Il Parlamento ha eletto il decimo membro laico del Csm

La moral suasion arrivata dal Quirinale ha dato i suoi frutti. Bisogna fare presto e senza strappi per avere un Csm pienamente legittimato: questa la sollecitazione giunta ripetutamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui il Parlamento ha risposto con prontezza eleggendo il decimo e ultimo membro laico dell'organo di autogoverno dei giudici. È l'avvocato e docente universitario Felice Giuffrè, indicato da FdI, che con 420 voti è andato ben oltre la soglia dei 364 necessari. Nella seduta di martedì il Parlamento, riunito in seduta comune a Montecitorio, ne aveva eletti nove e l'unico a non raggiungere il quorum dei tre quinti degli aventi diritto era stato lo stesso Giuffrè, fermatosi a 295 dopo essere subentrato in corsa a Giuseppe Valentino. Ieri l’hanno votano praticamente tutti, a eccezione dell'Alleanza verdi-sinistra che ha annunciato di non partecipare al voto; alla fine si contano solo 8 voti dispersi, 24 schede bianche e 17 nulle. Completato il plenum del Csm, ora si apre la corsa alla vicepresidenza: difficile fare pronostici, ma i rumors puntano sul nome di Rosanna Natoli. Il partito della premier Giorgia Meloni, dopo aver proposto tre donne su quattro candidati, vorrebbe dare un segnale ancor più forte in questa direzione, facendo eleggere una donna come vice di Sergio Mattarella

Nordio parla alla Camera, ma è scontro sulla Giustizia e sulle intercettazioni

Il dibattito sulla giustizia non si esaurisce con l’elezione dell’ultimo membro del Csm. Il Ministro Carlo Nordio in aula alla Camera ha annunciato che la riforma Cartabia “ha creato criticità a cui il Governo cercherà di rimediare con un intervento chirurgico e immediato nel più breve tempo possibile”. Poi è tornato sul tema delle intercettazioni e ha assicurato che “non si è mai inteso toccare minimamente quelle che riguardano il terrorismo, la mafia e ovviamente quei reati che sono, per così dire, satelliti nei confronti di questi due fenomeni perniciosi”. Tuttavia, “se noi non interverremo radicalmente sugli abusi e sugli errori di queste intercettazioni, cadremo veramente in una sorta di democrazia dimezzata, perché la segretezza delle informazioni è l'altra faccia della nostra libertà” e “l'Italia non è fatta di Pubblici ministeri e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le associazioni dei Pubblici ministeri”. L'aula di Montecitorio ha poi approvato le risoluzioni di maggioranza e Terzo polo e respinte invece quelle presentate da Pd e M5S, che attaccano: “Messina Denaro non sarebbe stato arrestato senza intercettazioni”, accusa Giuseppe Conte, che parla di “improvvida crociata”. 

Per il deputato Pd ed ex Guardasigilli Andrea Orlando, invece, “quella del ministro Nordio è stata una relazione sui generis perché la legge dice che bisognerebbe tenere al Parlamento una relazione sulla giustizia. Abbiamo ascoltato invece alcune valutazioni del Ministro molto settoriali come, ad esempio, sul tema delle intercettazioni. Non sono emersi invece gli orientamenti che si vogliono seguire”. In serata, il Cdm approva un disegno di legge a tutela della libertà di determinazione della vittima: in caso di aggravante mafiosa o di terrorismo, la procedibilità è sempre d'ufficio. S’interviene, spiega il ministero della Giustizia, su tutti i reati procedibili a querela, non solo su quelli trasformati nell'ultima riforma del processo penale; in caso di arresto in flagranza di reato perseguibile a querela si prevede un tempo di 48 ore per acquisire la richiesta della vittima, se non presente sul posto. In questo modo, in casi come il furto di un veicolo con violenza sulle cose, si può procedere all'arresto del reo in flagranza, anche se non è possibile reperire subito la vittima. Naturalmente l'arresto decade dopo 48 ore, se non si è acquisita la querela. 

