Conte ha invitato nuovamente Lega, FdI, FI a un confronto

Un incontro tra opposizioni e Governo, saltato tra le polemiche durante gli Stati generali, ora sembra possibile. Il premier Giuseppe Conte ha inviato formalmente tre lettere d’invito a Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini; tutti e tre confermano di aver ricevuto la missiva,e paiono essere disponibili all'incontro. Certo, con toni e condizioni diverse, e nulla cambia sulla manifestazione unitaria contro l’esecutivo in programma per questo sabato. Il più collaborativo, come spesso accade ultimamente, sembra essere il Cavaliere: fonti azzurre fanno sapere che “Forza Italia è naturalmente, come sin dall'inizio della crisi, disponibile al confronto”; di conseguenza, il partito presieduto da Silvio Berlusconi, e rappresentato spesso dal suo vice Antonio Tajani, “parteciperà all'incontro insieme a Lega e FdI, e consegnerà al Governo un corposo dossier di proposte ideate per far ripartire il Paese e per utilizzare al meglio le ingenti risorse europee messe a disposizione dell'Italia”. Dalla Lega si ricorda che Matteo Salvini “è pronto a collaborare e a ribadire molte proposte costruttive al Governo” formulate d'intesa con altri leader dei partiti di opposizione. 

Si dice disponibile a partecipare anche la leader di FdI Giorgia Meloni, pur se con qualche accenno polemico. Intervistata dal Tg4, infatti, chiede a Conte se “ci manda i documenti che hanno elaborato dopo 10 giorni di Stati generali: cosi possiamo parlare non del sesso degli angeli ma di cose concrete su cui Fratelli d'Italia è sempre disponibile”. Da Palazzo Chigi viene spiegato che non è ancora stata fissata una data per l'incontro. I tre leader potranno decidere se presentarsi in incontri singoli o tutti assieme. Conte non ha alcuna preclusione sul formato, a lui interessa il confronto. Nella lettera d’invito spiega di ritenere che, in un momento così delicato per il futuro del Pase, “l'interlocuzione tra il Governo e le forze di opposizione, pur nel rispetto dei ruoli e delle posizioni, sia doverosa e necessaria, e spero che possa rivelarsi proficua e feconda”. Insomma, dopo le tensioni per gli Stati generali, forse ora si dialogherà e probabilmente, al prossimo voto per lo scostamento di bilancio, il premier cercherà di raccogliere qualche consenso anche dalle opposizioni.  

Decreto Semplificazioni, maggioranza divisa ma Conte vuole chiudere

Il decreto Semplificazioni va chiuso entro questa settimana. Per il premier Giuseppe Conte è “la madre di tutte le riforme”, motivo per cui spinge per portare il pacchetto in Cdm entro oggi, o al massimo domani, possibilmente con il più ampio consenso della sua maggioranza perché “è indispensabile per modernizzare l'Italia e tornare a far correre il Paese”, spiega. Sarà una missione quasi impossibile, vista la delusione delle forze politiche per la rinuncia ad alcune proposte nel nome della mediazione. E’ un sacrificio che il presidente del Consiglio, costretto a cedere sul condono, considera invece un giusto prezzo da pagare pur di vedere il testo sul tavolo del Cdm ma soprattutto per rompere quel clima di tensione respirato nei vertici di martedì sera e ieri mattina. L'aria è pesante, ma il confronto deve andare avanti, come esorta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “In questi giorni si sono accesi un po' i toni della politica. Abbassiamoli, confrontiamoci e troviamo delle soluzioni”. Così questa mattina alle 9.30 tutti di nuovo a lavoro per limare la bozza in tempo per il pre-Consiglio del pomeriggio, in cui dovranno essere appianati gli ultimi punti di discordia, come la parte relativa ai Commissari per le opere pubbliche e quella sull’abuso d’ufficio, tema, quest'ultimo, su cui Conte ha tracciato la linea nel question time alla Camera, spiegando di voler superare la cosiddetta “paura della firma”, limitando temporaneamente la responsabilità dei dipendenti pubblici sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità “per l'azione di responsabilità al solo profilo del dolo per le azioni e non anche per le omissioni”. 

