Prescrizione, IV vota con le opposizioni e il Governo traballa. La palla ora passa all’Aula
Ennesimo colpo di scena sul tema della riforma della prescrizione. La maggioranza si spacca e i deputati di Italia Viva votano assieme a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia un emendamento a firma Enrico Costa (FI) che prevede il blocco della prescrizione dopo il processo di primo grado. Governo in enorme difficoltà ma che si salva grazie al voto della presidente della Commissione, la grillina Francesca Businarolo. Il risultato finale è di 23 a 22 voti per la maggioranza, un risultato che non fa ben sperare per il voto in Aula del 27 gennaio. “La maggioranza ha segnato un gol decisivo grazie all’arbitro, la presidente della Commissione, che finora non aveva mai votato”, ha protestato il forzista Costa, “ma è solo il primo tempo”. Il secondo si giocherà in Aula e, grazie al voto segreto, Costa è convinto di poter convincere qualche deputato del PD a votare contro il Governo.
La polemica all’interno della maggioranza, comunque, non si placa: da una parte il PD rivendica la propria “scelta coerente con l’avvio del nuovo percorso per trovare un punto di equilibrio”, ha affermato il capogruppo in commissione, Alfredo Bazoli, e “si è registrata la disponibilità del ministro a rivedere la sua riforma distinguendo tra sentenze di condanna e di assoluzione e una larga convergenza su una riforma più complessiva”; dall’altra arrivano gli strali di Italia Viva che, per bocca di Lucia Annibali che afferma: “Noi continuiamo il nostro percorso di coerenza”, ha dichiarato. “Spiace, invece, prendere atto che il Pd abbia deciso di recedere su principi come quelli del diritto e del giusto processo per andare a rimorchio del Movimento 5 stelle anche sulla giustizia. Il Pd mostra che si sta grillizzando”.
Riforme, via libera al voto per i 18enni al Senato. Oggi si attende la pronuncia della Consulta sul referendum leghista
Mentre il dibattito sulla riforma della legge elettorale è appena approdato ufficialmente in Parlamento, parallelamente, prosegue l’iter di riforma puntuale della Costituzione portato avanti dal Governo Conte II. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato, in seconda deliberazione, una modifica della Costituzione che permetterà di entrare al Senato appena compiuti 25 anni e di votare appena si diviene maggiorenni a 18 anni. Attualmente, per votare al Senato bisogna aver compiuto 25 anni mentre per essere candidati ed eventualmente eletti l'età minima richiesta è di 40 anni. Con queste disposizioni, si equiparano, finalmente, l’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato alla luce delle medesime funzioni svolte dalle due Camere nel nostro ordinamento istituzionale. Si tratta di una battaglia bipartisan dal momento che tutte le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione, hanno rivendicato il voto favorevole nonostante l’astensione di alcuni senatori di Forza Italia e alcune polemiche tra il presidente della Commissione, il leghista Stefano Borghesi e il Movimento 5 Stelle sull’ordine dei lavori.
Sul lato della riforma elettorale, si attende con trepidazione la decisione, slittata ad oggi, della Corte Costituzionale in merito all’ammissibilità del referendum sulla legge elettorale con il quale otto Consigli regionali (Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria – tutti di centrodestra) hanno chiesto all'abolizione della quota proporzionale del Rosatellum nell'attribuzione dei seggi in collegi plurinominali sia alla Camera che al Senato. Nella giornata di ieri, i giudici della Corte hanno assistito agli interventi delle due controparti, da una parte i professori Giovanni Guzzetta e Mario Bertolissi per i soggetti promotori, dall’altra gli avvocati Felice Besostri e Pietro Adami. La decisione avrà una portata politica molto importante perché entra a gamba tesa nel dibattito sulla legge elettorale. Al momento il Governo è intenzionato a proporre una nuova legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 5% e diritto di tribuna (il cosiddetto Germanicum o meglio Brescianellum dal nome del proponente) ma, nel caso in cui si dovesse celebrare questo referendum (che ha l’obiettivo di istituire un sistema elettorale maggioritario all’inglese basato sui collegi uninominali) si potrebbe trovare un accordo a metà strada tra maggioranza e opposizione. E questo potrebbe essere il ritorno al Mattarellum, un sistema misto (75% dei seggi uninominali e 25% proporzionali) già sperimentato con successo dalle elezioni del 1994 a quelle del 2001.
