Al via il secondo giro di consultazioni

Il primo giro di colloqui esplorativi al Colle si è chiuso con un nulla di fatto. Il prossimo appuntamento nell'agenda istituzionale è il secondo giro di consultazioni, che il capo dello Stato avvierà questa settimana e che non ha ancora una data ufficiale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha solo annunciato “qualche giorno di riflessione” affinché i partiti verifichino “le possibili soluzioni per dar vita a un governo”.

I colloqui dovrebbero iniziare non prima di mercoledì e molto probabilmente si terranno in una sola giornata, visto che al Colle non saliranno di nuovo i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, nè il presidente emerito Giorgio Napolitano. Qualora non si registri una svolta, Mattarella non darà una terza chance alle forze politiche: a quel punto è plausibile pensare che darà un incarico esplorativo a una personalità istituzionale, che non necessariamente verrà scelta a palazzo Madama o Montecitorio.

Governo: gelo Di Maio su Salvini

E' stato il giorno di due vertici nella complicata strada che porta al secondo giro di consultazioni. Il primo ha visto riuniti i triumviri del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, Davide Casaleggio e Luigi Di Maio, il secondo, ad Arcore, insieme i tre leader del centrodestra. A fine giornata la sensazione è che nessun passo avanti sia stato fatto per il governo.

La posizione di Luigi Di Maio è netta rispetto a quella del leader del Carroccio che rivendica la premiership per la sua coalizione: “Capisco la difficoltà di Salvini di sganciarsi da Berlusconi, ma da Arcore non può partire nessuna proposta di cambiamento. Se l'idea della Lega è quella di un governo ammucchiata, questa non può essere la nostra. Non è il nostro film. Noi vogliamo portare le lancette dell'orologio avanti e non indietro”. Se, invece, Salvini è interessato al cambiamento “venga al tavolo, discutiamo le proposte per gli italiani e mettiamoci al lavoro per questo Paese”.

Nel frattempo però, con una lunga intervista a La Repubblica, il leader pentastellato ha rivolto un appello al Partito Democratico: “Credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra”.

Alta tensione nel centrodestra. Salvini no ad incarico al buio

Scontro frontale all'interno del centrodestra sulle mosse in vista del prossimo giro di consultazioni al Quirinale, alle qual Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si presenteranno con un’unica delegazione. La polemica si consuma al termine di un vertice ad Arcore tra i tre leader della coalizione, quando viene diffusa una nota congiunta in cui non si citano i Cinque Stelle e si ribadisce la richiesta a Mattarella di un incarico a un proprio leader, ovvero Matteo Salvini. È necessario, recita il comunicato, che “dopo anni di governi nati da giochi di palazzo, il prossimo esecutivo sia rispettoso della volontà espressa dai cittadini nelle elezioni dello scorso quattro marzo”.

Insomma, sulla carta una posizione unitaria ma la coesione è solo di facciata: appena terminata la riunione fonti di Forza Italia fanno sapere che il centrodestra è unito nel chiedere un incarico a Salvini per un governo che vada a cercarsi i voti in Parlamento: un modo per stanare il leader del Carroccio e mettere oggettivamente in difficoltà il suo rapporto con Luigi Di Maio.

Tanto da costringere il leader del Carroccio a diffondere a sua volta un comunicato in cui chiarisce la sua intenzione di dialogare con tutti “a cominciare da Di Maio”: “In settimana, scrive, continuerò a dialogare con altri. L'unica cosa che escludo è di fare un governo insieme al Partito Democratico, che ha fatto disastri negli ultimi sei anni. Se ci saranno i numeri per governare sarò orgoglioso di farlo, altrimenti meglio tornare ad ascoltare gli italiani”.

Più tardi, fonti vicine alla Lega traducono esplicitamente la nota precedente bocciando senza mezzi termini l'ipotesi che Salvini accetti un incarico al buio, senza avere prima in mano una maggioranza chiara. Insomma, nessuna caccia al voto in Parlamento. Fra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni la tensione rimane altissima e in molti sostengono che la tenuta della coalizione sia estremamente precaria e che nonostante le apparenze il leader del Carroccio attenda solamente la mossa di Luigi Di Maio.

Il Pd non cede al M5S e starà all’opposizione

Il segretario reggente del Pd Maurizio Martina ribadisce il no al dialogo con il leader del Carroccio e si chiama fuori dalla partita per la formazione del governo, dopo il vertice del centrodestra ad Arcore e quello di M5S a Ivrea. “La nostra posizione non cambia rispetto a quanto detto al Quirinale” e quindi il Partito Democratico, come deciso dalla sua Direzione Nazionale, rimarrà all’opposizione.

Per Martina i 5 stelle e il centrodestra dopo le elezioni “hanno fatto scelte politiche insieme”, a partire dalle elezioni dei presidenti di Camera e Senato, ma “è evidente che hanno difficoltà perché hanno raccontato agli italiani tutto e il contrario di tutto. Non cerchino di tirare per la giacca noi quando non hanno risolto le ambiguità di fondo che hanno”.

Insomma, da Maurizio Martina nessun ramo d'ulivo neanche nei confronti di M5S. “Contano ideali e coerenza programmatica. Non posso dimenticare che in campagna elettorale il primo argomento dei 5 stelle è stata la demolizione di quanto abbiamo fatto al governo. Non posso dimenticare dall'oggi al domani la grande diversità che ci attraversa”.

Questa posizione però non sembra essere condivisa da tutto il partito a cominciare da due nomi importanti come quello di Dario Franceschini e Andrea Orlando: i due leader, pur rimarcando le enormi differenze di vedute rispetto ai pentastellati, sarebbero per mantenere il dialogo.

L'attenzione in casa dem è rivolta anche all'interno, in vista dell'assemblea del 21 aprile. Martina conferma la sua disponibilità a restare segretario del partito anche dopo l'assemblea per “continuare insieme un lavoro serio di ricostruzione dopo la sconfitta pesante del 4 marzo”. Se l'assemblea dem deciderà di fare le primarie, in campo ci sarà anche Matteo Richetti.



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