Draghi parlerà prima al Senato, poi la fiducia. Salta il blitz di Pd e M5S 

Alla Camera e al Senato si discute su come domani debbano avvenire le comunicazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il Pd e l’ala governista del M5S hanno tentato un blitz durante la conferenza dei capigruppo della Camera. I capigruppo Debora Serracchiani e Davide Crippa sostengono nella riunione che la crisi sul decreto Aiuti ha avuto inizio a Palazzo Montecitorio e non in Senato dove però il M5S non ha votato la fiducia. La strategia è quella di far esprimere i parlamentari dove il sostegno al premier è più sostanzioso, soprattutto tra i 5Stelle, mentre a palazzo Madama si troverebbe la fronda frontista e pronta a staccare la spina. La reazione è a catena. Giuseppe Conte è spiazzato e ammette di non essere stato informato, mentre la Lega non ci sta e attacca: “Basta giochi di Palazzo di 5S e Pd, Draghi prima al Senato”. 

E così sarà. Roberto Fico trasmette al presidente Elisabetta Alberti Casellati la richiesta e, di comune accordo, decidono che la prassi anche questa volta deve avere la meglio. Il presidente del Consiglio Mario Draghi renderà le sue comunicazioni con dibattito fiduciario e voto per appello nominale, prima in Senato la mattina e nel pomeriggio alla Camera. E su questo, spiegano gli addetti ai lavori, non c'è stato mai alcun dubbio. Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha rifiutato le dimissioni e ha rinviato l'ex capo della Bce in Parlamento per una verifica della fiducia, atto che può essere svolto solo attraverso un voto, a differenza della semplice informativa che non lo prevede. Draghi pronuncerà il suo discorso a palazzo Madama, poi ci sarà una breve pausa per permettergli di consegnare il testo a Montecitorio e poi tornerà in Senato, dove ascolterà il dibattito e replicherà. 

In un primo momento Mario Draghi aveva chiuso sulla possibilità di un voto. La sua intenzione era di lasciare l’aula del Senato dopo il discorso per poi salire al Quirinale a dimettersi nuovamente. Un percorso che fece Giuseppe Conte nel 2019 in occasione della rottura con la Lega di Matteo Salvini. La differenza è che il leader M5S non aveva i numeri, Draghi sì. Al momento c’è grande incertezza, ma sono in molti a ritenere che il voto sia un primo passo per uscire dalla crisi. In ogni caso è evidente che per proseguire la legislatura il Premier dovrà cedere qualcosa, magari accettando l’uscita del M5S dalla maggioranza e considerando l’appoggio di chi uscirà dal partito di Conte mentre i partiti, specie quelli del centrodestra, dovranno ammorbidire le proprie posizioni e richieste. Al momento l'unico a essere ottimista è Matteo Renzi: “Credo che Draghi alla fine farà prevalere il senso delle istituzioni che lo caratterizza da sempre”. 

Conte attende risposta da Draghi ma c’è il rischio di una nuova scissione nel M5S

Dopo la decisione di aprire la crisi, nel M5S è un tutti contro tutti con il rischio di una nuova scissioneGiuseppe Conte non lo nasconde e lancia un ultimatum: “Se qualcuno ritiene di non poter condividere un percorso così partecipato e condiviso faccia la propria scelta in piena libertà, in maniera chiara, subito e senza ambiguità”. I tempi sono stretti: “C'è una notte per pensarci” dice Conte ai vertici del gruppo alla Camera. Il presidente del M5S, intanto, aspetta segnali da Palazzo Chigi sulle nove richieste del Movimento per il programma di governo: “Adesso la decisione non spetta a noi, ma a Draghi”, dice chiudendo l'incontro coi parlamentari. Per il leader, il premier dovrà valutare le condizioni e decidere il perimetro del dialogo: c’è tempo fino a domani, quando si voterà la fiducia al governo. Per Conte “L'atteggiamento di responsabilità ci impone di chiedere al presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell'agenda di governo”. Intanto, però, il presidente del M5S teme l'accerchiamento da parte degli altri partiti. 

