Braccio ferro tra Pd e M5S su decreto sicurezza. Il Cdm slitta a lunedì

Braccio di ferro tra Pd e M5S sul decreto sicurezza, su cui, a quanto si apprende, i pentastellati avrebbero chiesto una riflessione supplementare, affrontando il tema in un Consiglio dei ministri diverso da quello dedicato al varo della nota di aggiornamento al Def: varare domenica notte, come previsto, la Nadef e lunedì in un secondo Cdm il decreto su sicurezza e immigrazione. Ma il Pd avrebbe tenuto il punto: la modifica dei decreti Salvini va portata sul tavolo del prossimo Cdm; di qui la decisione, assunta in una riunione dei capi delegazione, di convocare un unico Cdm lunedi alle 21.00. L’opportunità del rinvio, secondo fonti di governo Dem, sarebbe dettata anche dal fatto che domenica sera le urne sono aperte per il voto dei ballottaggi e del primo turno delle comunali in Sicilia e Sardegna. Lo scontro viene negato da diverse fonti di Governo ma le stesse fonti ammettono che in maggioranza il decreto sicurezza è un tema ancora divisivo: una parte del M5S è contraria al ripristino della protezione umanitaria ed è decisa ad attenersi alle mere raccomandazioni del Quirinale per la modifica dei decreti di Salvini; di qui il tentativo di rallentare i tempi di approvazione del provvedimento in Cdm. In serata, dopo una riunione dei capi delegazione con il premier Giuseppe Conte, arriva la mediazione: un unico Cdm lunedì con all'ordine del giorno Nadef e decreto sicurezza, ma anche il ddl “Terra mia” sugli eco-reati. 

Sul Nadef il Governo è ancora al lavoro. Gualtieri punta alla riforma fiscale

Il percorso della Nadef, ovvero la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, si fa quest'anno più tortuoso del solito e, screzi politici a parte, non potrebbe essere altrimenti: se due anni fa i Ministri pentastellati si affacciavano al balcone di palazzo Chigi al grido di “abbiamo abolito la povertà” ora il Governo tira un sospiro di sollievo per una contrazione del Pil al -9%, una sola cifra anziché due, e guarda con preoccupazione al percorso del rientro dal debito che si allunga considerevolmente. Questa è la cornice e per riempirla il calendario sarà serratissimo visto che il 15 ottobre bisogna presentare il progetto di bilancio, il 30 la manovra vera e propria alla luce del lavoro sul Pnrr; poi bisognarà capire cosa fare con i soldi del Recovery fund, che comunque arriverebbero a metà 2021, e se usare o meno le nuove linee di credito Mes. Stando alla tabellina della Nadef, il rapporto Deficit/Pil è stimato al 10,8% nel 2020 ma scenderà al 7% programmatico nel 2021 con un'espansione di 1,3 punti rispetto al tendenziale, poi al 4,7% programmatico nel 2022, al 3% programmatico nel 2023. Il Pil è atteso al -9% nel 2020, con un rimbalzo al +6% nel 2021. Il rapporto Debito/Pil è stimato al 158% nel 2020, in discesa già nel 2021 e per il prossimo triennio. Calcolatrice alla mano, per l'anno venturo il Governo prevede una manovra economica con 21-22 miliardi in deficit, su un totale di almeno 40 miliardi

Oltre alle cosiddette spese indifferibili, servono circa 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale partito a luglio, mentre di più potrebbe costare il prolungamento degli ammortizzatori sociali e del sostegno al reddito per chi è stato maggiormente colpito dalla pandemia, e anche il 2021 ne vedrà gli effetti. Un capitolo fondamentale, su cui sono già partite le discussioni, è quello della riforma del fisco: è un piano complesso, hanno ribadito più volte premier e Ministro dell'Economia, ed entro fine anno dovrebbe arrivare una legge delega ad hoc per avviarlo. Roberto Gualtieri ha sempre indicato due priorità: assegno unico e revisione del sistema Irpef. Ma se sul primo, che comporta il riordino di tutti i bonus e le detrazioni attualmente a disposizione di chi ha figli e costerebbe in manovra circa 5 miliardi, la maggioranza appare compatta, sul secondo punto sono già partiti i distinguo: Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si sono trovati alleati nel chiedere un “tavolo fisco”, senza però che ci sia un accordo sui contenuti, mentre Italia Viva ha già innalzato un segnale di stop sul cosiddetto modello tedesco proposto dal Mef per superare il sistema degli scaglioni e rilanciato da indiscrezioni di stampa. 

C’è fermento e tensione nel centrodestra. Tutti a Catania ma in ordine sparso

Il centrodestra nelle sue diverse anime è ricco di fibrillazione più negative che positive. Quello che appare è che in realtà il matrimonio di convenienza (secondo le proiezioni con qualsiasi legge elettorale la coalizione sarebbe la maggioranza in Parlamento) ormai sia passato alla fase successiva: quella dei separati in casa. Tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni regna ancora il gelo: il leader del Carroccio non avrebbe ancora avuto modo di complimentarsi con l'alleata per l'elezione a presidente dei Conservatori e riformisti europei e non avrebbe concordato una riunione a tre per discutere dei risultati delle regionali con la leader di Fdi e con Silvio Berlusconi. La Meloni comunque sarà a Catania con Antonio Tajani, al fianco di Salvini che sabato sarà a processo per il caso Gregoretti, anche in ragione della campagna elettorale per i ballottaggi nei Comuni di domenica e lunedì prossimi. 

