Quella che è trascorsa è stata una settimana molto complessa ma politicamente poco rumorosa. A fare eco è stata l’uscita del nuovo libro di Matteo Renzi che ha provocato non pochi malumori sia per la richiesta all’Europa di tornare alle regole di Maastricht per 5 anni e sia per la ricostruzione dell’avvicendamento di Governo tra l’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta e lo stesso Renzi.
A sinistra è proseguito il dibattito, più o meno coinvolgente, sulle alleanze e Giuliano Pisapia ha dichiarato che non si candiderà. Nel Centro Destra, grazie all’aggravarsi della questione migranti, prosegue l’ascesa di Matteo Salvini nei sondaggi mentre Forza Italia sembra stare ancora alla finestra.
Dal punto di vista dei lavori parlamentari, il Senato è stato impegnato tutta la settimana nella complicata discussione del decreto vaccini, mentre la Camera, fra le polemiche e il voto contrario dei bersaniani di Mdp, ha approvato il decreto per il salvataggio delle banche venete.
Al Senato
Nella giornata di oggi l’ Assemblea e le Commissioni del Senato non terranno sedute. Nel corso della settimana, l’Aula di palazzo Madama ha discusso, tra non poche polemiche, il decreto vaccini. La procedura non è stata conclusa e si prevede che lo sarà probabilmente la settimana prossima. Dopo la scelta del Governo di non porre la questione di fiducia a seguito del patto tra Partito Democratico e Forza Italia, per tutta la settimana è proseguito il lento confronto sui molti emendamenti presentanti. Durante la discussione sono state approvate diverse proposte di modifica, nello specifico sono state diminuite le sanzioni amministrative ed eliminata la revoca della patria potestà per la mancata vaccinazione. Ma è stato anche deciso l’obbligo di vaccinazione per i minori stranieri non accompagnati, e affidato all'Aifa la pubblicazione di una relazione annuale.
Mercoledì era saltato l'emendamento che rendeva obbligatorie le vaccinazioni per medici e insegnanti (quello approvato dalla Commissione Igiene e Sanità ma bocciato dalla Commissione Bilancio), ma la maggioranza vuole assolutamente reinserire questo obbligo e ha già presentato una nuova formulazione sulla quale si dovrà decidere. Nel corso dell'esame del decreto in Aula, si è deciso di accantonare l'emendamento dei Cinque Stelle a firma di Paola Taverna che propone la formulazione monocomponente per i Vaccini obbligatori, cioè la possibilità di superare la formula tetravalente ed esavalente e dare la possibilità di vaccinarsi per singole patologie, evitando quelle per cui si è già immuni. Durante la discussione alcuni emendamenti all'articolo 1 sono stati accantonati a seguito di una precisazione del senatore Giorgio Tonini (Pd), presidente della Commissione Bilancio, sulla procedura seguita dalla commissione per verificare la copertura finanziaria.
Alla Camera
Passando all’altro ramo del Parlamento, oggi l’Assemblea di Montecitorio torna a riunirsi a partire dalle 10 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti mentre le Commissioni non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, la Camera ha approvato, con voto di fiducia, il decreto legge per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Il decreto, approvato con 211 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti, passa ora all’esame del Senato che dovrà approvarlo entro il 24 agosto. Da segnalare il voto contrario dei deputati di Mdp. Il provvedimento garantisce la continuità del sostegno al credito delle famiglie e delle imprese del territorio e contemporaneamente facilita la liquidazione coatta amministrativa delle due Banche dichiarate dalla Bce in condizioni di dissesto.
Per garantire la continuità viene disposta un'iniezione di liquidità di circa 4,8 miliardi di euro e la concessione di garanzie statali, per un ammontare massimo di circa 12 miliardi di euro, sul finanziamento da parte di Intesa Sanpaolo della massa liquidatoria dei due istituti. Si procederà al rimborso al 100% degli obbligazionisti retail, con un contributo del 20% da parte della stessa Intesa. Il provvedimento non ha subito modifiche in Commissione se non l'inserimento del testo deldl bond, il decreto che sospende per sei mesi il rimborso dei bond delle banche che hanno chiesto la ricapitalizzazione preventiva.
