Conte anticipa Istat e prende atto della contrazione del Pil

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla vigilia della pubblicazione dei dati Istat sulla stima preliminare del Pil del quarto trimestre 2018, ammette apertamente: “Probabilmente domattina potrebbe uscire una nuova rilevazione Istat con una contrazione del Pil nel quarto trimestre”. Da Washington, il ministro dell'Economia Giovanni Tria invita a non drammatizzare l'attesa, ma in caso di segno meno l'Italia, che aveva già visto il Pil contrarsi dello 0,1% nel terzo trimestre del 2018, entrerebbe in una fase di recessione tecnica. Dal Governo però non ci stanno a prendersi la responsabilità di uno scenario che sarebbe il frutto di politiche economiche scellerate degli anni passati e di dati congiunturali non favorevoli.

Per il Premier “La nostra manovra è entrata in vigore meno di un mese fa, reddito di cittadinanza e quota 100 produrranno i loro effetti a partire da aprile, è evidente a chiunque che la recessione tecnica del terzo e quarto trimestre 2018 è il risultato dei fallimenti del passato. Noi siamo qui per invertire la rotta, e lo stiamo facendo”. Per Giuseppe Conte, infatti, “seppure l'inizio di questo anno porterà ancora dati non positivi, ci sono tutti gli elementi per ripartire con tutto il nostro entusiasmo, soprattutto nel secondo semestre”, ha detto parlando a Milano davanti alla platea di Assolombarda.

Di aumentati rischi al ribasso per il 2019 ha parlato anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, che nel suo rapporto sulla politica di bilancio ha sottolineato come i dati congiunturali rilasciati successivamente alla valutazione fatta sulle stime del Governo inserite nella manovra hanno accresciuto i fattori di rischio, anche nel breve termine”. L'Upb rileva come il conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica sia di fatto esposto a una serie di elementi di criticità e soggetto a rischi e incertezze che riguardano il quadro macroeconomico. In particolare, evidenzia come dal lato delle coperture finanziarie della manovra poco più del 50% derivino da maggiori entrate e che nel biennio 2020-21, il raggiungimento del rapporto deficit/Pil programmatico è interamente affidato alle clausole di salvaguardia su Iva e accise.

Il caso Diciotti scuote la maggioranza. IL M5S prende tempo

Il caso Diciotti è il vero nodo politico del Movimento 5 Stelle. Toccherà a Luigi Di Maio indovinare la combinazioni per portare a casa una soluzione che non irriti il proprio elettorato a pochi mesi dalle europee, riuscendo nell'impresa di non creare una frattura con l'alleato Matteo Salvini, che sarebbe molto probabilmente fatale al Governo. Dopo riunioni, ragionamenti e vertici, nel mondo pentastellato non sembra esserci una linea definita sul voto da esprimere in giunta, al Senato, sull'autorizzazione a procedere contro il ministro dell'Interno.

“Stiamo cercando gli strumenti per dichiarare alla Procura che non fu una decisione esclusiva del ministro Salvini. Fatto questo, prenderemo la nostra decisione”, spiega il ministro del Sud, Barbara Lezzi. Un filo che si unisce con la posizione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che dice di “non temere ripercussioni sul Governo”, ma la verità è che a Palazzo Chigi qualche preoccupazione c'è: da un lato la forza di maggioranza relativa ha necessità di trovare una exit strategy che non smonti uno dei principi cardine della sua storia, no all'immunità sempre e per chiunque, dall'altro la volontà dell’alleato leghista di evitare le aule di tribunale.

A togliere un po' di pressione dai parlamentari pentastellati ci ha pensato proprio Matteo Salvini, assicurando che “non ci sono pericoli per il Governo”. Ma nel Carroccio non tutti la pensano così: “Se il Parlamento non condividesse le politiche di tutto il Governo, non solo del ministro dell'Interno, è chiaro che bisognerebbe fare una seria riflessione”, ha dichiarato il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga. Dunque, il nodo resta sempre lo stesso: cosa voteranno i cinque stelle? Al momento nulla è deciso, perché “non abbiamo tutti gli elementi per scegliere”, ha spiegato il capogruppo a Palazzo Madama, Stefano Patuanelli. Salvini, però, potrà contare almeno sull'appoggio di Forza Italia, ma non su quello del Pd che sulla colpevolezza di Salvini ha le idee chiarissime.

