Draghi ai partiti: le riforme sono la priorità, pronta la fiducia sul concorrenza
L'allarme tra i Ministri suona poco dopo le 17.00, quando vengono convocati d'urgenza in Cdm per comunicazioni del premier. Tutti ignorano perché Mario Draghi voglia vederli e così, a stretto giro dai lanci di agenzie che danno notizia del Cdm dell'ultimo minuto, la preoccupazione si diffonde tra Camera e Senato. Il Cdm si rivela una riunione lampo, appena 8 minuti: Mario Draghi annuncia che sulla riforma della concorrenza non sono ammessi ritardi, essendo uno dei pilastri del Pnrr. Quindi sì, la mediazione è importante, ma il treno del Next Generation Eu lo è altrettanto se non di più, dunque ritardi non sono ammessi. Si va verso la fiducia sul provvedimento, annuncia dunque il presidente del Consiglio: verrà posta entro fine maggio, sul testo base se non ci sarà alcun accordo, su quello frutto di intesa se il traguardo verrà tagliato non prima di fine mese. "Nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari”, puntualizza il presidente del Consiglio, rimarcando tuttavia come “il mancato rispetto di questa tempistica metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr, punto principale del programma di governo”. Annuiscono tutti i ministri, d'accordo col premier.
Ora il nodo principale da sciogliere resta quello sui balneari, con le concessioni che dovranno andare in gara a partire dal gennaio 2024 e la questione, affatto secondaria, dell'aumento degli indennizzi per chi si vedrà costretto a lasciare il proprio lido. Tutti si dicono certi che le parole del Premier saranno rispettate, tant'è che il Cdm ha dato l'assenso, senza distinguo, alla questione di fiducia da porre sulla riforma. Disco verde della Lega e ok pieno di Fi, i due partiti sulle barricate sulla questione balneari: “Come sulla riforma fiscale, la Lega, Forza Italia e il resto del centrodestra di governo hanno evitato che aumentassero le tasse su casa e risparmi, anche sul concorrenza l'obiettivo è tutelare 30.000 piccole aziende italiane e 100.000 lavoratori del mare. Siamo ottimisti che si possa trovare un accordo” scrivono subito dopo il Cdm i due capigruppo di Lega e Fi Massimiliano Romeo e Annamaria Bernini. Ancor più netto il ministro per la PA Renato Brunetta: “Piena adesione della delegazione governativa di Forza Italia alla proposta del presidente Draghi”. Con il resto della maggioranza sulla concorrenza non si registrano tensioni, da Pd a Iv, passando da M5S e Leu, l'appoggio alla riforma è pieno.
Mattarella rilancia il sostegno all’Ucraina: non chiudiamo gli occhi
Non ci si può girare dall'altra parte pensando che la libertà sia divisibile perché l'Europa si fonda proprio su questo valore. Non ci si può dividere nell'Unione pensando di lasciare la guerra al di là dei confini geografici, bisogna sostenere l'Ucraina in nome del credo dell'Europa: libertà e democrazia. Nuovo appello di Sergio Mattarella all’unità dell'Unione europea e nuova condanna di un'invasione, quella russa, che vuole riportare indietro la storia. Il presidente della Repubblica prende spunto dalla lunga, lunghissima storia dell’università di Padova, 800 anni, per un accorato invito a non perdere di vista le ragioni ideali che ci sono dietro la necessità di sostenere l'Ucraina. E lo fa con accanto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola che ribadisce: “Siamo qui, oggi, per riaffermare con forza quanto libertà di pensiero e conoscenza siano indispensabili per l'esistenza umana. Oggi celebriamo 800 anni di libertà di pensiero. Il Parlamento europeo si è sempre battuto per difendere la libertà di pensiero nel mondo. Questo è ciò che rende il nostro continente la stella polare delle democrazie liberali”, ha spiegato. Ma tocca al capo dello Stato spiegare perché è così importante non tentennare: “Dobbiamo rimanere uniti nella difesa della libertà e della democrazia. Questo è il patrimonio da difendere che ci spinge a non chiudere gli occhi. È importante garantire la libertà a tutti e la si ottiene pienamente soltanto se la ottengono anche gli altri”. Tutto ciò spinge a non voltarsi, “a impegnarsi a riaffermare il diritto internazionale. Sono questi i valori che vanno difesi attivamente”.
