Conte allarga la discussione sul Recovery alle Camere ma è stallo sul Mes
La Festa dell’Unità, la conferenza stampa sulla scuola, il blitz tv su Mediaset. Sembrano già lontani i giorni del silenzio di Giuseppe Conte: il premier, con le regionali in vista e una maggioranza in ebollizione, è passato alla controffensiva. Dalla sua, ci sono la carta del consenso e lo scudo del Recovery Fund. Ed è soprattutto quest'ultimo il jolly che Conte giocherà per stabilizzare il Governo, che, è il suo ragionamento, non può capitolare davanti “al dovere morale” di risollevare l'Italia con le risorse Ue. Ma anche il Recovery Fund ha un suo “dark side”: è il Mes, sul quale, cresce l'assedio al capo dell'esecutivo. Sarà Conte, comunque, a trattare con i vertici Ue a metà ottobre, quando in un Consiglio europeo che si annuncia cruciale il premier porterà sul tavolo le linee della manovra economica e quelle che guideranno il Recovery italiano. Il premier ha tempo: la data del 15 ottobre, che lo stesso Governo a luglio indicava come deadline, si è rivelata la primissima tappa della trattativa con l'Ue sul Recovery Plan, che, sotterraneamente, potrebbe cominciare già nelle riunioni europee di settembre ma che finirà solo nel primo quadrimestre del 2021 con l'ok formale al piano. E il dilatamento dei tempi ha un primo effetto benefico: allunga anche la durata del Governo.
La stabilità non esclude il rimpasto nel caso di un risultato molto negativo alle regionali. Intanto Conte gioca la carta del dialogo con tutti sulle riforme economiche, con le forze parlamentari, ma anche con quelle “sociali, culturali, economiche”. Si preannuncia una nuova girandola di incontri a Palazzo Chigi, con Confindustria, con i sindacati, con i rappresentanti della società civile. Del resto, già la riunione del Ciae di ieri, assieme a Conte, Enzo Amendola e i Ministri competenti, ha visto la partecipazione di Regioni e Province Autonome; oggi il vertice a Chigi con i capigruppo della maggioranza completerà il primo cerchio. Entro il 15 ottobre le linee guida del Recovery Plan finiranno in Parlamento, con un'incognita: ci finirà anche il Mes? Palazzo Chigi, al momento, ne esclude la possibilità. Ma sul fondo salva Stati è scattato l'assedio; perfino Roberto Gualtieri, citato dallo stesso Conte come sparring partner nella valutazione se attivare o meno il Mes, fa un'apertura non di poco conto: “Consideriamo il Mes importante, vogliamo massimizzare l'uso delle risorse Ue”, sottolinea. Dalla parte di Conte resta Dario Franceschini e tutto il PD mentre nel M5S rimane fermamente e ideologicamente contrario, e neanche Luigi Di Maio si smuove dalla posizione, benché la tregua con Conte sia consolidata.
Il Governo lancia le sue priorità sul Recovery e la riforma del fisco
Il Governo fissa le sue priorità per l'utilizzo dei 209 miliardi di fondi europei anche se i tempi per l'accesso alle risorse saranno lunghi. Al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha ricordato il ministro Roberto Gualtieri, ci saranno “innovazione, digitalizzazione, sostenibilità ambientale, infrastrutture, coesione sociale e territoriale”: sei macro-missioni, cui si aggiunge anche la sanità. In cima alla lista delle infrastrutture, ad esempio, c’è il completamento dei corridoi transeuropei Ten-T e dell'alta velocità, che includono la Tav Torino-Lione, su cui probabilmente il Parlamento vorrà dire la sua così come sui piani per istruzione e formazione universitaria o per la riforma fiscale. Il fisco è nella lista delle riforme che accompagneranno il Recovery plan italiano su cui, ha ribadito Gualtieri in un’intervista al Foglio, si potrà intervenire proprio grazie agli spazi di bilancio che si creeranno grazie alla spinta alla crescita che arriverà dagli investimenti con i fondi Ue. La manovra, intanto, andrà messa a punto con risorse interne e i margini, quindi, non saranno molto ampi visto che la leva del deficit è stata già ampiamente usata proprio per fronteggiare i danni dell’emergenza coronavirus. Non a caso le bozze del Pnr indicano entro il 2020 la presentazione di una delega per la riforma del fisco, con i decreti attuativi da presentare entro il prossimo anno.
