Draghi è pronto a una nuova stretta per frenare l’emergenza Covid
Il Governo di Mario Draghi ha pronta la stretta e sarà contenuta in un decreto legge che sarà varato oggi dal Consiglio dei ministri convocato alle 11.30. L'ex Bce abbandona i Dpcm, che hanno segnato il primo anno di pandemia e scandito i tempi dell'esecutivo di Giuseppe Conte, per una formula che sarà messa a disposizione, come aveva chiesto a più riprese il centrodestra, del Parlamento. La pandemia da Coronavirus corre veloce e i dati sono impietosi; il peggioramento dell'indice nazionale e di quello delle regioni infatti impone una svolta drammatica, con la richiesta ai cittadini italiani di affrontare nuovi sacrifici. Il piano vaccini che si sta realizzando in modo capillare, grazie all'approvvigionamento che l'esecutivo e l'Europa stanno pretendendo dalle case produttrici, non può essere vanificato senza tentare di fermare questo innalzamento dei contagi. Draghi, sostenuto dalla sua squadra, non ha altre possibilità che sposare la linea rigorista degli scienziati e quindi il parametro i 250 casi per 100 mila abitanti fanno scattare autonomamente la zona rossa. Nel provvedimento, che sarà in vigore da lunedì 15 marzo, sarà inoltre prevista una zona rossa nazionale per tutte le festività pasquali. In pratica con la nuova regola, che inasprisce il sistema di passaggio tra le fasce di rischio: le regioni che sono in giallo passeranno in arancione e quelle in arancione in rosso. L'innalzamento della curva dei contagi a causa anche delle varianti è infatti più grave del previsto. Senza le nuove misure di fatto da lunedì l'unica regione che sarebbe rimasta gialla sarebbe stata la Sicilia.
La Calabria e il Lazio rischiano, infatti, con i dati di ieri di finire direttamente in rosso con un doppio salto, mentre per Valle d'Aosta, Liguria e Puglia, con l'Rt intorno a 1, è quasi certo il passaggio in arancione. Il Nord della penisola, da lunedì, dovrebbe diventare una grande macchia rossa con Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, le province di Trento e Bolzano, che si estenderebbe a Marche, Basilicata, Campania e Molise. Resterebbero arancioni Umbria, Abruzzo, Veneto e la Toscana, quest'ultima osservato speciale. Anche la Sardegna, che ha registrato un aumento dei casi, potrebbe lasciare la fascia bianca e entrare in arancione facendo compagnia alla Sicilia. Già così la fisionomia della penisola cambierebbe drasticamente: con l'inserimento del nuovo parametro l'aspetto cromatico dovrebbe avere una prevalenza di rosso. Sarà comunque il monitoraggio dell'Istituto superiore di Sanità di oggi a chiarire le criticità nazionali e regionali, dopo aver già invocato una restrizione la scorsa settimana. In mattinata, intanto, le nuove misure saranno presentate dal Governo a Regioni, Upi e Anci, in una riunione informale, in videoconferenza, cui parteciperanno i Ministri Mariastella Gelmini e Robero Speranza, accompagnati da Miozzo, Brusaferro e Locatelli; dopo il varo del dl e la firma del capo dello Stato il titolare della Salute procederà poi con le nuove ordinanze.
Letta oggi scioglierà la riserva sulla segreteria del Pd
Enrico Letta parlerà solo questa mattina; l'ex premier è tornato ieri a Roma evitando qualunque dichiarazione, ma tutto il Pd di fatto lo considera già segretario e persino le minoranze di Base riformista e dei Giovani turchi sembrano essere ormai disposte a votarlo. Letta ha trascorso la giornata a casa, al telefono con i leader del partito ma anche impegnato in videoconferenze e nessuno dubita ormai sulla decisione che verrà annunciata oggi. Intanto, Nicola Zingaretti ha scritto un lungo post su Facebook spiegando di nuovo le ragioni della sua decisione e dando praticamente per scontato il passaggio di testimone: “Tutto il sistema politico italiano sta ridefinendosi. Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo. Sono convinto che la soluzione più forte e autorevole per prendere il testimone della segreteria sia Enrico Letta. La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche”. Base riformista annuncerà oggi pomeriggio la propria posizione, dopo l'ufficializzazione della decisione di Letta, ma, nonostante le resistenze di molti, sembra ormai probabile che alla fine anche l'area di Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Andrea Marcucci darà il proprio sostegno.
