Su Recovery e decreto sostegni Draghi apre il confronto con i partiti

Ci sarà oggi il via libera allo scostamento di bilancio di 40 miliardi dal quale arriveranno le risorse per il nuovo decreto sostegni ma anche i finanziamenti che serviranno per i progetti fuori dal Recovery plan di 191,6 miliardi. Il Consiglio dei ministri ieri ha avviato la discussione e rinviato a oggi, contestualmente al Def, il semaforo verde. Parte dello scostamento servirà dunque a costituire un fondo di 20 miliardi da spalmare in 8 anni; come utilizzare questi fondi sarà oggetto degli incontri che il premier avvierà da oggi con le forze politiche. Il piano prevede, tra l'altro, la realizzazione di infrastrutture, la maggior parte delle quali erano già state indicate durante l'esecutivo Conte, ma su questi lavori i partiti della maggioranza si confronteranno per definire la lista: il timore è che si dia il la a una sorta di assalto alla diligenza. Oggi il presidente del Consiglio incontrerà Lega e 5 stelle, domani FI e Pd, lunedì Iv e Fdi; il calendario fissato nell'ordine di grandezza parlamentare è stato poi aggiornato con Leu: il partito di Speranza sarà a palazzo Chigi martedì alle 10.00. Negli incontri con Draghi si parlerà del Recovery plan e della bozza del nuovo decreto sostegni 2; la prossima settimana sono previste due distinte riunioni del Consiglio dei ministri. Il Governo ha intenzione di accelerare sul Recovery che dovrà essere inviato a Bruxelles entro fine mese. A dettare i tempi è l'Unione europea, chi arriverà in ritardo rischia di aspettare i fondi. Sul Recovery intanto l'esecutivo ha iniziato un tour d’incontri con le Regioni: ieri è stata la volta di Colao e Brunetta: il ministro della Pubblica amministrazione ha annunciato che il nuovo reclutamento sarà principalmente digitale e avrebbe avanzato la proposta di un portale sul modello Linkedin; oggi, invece, toccherà a Giovannini, Bianchi, Carfagna, Messa, poi sarà la volta di Franceschini, Speranza e degli altri esponenti del Governo.  

Sono in molti a constatare un cambio di atteggiamento di Draghi nel coinvolgimento delle forze politiche. La maggioranza teme che il Recovery sia frutto del lavoro dei ministri tecnici e che non ci siano margini d’intervento. Da qui per esempio l'intenzione di difendere i propri provvedimenti di bandiera come fa il Movimento 5 stelle con il Superbonus al 110%. La maggior parte dei progetti saranno sul green e sull'economia sostenibile, vincoli dettati dall'Europa, anche se un big della Lega osserva come, invece, la maggior parte degli investimenti andrebbe riservata alle infrastrutture e per creare lavoro e non sulla transizione. Il partito di via Bellerio è soddisfatto sia per l’entità dello scostamento di bilancio che per l'avvio del dialogo sul secondo decreto sostegni: l’ha ribadito lo stesso Matteo Salvini che ieri ha incontrato i parlamentari lombardi per fare il punto della situazione nella Regione; l'ex ministro dell'Interno ha avuto parole di elogio nei confronti del presidente del Consiglio. Appoggio pieno al premier arriva anche dal segretario dem Enrico Letta: “Il governo Draghi annuncia uno scostamento di 40 miliardi per interventi su imprese, lavoro, professioni. Scelta importante che verrà incontro alle tante categorie economiche che chiudendo hanno garantito la salute di tutti. Passo decisivo in vista delle prossime riaperture”.

Le Regioni accelerano, due mesi per riaprire tutto

L'ipotesi di riaperture progressive a partire da maggio rilancia le speranze delle Regioni e da oggi, in occasione del vertice con il Governo, prenderà il via quello che può essere considerato il percorso verso “l'uscita dall'incubo” come ha auspicato lo stesso ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini. Sul tavolo ci saranno le proposte dei governatori, che spingono per la gran parte a riaperture progressive e alla revisione dei parametri per i colori. Ma si discuterà anche del tema scuole, con la speranza di poter rivedere in aula tutti gli studenti delle superiori, al 100%, un'ipotesi fortemente voluta dallo stesso premier Mario Draghi ma sulla quale peserà la curva dei contagi. Proprio a palazzo Chigi ieri si sono visti il portavoce del Comitato Tecnico Scientifico Silvio Brusaferro e il coordinatore Franco Locatelli, e domani si va verso una nuova riunione, dopo l'ultimo aggiornamento dei dati del contagio, della cabina di regia del Governo, presieduta dal premier Mario Draghi, sulla situazione epidemiologica. 