E se anche Pisapia non si candida?
“Non penso neanche lontanamente di candidarmi alle prossime elezioni”: è categorico Giuliano Pisapia, fondatore di Campo Progressista. “Non ho incarichi istituzionali e non ambisco a nessun ruolo” è stata la premessa dell’ex Sindaco di Milano. In una nota, Pisapia poi aggiunge: “Come ho detto in più occasioni, ho scelto di proporre un percorso aggregante e unificatore in risposta ai tanti cittadini e alle tante realtà associative e sociali che hanno espresso la necessità e l'urgenza di un nuovo campo largo che sia in grado di assumersi responsabilità di Governo e che contrasti la destra, il populismo e la demagogia. Da quando ho iniziato questo percorso ho sempre detto che non avevo velleità personali, ma che mi interessava solo il futuro del nostro Paese. Anche oggi ho ribadito questo concetto”.
E' una presa di posizione importante i cui effetti politici sono ancora tutti da comprendere. Per ora quindi Pisapia sembra più interessato a riunire il campo della sinistra, un proposito che può contare sull’appoggio di Romano Prodi. Il fondatore dell'Ulivo è più che mai attivo per raggiungere l'obiettivo massimo del leader di Campo Progressista, l’unità di tutti, e negli ultimi giorni ha parlato non solo con Andrea Orlando ma anche con esponenti dell'area di Emiliano per convincerli che bisogna stare tutti uniti così da mettere davanti a un aut aut Matteo Renzi, recalcitrante al ritorno del nuovo Ulivo.
Ieri Andrea Orlando è tornato a smentire una nuova ipotesi di scissione nel Pd ed ha ribadito di “voler lavorare per costruire un centrosinistra largo, civico”. Sarà il possibile doppio appuntamento, a novembre, delle elezioni regionali in Sicilia e forse anche in Lombardia a spingere i vari attori e comprimari a fare presto delle scelte. Dopo il deludente risultato delle amministrative e nonostante la chiusura di Matteo Renzi a prendere in mano il dossier delle alleanze, Romano Prodi ha continuato a tessere la tela.
Intento ieri la Sindaca di Roma Virginia Raggi si è presentata, per delle dichiarazioni spontanee, davanti ai magistrati che l'accusano di falso per la nomina di Renato Marra (fratello dell'ex capo del personale Raffaele arrestato il 16 dicembre scorso per corruzione) a capo dell'ufficio promozione Turismo e di abuso d'ufficio per quella di Salvatore Romeo al vertice della sua segreteria. La Sindaca dei Cinque Stelle, che era già stata interrogata il 2 febbraio, nei giorni scorsi aveva fatto consegnare in Procura gli esiti di una serie d'indagini che, secondo la sua difesa, definivano meglio la vicenda di Marra: cioè che non fu lei a nominarlo, ma che si limitò ad avallare una decisione presa dall'assessore al Turismo Adriano Meloni.
All’indomani della risposta, informale, della Commissione europea alla richiesta del Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan di un taglio del deficit strutturale dell'Italia pari allo 0,3 del Pil, il Commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici rispondendo ai giornalisti durante una conferenza stampa ha chiarito che: “Se avessimo voluto dare una cifra, l'avremmo indicata nella lettera al ministro Padoan. La nostra lettera non contiene invece cifre, e questo è voluto, ma comporta un ragionamento sui passi possibili nelle regole Ue e le deviazioni non autorizzate. La nostra lettera innanzitutto spiega che faremo una valutazione qualitativa di tutti gli indicatori pertinenti, perché la finalità di tutto questo è economica, ed è la crescita in Italia”.