Nella giornata di oggi l’Assemblea e le Commissioni del Senato non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’Aula ha discusso e approvato il Conto consuntivo interno per l'anno finanziario 2015 e il Progetto di bilancio per l'anno finanziario 2016.

Doveva essere la settimana nella quale doveva essere varato il ddl che introduce nel nostro ordinamento il delitto di tortura e invece il Senato ha deciso di sospendere l'esame. Il provvedimento ha già un ritardo di quasi 30 anni (la Convenzione di New York contro la tortura è del 1984 e l'Italia la firmò già nel 1988) ed è stato oggetto di ben tre letture in Parlamento solo in questa legislatura. Dopo l'avvertimento del Ministro dell'interno Angelino Alfano che il testo, anche se approvato a Palazzo Madama, si sarebbe dovuto comunque riscrivere alla Camera, l'intero centrodestra, da FI alla Lega Nord, da Cor ad Ala, passando per la componente "Idea" di Gaetano Quagliariello, ha chiesto e ottenuto che fosse eliminato dall'ordine del giorno dei lavori "almeno fino a dopo l'estate". I senatori Dem hanno solo potuto prendere atto che la maggioranza sul disegno di legge è di fatto spaccata, soprattutto dopo la decisione di Renato Schifani di dimettersi da capogruppo di Ap-Ncd, e hanno accettato l'idea di rinviare l'esame del testo o di farlo tornare in Commissione, le due ipotesi messe sul tavolo dal centrodestra. La decisione ha scatenato non poche polemiche da parte di Sel e M5S ma soprattutto di molti senatori del PD che hanno accusano il centrodestra di aver "strumentalizzato le stragi", visto che la richiesta di sospendere l'esame del ddl è stata fatta subito dopo la commemorazione delle vittime di Nizza quando si è affermato che in un momento in cui la minaccia al terrorismo è così alta non si può limitare l'operato delle forze dell'ordine.

L’assemblea del Senato ha poi discusso diverse relazioni della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Tra queste, è stata respinta, con voto a scrutinio segreto, la richiesta di poter utilizzare le intercettazioni telefoniche di Silvio Berlusconi relativamente alla vicenda giudiziaria sulle cosiddette “Olgettine”. I voti favorevoli sono stati 120, i contrari 130 e 8 gli astenuti. La Giunta per le immunità parlamentari aveva chiesto il via libera all'autorizzazione, ma solo per tre delle 11 intercettazioni inviate al Senato dalla magistratura milanese. In Senato si è quindi aperto un durissimo scontro politico sul voto segreto, con scambio di accuse traM5S e PD. Il capogruppo del Movimento Stefano Lucidi ha dichiarato "Il Pd con il voto segreto salva Berlusconi e prova a puntellare la sua sempre più scricchiolante maggioranza. Un modo subdolo, dando la colpa ad altri come già accaduto in altre occasioni, giocato sulla pelle della giustizia, per provare ad assicurarsi anche un comportamento benevolo da parte dei berlusconiani e del loro potente sistema mediatico nel referendum costituzionale". Uscendo dall'emiciclo, esponenti del PD hanno replicato sostenendo che, complice il voto segreto, a votare per il no all'utilizzo delle intercettazioni sono stati i grillini: "Prove di alleanza in Aula tra M5S e destre".

Le polemiche si sono trascinate anche nel dibattito di ieri quando il Senato ha accolto la proposta della Giunta per le Immunità di considerare sindacabile il senatore del M5S Mario Michele Giarrusso, accusato da un esponente del PD, Gaetana Greco, che lo aveva querelato per diffamazione davanti al tribunale di Enna.

L’esame del ddl concorrenza da parte della Commissione Industria sembra ormai diventato una telenovela. Dopo i numerosi annunci di Governo e relatori, quella che doveva essere la settimana nella quale il provvedimento veniva definitivamente chiuso dopo mesi di tira e molla, si è conclusa con l’ennesimo nulla di fatto. La seduta prevista per ieri pomeriggio alle 14 è infatti stata sconvocata perché la Commissione Bilancio non è riuscita a dare i suoi pareri agli emendamenti dei relatori rimasti ancora da esaminare (fra questi, ci sono le due deleghe al Governo sulla disciplina del trasporto pubblico non di linea diUber-Ncc e sull'obbligo di scatola nera). L'approdo in Aula del provvedimento è ormai slittato a settembre, ma i relatori si sono detti pronti a concludere l'esame del provvedimento in Commissione non appena arriveranno i pareri della Bilancio, ma a questo punto non prima di martedì prossimo.