Draghi alla Camera e al Senato rilancia l’azione Italiana sulla Guerra in Ucraina
Camera e Senato hanno approvato “a larghissima maggioranza” una risoluzione che impegna “a sostenere dal punto di vista umanitario, finanziario e militare l'Ucraina, a tenere alta la pressione sulla Russia, anche attraverso sanzioni, e a ricercare una soluzione negoziale” e il Governo intende andare avanti in questa direzione. L'informativa di Mario Draghi alle Camere porta con sé un messaggio molto chiaro: la rotta su cui si è mossa, e continuerà a muoversi, l'Italia nel conflitto tra Mosca e Kiev è stata già tracciata dal Parlamento, una risposta indiretta a chi, come M5S e Lega, da settimane criticano l'invio di altre armi all'Ucraina, inserita in un discorso di ampio respiro con al centro la pace. Ma il Movimento 5 Stelle, dopo aver evocato la crisi di governo per lo scippo della presidenza della Commissione Esteri del Senato, continua la sua offensiva e incalza il presidente del Consiglio chiedendogli di tornare in Aula prima del Consiglio europeo straordinario di fine mese “per avere un mandato forte e trasversale da parte di tutte le forze politiche”. In pratica, un nuovo voto.
Il supporto difensivo a Kiev non è in discussione: “Ne va non solo della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all'Unione Europea”, scandisce Draghi. La necessità è di “raggiungere prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati”, un obiettivo per cui il premier si è speso personalmente anche durante l'incontro con Joe Biden a Washington, cui è seguito il colloquio del capo del Pentagono Lloyd Austin con il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, definito “un segnale incoraggiante”. Draghi, intanto, annuncia il rafforzamento del contingente Nato in Ungheria e Bulgaria, con mille uomini, e una nuova missione in Turchia i primi giorni di luglio. Il vertice con Erdogan, che nel conflitto sta vestendo i panni del mediatore, servirà per fare il punto sulle prospettive negoziali e sui rapporti bilaterali tra i due Paesi. Il presidente del Consiglio, infine, cita il capo dello Stato Sergio Mattarella e auspica, una volta raggiunto il cessate il fuoco, “una conferenza sul modello di Helsinki” per “avvicinare Paesi che oggi sono distanti” e rendere la pace “duratura”.
Il segretario della Lega Matteo Salvini ringrazia il capo del Governo “per le parole di pace” pronunciate, ma poi ribadisce: “Qualcuno in quest'aula parla di inviare altre armi, io no”. “Abbiamo già dato”, insiste il leader del M5S Giuseppe Conte che chiede esplicitamente di “aggiornare la risoluzione” citata dal premier, in quanto “adottata all'inizio della guerra”. Il Pd, per voce di Debora Serracchiani, fa presente agli alleati di governo che “la guerra non è finita” e che l'esecutivo ha già “un mandato”. Il segretario Enrico Letta, per l'ennesima volta, invoca “unità”, e anche Matteo Renzi, dai banchi di Iv, esorta a “superare quell'atteggiamento di rissa permanente” caratterizzato da “slogan senza senso”. Giorgia Meloni parte all'attacco: la “maggioranza arlecchina” che sostiene il Governo è “zeppa di contraddizioni e ambiguità. Da parte di Fratelli d'Italia”, invece, c’è “la consueta chiarezza e coerenza” a “sostegno del popolo ucraino”.
Berlusconi torna a Napoli per la convention di Fi
Silvio Berlusconi oggi torna a Napoli per la seconda tappa della convention di Forza Italia, dopo quella romana del 9 aprile. All'ombra del Vesuvio proverà a far dimenticare le liti milanesi tra la Ministra Mariastella Gelmini e la senatrice e sua fedelissima Licia Ronzulli, oltre che a mandare un messaggio agli alleati di centrodestra dopo il flop del vertice ad Arcore: solo con i moderati di FI si può vincere e riconquistare il Paese nel 2023. La manifestazione si aprirà alle 11.00 alla Mostra d'Oltremare e si chiuderà domani a mezzogiorno con il discorso del Cavaliere. Di certo a Napoli tutto è stato pensato in grande. Stesso slogan di Roma “L'Italia del futuro”, l'inno di Mameli in apertura, i fuochi d'artificio in serata. Tra gli ospiti internazionali ci saranno Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo (in videocollegamento), Donald Tusk leader dei Popolari europei e Manfred Weber capogruppo del Ppe a Strasburgo.
Sette i confronti tematici previsti, dalle donne al Pnrr passando per turismo ed energia. Spazio anche al mondo delle imprese, da sempre nel dna di FI: sul palco gli amministratori delegati di Eni, Enel, Terna, Autostrade e Trenitalia oltre a Luigi Sbarra della Cisl. Domani il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto ricorderà la strage di Capaci a pochi giorni dal trentesimo anniversario, seguito dai capigruppo parlamentari e dal coordinatore nazionale Antonio Tajani. Attese in tutto quasi 5.000 persone tra sindaci, amministratori locali e parlamentari. Il partito sarà in campo con quattro governatori (di Molise, Basilicata, Piemonte e Calabria) e tre Ministri Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Toccherà a questi ultimi dar voce all'anima più moderata, da tempo in lotta con i cosiddetti falchi e provare a mettere a fuoco l'orizzonte del partito, in lieve risalita ma schiacciato tra le spinte populiste di Lega e Fratelli d'Italia.