Per Salvini la TAV va fatta assolutamente
All’indomani dell’accordo sulle trivelle, Matteo Salvini rompe gli indugi e ribadisce che la Tav “va fatta assolutamente anche perché costa più non farla che farla. Sto ancora aspettando questa benedetta analisi costi benefici di cui non ho ancora visto una pagina”: parole che non lasciano spazio a interpretazioni. Salvini si è schierato apertamente contro le violenze messe in atto da una parte del movimento No Tav e si è messo in rotta di collisione con gli alleati Cinque Stelle, da sempre contrari alla Torino-Lione, che non hanno esitato a sottolineare ancora una volta: “Se i costi saranno superiori ai benefici la Tav non si farà, nel pieno rispetto degli interessi di tutti gli italiani”. Si attende ancora la versione definitiva dell'analisi costi benefici sulla grande opera; al momento, infatti, la Commissione nominata dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli avrebbe stilato solamente una bozza.
Troppo presto, dunque, per mettere un punto fermo sulla vicenda. Le polemiche e i malumori, però, vengono da lontano e non accennano a placarsi. Già all'indomani del corteo No Tav del 9 dicembre, Salvini, dopo aver specificato di fare il tifo per l'opera, aveva ricevuto al Viminale insieme al sottosegretario Giancarlo Giorgetti i rappresentanti di dodici categorie imprenditoriali per parlare innanzitutto di Tav e altre infrastrutture, oltre che di burocrazia, ecotassa sulle auto inquinanti e reddito di cittadinanza declinato come anticipo per realizzare start up. Salvini aveva ribadito a più riprese queste posizioni nelle settimane successive.
Negli ultimi tempi, poi, il Ministro dell'Interno si è detto favorevole a un referendum sulla Tav e ha discusso apertamente con la sindaca di Torino Chiara Appendino, contraria alla partecipazione della Lega alla manifestazione a favore della Torino-Lione del 12 gennaio. In piazza in quell'occasione è sceso anche il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, autorizzato dallo stesso Salvini. La questione tornerà al centro del dibattito politico già nelle prossime settimane e la tensione sembra già estremamente alta visto l’ultimatum contro i troppo “NO” della Lega nei confronti del Movimento 5 Stelle e l’avvicinarsi delle prossime europee.
Concluso l’esame del Decreto semplificazioni nelle Commissioni, lunedì in Aula
Nato con l'obiettivo di fronteggiare il sovraccarico degli adempimenti burocratico-amministrativi a carico di cittadini, imprese e pubblica amministrazione, e per agevolare la libera iniziativa economica, il decreto semplificazioni si è trasformato, nel suo iter al Senato, in un decreto omnibus. Il testo, infatti, durante i lavori in Commissione si è arricchito di svariate norme: dalla riduzione dell'Ires per le no profit ai 10 milioni alle famiglie delle vittime di Rigopiano, dagli Ncc all'obbligo di distruzione degli ulivi affetti da Xylella.
A tenere banco è stato soprattutto il braccio di ferro tra Lega e M5S sulle trivelle, che ha fatto procedere a singhiozzo i lavori delle Commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici. Sulla questione l’accordo è arrivato solamente ieri mattina dopo 24 ore in cui il decreto aveva rischiato di saltare e che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva minacciato di dimettersi. Alla fine quindi le Commissioni hanno concluso l’esame del decreto e conferito il mandato ai relatori di riferire all’Assemblea. Il decreto arriverà quindi in aula lunedì prossimo e molto probabilmente, visti i tempi molto stretti, il Governo sarebbe intenzionato a porre la questione di fiducia: il decreto infatti scade il 12 febbraio e deve ancora essere esaminato dalla Camera.
Landini è il nuovo segretario generale della Cgil
Maurizio Landini è il nuovo Segretario generale della Cgil. Lo ha eletto il 92,7% dell'Assemblea generale chiamata al voto. Al termine di un Congresso dal percorso accidentato dunque il sindacato riesce a tenere la barra al centro e a confermare un accordo che impedisce uno scontro senza precedenti sulla leadership della Confederazione. Per agevolarlo Landini ha scelto di far rivivere la carica di vicesegretario generale, già rivestita dalla stessa Susanna Camusso durante il mandato di Guglielmo Epifani, per offrirla a Vincenzo Colla il cui passo indietro ha spianato la strada ad una intesa con cui evitare la conta, e a Gianna Fracassi per dare visibilità alla differenza di genere.