“Gli zingarettiani stanno provando a tenerci fuori - dice uno degli esponenti della corrente, continuando a ripetere che Letta è un'operazione loro - ma non cadremo nella trappola". Graziano Delrio, dell'area Fianco a fianco, già nei giorni scorsi aveva sostanzialmente dato l'ok e ieri è stata Debora Serracchiani a dire che ora “è il momento di mettere da parte casacche e scuderie e preoccuparsi di quello che conta davvero per l'Italia e per il Pd”. Francesco Verducci, dei Giovani turchi, assicura: “Riconosciamo la grande autorevolezza di Letta, è una fase difficile e serve un profilo come il suo. Però per noi conta aprire una fase nuova, lasciarci alle spalle la subalternità al M5S e quindi attendiamo di sapere cosa dirà”. Nemmeno gli stop al congresso anticipato sembrano essere più un problema per le minoranze. Nicola Oddati, coordinatore nella segreteria di Zingaretti, ribadisce che “la maggioranza congressuale che ha eletto Zingaretti pensa che Letta sia la figura più autorevole per guidare il Pd. Deve essere quindi una candidatura e di conseguenza un segretario che ci porti fino alla scadenza naturale prevista dalle primarie. Una guida così autorevole non può essere un segretario di transizione”. Nessun problema, dice Dario Nardella, uno degli esponenti che aveva fatto infuriare gli zingarettiani nelle scorse settimane: “Letta ha tutto il diritto di porre condizioni per fare il segretario, è una personalità importante che non si può spendere per una breve parentesi, questo è chiaro a tutti”.
Il M5S entra nella giunta Zingaretti della Regione Lazio
In Regione Lazio la maggioranza di centrosinistra “ci ha proposto di entrare a far parte della Giunta Zingaretti dando così ulteriore seguito e istituzionalizzando quell'esperimento di collaborazione sui temi avviato proprio nel Consiglio regionale del Lazio sin dall'inizio di questa legislatura, nell'aprile 2018, concretizzatosi poi a livello nazionale, dall'agosto 2019, prima con l'alleanza Pd-M5S del governo Conte II e poi con l'attuale governo Draghi, rafforzata di recente al Senato con la costituzione dell'intergruppo Pd-M5s-Leu”. È quanto si legge in una nota dei consiglieri regionali M5s del Lazio: “I presupposti di questo possibile scenario sono nati nel tempo, man mano che, dai banchi dell'opposizione, riuscivamo a inserire temi e obiettivi specifici nell'agenda politica del Consiglio regionale e della Giunta e che oggi costituiscono le basi per governare insieme anche nel Lazio” spiegano i consiglieri; “Anche se il centrosinistra ha la maggioranza numerica in Consiglio regionale, e quindi non avrebbe bisogno dei nostri voti, ha voluto offrirci la possibilità di impegnarci in prima persona nell'attuazione di quei punti programmatici che abbiamo già inserito insieme in quei documenti di programmazione affrontati negli ultimi mesi”.