L'assemblea dei gruppi parlamentari del M5S è stata una maratona via zoom, una gara di resistenza di tre giorni. Al momento sono circa una ventina i parlamentari che vorrebbero confermare l'appoggio a Draghi. Se ne è fatto portavoce il capogruppo a Montecitorio Davide Crippa. La posizione dei contiani l'ha invece riassunta la deputata Vittoria Baldino: le dimissioni di Draghi sono state una “reazione scomposta”, che va letta come “un invito alla porta”. Nel marasma di dichiarazioni e manovre, si inseguono voci e sintomi. Le prime riguardano una raccolta di firme in corso su un documento dei governisti pronti a lasciare il M5S: c’è chi parla di venti ma in giornata si parlava di 30 alla Camera e 10 al Senato. Ma la conta definitiva non c’è, anche perché, per ora, Conte non ha detto una parola definitiva sulla posizione che il M5S terrà al momento della fiducia. Rimane il fatto che la tensione è palpabile: Crippa, in aperta polemica, non avrebbe confermato il contratto al portavoce di Conte Rocco Casalino che finora ha curato anche la comunicazione del gruppo a Montecitorio. 

La replica arriva da Beppe Grillo, che cambia la foto del profilo Whatsapp e ci mette quella con una scatola di colla Coccoina: “Ce l'ha con i ministri incollati alla poltrona”, interpretano alcuni parlamentari, che ci vedono un assist a Conte. Alla Camera c’è aria di rottura. Durante l’assemblea alcuni parlamentari chiedono a Davide Crippa di rendere conto di una posizione tattica tenuta nella riunione dei capigruppo per far votare la fiducia prima alla Camera. Lo stesso Conte lo accusa: “Non ne ero informato”. Non a caso, dopo l'intervento della vice di Crippa, Alessandra Carbonaro, c’è chi chiede le dimissioni dell'intero direttivo. Anche nella squadra di governo le crepe ci sono eccome. Conte può fare affidamento su Fabiana Dadone che è intenzionata seguire il partito. Non sembra essere così per il ministro Federico D'Incà. Conte intanto aspetta segnali da Draghi sui nove punti contenuti nel documento consegnato a Palazzo Chigi. E li aspetta prima di domani. Dall'assemblea è emerso che la stragrande maggioranza dei parlamentari sta con il presidente, ma anche che il rischio scissione è concreto

Salvini riunisce la Lega, forti critiche a M5S e Pd ma rimane uno spiraglio

Si apre un piccolo spiraglio nella Lega verso la possibilità che il partito di Matteo Salvini possa votare per la prosecuzione del governo di Mario Draghi. Anche se nel partito di via Bellerio, come in Forza Italia, si attendono segnali dal presidente del Consiglio che ancora non sono arrivati. La condizione che viene posta sia da Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è che il partito di Giuseppe Conteesca dal governo. Durante la riunione di Salvini con i parlamentari, presenti anche i ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani, le critiche al M5S sono molto dure. Nel mirino finisce anche il Pd per le proposte di legge su cannabis e ius scholae e i ministri dell'Interno e della Salute, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza. Il segretario della Lega dopo una breve introduzione mnella quale ha detto di aver stima per Draghi ha ascoltato. Salvini riferisce di non sapere se si andrà al voto anticipato o meno, come vorrebbe una buona parte della platea. Dal canto loro Lega e FI hanno imposto un veto sui 5 stelle e ora attendono segnali che confermino la posizione. Per ora Draghi è rimasto sulla posizione o con una maggioranza ampia, compresi i 5 Stelle quindi, o dimissioni.

