La von der Leyen si complimenta con l’Italia per i risultati del Pnrr

Dopo i primi 21 miliardi del Pnrr incassati, il governo va avanti nell'attuazione del vasto programma di riforme previste, che con il Recovery Plan vanno a braccetto. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli lo mette nero su bianco nella relazione sul “monitoraggio dei provvedimenti attuativi” illustrata durante l'ultimo Cdm. Una riunione quasi interamente dedicata al Next Generation Eu, durante la quale il premier Mario Draghi ha distribuito ai ministri una lettera della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, in cui esprime grande apprezzamento per “la qualità del piano” dell'Italia. 

“Caro presidente, caro Mario”, il versamento dei primi 21 miliardi del Next Generation Eu, è un “primo passo positivo” e le riforme messe in campo dal governo “rappresentano importanti progressi per la resilienza economica e sociale del Paese”, scrive von der Leyen. Intanto, dopo aver approvato il nuovo decreto che aiuterà a centrare gli altri 45 obiettivi entro la scadenza di fine giugno, Palazzo Chigi lancia “Italia Domani #inFatti”, una newsletter per comunicare periodicamente e in modo organico, le principali novità relative al Pnrr: dai bandi attivi fino agli avvisi e alle scadenze. 

Garofoli ha presentato al Cdm i dati sui decreti attuativi

Quello che è certo è che per raggiungere gli obiettivi del Recovery Plan il funzionamento della macchina amministrativa sarà indispensabile. Durante la riunione dell’ultimo Cdm Roberto Garofoli ha presentato una fotografia del suo operato, sul fronte dei decreti attuativi. La sua relazione parla chiaro: in poco più di un anno il governo ha smaltito 955 provvedimenti, quasi il triplo dei due governi Conte. Eppure, la mole di lavoro è enorme, tanto che il documento definisce necessario limitare il ricorso ai provvedimenti attuativi, molti dei quali vengono aggiunti in sede di conversione parlamentare. 

A tal fine sarà costituito un gruppo di lavoro per predisporre “una direttiva da indirizzare a tutte le amministrazioni centrali” e saranno coinvolti per “trovare soluzioni comuni e condivise”, anche i presidenti delle Camere. Spunta anche una sorta di pagella trimestrale per i ministeri. Da gennaio a marzo 2022 in sette hanno raggiunto e/o superato il valore target di decreti attuativi assegnati (Cultura, Università, Politiche giovanili, Affari Esteri, Difesa, Istruzione, Salute); 12 lo hanno fatto in almeno uno dei tre mesi (Presidenza del Consiglio, Economia, Pa, Affari Regionali, Lavoro, Pari opportunità, Sviluppo economico, Transizione ecologica, Transizione digitale, Interno, Sport e Turismo); mentre 3 hanno centrato una percentuale compresa tra il 65% e il 55% degli obiettivi (Giustizia, Infrastrutture e Politiche agricole). 

Il Pd avverte: basta trattative separate tra centrodestra e governo

Enrico Letta assicura la lealtà del Pd al Governo ma ribadisce che l'offensiva di Lega e Fi sulla delega fiscale non è piaciuta affatto e i suoi uomini mandano un messaggio chiaro: “Sono inaccettabili trattative separate tra il centrodestra e il governo”. Lo dice Antonio Misiani, lo ripete Gian Mario Fragomeli, lo conferma Enrico Borghi che chiarisce: “Noi modifiche a scatola chiusa decise dalla Lega non le votiamo”. Certo, precisa Borghi, il Pd non intende giocare all'escalation dentro la maggioranza, “noi intendiamo tutelare Draghi”. E Letta, appunto, garantisce: “Il nostro atteggiamento è diverso da quello del centrodestra, noi non diamo ultimatum perché ci fidiamo di Draghi”. Tutti, al Nazareno, sono convinti che la levata di scudi di Lega e Fi sia solo uno show da leggere in chiave campagna elettorale, una scenata per evitare di lasciare a Giorgia Meloni il tema delle tasse alla viglia delle amministrative. 

Ciò non toglie che ai democratici non piaccia affatto l'idea di svolgere il ruolo di unici fedeli soldatini del governo, mentre gli altri, chi sulla guerra, chi sulle tasse, cercano di conquistare voti. Misiani è netto su questo: “Non possiamo accettare, lo dico con forza, che per assecondare queste spinte propagandistiche si metta in atto un negoziato separato tra il governo e il centrodestra per concordare modifiche della legge-delega senza il resto della maggioranza. È un percorso che non siamo assolutamente disposti ad accettare”. Ecco allora che Enrico Letta elenca le sue priorità: “Il punto centrale per noi sono i salari: i salari oggi sono in difficoltà, aiutare i salari è fondamentale. La lotta per abbassare il cuneo fiscale vuol dire aiutare i salari e anche le imprese”. Serve, però, un cambio di metodo, anche le cose decise al tavolo sul fisco tra Draghi e il centrodestra vanno condivise collegialmente, come spiega Borghi: “Il nostro è un alt al centrodestra”. “È un alt alla destra che non può pensare di strumentalizzare il presidente del Consiglio”. 

