Mattarella vede Meloni per un confronto sulla giustizia
Ieri al Quirinale c’è stato l'atteso colloquio tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. Al termine del Consiglio supremo di difesa, i due si sono chiusi nello studio alla Vetrata per quasi un'ora di faccia a faccia: bocche cucite sull'andamento del confronto. Da fonti di Governo si apprende solo che è stato un incontro ad “ampio raggio”, come avviene di frequente, sui temi al centro dell'agenda, quindi anche la giustizia. Proprio questo era il tema più “caldo”, dopo le polemiche sui casi Santanchè, Delmastro e La Russa che hanno agitato l'esecutivo e aperto uno scontro tra Governo e magistratura. Mercoledì, al termine del vertice Nato, la premier aveva assicurato di non volere “alcun conflitto” con le toghe, intestandosi però la nota informale di Palazzo Chigi della scorsa settimana in cui si accusava parte della magistratura di fare “opposizione” e “campagna elettorale”. Ad alzare la tensione, poi, è arrivata anche l'uscita del ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla necessità di “rimodulare” il concorso esterno in associazione mafiosa, ipotesi subito stoppata dal sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano.
Appaiono come segnali il fatto che Mattarella non abbia ancora firmato la riforma della giustizia e che avesse ricevuto Margherita Cassano prima Presidente della Cassazione e Luigi Salvato Procuratore Generale della Cassazione. Non è escluso che, nel corso del colloquio, il capo dello Stato abbia auspicato un abbassamento dei toni, anche per mettere le Camere in grado di esaminare con serenità la riforma. Sul via libera alla presentazione alle Camere è difficile che Mattarella abbia nulla da eccepire visto che poi toccherà al Parlamento pronunciarsi (si tratta infatti di un ddl e non di un decreto che entra immediatamente in vigore); inoltre, non è escluso che il Governo possa modificare le sue intenzioni iniziali durante l’esame parlamentare. Meloni ha poi ragguagliato Mattarella sugli esiti del vertice Nato: l'Italia ha portato avanti una linea di massima unità dell'Alleanza nel sostegno all'Ucraina, ma ha anche chiesto maggiore attenzione al fianco Sud dell'Europa. Probabile che abbia anche comunicato a Mattarella l'invito ricevuto alla Casa Bianca da Joe Biden per il 27. Sicuramente ha aggiornato Mattarella sull'attuazione del Pnrr: due giorni fa il governo ha approvato le modifiche agli obiettivi previsti per ottenere la quarta rata, su cui sarà necessario un confronto con Bruxelles, mentre ancora si attende lo sblocco della terza.
C’è tensione nella maggioranza sul caso Santanchè
La pressione resta alta sulla Ministra Daniela Santanchè. Gli alleati di FI e Lega guardano alla situazione con distacco solo apparente; “Sarà difficile mantenere una situazione del genere per molto tempo”, è la riflessione che si fa all'interno di FdI. Il nuovo articolo del Fatto quotidiano, in cui si afferma che Santanchè “era a conoscenza dell'informazione di garanzia per le indagini della Procura di Milano sulle vicende del gruppo Visibilia almeno sin dal 27 marzo”, non fa emergere grandi sostanziali novità, ma ha acceso il dibattito interno nel suo partito. Stando così le cose, è il ragionamento ricorrente, la Ministra non avrebbe esposto il quadro nella sua totalità a Giorgia Meloni. Tra gli atti di quell’inchiesta della Procura di Milano, intanto, è finita la segnalazione di operazione sospetta della Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia sulla compravendita di una villa in Versilia, in cui il compagno di Santanchè Dimitri Kunz e la moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa Laura Di Cicco, in un'ora hanno realizzato una plusvalenza da un milione di euro.
