Con 262 voti favorevoli Draghi ottiene la fiducia del Senato
Al termine di una lunga giornata cominciata alle 10 di mattina, il Senato ha concesso la fiducia a Mario Draghi con 262 voti favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti. L'ex presidente della Bce resta largamente sotto la quota 281 raggiunta da Mario Monti nel 2011 ma il suo Governo, sostenuto da M5S, Forza Italia, Lega, Pd, Italia viva, Europeisti-Maie-Cd, Autonomie, LeU, Azione, Idea-Cambiamo, ottiene comunque la fiducia del Senato e nel suo complesso un ottimo risultato. Draghi paga pegno, rispetto alle previsioni di un possibile record storico, per alcuni no provenienti dal gruppo misto, in particolare fra gli ex 5 stelle, e a causa della spaccatura del Movimento 5 stelle. Il M5S a questo punto, salvo sorprese, si avvia a una vera e propria scissione: 15 voti contrari e 6 assenti (cui si aggiungono un senatore in missione e una in congedo) rappresentano numeri pesanti. La lunga giornata d'esordio per Draghi a palazzo Madama scorre via senza eccessi di pathos, né tantomeno si registrano momenti di tensione; gli ormai soliti toni in crescendo dei leader cui l'Aula era solita assistere negli ultimi mesi non ci sono stati. Unico distinguo che ripropone le divisioni tra centrosinistra e centrodestra quando il premier ha citato Giuseppe Conte: i giallorossi applaudono, cori di buu si levano dai banchi dell'allora opposizione ma tutto rientra nel giro di un momento.
Draghi in Senato: “Unità non è un'opzione ma un dovere per amore dell'Italia”
L’intervento al Senato di Mario Draghi è durato all’incirca una cinquantina di minuti e il primo pensiero è stato rivolto alle persone che soffrono per la crisi economica derivata dall’emergenza coronavirus e alla necessità che il suo esecutivo affronti gli effetti della pandemia senza dimenticare di portare a compimento le riforme necessarie: “Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”. A proposito della natura del suo Governo, nato dall’unione di forze politiche molto diverse tra loro, Draghi ha chiarito che “la storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule” e che “un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il Governo del paese”, guidato da uno “spirito repubblicano” che rappresenta “la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti”.
Ha poi negato che il suo esecutivo nasca dal “fallimento della politica”, e ha detto che “nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese”. Draghi ha anche detto di non aver mai vissuto nella sua carriera “un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia” e ha ringraziato il suo predecessore Giuseppe Conte. L’ex numero uno della Bce, che nel suo discorso ha ottenuto in tutto 25 applausi dall’aula e qualche piccola contestazione, ha poi parlato della durata che potrà avere il suo Governo, ricordando come nella storia repubblicana alcuni siano durati spesso molto poco; ciononostante, ha detto Draghi, ciò non ha impedito di compiere scelte importanti anche nei momenti più drammatici: “Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo”.
L’Europa e l’euro sono irreversibili
Draghi ha ribadito con decisione l’appartenenza all’Unione Europea e ha detto che “sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”. Per il Premier “dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione Europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”.
Gli effetti economici della pandemia e la campagna vaccinale
Draghi ha parlato lungamente dell’emergenza coronavirus, sottolineando come la diffusione della pandemia abbia comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale “con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne; un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento”. Draghi ha parlato di “una disoccupazione selettiva che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato”. Ha ricordato che nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità e che il calo più significativo a riguardato i lavoratori con contratti a termine (-393mila) e autonomi (-209mila); ha aggiunto che secondo la Caritas nel periodo maggio-settembre 2020 l’incidenza dei “nuovi poveri” per effetto della pandemia è passata dal 31% al 45% e che quasi una persona su due che oggi le si rivolge lo fa per la prima volta. Secondo Draghi la pandemia ha penalizzato alcuni settori produttivi senza che vi fosse un’espansione in altri settori che possa compensare. La politica dovrà tutelare tutti i lavoratori, ma non tutte le attività: “Sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente”. La risposta del Governo “dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create”, ha detto Draghi.
Riguardo alle vaccinazioni, Draghi ha definito “un miracolo” ciò che gli scienziati hanno fatto nell’ultimo anno: “Non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente”. Per questo motivo secondo il Premier sarà necessario non limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, “spesso ancora non pronti”, ma renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Per Draghi l’Italia deve imparare dai Paesi che si sono mossi più rapidamente dell’Italia disponendo subito di quantità di vaccini adeguate: “La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus”. Ha ribadito che sarà necessario pensare a una riforma che ridisegni la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria) e insistendo sull’importanza delle cure a domicilio e soprattutto della telemedicina.
L’occasione Recovery Fund e le riforme
Parlando del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), quello che stabilisce come saranno investite i finanziamenti che arriveranno all’Italia dall’Unione Europea con il programma Next Generation Eu, Draghi ha detto che “dovremo imparare a prevenire piuttosto che a riparare, non solo dispiegando tutte le tecnologie a nostra disposizione ma anche investendo sulla consapevolezza delle nuove generazioni”. Ha poi ricordato che il precedente governo ha già svolto una grande lavoro sul PNRR e che le missioni del programma potranno essere rimodulate e riaccorpate ma “resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura, la transizione ecologica, le infrastrutture per la mobilità sostenibile, la formazione e la ricerca, l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale, la salute e la relativa filiera produttiva”.
