Tria gela il M5S: Dl famiglia è senza coperture. Per Di Maio i fondi ci sono
Nuovo scontro a distanza tra Giovanni Tria e il Movimento 5 Stelle. Il terreno caldo questa volta è il decreto famiglia, provvedimento conteso tra pentastellati e Lega e ancora distante dalla sua realizzazione. “Le coperture sul decreto famiglia ancora non sono state individuate e si è deciso di rinviare il provvedimento”, è la frase del titolare di Via XX Settembre, che suona pesantissima nel mondo M5S. In piena campagna elettorale non si può restare fermi e il M5S contrattacca, spiegando che “il miliardo è stato certificato anche dal presidente dell’Inps” e che se Tria non capisce come trovare il miliardo potrà essere lo stesso Movimento a istruire ad hoc il professore di Tor Vergata.
Il testo prevede l'elargizione di un assegno per le famiglie con figli attraverso l'istituzione di un fondo per le politiche per la natalità. Sulla copertura anche la Ragioneria dello Stato ha sollevato dei dubbi, sottolineando che le risorse andrebbero spese entro l'anno di competenza, ma l'accertamento della minore spesa per il reddito di cittadinanza potrà essere fatto solo verso la fine dell'anno, visto che le domande sono partite da un paio di mesi e potrebbero ancora arrivarne altre. Luigi Di Maio però rassicura tutti, spiegando che le coperture sul decreto Famiglia invece “ci sono, perché nei prossimi mesi s’implementerà un fondo che adesso costituirò per decreto, dal quale ogni 4 mesi si prenderanno i soldi avanzati dal reddito per aiutare le famiglie che fanno figli”.
Per l’Ocse il Pil italiano del 2019 sarà intorno allo zero
Nuovo campanello d'allarme dell'Ocse sull'Italia. Secondo le stime delle Prospettive Economiche presentate a Parigi, il Pil del nostro Paese sarà pari a zero nel 2019 e resterà modesto, 0,6%, nel 2020. Queste previsioni non convincono il Ministro dell'Economia Giovanni Tria presente nella capitale francese: “Nella seconda parte dell'anno potremo avere una ripresa più forte e dipende anche da quanto riusciamo a creare fiducia negli investitori e fiducia nei risparmiatori, che così possono utilizzare più reddito per i consumi”.
Nella scheda consacrata all'Italia dell'Economic Outlook si legge che la bassa crescita e l'aumento della spesa voluta dal governo giallo-verde, in particolare con il reddito di cittadinanza e Quota 100, gonfieranno il rapporto deficit/Pil dal 2,1% del 2018 al 2,4% del 2019 al 2,9% del 2020, portando il debito pubblico al 135% del Pil nello stesso anno. Sottolineando che il forte aumento della spesa sociale contribuirà a ridurre la povertà, l'Ocse aggiunge che questa dovrebbe essere equa tra generazioni e al tempo stesso promuovere l'occupazione, anche perché la situazione del mercato del lavoro rimane preoccupante, con un numero di disoccupati, specie tra donne e giovani, che resta alto e che ha smesso di diminuire.
Per l'Ocse, la disoccupazione dovrebbe, anzi tornare a crescere, dal 10,6% del 2018 all'11,7% del 2019 e al 12,3% del 2020. Per ovviare a questa tendenza, l'Organismo avanza una serie di misure, tra cui il rafforzamento dell'incentivo al lavoro, anche attraverso una modifica che punti a riequilibrare il reddito di cittadinanza. Alla fragilità italiana contribuisce anche la debolezza della domanda esterna e le tensioni commerciali che danneggiano l'export mentre il peggioramento della fiducia delle imprese e la bassa domanda pesano sull'investimento privato.
L'Ocse evoca inoltre i rischi legati all'incertezza politica, ma anche alla possibilità di un nuovo scontro con la Commissione Ue sulla manovra 2020 con tutti i rischi legati a una ulteriore impennata dello spread. “Il primo problema dell'Italia è la crescita: la questione sta nel come elevare il livello di Pil e la produttività”, afferma la capoeconomista Laurence Boone, elencando tre punti a suo avviso fondamentali per far ripartire il Paese: investimenti in infrastrutture ma anche istruzione, ovunque e per tutti, inclusi coloro che sono già in età lavorativa", e terzo punto un’ulteriore riduzione e semplificazione dell'Amministrazione pubblica.
Dopo le europee Salvini potrebbe puntare a diventare Premier
Attenuare l'effetto delle Europee sulla stabilità di governo stoppando qualsiasi tentativo di rimpasto e puntando a lavorare, innanzitutto, alle emergenze del Paese: è a quest’obiettivo che il premier Giuseppe Conte sta lavorando con l'avvicinarsi del voto delle Europee. Anche perché, a Palazzo Chigi ormai danno per assodato un dato: nel mirino della Lega non c’è più tanto il M5S ma il capo del governo. Raccontano autorevoli fonti della maggioranza che da qualche giorno filtra una crescente preoccupazione: se qualche settimana fa lo scontro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini era derubricato a mera campagna elettorale ora il rebus del post voto comincia ad avere contorni più oscuri.
L'intervista con cui il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha messo nel mirino l’imparzialità di Conte ha avuto l'effetto di un primo avvertimento. Raccontano fonti ben informate, l'atteggiamento di Matteo Salvini nel corso delle riunioni di Governo è cambiato, facendosi più spinoso e polemico. Da qui il timore che più che alla crisi il vicepremier leghista punti a rivendicare, all'indomani delle Europee, un ben diverso equilibrio nel Governo coinvolgendo anche la carica del Presidente del Consiglio.
Non è escluso che, nelle prossime ore, Conte si rechi al Quirinale per un faccia a faccia con Mattarella. Il tema sul tavolo è il decreto sicurezza bis nella nuova bozza fatta circolare dal Viminale. ma chissà che l'incontro non possa includere un primo giro d'orizzonte per il post voto. Il Capo dello Stato, per ora, resta alla finestra, ben convinto dell'importanza di far passare gli ultimi giorni di campagna elettorale e restando nettamente fuori dalla rissa continua tra i due alleati. Un eventuale cambio di equilibri nel Governo, con conseguente rimpasto, è un fatto che rientra rigidamente nella cornice della maggioranza; eventualmente toccherà a Giuseppe Conte, sostenuto da Luigi Di Maio e dal M5S, mettere in campo una strategia di difesa.
In Parlamento
Nella giornata di oggi e per tutta questa settimana l’aula del Senato e della Camera e le relative Commissioni non si riuniranno per consentire a tutte le forze politiche di poter svolgere, senza impegni parlamentari, gli ultimi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni europee di domenica 26 maggio. I lavori sono quindi rinviati alla settimana prossima.