Il d-day per la liberazione, come l'ha chiamata il presidente della regione Veneto Luca Zaia, potrebbe essere l'11 giugno, quando allo stadio Olimpico di Roma torneranno per la prima volta gli spettatori sugli spalti per la gara d'esordio dell'Italia agli Europei contro la Turchia. Proprio l'annuncio del pubblico all'Olimpico, al 25% della capienza, ha dato il via alle inevitabili richieste di tanti altri settori chiusi ormai da un anno, salvo la breve parentesi estiva. Due mesi, dunque, nei quali mettere in atto una road map per rialzare le saracinesche di bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, palestre e tante altre attività che da mesi soffrono una crisi senza precedenti: dopo le proteste di ristoratori e partite iva, ieri attori e maestranze dello spettacolo hanno occupato il Globe Theater di Roma. Con ogni probabilità il primo passo sarà la riapertura dei servizi di ristorazione nelle zone gialle anche nella fascia serale, il che dovrebbe inevitabilmente essere accompagnato da uno slittamento di una-due ore del coprifuoco che, ad oggi, comincia alle 22.00. Ma da maggio potrebbero tornare in presenza anche tutti gli alunni delle scuole superiori anche se per l'Associazione nazionale presidi questa ipotesi resta “possibile ma improbabile”. Proprio sulle scuole, in agenda potrebbe esserci anche la possibilità di tenerle aperte in estate per chi non va in vacanza: la proposta arriva dal sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso ma al momento resta solo un'ipotesi che, comunque, potrebbe prendere piede già nei prossimi giorni. 

Tensione in Copasir. Vito e Urso si dimettono. FdI in pressing ma Volpi va avanti

Continua il braccio di ferro sulla presidenza del Copasir. La guida del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica spetta per legge all'opposizione, ma il leghista Raffaele Volpi sin qui non ha ceduto al pressing messo in campo da Fratelli d'Italia. La partita si gioca soprattutto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini ma sullo scacchiere qualcosa si muove: il deputato di Forza Italia Elio Vito rassegna le dimissioni dal Comitato nelle mani di Roberto Fico, mentre Adolfo Urso, unico membro FdI, rimette il suo mandato con una lettera indirizzata a Elisabetta Casellati: “Preso atto che il suo invito a una soluzione politica non ha finora avuto risposta da parte dei gruppi della maggioranza le manifesto la mia intenzione a rendere disponibile il mandato con gli altri membri che avranno analogo atteggiamento o se lei ritiene che ciò possa servire a dirimere la questione” scrive il senatore; non sono dimissioni, è la precisazione, ma piuttosto una disponibilità del suo mandato qualora la presidente del Senato considerasse che questo passo indietro fosse funzionale a risolvere la situazione.  Ora, è il ragionamento di FdI, tocca a Casellati fare una mossa, “innescare un motu proprio” che nelle speranze di Meloni e compagni porti i presidenti delle Camere a una maggiore pressione sul presidente del Copasir

Matteo Salvini, però, tira dritto: “Il mio auspicio è che si dimettano tutti. Si azzera e si riparte da capo”, insiste il leader della Lega. Raffaele Volpi intanto sembra andare per la sua strada: “Il Comitato va avanti, non è collegato al presidente, come qualcuno vuole far passare”. Alla Camera, non è ancora arrivata la richiesta di una nuova designazione ma gli Uffici stanno ricalcolando pesi ed equilibri. I membri del Copasir, recita l'art.30 della legge istitutiva, vengono nominati dai presidenti dei due rami del Parlamento “in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni e tenendo conto della specificità dei compiti del Comitato”: sul fronte della rappresentanza parlamentare, allora, FdI con un membro avrebbe già il doppio di quel che gli spetta, ma sul fronte maggioranza-opposizione l'equilibrio è da ridefinire. Intanto ieri il Copasir ha ascoltato per un'ora Franco Gabrielli, sottosegretario con delega ai servizi segreti: sul tavolo il tema della Cybersecurity, il caso dello spionaggio russo e di Walter Biot e la vicenda dell'ambasciatore Luca Attanasio ucciso in un attentato in Congo. Non solo, però, faro acceso anche sulle tensioni e il disagio sociale sfociato nelle manifestazioni di piazza di questi giorni.  