“Un avviso di garanzia non determina in automatico le dimissioni di un Ministro”, ha detto la premier, spiegando che la questione “va vista nel merito quando il merito sarà completamente conosciuto”, parole che non bastano a considerare Santanchè blindata. La Ministra avrebbe confermato i suoi impegni in agenda per le prossime due settimane: “Sono assolutamente tranquilla. Come mi ha insegnato mio nonno, non aver paura se non fai niente di male”, ha tagliato corto dal palco dell'Assemblea annuale di Confagricoltura, rispondendo a chi le domandava se avesse pensato a un passo indietro. Non vuole partecipare “ai processi mediatici”, ha chiarito, ma difendersi “nei tribunali” e intanto minaccia querele: “Scrivete quello che volete, mi auguro di avere fra qualche anno un bel gruzzoletto dal risarcimento danni, per aiutare chi ha più bisogno di me”. Lo scenario è in divenire e non per le richieste di dimissioni che arrivano dalle opposizioni, al punto che nell'esecutivo c'è chi allarga le braccia: “Non è più questione di se ma di come e quando”. Ai piani alti del governo, il caso della Ministra è considerato molto diverso da quelli del sottosegretario Andrea Delmastro e dalle indagini sul figlio di Ignazio La Russa.
Meloni incontra Bonaccini per fare il punto sulle risorse post emergenza
La premier Giorgia Meloni ha ricevuto il presidente della Regione E-R Stefano Bonaccini per fare il punto sull'emergenza a un mese e mezzo dalle alluvioni che hanno messo in ginocchio il territorio, soprattutto nelle zone di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena. Per settimane il dibattito è stato animato quasi interamente dalle polemiche sulla nomina del Commissario straordinario alla ricostruzione; alla fine, il Governo ha optato per il generale Francesco Paolo Figliuolo. Meloni e Bonaccini hanno discusso del tema dell’utilizzo delle risorse dei Fondi Coesione e Sviluppo e la presidente del Consiglio ha confermato “la piena disponibilità a definire nei prossimi giorni le modalità di assegnazione”, ribadendo il “positivo avanzamento del lavoro tra il ministero per le Politiche di coesione e la regione E-R”.
Al di là della dialettica politica, dunque, il discorso entra in una fase tecnica e operativa. La Regione fa sapere che quello di Roma è stato un confronto “positivo, utile in primo luogo a fare il punto sulle conseguenze dell’alluvione e l’esigenza di procedure efficaci che garantiscano i dovuti indennizzi a cittadini e imprese”, oltre che sugli “interventi urgenti di ripristino e messa in sicurezza del territorio”: la “volontà comune è quella di fare presto e bene”. Inoltre, dal vertice di Palazzo Chigi emerge anche l'intenzione della premier di visitare il Tecnopolo di Bologna il prossimo autunno; si tratta dell'hub internazionale dei big data e del digitale, che già ospita il supercomputer europeo Leonardo e il Data centre del Centro meteo europeo e dove troveranno sede tutti i principali enti scientifici e della ricerca nazionali. Nel frattempo, a causa dell'ondata di maltempo di queste ore, si registrano nuove difficoltà in altre parti del territorio italiano, in particolare in Veneto, dove il presidente Luca Zaia ha firmato la dichiarazione di stato di emergenza regionale; problemi si sono registrati anche in Trentino e in FVG.
Meloni benedice la volata di Vox in vista delle elezioni in Spagna
Giorgia Meloni, a sorpresa, si collega a un comizio di Santiago Abascal a Valencia, tornando ad appoggiare esplicitamente Vox. Chiarisce subito l'obiettivo del suo intervento: “Sono molto contenta di contribuire con il mio messaggio alla campagna elettorale e ribadire la grande amicizia che unisce FdI e Vox”. Lo stesso fece nel giugno del 2022: all'epoca, con il suo grido rimasto celebre “soy una mujer, soy una madre”, si trattava delle elezioni regionali andaluse e quel giorno di giugno sul palco di Marbella era solo presidente di Fratelli d'Italia. Stavolta, invece, guida un Paese e i toni sono più presidenziali, ma il messaggio non è meno netto: “In Italia stiamo difendendo gli interessi degli italiani e sono sicura che dal 23 di luglio lo stesso si potrà fare in Spagna con un governo di patrioti con Vox”, esclama tra gli applausi.
