Ormai è scontro aperto tra Italia e Germania. Berlino non sembra disponibile a sostenere l'agenda economica impostata da Matteo Renzi. Il numero uno della Bundesbank, Jens Weidman, ha attaccato la flessibilità sul patto di bilancio, ha detto che le riforme “vanno fatte e non solo annunciate' e ribadito che “fare più debito non porta crescita”. Una bocciatura senza appello per Roma. Durissima la reazione del governo italiano: “Se la Bundesbank pensa di farci paura forse ha sbagliato paese. Sicuramente, ha sbagliato governo”. L'Italia di Matteo Renzi ribadisce così la linea dura contro quella parte di Germania che nutre pregiudizi e pretende solo di dare lezioni. Nel pomeriggio era stato il presidente Giorgio Napolitano a sottolineare il lungo percorso compiuto dall'Italia: “Bisogna dire che abbiamo fatto molto: l'aggiustamento della finanza pubblica che c'è stato in Italia negli ultimi anni può sfidare qualsiasi termine di paragone”, aveva detto il presidente incontrando i componente della Commissione Ue in visita a Roma, per l'avvio del semestre europeo. Le parole spese dal banchiere tedesco fanno sembrare lontanissimo l'accordo raggiunto sul miglior uso della flessibilità nel patto di stabilità e di crescita e delle sue revisioni raggiunto tra i ventotto Paesi dell'Unione solo una settimana fa. E sembra già sbiadita la fotografia dell'incontro tra Renzi e la cancelliera Angela Merkel che aveva fatto parlare dell'inizio di un asse italo-tedesco, inedito in Europa. Una collaborazione inedita che rischia di essere spazzata via dall'atteggiamento del Partito popolare europeo, formazione politica che non farà nessuno sconto al premier italiano. Roma dovrà ora cercare di non mettere in pericolo la candidatura di Juncker, il Ppe ha già fatto capire di non essere interessato ad una collaborazione con i socialisti che prescinda dal rigoroso rispetto dei vincoli economico-finanziari contenuti nei Trattati Ue. È intervenuto sul tema anche Schauble, ministro tedesco dell'Economia. Il politico della Cdu ha ribadito la necessità di riforme, crescita e investimenti: “Ci si deve attenere a quello che è stato concordato - ha detto - “bisogna però rifiutare il dibattito sulla flessibilità così come viene proposto”. L'esponente dell'esecutivo di Berlino ha poi ribadito che si rende comunque necessario ricercare la crescita e favorire gli investimenti produttivi. Citando più volte i colloqui con Pier Carlo Padoan, Schaueble ha detto che si è parlato di come migliorare la flessibilità in alcuni Paesi. Non è possibile, ha spiegato, che i 6 miliardi destinati alla occupazione non siano utilizzati perché non vi è la possibilità di farlo. Poi il ministro ha allargato l'orizzonte del suo discorso: “Saremo pragmatici. Per cambiare i trattati in Europa servono due anni, non si può ogni volta passare attraverso il sentiero stretto delle regole”. Parafrasando questa dichiarazione, non c'è nessuna intenzione da parte di Berlino di avviare un processo di revisione della normativa sul patto di stabilità né la volontà di favorire un maggiore protagonismo degli investimenti pubblici negli altri ventisette Paesi dell'Unione. Una posizione ferma e inflessibile che è utile a garantire l'innegabile posizione di forza della Germania, l'unico sistema economico che è riuscito a trarre innegabili vantaggi dalla situazione attuale. Insomma, la linea dell'ortodossia e del rigore sarà uno dei principali nemici di Renzi e del Pse. Nei prossimi giorni dovrà fare di tutto per tentare di strappare un margine di manovra più ampio.
Passando alle cose italiane, il presidente del Consiglio è riuscito a blindare il “Patto del Nazareno” firmato a dicembre con Forza Italia. Le riforme costituzionali – almeno per quello che riguarda il dibattito al Senato – sembrerebbero al sicuro da imboscate e dissidi interni agli azzurri. L'incontro di ieri con Silvio Berlusconi è servito a rinnovare gli accordi: gli azzurri garantiranno il proprio voto sul “Senato della Autonomie” ma chiedono che si acceleri anche sull'approvazione della legge elettorale. Due disegni di legge che vedono comunque crescere il livello di dissenso tra i ranghi forzisti: molti sono convinti che rappresentino un regalo per il centrosinistra. Gli scrutini previsti per la prossima settimana nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama sono quindi il vero banco di prova per la maggioranza di governo. Il combinato disposto del dissenso interno al Pd e a Forza Italia potrebbe ancora mettere in pericolo il successo di una riforma che comunque si prepara ad incassare un voto in prima lettura. Il percorso per la riscrittura della seconda parte della Costituzione e del Titolo V resta ancora molto lungo e accidentato. Soprattutto se – almeno a giudicare dalle sue ultime dichiarazioni – Beppe Grillo non collaborerà né sulla riscrittura della Carta né sulla legge elettorale. Raggiungere la maggioranza qualificata in seconda lettura al Senato resta molto difficile.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato che sarebbe allo studio un disegno di riforma dell'Agenzia italiana del farmaco. Il provvedimento – secondo i piani dell'esponente di Ncd – dovrebbe essere portato all'attenzione del Consiglio dei ministri fissato per il prossimo 28 agosto. Intervenendo ad un'assemblea di Farmindustria il ministro ha spiegato di volere un'Aifa più rapida ed efficiente, “qualcosa di simile alla Food and Drug administration statunitense.