Riguardo al piano di riforme del suo Governo, Draghi ha parlato innanzitutto di quella fiscale, sostenendo che non sia una buona idea cambiare le tasse una alla volta. In questa prospettiva, ha detto, va studiata una revisione profonda dell’Irpef “con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività”. Ha detto che l’ultimo vero tentativo complessivo di riforma del fisco in Italia risale agli anni Settanta, ricordando come in quel caso il Governo fece ricorso a un’apposita Commissione di esperti, così come avvenuto in Danimarca nel 2008. Un’altra riforma necessaria è quella della Pubblica Amministrazione, che dovrà muoversi su due direttive, “investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati”.
Si è infine soffermato sul tema della giustizia, ribadendo le raccomandazioni dell’Unione Europea rivolte all’Italia: aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione. Per quanto riguarda investimenti pubblici e infrastrutture “occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare e accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi. Particolare attenzione va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali. Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti”.
La scuola va riaperta e va recuperato il tempo perso
L'ex presidente della Bce ha poi parlato di scuola e istruzione. “La diffusione del Covid ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la didattica a distanza (DAD) che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze”, ha sostenuto. “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”.
La vera sfida sarà l’ambiente
Molto spazio nel discorso programmatico è stato riservato all'ambiente. “Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così” ammonisce Draghi. “Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all'uomo”. Poi cita Papa: “Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l'opera del Signore”. Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”.
15 senatori del M5S votano no al governo. Scintille tra Crimi e Lezzi
Nel Movimento 5 Stelle ormai è stata metabolizzata l'idea che il gruppo perderà altri pezzi, circa 20 tra deputati e senatori, con il voto di fiducia al governo di Mario Draghi, un passaggio necessario per far fare ai Cinque Stelle quel “drastico cambiamento di prospettiva” auspicato anche da Roberto Fico, oggi presidente della Camera ma in un passato molto recente tra i più convinti attivisti. Sembra sicuro che se ne andranno, o saranno costretti a farlo, i 15 senatori che hanno votato no in Senato al nuovo Governo: Rosa Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio De Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Vilma Moronese, Nicola Morra, Cataldo Mininno e Fabrizio Ortis. Restano in bilico, invece, i sei assenti alla chiama: Giuseppe Auddino, Elena Botto, Antonella Campagna, Emanuele Dessì, Vincenzo Garruti e Nunzia Nocerino. Una crepa larga, ma non lo tsunami previsto dall'ala dei dissidenti; se sarà mini-scissione, almeno a Palazzo Madama ci sono i numeri per costituire un gruppo: l'idea è di tentare una joint venture politica con Italia dei valori, che pur non avendo raggiunto la soglia minima per eleggere parlamentari, ha presentato il proprio simbolo alle elezioni politiche del 2018, conditio sine qua non per evitare di finire nel gruppo Misto. A chi è riuscito a sentirlo nei giorni scorsi, il segretario di Idv Ignazio Messina non conferma ma non chiude nemmeno la porta: “Magari”, è infatti la risposta. In molti si chiedono se un progetto simile potrebbe interessare Alessandro Di Battista, che è uscito dal Movimento; con lui si sono schierati diversi parlamentari, prima tra tutti la senatrice Barbara Lezzi, sin dalle prime battute contraria all'appoggio a un governo guidato da Mario Draghi.
Eppure l'ex ministra del Sud rientrava nella rosa di possibili candidati al nuovo Comitato direttivo a 5 dei pentastellati, che raccoglierà i poteri fino ad oggi affidati alla figura del capo politico. Oltre a Lezzi, i nomi che circolano sono quelli di Luigi Di Maio,Paola Taverna e Stefano Patuanelli, ma in corsa potrebbero esserci anche il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia e l'eurodeputato Dino Giarrusso, molto apprezzato dagli attivisti sulle piattaforme social. Candidature e voti potrebbero arrivare a stretto giro di posta, non oltre le prossime due settimane per chiudere la partita entro il mese di marzo. Ma c'è chi vorrebbe lo switch di potere a strettissimo giro e anche in questo è Lezzi ad aprire le danze: “Dobbiamo tutti ringraziare Vito Crimi per il lavoro svolto” ma adesso “non può più decidere nulla in nome e per conto del M5S”, un pressing corroborato anche da Rousseau, che chiede di “poter eleggere il prima possibile questo organo collegiale”. Queste parole fanno replicare Crimi colpo su colpo: a Lezzi, annunciando che “la mia funzione di reggenza, al contrario di quanto è stato erroneamente affermato, non è conclusa” ma “proseguirà fino a quando non saranno eletti i 5 membri del nuovo Comitato”, pubblicando la lettera di Beppe Grilloche certifica l'extra time. E risponde anche a Rousseau, sottolineando che “la vita politica del Movimento è coordinata dai suoi organi. Non è stato convocato alcun conclave degli iscritti, che saranno coinvolti all'insegna della massima partecipazione, come è sempre stato”. Le acque sono più che agitate in casa Cinquestelle e di sicuro questo non sembra il momento per la nascita del direttorio.
Al Senato
Dopo che ieri Mario Draghi ha ottenuto la fiducia con 262 voti favorevoli, 40 contrari e due astenuti, nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno mercoledì della settimana prossima con l’esame del decreto per il contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per lo svolgimento delle elezioni per l'anno 2021. Per quanto riguarda le Commissioni, la Salute proseguirà il ciclo di audizioni sul potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell'epoca post Covid.
Alla Camera
L’Aula della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e il successivo voto di fiducia. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, in sede riunita con la Bilancio, entrerà nel vivo delle votazioni del cosiddetto decreto proroga termini. La Esteri ascolterà il Vice Presidente esecutivo della Commissione europea e Commissario europeo per il Commercio Valdis Dombrovskis nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e l’interesse nazionale. La Cultura si confronterà sull’elenco delle proposte di istituzione e finanziamento di comitati nazionali e di edizioni nazionali per l'anno 2020.