È nel cuore dei partiti, tuttavia, maggiormente in Forza Italia e nella Lega, che si starebbe consumando un vero e proprio travaglio interno. Nel gruppo azzurro di parlamentari c'è una certa fibrillazione: futuro incerto alla scadenza della legislatura, un progetto che non c'è, il perenne andare a rimorchio della Lega, hanno gettato lo sconforto anche nella riunione del gruppo a Montecitorio. È per questo che si guarda con attenzione, soprattutto nell'ala moderata, ai movimenti di Mara Carfagna: la vicepresidente della Camera ha infatti visto Giovanni Toti, un colloquio interlocutorio indirizzato soprattutto ad analizzare i risultati delle regionali di domenica 20 e lunedì 21 settembre. Chi ha avuto modo di parlare con i due ex coordinatori di Fi sostiene invece che “le cose stanno procedendo con tutta la prudenza del caso, ma con lo spirito sano di poter dare risposte a un elettorato che oggi non viene rappresentato”. E dai vertici del partito arriva la risposta piccata: “Non c'è posto per centrini autonomi. Siamo stabilmente nel centrodestra e al suo interno vogliamo avere un ruolo sempre maggiore: serve anche agli alleati per vincere e governare”, tuona Antonio Tajani

Nella Lega, fatte salve le apparenze, non va di certo meglio. Ieri Matteo Salvini ha incontrato a Roma i consiglieri regionali eletti nella scorsa tornata elettorale. “Una bellissima riunione e un risultato che mi riempie d'orgoglio - ha poi commentato - Dai 46 eletti alla precedente tornata la Lega cresce moltissimo e conquista una squadra di ben 74 consiglieri che, da Nord a Sud, metterà a frutto competenze, energie e amore per il proprio territorio”. E se è evidente che Salvini sia stato costretto a cambiare stile aprendo una fase di ascolto del territorio più asciutta e concreta, in Europa i rappresentati leghisti vogliono di più. L'isolamento verso un gruppo troppo estremista come quello di Le Pen comincia a stare davvero stretto, oltre al fatto che la credibilità del partito a livello internazionale non decolla. Di altri posizionamenti però Salvini non vuole sentir parlare: “Gli italiani ci hanno chiesto di cambiare le regole dell'Europa. Chiedermi di cambiare l'Europa con chi la sta governando da anni è difficile”, ribadisce mettendo nel cassetto, ma non togliendo dal tavolo, l'ipotesi di avvicinamento al Ppe di Angela Merkel

Al Senato

Nella giornata di oggi e per tutto l’arco di questa settimana l’assemblea del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno lunedì 5 ottobre con l’esame del decreto agosto.  

Dopo che ieri due senatori del M5S, il siciliano Francesco Mollame e l’emiliano Marco Croatti, sono risultati positivi al Covid sono state sconvocate tutte le Commissioni. Unica eccezione la Bilancio che proseguirà l’esame del decreto agosto e che con la Politiche dell’Unione Europea svolgerà diverse audizioni sulla proposta di “Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”; alle 13.00 ascolterà i rappresentanti di ABI e Confindustria, alle 14.00 il Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri e successivamente i rappresentati di Banca d'Italia, Assaeroporti, Assonime, Ance, Confapi, Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA), Confartigianato Imprese, Confersercenti, Confcommercio Imprese per l'Italia, Casartigiani, Confprofessioni, Alleanza delle Cooperative italiane, Federdistribuzione, Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Coldiretti, Copagri, Confetra e Ania.

Alla Camera

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. I lavori riprenderanno domani alle 9.30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Per quanto riguarda le Commissioni, l’Esteri svolgerà alcune audizioni sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni. La Difesa svolgerà diverse audizioni sulle pdl di delega al Governo per l'istituzione della Riserva ausiliaria dello Stato per lo svolgimento di operazioni di soccorso sanitario e socio-assistenziale. E l’Ambiente ascolterà il Capo Dipartimento Casa Italia, Ing. Fabrizio Curcio, in materia di ricostruzione nelle aree colpite da eventi sismici. 

Il Governo valuta di prorogare lo stato d’emergenza al 31 gennaio 2021

Il governo, a quanto si apprende da fonti dell'esecutivo, starebbe valutando l'ipotesi di una proroga dello stato di emergenza per il Covid-19 fino al 31 gennaio 2021, ovvero a un anno esatto dalla prima messa in campo della misura in seguito alla pandemia. La proroga al momento scade il 15 ottobre ma il perdurare dell'emergenza ha suggerito agli esperti del Comitato Tecnico Scientifico di allungare i tempi. Il dossier è finito sul tavolo della riunione dei capi delegazione con il premier Giuseppe Conte tenutasi dopo il Cdm di ieri sera, nel corso della quale, si apprende ancora, si è parlato anche di come sensibilizzare gli italiani sulla app Immuni. Dal capodelegazione M5S Alfonso Bonafede è stata lanciata un'idea: una maratona tv per invitare gli italiani a scaricare l'applicazione sull’utilità della quale anche il capodelegazione Pd Dario Franceschini avrebbe posto l'accento.



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