L'assemblea di Palazzo Madama inizierà i propri lavori con la votazione per l'elezione di un nuovo segretario dell'ufficio di Presidenza. Punto all'ordine del giorno seguito dalla discussione relativa al disegno di legge di conversione del dl con cui si prevede di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari, strutture tecnicamente già in contrasto con una legge promulgata oltre un anno fa. Sarà discussa anche una mozione sulla cura dei malati di Alzheimer presentata dalla presidente della commissione Sanità, Emilia De Biasi. In commissione Affari costituzionali andrà avanti il dibattito sulla riforma del bicameralismo perfetto e la cancellazione delle Province. Su 52 ddl in discussione sono ben 49 quelli in cui è previsto di salvaguardare il carattere elettivo del Senato, così come richiesto dalla sinistra del Pd e dal M5S. Il progetto di Renzi – Senato delle Autonomie non elettivo – rischia di non avere più l'appoggio nemmeno di Forza Italia; Lucio Malan ha infatti chiarito di non essere disposto a sostenere il ddl presentato dal Governo. Le commissioni riunite Bilancio e Finanze saranno impegnate per tutta la giornata con i lavori connessi alla conversione del decreto “Salva Roma-ter”, provvedimento già approvato da Montecitorio. Lo schema di decreto legislativo sull'efficienza energetica continuerà il proprio iter in commissione Industria, organo che continuerà a confrontarsi anche sul ddl con cui si propone di istituire il disciplinare del “Marchio Italian Quality”.

I deputati saranno chiamati a votare la questione di fiducia apposta dal Governo sulla proposta di legge di conversione del decreto “Lavoro”. Scrutinio in grado di segnare la prima vera crisi tra i ranghi della maggioranza, spaccata sulle modifiche in materia di diritto del lavoro. Nuovo centrodestra e Scelta civica non hanno gradito la mossa di Renzi. Le maggiori tensioni sono legate alla diminuzione delle proroghe dei contratti a termine senza causale e alla reintroduzione del progetto di formazione nell'apprendistato, inizialmente eliminato nel testo fortemente voluto dal ministro del Lavoro Poletti. La strada per una retromarcia potrebbe però riservare diverse insidie. “Il decreto è un compromesso tra visioni e programmi diversi, finanche alternativi, presenti in una maggioranza che tiene insieme centrosinistra e centrodestra. Pertanto, le reazioni del centrodestra verso il testo uscito dalla Commissione sono incomprensibili. Rimettere in discussione al Senato il compromesso raggiunto alla Camera con il parere favorevole del Governo vuol dire riaprire la discussione su tutti i principali punti del Decreto”, ha scritto in una nota Stefano Fassina, animatore della minoranza interna al Pd. L'esito dell'appuntamento di oggi è scontato, l'uso della questione di fiducia potrebbe però caratterizzare il futuro prossimo nei rapporti tra l'esecutivo e le Camere. Un modo di legiferare in grado di conclamare alcune difficoltà nella declinazione del programma di Governo con cui l'ex sindaco di Firenze si presentò di fronte al Parlamento. Molte delle Commissioni sono state sconvocate o affronteranno argomenti interlocutori. Le commissioni Ambiente e Attività produttive, nell’ambito della discussione della risoluzione presentata dalla deputata del Pd Mariastella Bianchi sulla sospensione delle autorizzazioni per nuove attività di prospezione e coltivazione di giacimenti petroliferi e modifica della normativa sulla materia, svolgerà l’audizione di sindaci dei comuni maggiormente interessati dalle attività di prospezione e ricerca nelle regioni Sicilia, Puglia e Abruzzo. Con tutta probabilità le commissioni Affari sociali e Giustizia voteranno entro la seduta di oggi il via libera al testo per la conversione del decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del DPR 309/1990, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale”, provvedimento già calendarizzato in Aula, a partire da giovedì 24.

Matteo Renzi dovrà fare di tutto per riguadagnare la ribalta ed evitare di essere schiacciato dai temi della campagna elettorale per le elezioni europee. Il presidente del Consiglio non si potrà permettere il lusso di offrire la scena agli alleati del Nuovo centrodestra o ai “dissidenti” del Partito democratico. Le prossime settimane saranno cruciali per il futuro dell'Esecutivo e per garantirsi un buon risultato nel prossimo appuntamento con le urne, evento che rischia di trasformarsi in un referendum sul premier e sui suoi ministri. Lo scontro muro contro muro non sarebbe però la strategia ottimale per il segretario del Pd, per evitare strumentalizzazioni o nuove insidie dovrà puntare quindi sul dialogo con la maggioranza e con Forza Italia, che – almeno per il momento – rimane la controparte del “Patto del Nazareno”. Il primo nodo da sciogliere è rappresentato dalle riforme istituzionali. Al momento il piano di Palazzo Chigi si è arenato tra veti incrociati e distinguo. È molto difficile che Palazzo Madama, definito da Renato Brunetta “porto delle nebbie”, si pronunci entro il 25 maggio.



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