Il Governo punta al Patto per la terza età. Il Cdm ha approvato la delega

Il Cdm, su proposta del presidente Giorgia Meloni, del ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone e del ministro della salute Orazio Schillaci, ha approvato un disegno di legge di delega al Governo per le persone anziane. Si prevede una riforma articolata e complessiva, volta ad attuare le norme della legge di bilancio 2022 e, con specifico riferimento alla categoria degli anziani non autosufficienti, a realizzare uno degli obiettivi del Pnrr. Il provvedimento muove dal riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio e dal principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente. Grazie a tale semplificazione e all'istituzione dei Punti unici di accesso (PUA) diffusi sul territorio, si potrà effettuare, in una sede unica, una valutazione multidimensionale finalizzata a definire un progetto assistenziale individualizzato (PAI) che indicherà tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie. Ulteriori elementi di rilievo sono la definizione di una specifica governance nazionale delle politiche in favore della popolazione anziana, con il compito di coordinare gli interventi. 

C’è poi la promozione di misure a favore dell'invecchiamento attivo e dell'inclusione sociale, anche sostenendo il cosiddetto “turismo lento”; la promozione di nuove forme di coabitazione solidale per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale, anche nell'ambito di case-famiglia e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi; la promozione d'interventi per la prevenzione della fragilità delle persone anziane; l'integrazione degli istituti dell'assistenza domiciliare integrata (ADI) e del servizio di assistenza domiciliare (SAD); il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice, e la previsione d'interventi a favore dei caregiver familiari. Per la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con questo ddl “il governo sigla un Patto per la Terza età” e pone le basi della “riforma complessiva delle politiche in favore degli anziani e contro la loro marginalizzazione”. “Gli anziani non sono solo parte delle nostre famiglie, ma rappresentano il cuore stesso della società e un patrimonio di valori, tradizioni e conoscenze prezioso per la nazione. Avere cura degli anziani significa avere cura di tutti noi”. 

Le opposizioni attaccano sulle riforme: no a presidenzialismo e autonomia

La riforma del presidenzialismo, su cui da un mese lavora la ministra Elisabetta Casellati, si confronta per la prima volta con le opposizioni e registra il primo e secco no. A dirlo è il Terzo polo che boccia quel modello, mentre rilancia il premierato e insiste perché si parli di riforme a 360 gradi (comprendendo ad esempio il monocameralismo e il federalismo) e senza tabù. “Non puoi discutere di presidenzialismo e poi avere il ministro Calderoli che va avanti con l'autonomia e poi magari la legge elettorale. Così diventa un macello” attacca Carlo Calenda. L'ex presidente del Senato continua le sue consultazioni e la prossima settimana conta di chiudere il cerchio incontrando il PdM5S e le Autonomie. Manca all'appello il gruppo di Verdi e Sinistra italiana, mai invitati al tavolo. “Ci dispiacerebbe se la Casellati intendesse incontrare solo i gruppi parlamentari più affini”, denuncia Filiberto Zaratti deputato di Avs. Intanto la Casellati guarda avanti e annuncia: “Finiti gli incontri con tutti, farò una riflessione sulle osservazioni emerse”, parole che sembrano confermare il cronoprogramma avviato sul presidenzialismo e garantito dal Governo nel vertice sulle riforme convocato dalla premier Giorgia Meloni

