Il Consiglio dei Ministri è convocato per le 9.30 di oggi. All'ordine del giorno l'esame preliminare dello schema di decreto legislativo sulla risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori, che modifica un regolamento europeo e la direttiva sull'ADR per i consumatori.
Saranno però le pensioni al centro dell'agenda politica del governo. Palazzo Chigi cerca ancora una soluzione in merito all'esecuzione della sentenza della Corte costituzionale con cui si è stabilita l'illegittimità del blocco dell'indicizzazione delle pensioni disposto da un articolo della “legge Fornero”. Decisione pienamente esecutiva visto che ieri è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Il rebus delle cifre, su cui si stanno confrontando Ragioneria generale e Inps, ancora non è stato risolto, ma rimediare allo stop dell'indicizzazione degli assegni sopra tre volte il minimo, costerebbe, secondo le stime più accreditate, intorno ai 16 miliardi: tra 9 e 12 per il passato, se si scegliesse di restituire “tutto a tutti”, e poi tra 3,5 e 5 quest'anno e per i prossimi. Un salasso davvero difficile da sostenere - senza contare che per il 2015 ci saranno anche da trovare anche 700 milioni per coprire la bocciatura europea, ormai molto probabile, dell'estensione del sistema del reverse charge Iva sulla grande distribuzione. Per questo l'esecutivo sta studiando tutti i rimedi possibili per “minimizzare l'impatto sui conti pubblici”, come ha ripetuto più volte Padoan nelle ultime ore. Ma che sia anche pienamente compatibile con il dettato costituzionale e la giurisprudenza della Consulta, cioè che non rischi di incappare in un altro stop. Dal canto suo il presidente della Corte ha precisato che “le sentenze della Corte che dichiarano la illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge producono la cessazione di efficacia della norma stessa dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Gli interessati, ha aggiunto la Corte, “possono adottare le iniziative che reputano necessarie e gli organi politici, ove lo ritengano, possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali”. Sembra quindi quasi obbligata l'adozione di un decreto-legge in materia di finanza pubblica, provvedimento urgente con cui si potrebbero adottare una serie di tagli lineari sulle dotazioni dei vari Ministeri. Resta poco plausibile l'ipotesi di un intervento graduale nel tempo da modulare in rate per più anni fiscali, soluzione che ha registrato la timida apertura da parte dei sindacati. Trova invece sostegno trasversale la proposta di non riconoscere nemmeno un euro alle pensioni particolarmente elevate. Ipotesi che fa infuriare le opposizioni, a partire dal leader della Lega Matteo Salvini che si dice pronto “da martedì a occupare il Tesoro”, contro uno Stato “ladro che ha derubato 6 milioni di persone”, mentre il Codacons minaccia una denuncia all'Inps. Ma questa linea trova anche consensi, ed è quella su cui insiste il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, che ribadisce che il rimborso a tutti sarebbe “una follia” e propone a sua volta “una soglia di 5mila euro” e di “giocare sul deficit” per reperire le risorse. Per “minimizzare” l'impatto però, secondo alcuni esperti di previdenza, ci potrebbe essere anche un'altra via che permetterebbe allo stesso tempo di rispettare la sentenza. Quella di restituire, anche a tutti, solamente il “buco” aperto dalla norma Monti-Fornero, cioè l'indicizzazione per la parte di importo della pensione fino a 3 volte il minimo, protetta per gli assegni che si fermavano lì. La misura del “Salva Italia” infatti non toccava le pensioni fino a 3 volte il minimo ma per chi superava questa soglia bloccava l'intero l'adeguamento, non solamente la parte eccedente. Sul tavolo del governo resta anche la gestione del fenomeno migratorio. Ieri è stato raggiunto un nuovo accordo con le Regioni e i Comuni: il Viminale ha deciso di potenziare i progetti di integrazione esistenti, riconoscere più finanziamenti agli Enti locali e potenziare le Commissioni territoriali deputate al riconoscimento dello status di rifugiato agli immigrati. Nel fine settimana Palazzo Chigi potenzierà il pressing diplomatico per cercare di limitare le partenze dalle coste della Libia. La settimana prossima il problema sarà nuovamente all'attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.