Meloni debutta a Vox: “Non siamo mostri, ma patrioti”

“Non siamo mostri, non siamo impresentabili, come ci descrive il racconto del mainstream. Il voto lo ha dimostrato. Viva l'Italia, viva la Spagna, viva l'Europa dei patrioti”: due settimane dopo il trionfo elettorale, Giorgia Meloni sceglie la kermesse spagnola di Vox Viva 22 per tenere il suo primo discorso internazionale, seppure con un video registrato. Molto più che un saluto di cortesia ma certamente non un comizio, il registro della clip è molto diverso da quello usato a Marbella, a giugno, quando le sue parole infiammarono la platea andalusa. Stavolta, non c’è nessuna frase a effetto ma, come spiega lei stessa, dice “a bassa voce” sostanzialmente le stesse cose dette in passato, a difesa del ruolo sociale della famiglia, delle frontiere contro l'immigrazione clandestina, contro il crollo demografico: “Stavolta lo dico a voce bassa così che, forse la stampa e la sinistra domani siano costretti a confrontarsi su questi temi”. Il voto è ormai archiviato e Meloni afferma esplicitamente di provare entusiasmo per questa vittoria, ma sente al contempo “la grande responsabilità” di dover guidare il Paese in questa fase storica così complicata, tra crisi energetica e venti di guerra

Il fatto che tra una settimana potrebbe ricevere l'incarico di prima donna premier si deduce non solo dalle parole più sfumate, ma anche dalla coreografia scelta per il video: la leader di Fdi si mostra molto presidenziale, vestita di rosso, seduta a una scrivania con dietro un Tricolore. Mette subito in chiaro che è “inaccettabile il tentativo di Putin di annettere nuove regioni alla Russia”, quindi sull'energia spera che l'Ue trovi “una soluzione comune e duratura”, cioè il tetto al prezzo del gas. Al contempo incalza Bruxelles ad avere “più coraggio di fronte alle grandi crisi internazionali” e rivendica di aver avuto ragione quando criticava l'Unione di essersi occupata di “materie secondarie che non le competevano”. Non eravamo “populisti o nemici dell'Europa ma lucidi. Ora la grande sfida che abbiamo di fronte è quella di un'Europa capace di riprendere il controllo del suo destino, di avere un ruolo strategico”. 

Quindi parla del suo prossimo Governo, annuncia che trasformerà “queste idee in concrete politiche di governo, come già fanno”, sottolinea, “i nostri amici in Polonia e Repubblica Ceca”, e qui non cita l'Ungheria di Orban. Si augura, poi, che lo stesso “possa accadere tra poco più di un anno a Vox”. È convinta che come in Italia, anche in Spagna e in tutta Europa ci sia una maggioranza di cittadini “che non si riconoscono nelle utopie e nelle ideologie della sinistra” ma, avverte, non si può governare da soli e lancia un monito indiretto ai suoi alleati del centrodestra di casa nostra: “Avremo bisogno di compagni di viaggio leali e affidabili”. “Usano l'alleanza con Vox per definirci impresentabili, come probabilmente accade lo stesso a voi. Ovviamente non può essere impresentabile chi è votato da milioni di cittadini”. Quindi la parola d'ordine è “non avere paura del mainstream” e bocciare ogni intermediazione, a suo giudizio, interessata: “Il popolo vuole capire e ascoltare, e quando ci ascolta capisce che siamo tutt'altro che dei mostri. Andate avanti con umiltà e verità. State certi che questo viaggio condotto insieme sarà bellissimo. Io lo so, voi dovete crederci. Viva Vox, Viva la Spagna, viva l'Italia, viva l'Europa dei patrioti!”.

La destra europea esulta per la vittoria della Meloni 

Da Viktor Orban a Mateusz Morawiecki e Santiago Abascal: per i leader conservatori europei è la vittoria di Fratelli d'Italia alle ultime politiche il più recente motivo di festa, con Giorgia Meloni autentica superstar a Madrid della kermesse annuale di Vox, il suo partito alleato in Spagna. Tra i più entusiasti per il risultato italiano c’è proprio il leader di Vox Abascal, che nel fare gli onori di casa si è congratulato vivamente “per la magnifica vittoria” della destra italiana: “Ci ha riempito di speranza”, ha detto ringraziando Meloni, questa volta presente con un video-messaggio, “una speranza di cui hanno bisogno sia l'Europa, sia la Spagna”; a Bruxelles, ha aggiunto, ci sono “burocrati” che “ostacolano la libertà e la sovranità delle nazioni”. 

Un riferimento diretto all'esito delle politiche è arrivato anche dal primo ministro ungherese, intervenuto al “Viva 22” di Vox con un breve messaggio registrato: “Il treno da Roma è appena arrivato a Bruxelles”, ha affermato Orban, “quello da Madrid, guidato dal mio amico Santiago Abascal, sta per partire”. L'obiettivo, ha aggiunto il leader ultra-conservatore, deve essere “difendere gli interessi nazionali” impedendo che “milioni d’immigrati irregolari invadano i nostri Paesi”. Non ha by-passato i recenti sviluppi elettorali italiani neppure Morawiecki, presente di persona a Madrid: “La Commissione Ue ha deciso di istruire gli italiani su come votare”, ha detto dal palco dell'evento, “non è una presa di posizione adeguata, ma un pessimo atteggiamento”. A Vox sono arrivati messaggi di appoggio anche da leader politici di Paesi del continente americano, in primis l'ex presidente Usa Donald Trump: “Tutti stiamo vivendo una situazione singolare, nella quale abbiamo bisogno di difendere le nostre frontiere e promuovere una buona agenda conservatrice” ha detto in un video di 30 secondi. 

