Il Senato, dopo l’inizio della discussione sulla Legge Europea 2014, porterà avanti l'esame del disegno di legge sulla riforma del sistema radiotelevisivo pubblico. Il governo apre alle richieste dell'opposizione sulla riforma Rai, ma mette paletti sia sui contenuti che sui tempi di approvazione del disegno di legge. Il voto finale del Senato, secondo quanto deciso dalla Capigruppo, è fissato per il 31 luglio, non solo per consentire a Palazzo Madama di avviare nella settimana successiva l'esame delle norme sulle unioni civili, ma anche per incardinare il testo sulla governance del servizio pubblico a Montecitorio prima della pausa estiva. L'obiettivo del premier è infatti arrivare all'approvazione definitiva nella prima parte di settembre in modo tale di rinnovare i vertici di Viale Mazzini prima dell'autunno. Nessun decreto con il testo approvato dal Senato, dunque, né questioni di fiducia per blindare il voto. Le ipotesi, pur prese in considerazione negli ultimi giorni dal governo, sono state scartate, anche tenendo in considerazione la nota freddezza del Quirinale verso il reiterato uso di decreti legge senza avere le basi di necessità ed urgenza, si ragiona in ambienti parlamentari. Del resto è stato lo stesso sottosegretario Giacomelli, intervenendo in Aula al termine della discussione generale, a sottolineare la necessità di completare “tutto il percorso parlamentare senza comprimerlo”, pur non dimenticando l'esigenza di evitare “una lunga prorogatio” dei vertici di Viale Mazzini, il cui mandato è già scaduto. Nel pomeriggio la commissione Affari costituzionali si confronterà con il ddl “Madia” sulla riforma della Pubblica amministrazione e i testi con cui si intende modificare la seconda parte e il Titolo V della Costituzione. Entro oggi la commissione Bilancio dovrebbe terminare l'esame del ddl di conversione del decreto-legge sugli Enti locali: alle 14 è infatti previsto l'avvio di una convocazione non-stop per l'esame degli emendamenti. L'approdo in assemblea del provvedimento è slittato al pomeriggio di lunedì 27. Intanto si fa largo l'ipotesi di un maxi-emendamento allo studio dell'esecutivo. Il dl in discussione contiene importanti norme in materia di spesa farmaceutica e sistema del pay-back. In commissione Finanze proseguirà l'esame degli emendamenti presentati al ddl di riorganizzazione delle attività di consulenza finanziaria. La commissione Sanità sarà chiamata a fornire il proprio parere sulla riforma costituzionale allo studio della prima Commissione.
Alle 11 prenderà il via il voto di fiducia sulla questione posta dal governo sulla conversione del decreto-legge in materia di normativa fallimentare. In base a quanto deciso dalla Conferenza dei capigruppo, le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno inizio alle 9,15. Dopo la fiducia verranno esaminati i circa 130 ordini del giorno presentati sul provvedimento, prevalentemente da M5S che intende praticare ostruzionismo. Il voto finale sul decreto è stato già fissato per domani alle 13. Nel corso della giornata i deputati saranno chiamati al voto sulle dimissioni presentate dall'ex presidente del Consiglio, Enrico Letta e dal collega di Scelta civica, Luciano Cimmino. La commissione Affari costituzionali porterà avanti l'istruttoria delle proposte di legge in materia di riconoscimento della cittadinanza. Nel primo pomeriggio i commissari straordinari dell’ILVA, Piero Gnudi, Corrado Carruba ed Enrico Laghi, saranno ascoltati dalle commissioni Ambiente e Attività produttive in merito all’attuazione del Piano industriale dell’Ilva e alle prescrizioni di tutela ambientale, sanitaria e di sicurezza. Alle 13.30 il governo si presenterà in commissione Attività produttive per rispondere ad alcune interrogazioni. Tra le altre si segnalano un quesito relativo alla “chimica verde” in Basilicata ed uno sulla prospezione di idrocarburi nell'Adriatico. In commissione Affari sociali proseguirà l'esame del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulle malattie rare.
Spuntano le unioni civili, nel calendario agostano del Senato. Su spinta del Pd, viene inserito uno spazio per esaminare in Aula la legge prima che il Parlamento chiuda per ferie. Un segnale innanzitutto politico, spiegano i Dem, per dar corpo alla volontà di approvare la riforma al più presto e comunque entro l'anno, come annunciato da Matteo Renzi. Ma la condizione per l'approdo in Aula è che sia "concluso" l'esame della commissione e dunque lo scenario più probabile resta uno slittamento a settembre, tra la riforma costituzionale e la legge di stabilità. Manca ancora la relazione del Mef sul testo. Il Pd intanto continua a cercare di allargare la maggioranza al Senato.