matteo-renzi-senatoMatteo Renzi incassa la fiducia al Senato con 169 sì e 139 no. Un verdetto arrivato al termine di una giornata lunghissima e segnata da alcuni momenti che non potranno non influenzare il mandato del nuovo esecutivo. Il segretario del Pd decide di imprimere il suo stile al discorso: mani in tasca ed espressioni accompagnate da gesti decisi. Ingredienti fondamentali per illustrare con più efficacia il suo programma: investimenti sulla scuola, sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione, riforma della giustizia, riduzione del cuneo fiscale, rimodulazione della pressione fiscale, e riforme costituzionali. Un'agenda molto fitta che dovrà essere declinata sino al 2018, scadenza naturale delle legislatura. Il “sindaco d'Italia” ha dimostrato di avere una visione precisa sulla modifica della legge fondamentale: “Voglio essere l'ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia al Senato”. Intenti precisi, utili ad avvalorare il progetto di riforme istituzionali, “una priorità per il Paese così come segnalato dal presidente Napolitano”. Il nuovo Esecutivo sarà però tenuto sotto sorveglianza dalla sinistra del Pd; il programma di Renzi è stato commentato con aggettivi che non lasciano spazio alla fantasia. “L'intervento del presidente del Consiglio sorprende per la scarsezza dei contenuti programmatici e per avere assunto in alcuni passaggi i toni di un vero e proprio comizio di piazza”, ha affermato il senatore del Partito democratico Miguel Gotor, vicino a Bersani e a Cuperlo. “Dopo avere ascoltato l'intervento di Renzi, voto la fiducia a questo esecutivo per disciplina di partito - sottolinea l'esponente Pd - per salvaguardare l'unità del Pd e per essere all'altezza della responsabilità di governo che il voto dell'anno scorso ci ha consegnato. Ma non si possono dimenticare le modalità che hanno condotto alla fine del governo Letta: e non soltanto per una questione di buone maniere, ma perché quanto è avvenuto delinea una presa del potere nel segno dell'avventura”. Insomma, la corrente vicina a Pippo Civati, che per prima aveva manifestato i primi mal di pancia, potrà contare sull'appoggio di alcune personalità vicine a Bersani.

Renzi non si potrà concedere il lusso di procedere senza confrontarsi con il suo partito. Un discorso a parte merita il rapporto con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, che ha chiarito di non essere disposto a seguire il presidente del Consiglio sulla strada dello ius soli “temperato” e delle politiche “contro la famiglia naturale riconosciuta dalla Costituzione”. Argomenti scivolosi che – con tutta probabilità – non potranno essere sposati da un governo diviso tra personalismi e dialettica politica vecchio stile. Il primo campanello d'allarme per Palazzo Chigi è suonato proprio durante la proclamazione dell'esito della votazione della fiducia, scrutinio che ha segnato un esito al ribasso rispetto alle previsioni della vigilia. La maggioranza di Renzi al Senato conta infatti quattro elementi in meno rispetto a quella di Enrico Letta. A pesare sono state le assenze dei senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi, Laura Cattaneo e Renzo Piano e quella di Maurizio Rossi, iscritto al gruppo centrista “Per l'Italia” che non ha partecipato al voto in dissenso con i suoi colleghi di schieramento. Scontato il voto negativo di M5S, Lega, Forza Italia e Sel. Oggi Renzi replicherà alla Camera a partire dalle 10.

Dopo il voto fiduciario riprenderà a scartamento ridotto l’attività di Palazzo Madama; la conferenza dei Capigruppo ha infatti deciso di non convocare l'assemblea durante l'illustrazione delle linee programmatiche del governo Renzi alla Camera. Scenario diverso nelle Commissioni, dove il dl “Milleproroghe” caratterizzerà i lavori della Affari costituzionali. Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco, la commissione Finanze ascolterà i rappresentanti dell'Istituto nazionale revisori legali. La commissione Lavori pubblici porterà avanti l'iter dei Dpcm con cui si intende avviare il processo di privatizzazione di Poste italiane ed Enav. Lo schema di decreto legislativo sulle sanzioni connesse al commercio di prodotti fitosanitari sarà analizzato dalla commissione Sanità. Anche la commissione Territorio si concentrerà su due schemi di decreto legislativo: il provvedimento sulle emissioni industriali e quello sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche-RAEE.

L'attenzione di Montecitorio sarà catalizzata dalla procedura per la concessione della fiducia alla nuova squadra di governo. Scrutinio importantissimo che non impedirà ad alcune Commissioni di portare avanti i propri lavori. Una scelta in controtendenza rispetto alla maggioranza dei parlamentini, che hanno deciso di non riunirsi a margine delle dichiarazioni rese del nuovo presidente del Consiglio. La commissione Bilancio vaglierà il ddl di conversione del dl “Disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali”, articolato già approvato dal Senato. La commissione Politiche dell'Unione Europea proseguirà invece nell’esame del ddl che adegua il nostro ordinamento ai dettati comunitari e del ddl per sanare una serie di infrazioni dovute al mancato o insufficiente recepimento di alcune direttive europee.



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