L’accordo sul Gas con l’Egitto e il caso Regeni agitano Pd e M5S

Fare giustizia per Giulio Regeni, senza cedimenti di fronte a interessi fondamentali come la ricerca di fonti alternative per sostituire il gas russo. La firma di un contratto da 3 miliardi di metri cubi in più di Gnl dall'Egitto da parte dell'Eni agita la maggioranza e solleva perplessità soprattutto in casa Pd, che chiede all'esecutivo di esprimere una linea chiara nei confronti del regime di Al Sisi, il quale continua a fare muro nella ricerca degli assassini del ricercatore friulano. Ma un'intesa dettata dall'emergenza energetica, assicurano da Palazzo Chigi, non significa in alcun modo indebolire un impegno che il governo “assume, ha assunto e continuerà ad assumere” nel ricercare la verità sul caso Regeni. I due piani, insomma, “vanno tenuti distinti”, anche perché non incidono sulle relazioni bilaterali. A differenza dell'Algeria, prima tappa del “tour del gas” in Africa che porterà Draghi la prossima settimana in Angola e Congo, e in Mozambico a inizio maggio, nessun componente dell'esecutivo, sottolineano da palazzo Chigi, ha presenziato alla firma dell'accordo tra Eni e l'egiziana Egas per massimizzare la produzione e portare più gas liquefatto non solo in Italia, ma in tutta Europa. 

L'accordo, esordisce pero' alla radio Enrico Letta, “mi lascia moltissimi dubbi”. Il segretario del Pd ribadisce la necessità di introdurre un tetto al prezzo del metano e dall'altro lato la “netta richiesta” al governo di essere molto più forte ed esigente nei confronti degli egiziani sul caso Regeni. Linea confermata poco dopo dalla responsabile esteri del partito Lia Quartapelle che punta il dito in modo ancora più chiaro contro la ripresa di “relazioni business as usual dimenticando l'impasse sul processo Regeni”. E a sera anche il M5S si accoda all'appello al governo a “insistere con le autorità egiziane perché queste tengano fede agli impegni” a collaborare per arrivare alla verità. Il centrodestra sostanzialmente non interviene nel dibattito salvo osservare, come fa il coordinatore di Fi Antonio Tajani, che c’è “il dovere di affrontare l'emergenza energetica”, mentre la Lega per voce del capogruppo Massimiliano Romeo ricorda che il Pd è il partito che chiede anche l'embargo immediato del gas russo portando a far “fallire la nostra economia” senza “un piano per diventare pian piano indipendenti”. 

Il Ministro D’Incà ha presentato alcune ipotesi contro l’astensionismo 

Al posto della tessera elettorale, un documento digitale che funzioni come il green pass, e seggi diffusi negli uffici postali per votare anche in anticipo e in un comune diverso da quello di residenza. Sono due delle proposte per contrastare l'astensionismo elettoraleelaborate da una commissione istituita a dicembre dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà. Il trend dell’astensionismo si è aggravato negli ultimi anni “Alle politiche del 1948 votò il 92% degli italiani, mentre nel 2018 poco meno del 73%” ha osservato D'Incà presentando il Libro bianco prodotto dalla commissione. “Alle elezioni europee si è passati dall'86% del 1979 al 56,1% del 2019. Alle ultime amministrative ha votato il 54%, mentre nelle suppletive a gennaio, oltre l'88% non lo ha fatto al collegio di Roma 1”.

Oltre all'astensionismo involontario di chi non vota perché non è agevole recarsi al seggio, un'area “molto ampia” considerando i 4,2 milioni over 65 con difficoltà di movimento (gravi per 2,8 milioni), ci sono anche i 4,9 milioni di elettori che lavorano o studiano in luoghi diversi dalla provincia o città di residenza. E cresce comunque l'astensionismo volontario di chi è disinteressato verso la politica o sceglie il non voto di protesta. Diversa la matrice del problema ma risultato identico per gli aventi diritto che risiedono all'estero. Per curare il sintomo a livello nazionale, l'idea è di concentrare gli appuntamenti elettorali, ora spesso spalmati nell'anno, in due election day, uno in primavera e uno in autunno, votando domenica e lunedì. L'election pass digitale, con la tecnologia sperimentata per il green pass, eviterebbe disagi a chi perde la tessera elettorale cartacea. E consentirebbe sia il voto in seggi diversi sia il voto anticipato presidiato, ipotesi applaudita da Pd e M5S. Segno che l’opportunità di un intervento innovativo sulle attuali modalità di espressione del voto potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.

La politica si ferma per le vacanze pasquali

Per la politica, sarà una Pasqua soft, da trascorrere prevalentemente in famiglia. Il presidente del Consiglio Mario Draghi dopo le ultime riunioni tecniche sul decreto crescita post Def da mettere a punto dopo la pausa per aiutare ancora famiglie e imprese ad affrontare i rincari dell'energia, ha fatto gli auguri a staff e collaboratori prima di concedersi qualche giorno di riposo in famiglia. Anche il presidente della Repubblica farà una breve vacanza lontano dal Quirinale. Mercoledì Sergio Mattarella era in Sicilia, a Messina, per ricevere il premio internazionale Bonino Pulejo, ed è rimasto sull'isola per tornare a casa, a Palermo, per trascorrere la Pasqua con gli affetti più cari. E anche i leader dei partiti, dopo le tensioni degli ultimi giorni, con l'accordo raggiunto sul Csm e il rinvio sul fisco, si preparano a qualche giorno di riposo. 

C'è chi, come Carlo Calenda, per staccare un po' la spina dalla politica si sta concedendo un tour archeologico in Grecia, con tanto di selfie familiare in partenza dall'aeroporto di Fiumicino. Vacanze con i figli anche per Matteo Salvini, che però resterà in Italia così come Enrico Letta che andrà con la famiglia a trovare i genitori. Pasqua ad Arcore per Silvio Berlusconi, mentre Giorgia Meloni non andrà via da Roma. Relax in famiglia anche per Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, che approfitterà di qualche ora di stop, nonostante gli impegni e le continue missioni all’estero. “La domenica di Pasqua me la concederò con i miei fratelli, la mia famiglia e la mia compagna per il resto saranno giornate di massima apprensione rispetto a quello che sta succedendo in Ucraina”, spiega il ministro degli Esteri. 



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