama, così come quella di Montecitorio, riaprirà i battenti lunedì 24, alle 14, per il dibattito sulla fiducia al primo governo Renzi.