Conte apre la fase 2: subito nuovi gruppi parlamentari e poi via al rimpasto
Prima allargare la maggioranza con un nuovo gruppo parlamentare, poi il patto di legislatura e il rimpasto: è questa la road map concordata da Giuseppe Conte con i vertici di Pd, M5S e Leu, il giorno dopo aver ottenuto una maggioranza risicata al Senato. Il premier ha riunito per due ore in videoconferenza Nicola Zingaretti e Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Vito Crimi e Roberto Speranza, poi in serata è salito al Quirinale per un colloquio interlocutorio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella di quasi un'ora. Per ora niente dimissioni: il tentativo è far nascere il Conte 2-bis, senza Matteo Renzi. Il leader di Italia viva attacca quello che ha già ribattezzato il “governo Conte dimezzato” e cerca di mantenere compatti i suoi, ma dalla maggioranza confidano di riportare “a casa” alcuni deputati e senatori di Iv che non ci stanno ad accomodarsi all'opposizione e di far nascere un nuovo gruppo di maggioranza a Palazzo Madama anche con nuovi arrivi da Fi e Udc. I numeri sono fragili, il sentiero è stretto, i timori restano. La nascita della quarta gamba della maggioranza è una priorità e l'obiettivo è fare presto, se possibile entro il fine settimana; c’è infatti una data segnata in rosso sul calendario: il 27 gennaio, salvo rinvii, si voterà in Parlamento la relazione sulla giustizia del Ministro e capo delegazione M5s Alfonso Bonafede. Renzi ha già schierato Iv per il No e il centrodestra spera di saldare al Senato i suoi 140 voti ai 16 di Iv per battere il Governo, confidando sul fatto che martedì l'asticella si è fermata a 156 e che la maggioranza non può sempre fare affidamento sulla presenza dei senatori a vita. Non accadrà, ribattono dal Governo.
Oggi il ministro Federico D'Incà potrebbe riunire i capigruppo di maggioranza per iniziare a serrare le fila. Mentre i pontieri proseguono il lavoro per allargarle. Franceschini avrebbe spiegato ai capigruppo Pd Delrio e Marcucci, in una videoconferenza in serata con Zingaretti e Orlando, che l'allargamento è la priorità, non solo per il voto sulla giustizia, ma anche perché ora in quasi tutte le Commissioni Iv tiene in scacco la maggioranza; invece se nascesse un nuovo gruppo sarebbe possibile un riequilibrio dei componenti. L'obiettivo indicato dal capo delegazione Pd è 170 senatori ma per il momento ci si accontenterebbe di superare quota 161, per poi aspettare nuovi arrivi. Spiegano dalla maggioranza che il rimpasto verrà dopo, altrimenti si rischierebbe di alimentare appetiti dei singoli senatori verso posti di governo e sottogoverno, inizierebbe un mercato insostenibile. C’è chi starebbe tentando anche un ultimo canale di dialogo con Forza Italia o almeno parte dei berlusconiani, con la proposta di una sorta di appoggio esterno sul Recovery plan (modello Ala), la trattativa sul proporzionale e la possibilità di sedere anche al tavolo dell'elezione del prossimo capo dello Stato. Ma si tratta di voci smentite da Fi, che si ancora al centrodestra e firma una nota congiunta con Lega e Fdi per fare appello al Colle contro un governo “di minoranza, incapace, arrogante e raccogliticcio che tiene in ostaggio il Paese”.
I partiti di governo solo al lavoro per allargare la maggioranza
La priorità è trasformare la minoranza in maggioranza e l'orizzonte è di due, massimo tre settimane, con un primo passo avanti e la nascita dei gruppi al più presto. Alla Camera ci lavora Bruno Tabacci, che avrebbe già 11 o 12 potenziali aderenti, al Senato il nuovo gruppo potrebbe nascere sotto le insegne del Maie (9 i senatori potenziali attuali, cui potrebbe aggiungersi Lonardo) o di quelle dell'Udc, che continua a non chiudere la porta. Anche da Fi potrebbero venire altre sorprese: girano i nomi di Minuto, Vitali e Tiraboschi. Non aderirebbero al nuovo gruppo ma al Pd, comunque aumentando i numeri di maggioranza rendendo meno determinante Iv, Comincini e con lui Marino, Grimaldi e Carbone. Matteo Renzi, che riunirà i gruppi parlamentari, prova a tenere compatti i suoi scommettendo sul fallimento dell'allargamento della maggioranza, il che porterebbe alle dimissioni di Conte e al rientro di Iv in partita: la perdita di almeno tre o quattro senatori oltre a Riccardo Nencini e di altrettanti deputati è messa in conto.
