L'assemblea della Camera si confronterà con il voto finale al ddl di conversione del decreto-legge in materia di normativa fallimentare e organizzazione dell'amministrazione giudiziaria. Ieri il governo ha incassato la fiducia sulla questione apposta sulla sua conversione: sono arrivati 355 sì, 188 no e un astenuto. Il testo – che ora dovrà essere votato dal Senato – prevede importanti novità per le imprese in difficoltà. Per facilitare il risanamento delle aziende in crisi, il tribunale può autorizzare finanziamenti interinali anche in caso di “concordato in bianco” e in via d'urgenza anche senza attestazione di un professionista, sentiti, se necessario, i principali creditori. A tali finanziamenti è riconosciuto il beneficio della 'prededuzione', saranno quindi rimborsati per primi. Arriva poi maggiore concorrenza nel procedimento per arrivare al concordato preventivo: vi sarà quindi il via a offerte concorrenti tra loro. Purché migliorative e comparabili, potranno essere presentate, oltre che dal debitore, anche da terzi. Il tribunale dispone la ricerca di interessati all'acquisto con un procedimento competitivo. I creditori che rappresentino almeno il 10 per cento dei crediti possono presentare proposte di concordato migliorative quando quella del debitore non assicuri il pagamento di almeno il 40 per cento dei crediti chirografari, 30 per cento nel caso si cerchi di raggiungere la continuità aziendale. Sono inoltre previste delle norme per accelerare le procedure concorsuali e i concordati. Importanti novità anche sul fronte dei sequestri giudiziari. Per le aziende di interesse strategico nazionale, come ad esempio l'Ilva di Taranto, il sequestro relativo a ipotesi di reato riguardanti la sicurezza dei lavoratori non può impedire l'esercizio dell'attività di impresa. Gli stabilimenti, però, potranno continuare a funzionare per non più di un anno dal sequestro e solo se entro 30 giorni sarà predisposto un piano di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro.

La settimana prossima potrebbero ufficialmente cambiare i connotati della maggioranza di governo. Nelle scorse ore, l'ex coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, ha abbandonato definitivamente Silvio Berlusconi. Un'operazione in cui sarà seguito dalla sua cerchia di fedelissimi. Entro martedì della prossima settimana verrà annunciata la nascita del nuovo gruppo al Senato. Secondo le prime previsioni dovrebbe trattarsi di un drappello di 11 persone pronte a votare le riforme costituzionali e altri provvedimenti "caldi" per il governo. Ma sui veri numeri di Palazzo Madama sono pochi quelli pronti a scommettere perché maggioranza e opposizione nella Camera Alta hanno da sempre confini piuttosto labili, come dimostrano i numerosi cambi di casacca che ci sono stati dall'inizio della legislatura e come dimostra anche quanto avvenuto in commissione Affari Costituzionali dove le pregiudiziali di costituzionalità presentate al disegno di legge della Ministra Madia di riforma della Pubblica amministrazione, sono state respinte per un solo voto di scarto (13 no contro 12 sì) costringendo la presidente Anna Finocchiaro a scendere in campo personalmente con il proprio voto. Ma soprattutto perché nel Pd non si è così sicuri che il gruppo dei verdiniani nasca davvero prima dell'estate considerando che il rinvio a giudizio di Denis Verdini per bancarotta potrebbe complicare non poco le cose. E senza contare che la minoranza Dem da sempre dice no a un nuovo gruppo che sia "sostitutivo" dei voti mancanti in casa Pd. Allo stato, però, se "Azione liberal popolare" dovesse nascere, potrebbe cambiare non poco i confini della maggioranza a Palazzo Madama, arrivando a diventare probabilmente l'ago della bilancia della legislatura. Contando loro, infatti, si arriverebbe ad una maggioranza di circa 183 senatori contro i 126 dell'opposizione. In soccorso del premier poi vengono considerati ora altri due parlamentari ex M5S che hanno annunciato l'adesione alla componente dell'Idv: Alessandra Bencini e Maurizio Romani. Se i 25 senatori della minoranza Pd che hanno annunciato di voler continuare a sostenere Renzi dovessero però cambiare idea, il governo non avrebbe più la maggioranza. Il cammino delle riforme costituzionali si annuncia quindi molto tortuoso. Il ruolino di marcia stilato dai renziani potrebbe essere rivisito.

A mezzogiorno è prevista la riunione del Consiglio dei ministri. All'ordine del giorno l'adozione di tre decreti legislativi attuativi di altrettante direttive europee in tema di risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori, il reciproco riconoscimento della confisca e la normativa bancaria in tema di bonifici. I Ministri esamineranno anche un ddl sui reati contro il patrimonio culturale.



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