La maggioranza trova l’accordo sulle intercettazioni ma non sulla prescrizione
Dopo settimane di fortissime tensioni la maggioranza sembra aver trovato l’accordo sulla riforma delle intercettazioni. Ad annunciare l'intesa è l'ex magistrato e senatore di Leu Pietro Grasso al termine di un nuovo vertice a palazzo Chigi sulla giustizia in cui, tuttavia, non è stata invece risolta la questione della prescrizione che, in assenza di accordo, entrerà in vigore a gennaio senza le preannunciate modifiche al codice penale chieste da Pd, Iv e Leu. La maggioranza, dunque, trova così una prima quadra in tema di giustizia anche se torna la tensione sulla prescrizione e Italia Viva avrebbe chiesto che venga deciso un rinvio.
Il vertice di ieri con il premier Giuseppe Conte e con il ministro Alfonso Bonafede dovrebbe in ogni caso preludere a uno slittamento del Cdm da oggi a domani per l'esame del Milleproroghe in cui dovrebbero finire anche le intercettazioni. La proroga, tuttavia, non sarà più di sei mesi, come inizialmente previsto, ma “molto breve: giusto il tempo di apportare le modifiche concordate” ha spiegato l'ex presidente del Senato. Tra le norme da riscrivere ci dovrebbero essere quelle relative alle intercettazioni tramite trojan, il dispositivo in grado di trasformare il telefono dell'intercettato in una sorta di microspia. Altre modifiche dovrebbero riguardare il controllo del pm sulla selezione delle comunicazioni da trascrivere, ora affidata in via quasi esclusiva alla sola Polizia giudiziaria. Ma il testo dovrebbe prevedere anche modalità più agevoli per l'accesso del difensore al materiale intercettato.
I tempi per la riforma elettorale si allungano: tutti rimandato a gennaio
A meno di non andare a spaccare la maggioranza per assicurarsi i voti di una forza di centrodestra, Lega in primis, gli alleati di Governo al momento faticano a trovare la quadra sulla legge elettorale. E sebbene i giallorossi si affrettino a dire che il confronto che si è svolto ieri con le opposizioni ha offerto spunti di riflessione interessanti che porteranno a breve a una decisione su quale scegliere dei due modelli presi in esame, in realtà l'intesa è ancora lontana. Resta il no categorico dei renziani sul modello spagnolo, cui si aggiunge il no secco di Forza Italia e di FdI; questi ultimi sono totalmente contrari a qualsiasi ipotesi di proporzionale, mentre si registra un’apertura da parte dei leghisti, che viene accolta positivamente dai dem, ma purché si torni subito alle urne, è la conditio sine qua non.
Resta intatta anche la contrarietà di Leu allo sbarramento al 5%. Come uscirne? Intanto, è ufficiale, lo slittamento a inizio di gennaio della presentazione in Parlamento del testo di riforma della maggioranza. E servirà almeno un altro vertice, non ancora convocato, per provare a raggiungere un accordo. All'impasse interna ai giallorossi, a complicare il quadro, si aggiunge poi anche il doppio referendum: quello sul taglio degli parlamentari e quello leghista sul maggioritario, che, secondo la Lega, potrebbe avere più chance di superare il vaglio della Consulta dopo l'annuncio delle 64 firme raggiunte al Senato. E qui si andrebbe a creare un intreccio pericoloso: perché si creerebbe il paradosso di avere una riforma elettorale in senso proporzionale all'esame delle Camere mentre i cittadini saranno chiamati a esprimersi a favore del maggioritario. E con il rischio, in caso di crisi, di votare per 945 seggi a ridosso della consultazione popolare che, con ogni probabilità, confermerà il taglio.
Il Centrodestra ricorrerà alla Consulta per il mancato esame della manovra alla Camera
Ieri, in una conferenza stampa congiunta di tutto il centrodestra alla Camera, i capigruppo di Lega, FdI e FI hanno annunciato la presentazione di un ricorso alla Consulta in merito all'iter della legge di Bilancio, che a loro avviso ha subito una blindatura tale da ledere le prerogative del Parlamento e di risultare, pertanto, anticostituzionale. Un'iniziativa simile fu già assunta lo scorso anno dal Pd, in occasione dell'esame della legge di Bilancio del governo gialloverde, ma secondo il centrodestra essa presenta quest'anno profili ancor più chiari d’incostituzionalità: “Si sta nei fatti abolendo la Camera dei deputati - ha osservato la capogruppo azzurra Maria Stella Gelmini - in un contesto non eccezionale che legittimi questo operato non si capisce perché, quale alibi giustifichi che alle opposizioni venga impedito di emendare il testo. Se diventa una prassi vuol dire che si aboliscono le garanzie dello stato di diritto compreso il Parlamento”.
Le ha fatto eco il leghista Riccardo Molinari: “Non è tollerabile che venga estromesso un ramo del Parlamento dall'esame della legge di bilancio che ha ricevuto il via libera della Commissione europea due mesi fa”. Poco prima, a Palazzo San Macuto i parlamentari di FdI avevano protestato nei confronti della maggioranza giallorossa per un'altra questione e cioè il ritardo nell'avvio di due commissioni d'inchiesta, quella sulla comunità “Il Forteto” e quella sulle Banche. Gli esponenti del partito di Giorgia Meloni hanno occupato i banchi della commissione Forteto, posizionando uno striscione recante la scritta “da Pd e M5S omertà su banche e Forteto”.
Forza Italia lancia i suoi candidati: Santelli in Calabria e Caldoro in Campania
A pochissimi giorni dalla scadenza per presentare i candidati, Forza Italia rompe gli indugi sui nomi di chi correrà per la presidenza di Calabria e Campania e cala i suoi assi, senza aspettare l'ok degli alleati: saranno la deputata Jole Santelli e l'ex governatore campano Stefano Caldoro; a Lega e FdI ricorda la propria lealtà lunga 25 anni, chiedendo lo stesso trattamento. E chissà che il messaggio non sia pure per Mara Carfagna, alla vigilia del lancio della sua associazione Voce libera che però Silvio Berlusconi sminuisce come “una corrente politica nel partito, che finisce per dividere”. A segnare la fretta di FI sulle regionali è il vertice convocato nel pomeriggio a Palazzo Grazioli con il presidente e i suoi fedelissimi. Subito dopo, una nota illustra gli impregni presi, almeno a voce, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni e li ribadisce, forzando un po' la mano: “FI conferma la candidatura a presidente della Regione Calabria di Jole Santelli”, mentre in Campania, “in seguito agli accordi assunti che assegnano a FI l'indicazione del candidato presidente, il partito conferma la candidatura di Stefano Caldoro”.
Insomma, la parola conta, anche se non è ancora unanime nella coalizione. Lo spiega meglio Silvio Berlusconi: “Aspettiamo di presentare tutti i candidati, anche quelli degli alleati, che sosteremmo lealmente”. Sarà cosi in Emilia-Romagna dove per il centrodestra unito sarà la leghista Lucia Borgonzoni a sfidare Stefano Bonaccini. Al sud invece tocca aspettare nonostante, ad esempio, in Calabria si voti lo stesso giorno, il 26 gennaio. “È assolutamente urgente” definire i candidati, ripete Berlusconi e spiega il perché del ritardo: “Non siamo il partito di maggioranza, quindi dobbiamo avere alleati. Questo comporta questi inconvenienti”. Poi ricorda il no di Salvini all'ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e rilancia: “Abbiamo ripiegato su un'ottima candidata ma aspettiamo perché Fratelli d'Italia ha detto che tutti i candidati vanno comunicati insieme”.