Il governo si presenterà alle 10 nell'aula di Montecitorio per un'informativa sull'uccisione di Giovanni Lo Porto, cooperante italiano ucciso a gennaio sul confine tra Pakistan e Afghanistan da un drone statunitense. Sarà il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, a riferire nell'Aula di Montecitorio. L'opposizione vuole sapere da Renzi quando sia stato informato “davvero del fatto”: solo ieri, come confermano le note della Casa Bianca e di Palazzo Chigi? La settimana scorsa durante la sua visita negli Usa? O addirittura prima, subito dopo il raid americano di gennaio durante il quale è stato ucciso anche l'ostaggio Usa, Warren Weinstein? “Solo ieri” è la risposta del premier al termine del vertice straordinario del Consiglio Europeo sottolineando comunque di apprezzare la trasparenza di Obama e di non comprendere, al contempo, le polemiche sul timing dell'informazione: “è evidente che abbiamo preso del tempo - scandisce - per informare in modo corretto la famiglia. È un principio di dignità umana”. “Come la metti - sottolinea il senatore M5S e componente del Copasir Vito Crimi - la metti male. Se ne era informato da tempo perché non parlarne prima? Perché non dirlo ieri che era venuto in Parlamento per parlare proprio di immigrazione e terrorismo?”. Questo, osserva Crimi che chiede l'immediata convocazione del Copasir, fa capire anche “di quale prestigio e di quale credibilità internazionale goda l'Italia”. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha chiamato subito la famiglia del cooperante per esprimere il cordoglio di Palazzo Madama, mentre la numero uno di Montecitorio Laura Boldrini, che ha manifestato tutta la sua “vicinanza” ai parenti della vittima, ha definito “preoccupante” non aver saputo prima la notizia. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha affidato a una nota ufficiale il suo messaggio porgendo “le più sentite condoglianze” dell'Italia ai familiari di Giovanni Lo Porto, indicando di essere stato avvertito ieri dal presidente Usa. Di questo, dovrà parlare il sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti, nella seduta del Copasir convocata dal presidente Stucchi martedì prossimo che avanza un’ipotesi sui motivi del ritardo con il quale si sia venuti a conoscenza della notizia: in questi casi, spiega, serve tempo per “individuare i corpi e verificare tutto con il dna”. “Non è così semplice recuperare queste informazioni - aggiunge - anche perché di solito i droni si usano per raggiungere zone impervie. E poi si devono recuperare i campioni dei corpi per fare l'esame del dna cosa che deve avvenire in totale sicurezza”. E poi, prima, si deve essere “ben certi dell'identità della vittima”. “Comunque sia - insistono i parlamentari M5S in una nota congiunta - è vergognoso e scioccante” che non se ne sapesse niente. E anche la modalità della divulgazione: “un banalissimo comunicato”, scatena l'ira dei pentastellati. “Renzi – hanno ripetuto per tutta la serata di ieri - dovrebbe dimettersi!”. Ieri è stato anche il giorno del vertice europeo straordinario sui flussi migratori nel Mediterraneo. Per il presidente del Consiglio si è trattato di un importante successo per l'Italia. “Il rischio insabbiamento c'è in tutti i documenti Ue” ha spiegato il premier al termine della riunioni tra i capi di governo, ma “oggi per la prima volta c'è una strategia”. Le conclusioni del summit offrono un colpo di scena in positivo e la solidarietà Ue prende corpo con una serie di misure, dall'applicabilità più o meno immediata, quantificabile in settimane o mesi. Ma su ricollocamento e reinsediamento dei migranti, con una distribuzione tra Stati, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker avrebbe voluto “un risultato più ambizioso”. Le resistenze sono forti e resta la volontarietà. Ma per il capo dell'esecutivo Ue non è finita così. Il tema – ha garantito – tornerà sul tavolo con l'Agenda per l'immigrazione, che sarà presentata il 13 maggio, e col prossimo summit Ue di giugno. “Spetterà alla Commissione europea presentare proposte per modificare le regole di Dublino sul sistema di gestione dei richiedenti asilo e fare in modo che “ogni Paese possa fare il suo dovere in termini di solidarietà”, afferma il presidente francese Francois Hollande. Il decalogo di proposte presentato dal Commissario Ue Dimitris Avramopoulos, ed il pressing del presidente della Commissione Jean Claude Juncker, fanno breccia almeno a metà, dopo che anche la diplomazia ha lavorato fitto, approfittando della pressione politica, all'indomani di nuove, terribili tragedie. Le Nazioni Unite chiedono all'Europa di fare di più per prevenire nuove stragi. Sembra però molto difficile che i Ventotto possano farsi promotori di una “operazione di polizia internazionale” in Libia o in alcuni Paesi della fascia subsahariana.



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