Dl Sicurezza, la protesta dei dissidenti M5S si sgonfia
La protesta dei dissidenti M5S sul decreto Sicurezza si sgonfia lentamente, ora dopo ora. Da possibile trappola per l'alleanza di governo con la Lega, la situazione è rientrata sotto i livelli di guardia, permettendo così a Luigi Di Maio e al gruppo dirigente pentastellato di riprendere fiato dopo il grande spavento dei giorni scorsi. Nulla di particolarmente preoccupante, perché la tenuta del Governo non è mai stata in discussione, non foss’altro per la scarsità numerica degli oppositori interni. Ma per circa una settimana il tira e molla con i vari Paola Nugnes, Elena Fattori, Gregorio De Falco e Matteo Mantero ha fatto letteralmente indispettire l'alleato Matteo Salvini, che pensava di aver già blindato l'accordo con l'altro vicepremier ai primi sintomi di malessere nel Cinque stelle e attendeva (tranquillo) di veder approvato il provvedimento, forte della stretta di mano con il socio di maggioranza.
Di Maio ha dovuto faticare non poco per ricomporre quella che sembrava una vera e propria frattura interna. Ci ha provato prima con le buone, dialogando con i dissidenti, provando a smussare gli angoli più duri dell'intesa col Carroccio, ma non è bastato. Così è dovuto ricorrere alle maniere forti, lanciando messaggi inequivocabili d’insofferenza nei confronti dei suoi colleghi e lasciando intendere di essere pronto anche a espellere dal gruppo i 4 senatori, che comunque hanno continuato a tenere alta la tensione difendendo i propri emendamenti. Ma il pressing e la strategia di Di Maio sembrano aver funzionato.
Anche se la questione non è ancora pienamente rientrata, a fine serata il vicepremier ha assicurato che “i voti in aula ci sono tutti” e che nei prossimi giorni convocherà un’assemblea dei parlamentari del M5S. L’obiettivo è quello di ricompattare il partito dopo le forti tensioni derivate anche dagli altri provvedimenti come il decreto Genova al cui interno è stata inserita una norma pro abusivismo nell’isola di Ischia e il decreto fiscale che prevede un vero e proprio condono.
Manovra: riunione a Palazzo Chigi fino a notte fonda
È andata avanti fino a notte fonda la riunione sulla manovra convocata a Palazzo Chigi al ritorno dalla visita lampo del premier Giuseppe Conte in India. L'obiettivo è inviare il testo della legge di bilancio in Parlamento nella giornata di oggi. Lo ha confermato Conte con un post pubblicato sui social, nonostante fonti della maggioranza in serata mettessero in dubbio si riuscisse a chiudere in tempo utile. Sul tavolo di Palazzo Chigi resta la necessità di rispondere ai rilievi dell'Ue, ma nella riunione notturna di Giuseppe Conte e del ministro Giovanni Tria con i ministri M5s Danilo Toninelli e Riccardo Fraccaro, il sottosegretario Laura Castelli e i tecnici del Mef, si sarebbe partiti da uno dei nodi irrisolti del testo della manovra: la guida della cabina di regia sugli investimenti che Toninelli rivendicava per sé.
Una questione tutta interna ai Cinque stelle, secondo la Lega, che ha platealmente disertato il vertice. Ma altre questioni restano aperte nella maggioranza, dalla disciplina di reddito di cittadinanza e quota 100, che dovrebbe essere formalizzata in due ddl collegati alla legge di bilancio, fino a quella delle pensioni d'oro, su cui è nota la prudenza dei leghisti. E, nonostante la Lega definisca il testo chiuso, in ambienti di governo non si esclude che nuove riunioni di rifinitura possano svolgersi prima dell'invio del ddl alle Camere.
