Alla Camera saranno discusse alcune interpellanze urgenti, tra queste spicca quella depositata da un nutrito gruppo di deputati del Pd – prima firmataria l'ex ministro Kyenge – relativa al caso “Avastin-Lucentis”. Gli interpellanti precisano che “le principali terapie farmacologiche per la cura delle maculopatie sono Avastin e Lucentis; mentre Lucentis, prodotto dalla Novartis, ha l'indicazione registrata per la maculopatia, un costo per confezione intorno ai 900 euro e ce ne vogliono almeno sei nel corso dell'anno, l'Avastin, prodotto dalla Roche, con indicazione per patologie oncologiche, ma largamente utilizzato fino al 2012, off-label (fuori indicazione di registrazione, cioè prescritto dal medico sotto la sua responsabilità, in quanto incluso dall'Agenzia italiana del farmaco nella lista della legge n. 648 del 1996, cosiddetta ex-legge Di Bella), ha un costo tra i 15 e gli 80 euro a confezione”. Inoltre, chiedono al ministero della Salute se non ritenga doveroso intervenire reinserendo nella lista dei farmaci off-label autorizzati dalla legge n. 648 del 1996 l'utilizzo di «Avastin uso oculistico»” e “se non ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere una qualche forma di rimborso a tutti coloro che, dall'ottobre 2012 ad oggi, si sono visti negare i rimborsi a causa della decisione dell'Agenzia italiana del farmaco di escludere il Novartis dalla «lista 648» per l'uso off-label”.
Nella serata di oggi si svolgerà una direzione nazionale decisiva per il nuovo corso del Pd. Prenderà infatti corpo la segreteria del partito, organo nel quale saranno sostituiti gli attuali componenti divenuti nel frattempo ministri del governo Renzi. Se tutto andrà secondo le previsioni, i due volti del Pd diventeranno Lorenzo Guerini e la Presidente della Regione Friuli Debora Serracchiani, rispettivamente coordinatore e portavoce in pectore. Ovviamente, le nuove nomine dovranno incontrare il favore di tutte le componenti del partito. Sono in tanti a chiedere al segretario di essere ascoltati: civatiani, bersaniani, lettiani e area cattolica. Non a caso, prima della direzione nazionale, i bersaniani hanno organizzato una riunione; incontro in cui si appronterà il piano per evitare di essere oscurati dall'ex sindaco di Firenze. Bersani avrebbe comunque chiarito di non essere disposto a salire sull'Aventino; il partito dovrà essere influenzato attraverso proposte concrete, evitando la semplice contrapposizione. Le prime riguarderanno il diritto del lavoro. L'assetto voluto dal ministro Poletti trova sempre meno sostenitori; l'apprendistato svincolato da un progetto formativo e la scomparsa della causale dal contratto di lavoro a tempo determinato non possono trovare d'accordo chi è sempre stato legato agli ambienti sindacali. Tralasciano gli aspetti organizzativi, il punto più importante all'ordine del giorno è rappresentato dalla discussione sulla riforma costituzionale del Titolo V e del Senato. Riforme sulle quali il premier sembra deciso a giocarsi il tutto per tutto. Secondo le prime indiscrezioni, gli articolati allo studio del Pd prevedono, tra l’altro, un potenziamento delle prerogative del presidente del Consiglio. Il capo dell'esecutivo continuerà ad essere designato dal presidente della Repubblica dopo formali consultazioni ma, a differenza di quanto accade oggi, avrà il potere di scegliere e rimuovere i ministri dalla sua squadra. Un assetto che ha creato qualche malumore tra i piddini; in tanti hanno messo in correlazione il progetto con le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, da sempre tifoso di un assetto tendenzialmente “presidenzialista”. Renzi e i suoi sanno però che l'alleanza sulle riforme con Forza Italia è decisiva: al Senato nessuno ha la maggioranza e le proposte del solo Pd sarebbero inesorabilmente bocciate dall'assemblea. Gli ultimi voti di Palazzo Madama sono stati un campanello d'allarme per il governo. Sui temi più spinosi la maggioranza sarebbe costretta a utilizzare il pallottoliere o a procedere a colpi di fiducia. Per allargare la schiera dei sostenitori delle riforme, Renzi è pronto a coinvolgere direttamente anche il Nuovo centrodestra. Mossa utile a evitare che Alfano si ritrovi costretto ad avere a che fare con un patto già siglato tra Pd e Forza Italia, come avvenuto per l'Italicum. Sembra comunque difficilissimo, se non impossibile, che la riforma del Titolo V venga votata dal Senato entro il 25 maggio. Tra istruttoria in Commissione e passaggi in assemblea ci sono pochissime sedute a disposizione. Intanto, anche nel centrodestra sono iniziate le grandi manovre in vista delle elezioni europee. Berlusconi avrebbe dato il via libera alla candidatura dei big del partito in tutti i collegi. In arrivo ci potrebbe essere anche un “patto di non belligeranza” tra FI e NCD: si andrebbe quindi a ricomporre il centrodestra nella sua veste tradizionale.