La soluzione accontenta il Pd ma anche Italia viva. Matteo Renzi esulta e rivendica: “Di chi fosse la 'manina' che ha inserito il condono non ne ho idea, la 'manona' che invece l'ha tolto è la nostra”. Il suo attivismo è riconosciuto anche dal capo del Governo: “Abbiamo studiato, valutato e accolto molte delle proposte di Iv”. Sulle opere pubbliche ci sarà, dunque, “un'accelerazione degli iter di realizzazione”, ma accompagnato da “un rafforzamento dei presìdi di legalità”, ci tiene a sottolineare Conte in aula a Montecitorio, spiegando che la semplificazione riguarda la fase di affidamento dei lavori, “consentendo alle stazioni appaltanti di affidare i contratti in modo più semplice e rapido per un periodo transitorio”. In questo senso, compatibilmente con il diritto europeo, per alcuni interventi di particolare interesse nazionale verrà introdotta la procedura negoziata senza bando. Ma “la deroga è accompagnata da specifiche misure in tema di trasparenza e pubblicazione degli atti e controlli antimafia, che sono, da un lato, semplificati e, dall'altro, rafforzati”, spiega. Il frutto della nuova mediazione, però, continua a non convincere le opposizioni: Matteo Salvini spinge per replicare il “Modello Genova” ovunque, “azzerare la burocrazia e il Codice degli appalti”; il leader della Lega sa che il tema è divisivo nella maggioranza e sparge sale sulla ferita. Fratelli d'Italia, invece, boccia in toto il dl Semplificazioni: “Bloccato dai veti incrociati, rischia di diventare il decreto Complicazioni”. E ci crede poco anche Forza Italia: “La riforma del reato di abuso d'ufficio non può funzionare senza una complessiva revisione della giustizia amministrativa, civile e penale”. 

Il senatore Carbone lascia FI e entra in IV. La maggioranza respira 

A palazzo Madama Vincenzo Carbone lascia Forza Italia e aderisce a Italia viva. La partita della tenuta del Governo, come già accaduto in diverse legislature, continua a giocarsi in Senato. Matteo Salvini e Matteo Renzi lo sanno bene: il leader della Lega ha accolto la scorsa settimana la senatrice del M5S Alessandra Riccardi ma ieri è il fondatore di Italia viva a riportare a più uno l'asticella dei giallorossi. “Lascio Forza Italia e aderisco al gruppo parlamentare di Italia Viva. Non posso più sopportare l’immagine di un partito appiattito e subordinato ad una destra sovranista”, mette in chiaro l'ex azzurro, prendendo di mira il “piglio giustizialista” del Carroccio che “mette in discussione lo spirito del garantismo, valore fondante non solo della nostra democrazia ma principio costituente del movimento politico fondato dal presidente Silvio Berlusconi”. “Quello di ieri è un arrivo pesante, e ce ne saranno ancora”, assicura Matteo Renzi ai suoi. Nei corridoi del palazzo sono in molti a pensare che questa operazione di rafforzamento del Governo Conte abbia in realtà il tacito benestare del leader di FI. E quando Matteo Renzi in persona rivela una telefonata tra lui e l'ex Cav dopo le intercettazioni sul processo Mediaset, diversi parlamentari sono tentati dal fare due più due. L'ex premier, però, nega e anche tra gli azzurri la ragione dei movimenti in atto è indicata nel "subbuglio" dei senatori campani, scottati dalle scelte fatte per le Regionali, contrari come sono alla candidatura di Stefano Caldoro. C'è poi la versione di chi vuole che Carbone si sia risentito perché “abbandonato dal gruppo”, dopo che il suo seggio è oggetto di ricorso da parte di Claudio Lotito e il caso verrà esaminato dalla Giunta per le Elezioni. In ogni caso, però, adesso Carbone è un senatore della maggioranza. 

Al Senato

Nella giornata di oggi l’assemblea del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno martedì 7 luglio con le comunicazioni del Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati sul calendario dei lavori. 

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl sulla magistratura onoraria. La Bilancio si confronterà sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla cosiddetta golden power. L’Istruzione proseguirà le audizioni sull'impatto del Covid-19 sul settore della cultura. La Lavori Pubblici ascolterà i rappresentanti di Aiscat e Ance nell'ambito dell'Indagine conoscitiva sulle concessioni autostradali.  La Commissione Industria ascolterà i rappresentanti di STMicroelectronics, Elettricità futura, ANIA e ISPRA sull’affare assegnato sul settore dell'automotive italiano e le implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica, e proseguirà il confronto sull’affare assegnato per il sostegno ai comparti dell'industria, del commercio e del turismo nell'ambito della congiuntura economica conseguente all'emergenza da COVID-19. La Lavoro svolgerà alcune audizioni sull’affare assegnato riguardante le ricadute occupazionali dell'epidemia da Covid-19, sulle azioni idonee a fronteggiare le situazioni di crisi e sulla necessità di garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro. La Politiche dell’UE proseguirà il confronto sulla legge di delegazione europea.  

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 16.00 per le comunicazioni del Presidente Roberto Fico sul calendario dei lavori.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri proseguirà le audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle eventuali interferenze straniere sul sistema delle relazioni internazionali della Repubblica Italiana. La Bilancio proseguirà l’esame degli emendamenti presentanti al cosiddetto decreto rilancio. L’Attività Produttive esaminerà lo schema di decreto ministeriale per la ripartizione per l'anno 2020 del fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato da destinare a iniziative a vantaggio dei consumatori.  Infine la Politiche dell’Ue proseguirà le audizioni sul Programma di lavoro della Commissione per il 2020-Un'Unione più ambiziosa e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020.



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