Parole decise che arrivano negli ultimi giorni di un’infuocata campagna elettorale, un voto che, come ha ammesso lei stessa, parlando ai “patrioti” di Vox, potrebbe dare impulso, potrebbe aprire la strada a un successo della destra sovranista in tutta l'Unione Europea in vista delle elezioni l'anno prossimo. Meloni, in completo rosa, si collega da uno studio, con uno sfondo azzurro, un tricolore a fianco, e sotto la scritta: “Viva Italia, viva Spagna” e per tutto il suo intervento, durato un quarto d'ora circa, sottolinea tra gli applausi la fortissima sintonia tra Fratelli d'Italia e Vox, componenti della stessa famiglia europea, quella dei conservatori e rifomisti. E avanza l'auspicio che, grazie alla presenza di Vox al governo, l'intesa tra Italia e Spagna sarà totale, a partire dal dossier dei migranti: “È fondamentale che i nostri due paesi lavorino insieme a difesa delle nostre frontiere, contro l'immigrazione irregolare. In Italia abbiamo una pressione migratoria molto forte. Ci vorrà tempo ma sono sicura che la nostra ricetta sia quella giusta”, parole accolte con grande affetto da Abascal: “Speriamo di essere presto con te nelle istituzioni europee per difendere un'Europa unita e rispettosa degli Stati nazionali”.
Il Governo va a rilento sui decreti attuativi: via libera a 75 su 296
Il Governo va rilento sui decreti attuativi. Molte norme, necessarie a dare effettiva applicabilità ai provvedimenti varati dall’esecutivo, devono, infatti, ancora essere emanate. Stando alla relazione sul monitoraggio del trimestre aprile-maggio-giugno pubblicata dal Dipartimento per il programma di governo guidato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ne restano da adottare 221 su 296. Il 40% di questi (118) sono previsti nella legge di Bilancio 2023, mentre 103 sono contenuti in 6 decreti-legge (di cui 4 convertiti); 31 interventi legislativi rinviano ciascuno a meno di 10 provvedimenti e 16 a uno solo. Fra i 221 residui ce ne sono 65 il cui termine è scaduto, per altri 37 non lo è ancora, mentre 119 non hanno un termine prefissato. Il maggior numero (30) deve essere adottato dal MEF e dal MIT. Anche in base a questo l'intenzione del Governo sarebbe quella di rendere il più possibile le norme varate “autoapplicative” in modo da rendere efficaci in breve tempo le disposizioni introdotte. Nel frattempo, l'esecutivo ha emanato un elevato numero di decreti-legge: 32 da quando Meloni è a Palazzo Chigi, dieci dei quali nell'ultimo trimestre.
E sulla decretazione d'urgenza arriva un nuovo monito del Parlamento: l'altolà è contenuto nel parere del Comitato per la legislazione sul decreto rigassificatore, un provvedimento molto rimaneggiato, arrivato alla Camera con tre articoli, due dei quali sono stati stralciati e inseriti in un altro provvedimento; il Governo ha poi inserito nel testo rimasto l'intero decreto Bollette attraverso un emendamento. Ed è su questo che si concentra il parere del comitato secondo cui “Governo e Parlamento abbiano cura di avviare una riflessione su come evitare forme di confluenza tra più decreti contemporaneamente all'esame delle Camere, trattandosi di un fenomeno suscettibile di alterare l'ordinario iter di conversione, fatta eccezione per circostanze di eccezionale gravità da motivare adeguatamente nel corso dei lavori parlamentari”. La relatrice del parere, l'azzurra Catia Polidori, ha ricordato, tra l'altro, “la lettera del Presidente della Repubblica ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio del 23 luglio 2021” che aveva segnalato che 'la confluenza di un decreto-legge in un altro provvedimento d'urgenza, oltre a dover rispettare il requisito dell'omogeneità di contenuto, dovrà verificarsi solo in casi eccezionali e con modalità tali da non pregiudicarne l'esame parlamentare.”