Istat, Italia a crescita zero
Ieri l'Istat ha rivisto le prospettive di crescita dell'Italia: nel terzo trimestre del 2018, l'Istituto di statistica ha calcolato che il Prodotto interno lordo (Pil) sia rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, nei dati preliminari corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. Il tasso di crescita sullo stesso periodo del 2017 è in rallentamento allo 0,8%. Secondo la nota “Nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell'economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni”, commentano dall'Istituto. Questo risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall'1,2% del secondo trimestre. La crescita acquisita per il 2018 è ora all'1%. I numeri giungono nella fase decisiva di definizione della prossima manovra economica e mentre si attende la risposta italiana all'Europa, che ha bocciato il progetto di bilancio italiano dando tre settimane di tempo per riscriverlo. E uno dei motivi di scetticismo di Bruxelles è legato proprio alle previsioni di crescita che il governo ha segnato per il prossimo anno: +1,5% del Pil.
Martina si dimette, aperta la partita del congresso nel Pd
Con le dimissioni di Maurizio Martina da segretario il Partito Demoratico imbocca la strada verso il congresso e la sfida delle primarie. L'obiettivo è celebrare le assise prima delle elezioni europee di fine maggio e nei prossimi giorni verrà convocata l'assemblea nazionale dem. I candidati alla leadership dovranno scendere in campo: a contrapporsi a Nicola Zingaretti potrebbe esserci Marco Minniti, che non ha ancora sciolto la riserva e sul quale punta buona parte dell'area renziana. Lo stesso Martina sta valutando se ricandidarsi, cosa che non ha mai escluso.
Dal canto suo Zingaretti chiede “un nuovo gruppo dirigente, dopo 10 anni di sconfitte”, ribadendo di essere stato l'unico a vincere il 4 marzo scorso, rieletto governatore del Lazio. “E' finito il tabù delle alleanze”, sottolinea, ricordando quanto il dialogo sia stato cruciale per la sua riconferma. Ma Zingaretti avverte: “Il fallimento di questo governo provocherebbe una delusione tale nel popolo che la cosa più giusta sarebbe ridare la parola ai cittadini per misurarsi su proposte di governo diverse e casomai alternative. Guai a immaginare governi parlamentari, per motivi anche nobili, ma ci sono alcuni passaggi nella storia in cui devono decidere le persone con il voto popolare".
Marco Minniti, che potrebbe ufficializzare la propria candidatura il prossimo 6 novembre, intanto vuole coniugare la difesa “delle riforme fatte, senza abiure, con la ricostruzione di un rapporto autentico con la società”. Niente distinzioni tra Lega e M5S (“condividono un disegno autoritario”) e quindi niente subalternità, sottinteso al M5S. Il suo sponsor principale è Matteo Renzi che non parla di congresso, ma che insiste sui comitati civici lanciati alla Leopolda.
L’Aula del Senato
L’aula del Senato questa settimana non si riunirà. I lavori riprenderanno lunedì 5 novembre con l’esame del decreto sicurezza e immigrazione.
Le Commissioni del Senato
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali proseguirà l’esame sul decreto sicurezza e immigrazione. La Finanze proseguirà il ciclo di audizioni sul decreto fiscale. La Salute si confronterà sul ddl sulle disposizioni di corpo e tessuti post mortem. La Territorio avvierà il ciclo di audizioni sull’affare assegnato relativo ai nitrati in agricoltura.
L’Aula della Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9 per proseguire l’esame del decreto legge per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, e gli eventi sismici del 2016 e 2017. Al momento mancano da votare circa 90 emendamenti e diversi ordini del giorno. Ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso che i lavori proseguiranno ad oltranza sino all’approvazione del provvedimento; il decreto, passerà poi all’esame del Senato. Come di consueto alle 15 è previsto lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Le Commissioni della Camera
La Commissione Affari costituzionali si confronterà sulla pdl, in quota all’opposizione, sulle nuove norme in materia di cittadinanza. In sede riunita con la Giustizia, esaminerà la pdl per la proroga del termine per l'adozione di disposizioni integrative e correttive concernenti la disciplina processuale dei giudizi innanzi alla Corte dei conti. La Attività produttive alle 8.30 ascolterà i rappresentanti di Energia Concorrente nell'ambito della discussione della risoluzione sulle iniziative urgenti in materia di riscossione degli oneri generali del sistema elettrico.