Zingaretti vince il congresso nei circoli del PD ma non raggiunge il 50%

Alla fine sono arrivati i dati dei congressi di circolo. Ufficiosi, specifica il presidente della commissione congresso, Gianni Dal Moro, per via di diversi ricorsi ancora aperti in particolare in Campania, Calabria e Sicilia. Ma la precisazione del Nazareno non soddisfa la mozione di Francesco Boccia che attacca: “I dati che stanno facendo trapelare sull'affluenza voto nei circoli del Pd sono assolutamente falsi”. Intanto, mentre i dem continuano a discutere sui dati degli iscritti, i risultati ufficiosi diffusi dal Nazareno vedono Nicola Zingaretti in testa con il 47,95% seguito da Maurizio Martina al 36,53% e Roberto Giachetti all'11,23%. Saranno loro gli sfidanti alle primarie. Ottengono un risultato assai più modesto Francesco Boccia che ottiene il 2,91%, Maria Saladino con il 0,71% e Dario Corallo con lo 0,67%.

Dunque Zingaretti vince ma non supera il 50%. E tutti i big schierati con Martina si affrettano a sottolineare che per il governatore del Lazio si tratta di un risultato deludente e che la partita delle primarie è ancora apertissima. È lo stesso Martina a suonare la carica: “Le primarie non sono affatto scontate, il voto nei circoli lo dice, noi possiamo vincere e portare una nuova generazione insieme alla guida del Pd per battere destra e Cinque Stelle”. Ma dalle parti di Zingaretti, la lettura è tutta diversa: “I risultati definitivi delle assemblee di circolo certificano l'ottimo risultato raggiunto dalla mozione Zingaretti. Un risultato uniforme in tutta Italia che ci premia al nord, al centro e al sud. Siamo saldamente primi, distanziando di quasi 12 punti la seconda mozione.

Intanto Carlo Calenda va avanti con il suo progetto per le europee. "Io tiro dritto". Anche se sono diversi i no ricevuti, da Enrico Letta a Emma Bonino fino a Massimo D'Alema. Quest’ultimo in una intervista ha parlato anche del congresso Pd: “Spero che il Congresso dia a Zingaretti la forza di aprire un nuovo corso politico. Credo che se c'è una svolta nel Pd si possa riaprire anche una prospettiva di dialogo a sinistra”. Parole che hanno scatenato il fuoco di fila dei renziani. Dice Andrea Marcucci: “D'Alema sostiene con forza Zingaretti. È un endorsment che rende tutto abbastanza chiaro. Abbiamo bisogno di futuro, non di un'altra ditta dieci anni dopo”.

L’Aula del Senato

Dopo che nella giornata di ieri l’aula del Senato ha ascoltato l’informativa del Ministro degli affari esteri Enzo Moavero Milanesi sulla delicata situazione in Venezuela in quella di oggi non si riunirà. I lavori dell’Assemblea di palazzo Madama sono rimandati a martedì della settimana prossima quando avrà inizio l’esame del disegno di legge Costituzione per la riduzione del numero dei parlamentari.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl su giudizio abbreviato, quello sulla giustizia telematica, sul procedimento monitorio abbreviato e quello sulla lite temeraria. Svolgerà poi alcune audizioni sulle ddl per l’affido dei minori. L’Agricoltura, in sede riunita con la Territorio, svolgerà diverse audizioni sui disegni di legge sul consumo del suolo. In particolare alle 14 di giovedì quelli del Dipartimento della Protezione Civile. La Salute si confronterà sul disegno di legge per la sicurezza nelle professioni sanitarie e per la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare; svolgerà poi diverse audizioni sul ddl relativo alle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale. Infine la Politiche dell’Unione Europea svolgerà alcune audizioni sulla legge di delegazione europea 2018.

L’Aula della Camera

Secondo il calendario dei lavori, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 10 per proseguire l’esame della proposta di legge costituzionale per la modifica dell'articolo 71 della Costituzione in materia d’iniziativa legislativa popolare.

Le Commissioni della Camera

La Commissione Giustizia proseguirà l’esame della proposta di legge la definizione dell’assegno spettante a seguito dello scioglimento del matrimonio o dell'unione civile. Proseguirà il ciclo di audizioni sulla pdl di delega al Governo per l'istituzione del Tribunale superiore dei conflitti presso la Corte di cassazione. La Finanze esaminerà il decreto sul sostegno della Banca Carige Spa - Cassa di risparmio di Genova e Imperia. La Lavoro esaminerà la pdl di modifica dell'ordinamento e della struttura organizzativa dell'Inps e dell'Inail. Infine la Politiche dell’Unione Europea si confronterà sulla Legge europea 2018.



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