Ad ogni modo quando alle 17,30 Landini si presenta davanti ai 302 delegati dell'Assemblea generale che lo dovranno da lì a poco eleggere per tratteggiare le linee programmatiche del suo mandato la platea si scioglie in un lunghissimo applauso che l'accompagna nei passaggi più politici sul suo mandato che vedrà al centro, dice dal palco, un'azione per “avviare una nuova stagione di politiche contrattuali, restituire centralità al lavoro, avviare una riforma vera delle pensioni, recuperare un Mezzogiorno abbandonato e valorizzare il lavoro pubblico. E ancora: una vera riforma fiscale e la lotta alla corruzione.
E al governo manda subito un primo messaggio: “il governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente. Non sta intervenendo sulle cause della situazione economica e la manovra è miope e recessiva, non certo la bussola del cambiamento delle politiche economiche e sociali”, dice prima di ammonire che “non si cambia il Paese contro e senza il contributo del mondo del lavoro”, e prosegue chiedendo una legge sulla rappresentanza.
Draghi, economia più debole, ma Bce ha ancora munizioni
Mario Draghi suona il campanello d'allarme dopo la prima riunione dell'anno della Banca Centrale Europea a Francoforte, rassicurando però che al momento il rischio di recessione è basso e che la Bce ha ancora a disposizione le sue munizioni per far fronte al peggio. “I rischi per le prospettive economiche da bilanciati si sono mossi verso il basso”, afferma Draghi citando fra i fattori di rischio il protezionismo e gli scenari geopolitici che pesano sulla fiducia. Ma pure “lunghe trattative sulla Brexit rappresentano un rischio” per la crescita, aggiunge.
In questo quadro quindi “è ancora necessario un significativo stimolo monetario”, soprattutto “per sostenere l'inflazione” che nei prossimi mesi rallenterà ulteriormente a causa del calo dei prezzi del petrolio. Draghi ha ricordato che a dicembre l'inflazione nell’Eurozona è crollata all'1,6% dall'1,9% di novembre. Tuttavia nell'analisi dei governatori della Bce “non appare un evento probabile una recessione nell'Eurozona nel suo insieme”. Tra gli strumenti a disposizione della Bce ci sono le maxiaste di liquidità a lungo termine (Tltro) per affrontare un problema di frammentazione nei mercati del credito. Intanto in questa sua prima riunione del 2019, dedicata alla "valutazione delle attuali condizioni economiche" dell'Eurozona, la Bce ha lasciato i tassi d'interesse fermi: quello principale allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. E si manterranno sui livelli attuali almeno fino all'estate del 2019, ha spiegato il Presidente della Bce. Francoforte, poi, continuerà a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nel quadro del Qe per un periodo prolungato di tempo, successivamente alla data in cui inizierà ad alzare i tassi di interesse.
Calenda sprona i candidati alla segreteria del PD
Carlo Calenda rilancia e suggerisce ai principali candidati alla leadership del Pd di portare il suo manifesto Siamo europei ai gazebo delle primarie il 3 marzo. Maurizio Martina risponde sì e ripropone i suoi volontari europei; Nicola Zingaretti, che ha aderito al documento, per ora glissa e dà ragione a Romano Prodi, che ieri ha durante criticato una parte del Partito democratico. Roberto Giachetti invece attacca il governatore del Lazio, accusandolo di voler far rientrare i fuoriusciti di LeU nel Pd. E a tre giorni dalla fine della prima fase del Congresso impazzano ancora i dati ufficiosi. Secondo le ultime stime Zingaretti sarebbe appena oltre il 50%, mentre Martina sarebbe fermo sotto il 32%; terzo Giachetti, quasi al 14%. Cinquanta per cento è la quota che bisogna superare per vincere le primarie il 3 marzo e diventare Segretario. In caso contrario sarà l'assemblea Pd a decidere.