Vitalizi - Fico: nessuno scontro con Casellati. Salvini: prima li tagliano meglio è

Due rami del Parlamento, due diverse velocità. La delibera sul taglio ai vitalizi, fortemente voluta da Roberto Fico e cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, divide i palazzi della politica, con Elisabetta Alberti Casellati che direttamente da Washington non fa mistero delle perplessità “sul fatto di poter incidere sui diritti acquisiti”. E non è tutto: interpellata, tra le righe lascia intendere che una riforma del genere deve essere condivisa anche dal Senato, al contrario “sarebbe stravagante; “Nessuna riserva politica - precisa - cerchiamo una soluzione che possa però avere un equilibrio giuridico”.

Insomma un modo per dire che senza il coinvolgimento anche del Senato non se ne fa nulla. In serata il Presidente della Camera Roberto Fico ha precisato: con il Presidente di palazzo Madama “non c'è nessuna polemica, sa che avremmo proceduto con la delibera. Io faccio quello che avevo promesso, proseguo su questa strada senza alcun problema e alcuna paura e discutendo nell'Ufficio di presidenza della Camera”.E ancora non c'è “nessuno scontro istituzionale, ma in questo momento la Camera procederà sul taglio dei Vitalizi”.

Immediato il sostegno dall'alleato di governo Matteo Salvini, che sulle rendite dei politici non si risparmia: “prima li tagliamo meglio è”. E sugli ex parlamentari pronti a rivendicare il diritto acquisito taglia corto: “Che faccia tosta”. A fargli eco anche Luigi Di Maio che su Twitter puntualizza: “I vitalizi non sono diritti acquisiti, ma privilegi rubati. I privilegi rubati non possono esistere nel nostro Governo”.

Grillo vede Di Maio e Fico: ora sprint per rilanciare il Movimento

Uno sprint per rilanciare l’identità del Movimento 5 Stelle e arginare l'onda leghista di questa prima fase del governo giallo-verde. Beppe Grillo arriva a Roma a pochi giorni dal varo del decreto dignità e, ancora una volta, traccia a modo suo il percorso politico del Movimento, incontrando i suoi uomini simbolo e riunendo, in un pranzo inedito, il presidente della Camera Roberto Fico e la sindaca di Roma Virginia Raggi. Non è, come spesso accade con l'ex comico, una mossa casuale, anche perché Grillo rilancia sui social la foto con Fico e Raggi all'hotel Forum e la scritta “i miei ragazzi”.

E rilancia, soprattutto, un trio che simboleggia il Movimento delle origini, con l'accoppiata Fico-Raggi caratterizzata da una visione sensibilmente diversa da quella leghista in fatto di politiche migratorie. Sembra quasi che Grillo tracci una sorta di ala sinistra del governo che ha certamente in Fico il suo punto di riferimento ma che con le politiche sui Rom del Comune Di Roma, tracciate dall'assessore Laura Baldassarre, trova certamente una sponda. 

Sono giorni cruciali per il M5S alle prese con le difficoltà legate a due misure simbolo, il decreto dignità e il reddito di cittadinanza. Il primo, che doveva essere varato ieri in Cdm, ha subito uno stop: problemi di coperture ci sarebbero sullo split payment e sull'eliminazione della pubblicità per i giochi anche se nel M5S si punta il dito soprattutto sulla macchina ministeriale che, si sottolinea, avrebbe rallentato non poco l'iter, rimasto diversi giorni bloccato al Mef.

Il decreto dignità, assicurano dal governo, è comunque pronto. “Lunedì sera può essere varato senza problemi”, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro mentre fonti del Governo provano a spalar via qualsiasi dubbio su eventuali attriti tra il vice premier Luigi Di Maio e il ministro dell'Economia Giovanni Tria: “I due Ministri e i rispettivi staff collaborano per la messa a punto del decreto, che sarà a giorni in Consiglio dei ministri”, precisano.

Possibile che del decreto abbiano parlato anche Beppe Grillo e Luigi Di Maio durante la cena di ieri sera. Il vicepremier è la prima persona del M5S che Grillo ha visto ma lontano dai riflettori. Ben più pubblicizzata è stata la sua visita di circa mezz'ora al Ministero della Giustizia, dove ha incontrato dopo pranzo Alfonso Bonafede, una visita di piacere durante la quale è possibile che i due abbiano toccato anche il tema Luca Lanzalone, tra i protagonisti dell'inchiesta sullo stadio della Roma e legale che ha in mano diverse pratiche del Movimento e dello stesso Grillo.

Il federatore Gentiloni è intenzionato a rilanciare il PD

Non un capo partito, ma un federatore: Paolo Gentiloni non scopre le sue carte, ma getta il primo sassolino nello stagno di un centrosinistra che appare in stato di calma piatta, dopo le batoste subite in serie, il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, le elezioni politiche del 4 marzo scorso e l'ultima tornata di amministrative di pochi giorni fa. Un tris pesantissimo da cui a uscire con le ossa frantumate è soprattutto il Partito Democratico.

L'ex premier, però, non vuol sentir parlare di superamento del PD, semmai il suo impegno, ora che ha le mani libere da Palazzo Chigi, sarà quello di creare una rete con tutti quei pezzi di società civile che negli ultimi anni sono stati totalmente ignorati. L'obiettivo è un campo largo di centrosinistra, dal fronte repubblicano di Carlo Calenda ai sindacati, ma non solo.

“Costruire un'alleanza ampia per l'alternativa all'attuale esecutivo”, quello composto da Lega e Movimento 5 Stelle, che possa competere alle prossime elezioni per arrivare al primo posto e poi aprire discorsi realistici di partnership per governare il Paese. Il progetto ancora in fase di studio è stato lanciato dai microfoni di Otto e mezzo su La7. La prospettiva che Paolo Gentiloni dà a Matteo Salvini e Luigi Di Maio al potere non è così ampia, anzi: “Penso che le varie anime, immagino quelle che fanno capo al ministro degli Esteri e al ministro dell'Economia”, Enzo Moavero Milanesi e Giovanni Tria, “entreranno in conflitto con quella dei due vicepresidenti”.

Quello che è certo è che per l’ex presidente del Consiglio Gentiloni il PD deve farsi trovare pronto, ragion per cui è necessario arrivare al Congresso velocemente. La posizione è condivisa da Nicola Zingaretti che solamente qualche giorno fa ha annunciato l’intenzione a candidarsi alla segreteria del Partito. anche il governatore, infatti, immagina un campo largo di alleanze, anche se forse l'idea sarebbe più quella di innaffiare il ramoscello della pace offerto agli scissionisti del PD e a quelli di Sel che hanno dato vita a Liberi e uguali. In pratica, lo schema che lo ha riportato in Regione Lazio.

Le ipotesi in campo sono molte, poi, però, una sintesi andrà trovata, a partire dall'Assemblea nazionale del 7 luglio prossimo, che sarà chiamata al primo, vero bivio della nuova stagione dem: andare subito al Congresso o continuare con la nomina di un segretario che prenda il posto di Matteo Renzi fino alla scadenza naturale del mandato.



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