Nel 2021, insomma, potrebbe vedere la luce la sola riforma degli aiuti alle famiglie con l'entrata in vigore dell'assegno unico per i figli fino a 18 anni: la delega è al voto finale del Senato ma poi serviranno almeno altri 5-6 miliardi per finanziare il nuovo strumento, che assorbirà i vecchi bonus ma anche gli assegni familiari e le detrazioni per i figli a carico. Qualche margine potrebbe arrivare dai risparmi sugli interessi grazie all'arrivo dei fondi Sure ma anche dalle risorse stanziate e non spese per alcune misure anti-Covid, a partire dal bonus vacanze, per il quale sono stati stanziati 2 miliardi ma al momento è stato impegnato poco più di mezzo miliardo. Anche la Cig-Covid potrebbe non utilizzare tutte le risorse disponibili: i conteggi si potranno fare solo a fine anno, quando si potrà calcolare la differenza tra le ore di cassa straordinaria prenotate e quelle effettivamente utilizzate dalle aziende. Di sicuro, ha confermato Conte, il governo vuole “ripensare integralmente il sistema degli ammortizzatori sociali” che, in piena pandemia, ha mostrato tutti i suoi limiti, sia per i tempi lunghi di erogazione sia per le tipologie di lavoratori esclusi.
La maggioranza si spacca sull’età dei senatori, Iv contro Pd e M5S
Palazzo Madama ha approvato la riforma che modifica l'articolo 58 della Costituzione abbassando l’età dell’elettorato per l’elezione dei senatori. Ma la maggioranza si spacca su quella per essere eletti: non più 25 anni, restano i 40 richiesti oggi. A segnare la distanza è Italia Viva, che non partecipa al voto in dissenso proprio sull'elettorato passivo: una novità voluta dalla maggioranza a gennaio, ma cancellata nelle ultime ore. A spingere per questo è una fronda di 5 Stelle, segno di un Movimento sempre più ingovernabile. Dietrofront anche del Pd che cede all'alleato, per non far saltare tutta la riforma. Il risultato si conta in aula: 125 voti favorevoli, nessuno contrario e 84 astenuti (Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega). La legge costituzionale tornerà quindi alla Camera e poi di nuovo al Senato per gli ultimi due passaggi; in entrambi serve la maggioranza assoluta dei componenti. A meno di due settimane dal referendum sul taglio del numero dei parlamentari questa suona a molti come una conquista a metà, che mette a rischio la tenuta della maggioranza. Non a caso il capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci la definisce “una riforma parziale ma importante”, in nome di una maggiore omogeneità tra le due Camere e di una minore ingovernabilità. Le opposizioni contestano proprio l'effetto fotocopia tra le due assemblee, per cui una diventerebbe di troppo. Di contro, i renziani denunciano che il doppio abbassamento dell’età sull'elettorato era nell'accordo di maggioranza sulle riforme. Insomma i traditori sono M5S e Pd, tuonano.
Al Senato
Nella giornata di oggi l’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.00 per lo svolgimento delle interrogazioni e, a partire dalle 15.00, svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il decreto, approvato la settimana scorsa dalla Camera, sulle misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata lo scorso 31 gennaio 2020. La Bilancio esaminerà il decreto agosto e alle 13.30, in sede riunita con Politiche UE e con le rispettive della Camera, ascolterà il Ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La Finanze esaminerà il ddl sull’imposta di registro sugli Atti giudiziari e il ddl per l'istituzione delle zone franche montane in Sicilia. La Commissione Industria audirà i rappresentanti di Federmetano sull’affare assegnato relativo al settore dell'automotive italiano e le implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica. La Lavoro ascolterà i rappresentanti di Inclusione Donna sull’affare assegnato riguardante le ricadute occupazionali dell'epidemia da Covid-19, le azioni idonee a fronteggiare le situazioni di crisi e necessità di garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro. La Sanità esaminerà il ddl per l’istituzione dello psicologo delle cure primarie.
Alla Camera
Dopo che ieri ha votato la fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per l’approvazione definitiva del decreto semplificazioni. Infine, alle 15.00 svolgerà le interpellanze urgenti.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali riprenderà il confronto sulla legge elettorale di cui, secondo gli accordi della maggioranza, dovrebbe fissare il testo base, ed esaminerà la pdl costituzionale sull’elezione del Senato e la riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica. La Giustizia esaminerà l’ordinanza europea di sequestro conservativo su conti bancari al fine di facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale, e, in sede riunita con la Agricoltura, lo schema di decreto legislativo relativo al protocollo di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione nell'Unione. Alle 13.00, la Ambiente ascolterà il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La Trasporti alle 8.15 audirà il Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund nel settore delle comunicazioni e sulla realizzazione della rete unica. La Affari Sociali alle 8.00 sentirà il Ministro della salute Roberto Speranza e alle 14.00 la Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. L’Agricoltura esaminerà la proposta di legge per la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.