Durante il dibattito, il ministro Giancarlo Giorgetti è intervenuto per un breve saluto. Numerosi gli interventi dei parlamentari. “La Lega rivendica di essere forza leale e responsabile, ma gli atteggiamenti, le scelte dei 5 Stelle hanno fatto mancare quel patto di fiducia di cui ha parlato il Presidente Mario Draghi quando ha detto che la maggioranza di unità nazionale non c’è più”, hanno detto i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. “Non è possibile fare finta di nulla: nei prossimi mesi non solo il governo, ma anche il Parlamento sarà chiamato a intervenire su vere emergenze. Il buonsenso suggerisce che le priorità siano lavoro, costo della vita, rincaro di bollette e carburanti, pace fiscale, flat tax, sicurezza e immigrazione, autonomia. Eppure, purtroppo, anche il Pd è protagonista di continue provocazioni totalmente contrarie allo spirito del governo di unità nazionale: ius soli, ddl Zan e cannabis. È un triste teatrino che blocca il Paese” e “soprattutto non è quello che merita l'Italia”. 

Nonostante la crisi Draghi va in viaggio di Stato in Algeria

A poche ora dal suo intervento alle Camere, il premier Mario Draghi non rinuncia al viaggio di Stato in Algeria. Accorcia i tempi e fa una missione lampo, nel solo arco di una giornata. Sul volo di Stato, la delegazione italiana è folta, composta da sei ministri Luigi Di MaioLuciana LamorgeseRoberto CingolaniEnrico GiovanniniElena BonettiMarta Cartabia, che andranno a siglare ben 15 tra accordi e memorandum d'intesa in numerosi settori, da quello energetico alla giustizia, e perfino in quello del marmo. Il Premier arriva nel palazzo presidenziale El Mouradia, passa in rassegna il picchetto d'onore, viene accolto dal presidente Abdelmadjid Tebboune e poi iniziano i colloqui che si protraggono per due ore. Non è nell'agenda di questo IV Vertice Intergovernativo, ma la novità più importante verrà formalizzata oggi e l'anticipa il presidente algerino nel suo intervento al termine della sessione plenaria. “Ci sarà un accordo molto importante tra Eni, Total e Occidental”, fa sapere Tebboune, che riguarda un'iniziativa per la quale verranno impiegati complessivamente 4 miliardi di dollari, e che mira a rifornire l'Italia con quantità “molto importanti” di gas naturale. A riprova, come sottolinea Draghi, che l'Algeria rappresenti un partner “molto importante" per l'Italia, essendo peraltro il primo paese fornitore di gas. 

Ma non c’è solo l'energia sul tavolo dei colloqui. Draghi ha ribadito che l’Algeria è un grande alleato per la stabilità nel Mediterraneo. I due paesi infatti “continuano a lavorare insieme per la pace” in tutta la regione, e a tal riguardo il capo del governo italiano cita la crisi libica e le “difficoltà” che affronta la Tunisia. E non poteva mancare il passaggio alla sicurezza alimentare. Il premier giudica “incoraggiante” il segnale arrivato dai negoziati in Turchia, e ricorda che l'Italia è sempre stata attiva nell'evitare una “crisi alimentare catastrofica”. Per questo, resta “in prima linea” nello sblocco delle navi cariche di grano attraccate nel Mar Nero. Dopo il Vertice al palazzo presidenziale, Draghi interviene al Business forum Italia-Algeria. Qui il premier tocca gli stessi temi affrontati con il presidente algerino. Ma pone in risalto uno dei problemi più urgenti che affliggono l'Italia e tutte le economie occidentali: l'impennata senza controllo dell'inflazione. Nessun cenno, come prevedibile, alla situazione politica italiana.

Al Senato

Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. Al momento riprenderà i propri lavoro domani alle 9.30 con la discussione del ddl di delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, del ddl per l’equo compenso delle prestazioni professionali e del ddl sul divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia e delle mozioni sul caro energia

Alle 15.30 si riunirà la Conferenza dei Capigruppo per definire le modalità di svolgimento delle Comunicazioni sulla crisi di Governo che il Presidente del Consiglio Mario Draghi terrà nella giornata di domani. Anche le Commissioni oggi non terranno seduta.

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 18.00 per le comunicazioni del Presidente della Camera Roberto Fico in merito alle Comunicazioni che il Presidente del Consiglio Mario Draghi terrà domani sulla crisi di Governo.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri e la Difesa svolgeranno delle audizioni sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni. Tutte le altre Commissioni non terranno seduta.



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