Alta tensione al Senato tra M5S e Pd: ai dem salta un questore
Una partita complicata quella per l'elezione di quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari al Senato. Un match che si è acceso con la contrapposizione tra il Movimento 5 Stelle e Pd, tanto che il segretario reggente dem, Maurizio Martina, a metà pomeriggio ha dichiarato: “La presenza del Pd nelle presidenze di Camera e Senato è una questione democratica”.
Dopo non poche polemiche, ieri pomeriggio sono stati eletti vicepresidenti Paola Taverna per il Movimento 5 Stelle, Roberto Calderoli per la Lega, Ignazio a Russa per Fratelli d'Italia e Anna Rossomando per il Partito Democratico. Sono invece stati nominati questori Laura Bottici del Movimento 5 Stelle, Paolo Arrigoni della Lega e il riconfermato Antonio De Poli di Noi con l’Italia.
Un esito che ha fatto scattare le forte polemiche del Partito Democratico che è rimasto senza un questore e che rischia lo stesso esito anche alla Camera. I Dem chiedevano un vicepresidente e un questore in entrambe le Camere, in quanto opposizione, secondo la prassi in atto sin dal 1948. Teoria contestata dai cinque stelle: i grillini hanno sostenuto che, non essendoci ancora il governo, non si può ancora dire chi è maggioranza e chi è opposizione.
Al Pd, poi, non è andato neppure un segretario d'aula. Sono stati eletti Paolo Tosato e Tiziana Nisini della Lega, Francesco Giro e Vincenzo Carbone di Forza Italia, Michela Montevecchi, Sergio Puglia, Giuseppe Pisani e Gianluca Castaldi del Movimento 5 Stelle.
L’esito del voto per il Partito Democratico è stato la conferma che con il Movimento 5 Stelle non si può trattare e che l’unico posto dove possono stare i dem in questa legislature è l’opposizione. Nessun dialogo e nessuna concessione sembra ormai essere la linea. Una posizione rivendicata da Matteo Renzi che ha ribadito come “l'ipotizzata volontà di dialogo di Luigi Di Maio con i Dem nei fatti non esista”.
Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina ha ribadito che “Siamo il secondo partito del Parlamento e rappresentiamo milioni di elettori che non hanno votato destra e Cinque Stelle. La nostra funzione non può essere svilita né la nostra presenza in questi organi fondamentali parlamentari può essere condizionata da contropartite di altri e su altre responsabilità”.
Per quanto riguarda la partita del prossimo Governo, Martina ha spiegato che il partito si chiuderà a riccio e che “non parteciperemo a nessun incontro sui programmi con altri partiti: noi attendiamo con rispetto le consultazioni del Presidente della Repubblica”. Per il momento, insomma, porta chiusa a Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Alla Camera si votano i Vice Presidenti
Alle 11 di l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi per l'elezione dei quattro Vice Presidenti, dei tre senatori Questori e degli otto senatori Segretari. Per le vicepresidenze al momento sembrano alte le quotazioni di Mara Carfagna per Forza Italia, Ettore Rosato per il Partito Democratico, Raffaele Volti o Barbara Saltamartini per la Lega e per Fdi Edmondo Cirielli o Guido Crosetto.
Ma al di là dei nomi il vero dato politico è che oggi a Montecitorio lo schema potrebbe essere il medesimo del Senato. Il Partito Democratico, senza un’intesa politica, rischia di essere tagliati nuovamente fuori e di non ottenere neppure un questore e un vicepresidente.
Una possibilità concreta visto che il Movimento 5 Stelle, nonostante l’elezione a Presidente di Roberto Fico, rivendica un altro vicepresidente così da avere ancor più forza in ufficio di presidenza quando si tratterà di affrontare la questione vitalizi. Una posizione che, se vincesse confermata, rischierebbe di far saltare il nome di Ettore Rosato ma soprattutto ogni forma di dialogo tra M5S e Dem.
Governo: scontro Di Maio-Salvini
Ancora scintille tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il leader della Lega incalza: “Da solo Di Maio dove va? Voglio vederlo a trovare 90 voti dalla sera alla mattina. O ci sono accordi chiari prima, oppure la vedo difficile”. E poi: “Di Maio dice o io o niente? Quello è un ostacolo, non è il modo migliore per dialogare”. Immediata la risposta del capo politico Movimento 5 Stelle via twitter: “Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!”.
Ma nonostante i toni siano alti, il dialogo vero tra i due continua. E prima delle consultazioni al Quirinale, che inizieranno il 3 aprile, è previsto un faccia a faccia. Al centro dell’incontro ci sarà il programma o meglio i dieci punti mirati che dovrebbero toccare le priorità del Paese come la famiglia, il lavoro, le tasse. Temi che saranno messi sul tavolo anche del prossimo giro di incontri voluti ancora una volta dai pentasetllati.
Questa mattina, infatti, dalle 9.30 ci sarà un altro giro di incontri a livello di capigruppo: e l'obiettivo dichiarato dai presidenti dei gruppi M5S, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, è proprio quello di ripartire dai temi. “Per noi il punto di partenza è il nostro programma e l'obiettivo è trovare le convergenze con i programmi degli altri”.
Ma il dialogo non è semplice. Con il Carroccio, nonostante i continui botta e risposta tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in realtà resiste un filo diretto costante. Non c’è giorno che i due non abbiano contatti via telefono o sms: anche stamattina il capo politico M5S ha sentito telefonicamente il leader della Lega e questo fa capire, a prescindere dal leit motiv del dialogo aperto a tutti, quanto tra i due esponenti politici ci sia ormai un feeling consolidato. Comprovato anche nei fatti dopo l’elezione di Fico e Casellati alle presidenze di Camera e Senato.