Letta sfida Salvini e ribadisce il suo totale appoggio al ministro Speranza

“Nessuno tocchi Speranza”. A sera, ai piani alti del Partito Democratico, i toni sono perentori. Ieri Enrico Letta ha incontrato Roberto Speranza di buon mattino: l'incontro era già in agenda ma è anche l'occasione “per ribadire il sostegno dem al Ministro della Salute che è anche sostegno a Draghi”, che ha detto chiaramente di averlo scelto e di stimare Speranza. Per i Dem quella che è in corso è una “campagna di delegittimazione” messa in atto da Matteo Salvini, figlia di una certa difficoltà del leader della Lega sia sul piano dei sondaggi (con il Pd che incalza e FdI che cresce) sia su quello dei rapporti interni al centrodestra, con Giorgia Meloni all'attacco. A nessuno, nel Pd, è sfuggita la discrepanza tra la posizione dei Ministri del Carroccio sulle riaperture, primo tra tutti Massimo Garavaglia, e la linea più dura di Matteo Salvini. L'attacco a Speranza per Letta mira a distogliere l'attenzione dalla crisi del partito da un lato e a identificare un nemico pubblico per l'elettorato di riferimento. Matteo Salvini solo momentaneamente alleato, resta l'avversario da battere. 

Se Letta è ottimista lo sono anche i principali dirigenti del centrosinistra, che si confrontano nel corso della presentazione del manifesto “Le Agorà” di Goffredo Bettini: “Oggi siamo in grado di competere con la destra e probabilmente anche di vincere”, azzarda Dario Franceschini; “Il renzismo è stato un remake fuori stagione della terza via” analizza Andrea Orlando, “Abbiamo di fronte un’irrisolta identità. L'epilogo di questo processo sono le elezioni del 2018”. Gli interventi delle principali voci della sinistra si susseguono per tutto il pomeriggio. Il passo da fare, secondo i più, è quello di togliere le correnti dalle stanze del potere, nelle quali si decidono incarichi e poltrone, e riportarle a essere aree culturali che diano un contributo al partito. 

“Mi sono appassionato alla distinzione tra corrente e area che faceva Gianni Cuperlo. Io nella Dc ero in una corrente che si chiamava Area Zac, di Zaccagnini, che era specialista della mediazione, e da democristiano ha mediato anche tra corrente e area”, scherza Franceschini. Per Letta, che ha una formazione democristiana al pari del Ministro della cultura e ricorda l'importanza delle correnti quali valore aggiunto, le Agorà di Bettini sono le benvenute: nessun timore, è la linea, perché solo chi non ha una identità definita teme il confronto con gli altri. L'importante è che da arricchimento a un partito di intelligenza collettiva, le aree interne non diventino “filiere di potere”. Non si esprime, invece, Letta sul passaggio fatto da Bettini sul Governo Draghi, bollando le dietrologie come posizioni personali. È Renzi che ha fatto mancare la fiducia a Conte, la cronaca degli ultimi fatti politici targata Nazareno; sostenere con forza il Governo, però, è la linea, non significa dover scegliere tra il premier attuale e il suo predecessore, con il quale il segretario Pd rivendica un rapporto di continua interlocuzione per “un'alleanza solida e non subalterna”. Bettini, in ogni caso, corregge il tiro: “Lo so che il complotto non esiste, non ce l'ho assolutamente in testa ma la politica è mossa da interessi, al di là di Renzi c'è stato qualcosa di più grande che si è mosso”. 

Al Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 15.00 per la discussione delle interrogazioni a risposta immediata

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali Svolgerà delle audizioni sul decreto sulle misure di contenimento del COVID-19 il e alcune sul ddl per il riequilibrio di genere nelle cariche pubbliche. La Bilancio, con la Finanze, esaminerà il decreto sostegni. La Finanze si confronterà sul dlgs per il recepimento della direttiva sugli obblighi IVA sulle prestazioni di servizi e vendita a distanza, sul disegno di legge per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia e i ddl sul recupero dei crediti in sofferenza. La Industria proseguirà, con la rispettiva della Camera, il dibattito sulle comunicazioni del Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sulle linee programmatiche del suo dicastero. La Territorio esaminerà il ddl per la rigenerazione urbana. Infine la Politiche dell’UE si confronterà sulla Legge europea 2019-2020.

Alla Camera

L’Aula della Camera tornerà a riunirsi alle 12.00 per l’informativa urgente del Ministro della salute Roberto Speranza in merito all'aggiornamento della campagna vaccinale

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali svolgerà delle audizioni sulle pdl sull’ordinamento e poteri della città di Roma capitale. La Ambiente svolgerà delle audizioni sulle risoluzioni sulle iniziative di tutela ambientale e di regolazione del transito marittimo nelle Bocche di Bonifacio. Domani, la Trasporti si confronterà sulla proposta di legge sulla circolazione dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica e sulla pdl per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause del disastro della nave Moby Prince. La Lavoro, con la Affari Sociali, esaminerà il decreto per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e gli interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena, ed esaminerà la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea. 



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