Passando all’altro ramo del Parlamento, oggi l’Assemblea della Camera si riunirà alle 9.30 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti, mentre le Commissioni non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’ Aula di Montecitorio ha approvato in via definitiva le norme sul contrasto al terrorismo. Il provvedimento, approvato a larghissima maggioranza, recepisce diverse Convenzioni come quella del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, la Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare e la Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo. L’Assemblea di Montecitorio ha inoltre approvato in via definitiva la legge relativa all’accordo Italia-Svizzera sulla cooperazione di polizia e doganale e la proposta di modifica allo Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia.

Nel pomeriggio di ieri è stato approvato con voto di fiducia il decreto-legge sulle misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio. Il provvedimento, che ora passa all’esame del Senato, è stato approvato con 271 voti favorevoli, 109 contrari (M5s, Lega, Si, Fdi, Fi) e 2 astenuti, e contiene un insieme di interventi che riguardano i comuni e le regioni. Il decreto contiene norme come quelle relative alla semplificazione delle procedure burocratiche in materia sanitaria, ambientale e agricola, alla riduzione delle sanzioni per quei Comuni che non hanno rispettato il Patto di Stabilità 2015, allo stanziamento di 136 milioni per i Comuni che estinguono anticipatamente i mutui CDP e all’aiuto ai Comuni in procedura di pre-dissesto. Tra le misure che hanno avuto il via libera c'è anche quella che riapre la rateizzazione per i debitori verso Equitalia, l’assunzione di 400 vigili del fuoco, i finanziamenti per i risarcimenti per i malati di Talidomide e lo stop alla tassazione addizionale sui diritti di imbarco aeroportuali per il 2016. Vengono inoltre previste maggiori possibilità di assunzioni per i Comuni con lo sblocco del turn-over con effetti positivi sui servizi ma anche su scuole d'infanzia e asili nido, vengono rilasciati fondi per affrontare l'accoglienza dei minori non accompagnati e sono stanziati 10 milioni per le famiglie delle vittime del recente disastro ferroviario in Puglia.

In casa Forza Italia c’è grandissimo fermento e preoccupazione, almeno di una parte del partito, per l’intenzione diSilvio Berlusconi di passare la mano e la guida del partito a Stefano Parisi. L’ipotesi, che ha come registi la famiglia Berlusconi, Gianni Letta e i vertici delle aziende (Confalonieri per primo), segnerebbe definitivamente il nuovo corso di Forza Italia dopo molti mesi di profonde incertezze. Non è un mistero che Berlusconi sia un grande sostenitore dell'ex Ad di Fastweb e che sia stato proprio lui a proporlo come candidato al Comune di Milano. Il modello del Cavaliere è sempre stato quello di un persona fuori dai partiti, “un uomo del fare”, capace di guidare un movimento che deve tornare a guardare allo spirito del '94. E nonostante il diretto interessato smentisca di ambire a fare il nuovo coordinatore di Forza Italia, i suoi progetti sembrano chiari: convention a settembre e "un programma politico liberale e popolare". Insomma il percorso sembra tracciato ma Forza Italia rischia l'implosione. L'argomento sarà uno dei temi caldi del vertice di oggi ad Arcore dove il Cavaliere ha convocato non solo i capigruppo con i loro vice, ma anche i dirigenti del partito, Toti, Carfagna, Matteoli e Gasparri per citarne alcuni. Le ambizioni dell'ex manager non piacciono al cosiddetto “asse del Nord”, ma anche a diversi big azzurri che ricordano non solo che il modello Milano ha fallito visto che le elezioni sono state perse ma che a questo punto occorre che l'ex capo del governo dia il via libera alla cabina di regia che si occupi della gestione di Forza Italia fino al suo ritorno. Il progetto di Parisi, poi, va a sbattere anche con gli alleati, soprattutto Lega Nord e Fratelli d'Italia. Sia Matteo Salvini sia Giorgia Meloni hanno ribadito in più occasioni che non ci sarà nessuna scelta calata dall'alto ma che il futuro leader del centrodestra lo sceglieranno gli elettori con le primarie. Il centrodestra cui guardano i due leader è quello che si ritroverà sabato ad Arezzo a una kermesse organizzata dalla leader di fratelli d’Italia per ribadire il NO al referendum; all'appuntamento saranno presenti anche altri azzurri tra cui Giovanni Toti da sempre a favore del dialogo con Salvini e Meloni.



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