Regionali, IV e Azione si alleano ma in Calabria non appoggiano Callipo
Oltre alle fibrillazioni nell’attività di governo, i partiti della maggioranza si scontrano anche per quanto riguarda le alleanze elettorali alle prossime elezioni regionali. La notizia è che Italia Viva ha stretto un accordo elettorale con Azione di Carlo Calenda per correre insieme alle prossime elezioni regionali. Il coordinatore di Italia Viva, Ettore Rosato, ha incontrato l'europarlamentare Carlo Calenda e i due hanno ribadito il sostegno a Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna e di esprimere un candidato comune in Puglia in contrapposizione a Michele Emiliano, governatore uscente e fresco vincitore delle primarie di coalizione del centrosinistra.
Oltre all’intenzione di schierare candidati comuni in altre elezioni regionali, la mossa più importante è quella relativa alla Calabria in cui Italia Viva non sosterrà nessun candidato. E così Pippo Callipo, che corre nella regione alle urne il 26 gennaio come candidato del centrosinistra, non avrà l'appoggio anche del partito renziano. Il senatore calabrese di IV, Ernesto Magorno, e Stefania Covello, dirigente del partito hanno spiegato la mossa con le difficoltà nello strutturarsi sul territorio prima dell’assemblea nazionale di inizio febbraio. Questa mossa potrebbe aiutare la principale competitor di Pippo Callipo, Jole Santelli in quanto ci si aspettava che IV riuscisse a raccogliere una parte di voto moderato che così potrebbe finire a Forza Italia. Questa mossa ha scatenato le reazioni degli alleati, a partire dal vicesegretario dem, Andrea Orlando.
Al Senato
L'Aula del Senato si riunisce per discutere alcune mozioni sull’emergenza climatica e per confrontarsi sul ddl in materia di lite temeraria.La Affari Costituzionali riprenderà le audizioni sul ddl costituzionale in materia di tutela costituzionale dell’ambiente e nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di prostituzione. La Giustizia in sede riunita con la Finanze proseguirà l’esame dei ddl recanti riforma della giustizia tributaria e fornirà il parere sull’Atto Governo sui meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell'Unione europea. La Difesa proseguirà l’esame del ddl recante razionalizzazione dell’ordinamento militare e si confronterà su svariate ratifiche di accordi internazionali. Si confronterà inoltre sull’affare assegnato sullo stato e funzioni degli enti dell'area industriale della difesa. La Lavori pubblici esaminerà il decreto Alitalia. La Politiche dell’UE si riunirà in sede consultiva per confrontarsi sul decreto Alitalia e sull’Atto Governo sui servizi di pagamento nel mercato interno.
Alla Camera
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali in sede riunita con la Bilancio proseguirà l’esame e il ciclo di audizioni del decreto proroga termini. La Commissione Difesa svolgerà un’interrogazione sull'obbligo del test di gravidanza ai fini della partecipazione alle prove di efficienza fisica nelle selezioni per le Forze armate e si confronterà in sede consultiva su alcune ratifiche di trattati internazionali e il decreto proroga termini. Oggi la Finanze proseguirà l'esame decreto-legge per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno. In Commissione Cultura avrà luogo il question time. La Commissione Ambiente si confronterà invece sulla proposta di nomina dell'avvocato Leo Autelitano a presidente dell'Ente parco nazionale dell'Aspromonte. La Lavoro svolgerà il question time.