Altro impegno preso a Palazzo Chigi è quello sulla riforma dell'autonomia che sta a cuore alla Lega, affinché il primo ok preliminare alla proposta di Calderoli arrivi in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Per Calenda “è solo lo scalpo che la Lega chiede al Governo”, e attacca la premier che “ha passato tutta la vita a spiegare di essere sovranista e nazionalista e poi fa un casino di autonomia che non funzionerà mai”. Agli antipodi l'interpretazione della Lega: il giorno dopo, a raccontarlo come “un buon risultato frutto di grande lavoro” è lo stesso ministro per le Autonomie. In un'intervista a Rainews 24 rivela che “il punto di equilibrio” trovato sta nel “superamento, una volta per tutte, del criterio della spesa storica, che è un grande passo avanti per il sistema Paese”. E prosegue con la sua roadmap: “Il lavoro di definizione delle decisioni, che abbiamo preso ieri, richiederà una settimana. Dopodiché starà al presidente del Consiglio stabilire l'ordine del giorno”. In altre parole, la Lega c'è e si farà trovare pronta, tanto che, pur elencando i vari step necessari per l'ok definitivo, compresi i Livelli essenziali di prestazioni, da definire in 12 mesi, Calderoli azzarda che “l'arrivo in porto potrebbe avvenire contemporaneamente” alle altre riforme istituzionali. Al di là dei tempi, sul piatto restano distinguo e frizioni nella maggioranza. Non le nasconde Antonio Tajani di Forza Italia quando ricorda che “tutte le riforme si fanno ascoltando e confrontandosi con le forze di maggioranza in Parlamento, ma nessuno può porre veti”. 

Cambia il vertice del Tesoro, via Rivera arriva Barbieri

Cambia il vertice del Tesoro: esce di scena Alessandro Rivera, arriva Riccardo Barbieri. Dopo giorni di braccio di ferro sulla poltrona chiave di Direttore generale, il Governo opta per la discontinuità ma nel segno della continuità: solleva dall'incarico il super tecnico saldamente al suo posto per 5 anni e 3 governi, ma poco gradito al partito di Giorgia Meloni, e lo sostituisce con un suo stretto collaboratore, il capoeconomista del Ministero che da anni mette a punto le stime del Def e della Nadef. Il nome di Barbieri è l'indicazione proposta a Palazzo Chigi dal Mef insieme con altre due nomine in ruoli chiave del Dicastero. Per la Ragioneria dello Stato, come ampiamente atteso, viene riconfermato Biagio Mazzotta (nominato nel 2019 dal governo Conte), mentre alla guida dell'Amministrazione generale del personale e dei servizi arriva Ilaria Antonini, che prende il posto di Valeria Vaccaro. Vengono così completate tre caselle cruciali a pochi giorni dallo scadere dei termini per lo spoils system. Le nomine sono state ufficializzate dal Cdm. Prima c'è stato un faccia a faccia tra Matteo Salvini e il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti per fare il punto sui dossier. 

La poltrona di direttore generale del Tesoro traballava da mesi. Rivera, nominato nel 2018 dal governo Conte I e riconfermato dai due esecutivi successivi, era nel mirino per la gestione di alcuni dossier tra cui Mps; a suo favore però giocava l'autorevolezza maturata nella gestione dei conti pubblici e nei rapporti con l'Ue. La scelta alla fine è ricaduta su un tecnico esperto. Giorgetti, che ha comunicato le nuove scelte ringraziando “gli uscenti per il lavoro svolto con dedizione e competenza”, ha anche annunciato che presenterà una proposta di riforma del modello organizzativo del Ministero con lo scopo di assicurare il raggiungimento degli importanti obiettivi assegnati in primo luogo a livello europeo e internazionali tramite una diversa articolazione della struttura dipartimentale. Nella partita dello spoils system, iniziata a inizio gennaio con il cambio alla direzione dell'Aifa e la sostituzione del Commissario per la ricostruzione del centro Italia, seguita dalle conferme e sostituzioni alle Agenzie fiscali, rientra anche la scelta del nuovo segretario generale della Farnesina: sarà Riccardo Guariglia, che prende il posto di Ettore Francesco Sequi. In arrivo anche la nomina del nuovo presidente del Consiglio di Stato: dopo la morte di Franco Frattini, è guidato dal presidente aggiunto Luigi Maruotti; il 30 gennaio è prevista l'inaugurazione dell'anno giudiziario e in quell'occasione dovrebbe esserci anche il giuramento e l'insediamento del nuovo presidente. 



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