Nel centrodestra proseguono le trattative sui ministri del prossimo Governo

Nel centrodestra si continua a lavorare con l'obiettivo di farsi trovare pronti per la pronta nascita del prossimo Governo, ma restano alcuni nodi. La presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni è al lavoro da ormai due settimane per formare la squadra migliore. Per un nuovo vertice dopo quello di Arcore di sabato, però, bisogna aspettare: ce ne sarà uno plausibilmente nei prossimi giorni, ma non oggi quando la Meloni riunirà gli eletti di FdI nell'auletta dei gruppi parlamentari. Sempre oggi si apriranno le porte del Parlamento ai neoeletti per il disbrigo degli adempimenti burocratici in vista delle prime sedute di Camera Senato in programma giovedì mattina, che faranno scattare un gioco di incastri, perché le nuove presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama rientrano nella trattativa fra Giorgia MeloniMatteo Salvini e Silvio Berlusconi. Se Roberto Calderoli è il nome su cui punta il Carroccio per il Senato, Ignazio La Russa è quello per FdI, che, se la spuntasse, aprirebbe il campo a Riccardo Molinari per la Camera. E qui si apre un nuovo fronte, perché per la presidenza di Montecitorio si fa anche il nome di Giancarlo Giorgetti, che FdI però vorrebbe nel Governo perché lo ritiene una figura valida e di esperienza. Il quadro si arricchisce con la casella del ministero dello Sviluppo economico in palio per Fratelli d'Italia o Lega e non per Forza Italia, per evitare un conflitto d’interessi visto che in capo al Mise c'è il dossier delle televisioni. 

Perplessità anche sull'opportunità di destinare Giulia Bongiorno, legale del leader leghista, alla Giustizia. Alcune fonti, ancora, fanno notare che è improbabile che il segretario leghista vada alle Infrastrutture, dicastero che si occupa anche dei porti e della guardia costiera, per cui si riproporrebbe il cortocircuito sul tema migranti. In casa azzurra, in ogni caso, Berlusconi spinge per un ministero di peso da affidare alla fedelissima Licia Ronzulli (Salute o Istruzione) e ha fatto il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati per la Giustizia, così come Antonio Tajani è in corsa per un ruolo di livello (Esteri o Difesa). Predica ottimismo, intanto, sui tempi della formazione della squadra Adolfo Urso, senatore di FdI e presidente del Copasir, nel salotto di Lucia Annunziata su Rai3: “La volta scorsa, ci hanno messo tre mesi per fare il Governo. Noi abbiamo la forza e la volontà di presentarci insieme. Per noi, quindi, dovrebbe essere più facile anche una lista di ministri”. A suo dire, insomma, si tratterà di “un governo politico” con alcuni “tecnici d'area”; Carlo Nordio, ad esempio, ex magistrato eletto alla Camera per FdI, è un nome forte per il ministero della Giustizia, mentre per il Mef si parla anche di Dario Scannapieco e Fabrizio Saccomanni

Letta assicura: "Il Pd non si scioglie" e chiede l’unità delle opposizioni

A metà mese la Direzione nazionale del Pd dovrebbe riunirsi nuovamente per entrare nel vivo del percorso congressuale che, per Enrico Letta, porterà “entro la fine dell'inverno” alla nascita del “nuovo Partito Democratico”. La direzione di Articolo 1 apre ad una “costituente vera della sinistra democratica” ma avverte: “L' esito non può essere scritto dall'inizio. Bisogna garantire agli iscritti e ai non iscritti di poter contribuire”. Letta assicura che “nulla è deciso” e invita “tutti coloro che vogliono costruire l'alternativa” alle destre a partecipare. La discussione coinvolgerà anche il nome del partito, ma lo scioglimento è escluso: “Abbiamo 5 milioni d’italiani che ci hanno votato e chiesto di fare opposizione”, afferma il leader dem, secondo cui “l'opposizione rigenererà il partito e il centrosinistra”, con una “nuova generazione che deve prendere il comando.” Nei prossimi giorni sarà presentata l'agenda dei dem in Parlamento, una proposta che spazierà dal disallineamento, anche solo a livello nazionale, del prezzo del gas da quello dell'energia elettrica, al salario minimo, fino allo ius scholae

“Dobbiamo essere pronti a fare la prima opposizione a questo Governo, sia in Parlamento sia nel Paese, in piazza quando necessario”, esorta Letta che già inizia ad attaccare frontalmente la premier in pectore Giorgia Meloni: “Il suo primo gesto di politica estera è stato partecipare oggi all'evento della destra spagnola, con i post-franchisti di Vox. Mi sarei aspettato qualcosa di più europeista e unitario”. Sul M5S ha ribadito che il partito “ha svolto un ruolo importante” e ha sicuramente “preso voti da sinistra”; “Noi governiamo con loro” in alcune regioni come il Lazio, dove si tornerà al voto e quindi “Io spero che faremo un'opposizione il più unitaria possibile, altrimenti faremo il regalo più grande a Meloni”. Il clima nel Pd, però, resta teso e le fibrillazioni sulla leadership contagiano anche le donne dem: a testimoniarlo è un comunicato non firmato diffuso al termine della loro conferenza di sabato in cui si chiedeva un passo indietro a “tutti i vertici del partito” compresa la portavoce, Cecilia D'Elia. Letta, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, si dichiara “neutrale” sulle candidature alla segreteria, pur avendo le sue “idee”. Bonacchini e Schlein? “Grandi risorse e ricchezze per il futuro del centrosinistra, così come altri. Molti hanno ironizzato sul fatto delle troppe candidature, io penso sia un bene”. Poi fa sapere che non tornerà in Francia, come vorrebbe la destra, ma resterà in Aula a fare opposizione: “E quando ci sarà una crisi saremo lì a chiedere le elezioni anticipate”. 



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