Camera-italiana-150Nel primo pomeriggio il Consiglio dei Ministri darà il via alla privatizzazione del gruppo Poste Italiane, operazione di proporzioni ingenti con cui si conta di ricavare sino a otto miliardi di euro. Denari che dovranno servire a diminuire l'ammontare del debito pubblico. Palazzo Chigi vuole spingere sull'acceleratore per evitare che a prevalere sia la polemica. La strategia ricalca quella illustrata in commissione Trasporti alla Camera martedì scorso, dal viceministro allo Sviluppo economico Antonio Catricalà; si prevede di portare il 40 per cento del gruppo postale in Borsa, con una collocazione in parte riservata agli investitori istituzionali e per la quota restante aperta al mercato retail dei risparmiatori. Un 5 per cento dovrebbe poi essere riservato ai dipendenti del Gruppo, quasi centocinquantamila lavoratori che potrebbero così diventare azionisti della società. Una soluzione poco adottata nella storia del capitalismo italiano. Non a caso, l'Esecutivo ha detto esplicitamente di essersi richiamato al modello cogestionale tedesco e – se dovessero sorgere delle complicazioni – farà di tutto per garantire delle posizioni negli organi della società ai rappresentanti dei lavoratori-azionisti. I progetti di dismissione non finiscono con la rivoluzione nel mondo postale, il Consiglio dei Ministri dovrà decidere come collocare sul mercato Enav, l'ente pubblico che si occupa del controllo del traffico aereo. Secondo alcune indiscrezioni, avrebbero già mostrato interesse fondi di investimento scandinavi; acquirenti che sarebbero visti di buon occhio dal Governo.

Per entrambe le operazioni ci si è posti un limite di sette-otto mesi. Oggi dovrebbero essere licenziati solo i Decreti del Presidente del Consiglio che consentiranno di dare il via alle istruttorie. Sempre nella seduta odierna, i Ministri studieranno una nuova normativa per favorire il ritorno dei capitali dall'estero senza dare vita all'ennesimo condono. Inoltre, ci sarà rinnovata attenzione per il mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali. Dovrebbe essere approvato un finanziamento di quattrocento milioni per la cassa integrazione ed una proposta per ridurre la pressione fiscale sulle imprese. “Le tasse sul lavoro scendono, decideremo che i premi Inail che le imprese devono pagare a febbraio, slittano. Invece di pagare 3 miliardi complessivi a febbraio, ne pagheranno 2 a maggio, un miliardo in meno. Avranno lo sconto di un miliardo complessivo sul cuneo fiscale. Questo vuol dire liquidità in più”, ha detto Enrico Letta durante la trasmissione televisiva “Otto e mezzo”.

L'azione politica di Palazzo Chigi non può prescindere dalla situazione interna alla maggioranza. I motivi di maggior tensione sono da ricollegare alle proposte di modifica della legge elettorale. Matteo Renzi ha blindato il cosiddetto Italicum, la proposta di legge attualmente allo studio della commissione Affari costituzionali della Camera che vede come relatore Francesco Paolo Sisto, presidente della Commissione ed esponente di Forza Italia. Nella seduta in programma oggi, dovrebbe essere adottato come “testo base” l'articolato depositato dai deputati renziani, presumibilmente si fisserà nel fine settimana il termine per la presentazione degli emendamenti e nelle sedute di lunedì e martedì si potrebbe iniziare a votare per modificare la ricetta scelta dal sindaco di Firenze. La tensione resta altissima e nessuno è in grado di formulare previsioni attendibili. Nuovo Centro Destra e MoVimento 5 stelle continuano a chiedere l'eliminazione dei “listini” bloccati e la reintroduzione delle preferenze; un punto dirimente che fa il paio con il litigio sulla definizione dei nuovi collegi elettorali. Una parte del Pd non vorrebbe che la materia sia trattata dal Viminale, dicastero sotto il controllo del vicepremier Alfano, e propone la costituzione di un organo parlamentare ad hoc. Lo scenario è complicato e ricco di insidie, Renzi ha pensato bene di minacciare chi sogna di animare la fronda interna al Pd: “non affosseranno la legge elettorale ma la legislatura”.

Intanto si registrano turbolenze anche nel comparto della Sanità. Il ministro Beatrice Lorenzin potrebbe diventare bersaglio di polemiche anche nelle prossime ore. Condizione che non la spaventa. “Voglio un Patto per la salute pragmatico che renda possibile raggiungere determinati risultati”, queste le sue dichiarazioni in risposta alle critiche



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