I consiglieri del M5S Lazio sottolineano che “in linea con quanto realizzato a livello nazionale con il governo Draghi, verrà istituito il nuovo Assessorato regionale alla transizione ecologica e alla trasformazione digitale, che è stato proposto a Roberta Lombardi, attuale presidente del Gruppo M5S in Regione Lazio, che riunirà le competenze relative all'ambiente, allo sviluppo sostenibile e alle sue specifiche declinazioni (energia, decarbonizzazione, mobilità, economia circolare e più genericamente tutto ciò che include investimenti nell'ottica della transizione), e alla Digitalizzazione, a partire dallo sviluppo della banda larga sui territori e all'implementazione dell'agenda digitale regionale, e che sarà quindi dedicato all'asset principale cui sono rivolte le risorse Ue del Recovery fund”. Un secondo Assessorato, che avrà le deleghe a Turismo, "settore fondamentale per il rilancio economico della nostra regione colpito duramente dagli effetti della pandemia, agli enti locali, semplificazione amministrativa, polizia locale, sicurezza urbana, è stato proposto alla consigliera Valentina Corrado, vice presidente in commissione Bilancio e già responsabile enti locali del M5S. Purtroppo per il momento non è stato possibile far votare i nostri iscritti ma, visto che questo percorso di condivisione sui temi oltre a trovare una rispondenza nell'assetto nazionale già dal Conte II è stato anche condiviso e approvato dal cofondatore e Garante del Movimento Beppe Grillo e dal reggente del M5S Vito Crimi, abbiamo deciso di proseguirlo e potenziarlo accettando la proposta di entrare nella Giunta Zingaretti. Ci auguriamo che questo passaggio inauguri una più ampia stagione di collaborazione”, concludono i 5stelle.
Nonostante i tentativi di mediazione, rimane la distanza tra M5S e Rousseau
Potrebbe slittare ancora la tregua fra il Movimento 5 stelle e l'Associazione Rousseau presieduta da Davide Casaleggio, da mesi contrapposti in un aspro scontro politico. “Il punto di caduta non è stato trovato, ci si lavora ancora. Non abbiamo tempistiche prevedibili”, dice una fonte di alto livello del M5S. “Abbiamo bisogno di una partnership”, hanno sostenuto da Rousseau nell'evento on line di presentazione del Manifesto Controvento. Su un possibile compromesso lavora il Comitato di garanzia presieduto dal capo politico reggente Vito Crimi con Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, con il supporto dei legali del Movimento e la discreta supervisione di Beppe Grillo. Ma si tratta anche con la “controparte”, cioè con Casaleggio. Il guru della “democrazia digitale” della rete, erede del cofondatore del M5S Gianroberto Casaleggio, ha ancora un rapporto diretto con Grillo, che ha cercato in questi mesi di mediare fra la ex “casa madre” milanese e i vertici del M5S. Ma con l'avvento del governo Draghi, lo scontro sul quesito da presentare sulla piattaforma Rousseau (poi approvato dal 60% degli iscritti), le espulsioni di alcuni big e di molti parlamentari, l'abbandono di Alessandro Di Battista, lo scontro è diventato una frattura apparentemente insanabile. Casaleggio rivendica ad ogni piè sospinto le spese sostenute da Rousseau: la richiesta di partenza è il saldo di circa 450mila euro di arretrati.
E anche Giuseppe Conte, per andare avanti con il mandato di riprogettare il M5S affidatogli da Grillo, potrebbe aver bisogno di una votazione on line su Rousseau per cambiare lo statuto. Votazione che però Casaleggio ha il potere di bloccare, in mancanza di una intesa anche sulle pendenze economiche. La presentazione del Manifesto Controvento, già prima dell'evento era stata interpretata come un aperto atto di ostilità dal ponte di comando del M5S. Il capo di Rousseau ha cercato di smarcarsi dalle accuse di voler fare un suo partito: “È un manifesto sul metodo”, ha rivendicato. Ma di quel “metodo” rivendicato nel Manifesto fanno parte, per dirne una, le regole sul limite dei mandati elettivi, che negli ambienti parlamentari stellati in molti considerano inevitabile superare. Nessuno immagina che Luigi Di Maio vada a casa a legislatura finita, dopo essere stato in questi anni vicepresidente della Camera, capo politico e tre volte ministro. Per il momento la distanza rimane considerevole le prossime ore ci diranno se effettivamente ci sarà la volontà di trovare un punto di mediazione o se le strade di M5S e Rousseau andranno per direzioni opposte.