Evitato il “salto nel buio”, bisogna “correre” per dare “identità alla maggioranza”, dice Nicola Zingaretti. Senza Iv non ci saranno più rallentamenti, dicono fonti M5S. Al ritorno di Renzi chiude con nettezza non solo Palazzo Chigi ma anche il Pd con Goffredo Bettini: il dirigente Dem immagina un percorso in due fasi, con la possibile assegnazione del ministero dell'Agricoltura subito (al momento si parla si parla di Nencini o un ex M5S) e poi un rimpasto più ampio. Una parte dei Dem e del M5S insiste per il Conte ter: si parla tra l'altro di Andrea Orlando alla Giustizia, con Bonafede o Luciana Lamorgese ai Servizi, e un sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Pd. Ma la via preferita da Conte resta quella di non passare dalle dimissioni: il rimpasto potrebbe avvenire attraverso l'assegnazione dei ministeri di Iv e lo spacchettamento di alcuni ministeri come Trasporti e Infrastrutture, e Cultura e Turismo. La partita non è ancora nel vivo.
Mattarella aspetta, ma Conte faccia presto a ricostituire la maggioranza
Silenzio assoluto dal Quirinale sul colloquio di quasi un'ora tra il presidente Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte. Si è trattato di un incontro interlocutorio, solo per riferire quali sono le volontà e gli intendimenti di palazzo Chigi, è l'unica sottolineatura che esce dal Colle, ma che ben spiega quanto il Capo dello Stato in queste ore sia più preoccupato spettatore che regista di una crisi politica nella quale, dall'opposizione, vogliono tirarlo dentro. Se infatti Matteo Salvini e Giorgia Meloni da giorni chiedono un suo intervento, anche ricordando che in passato il presidente disse al centrodestra che per avere un incarico servivano numeri certi, è chiaro che il Mattarella in questa fase non può intervenire se non con una pedagogica “moral suasion”. Giuseppe Conte è infatti fresco di una fiducia, seppur minima, dei due rami del Parlamento e una crisi non è mai stata formalmente aperta. Le preoccupazioni di Mattarella sono note ormai da settimane e non si sono certo affievolite in queste ore nelle quali s’irrobustisce la percezione della fragilità della maggioranza. Si sta infatti materializzando il rischio di avere un esecutivo debole e sfilacciato che il Colle ha già segnalato a Conte. Mattarella non ostacola il percorso, del quale non può essere che autorevole spettatore, almeno fino al passaggio finale quando il premier dovrà condividere con lui la scelta dei nuovi ministri.
Se dal Quirinale non trapela nulla o quasi, non è difficile ricostruire quali siano le perplessità e i timori del presidente. “È il tempo dei costruttori”, aveva detto Mattarella nel suo discorso di fine anno, quando al Quirinale era già chiara la portata della crisi che si stava aprendo, parole interpretate poi da ognuno secondo i propri bisogni, ma che nel ragionamento presidenziale erano accompagnate dalla piena comprensione della gravissima crisi in atto per la pandemia e dalle enormi responsabilità che attendono il Governo per l'esecuzione e il buon uso dei fondi del Recovery plan. L'ancoraggio europeo dell'Italia è stato il faro che ha guidato le scelte del Quirinale che oggi registra l’incredulità delle cancellerie europee su questa ennesima crisi all'italiana e di Bruxelles; “Fare presto e fare bene”, è l'estrema sintesi del colloquio di ieri al Quirinale.
Via libera allo scostamento. Il Governo lavora al nuovo decreto ristori
Mentre il Parlamento con un’approvazione bipartisan (nessun contrario e un astenuto al Senato, tre contrari e due astenuti alla Camera) dà il via libera alla nuova richiesta di scostamento di bilancio da 32 miliardi, il Ministro dell’economia Roberto Gualtieri è al lavoro sul nuovo decreto ristori, con il quale potrebbe arrivare il finanziamento di altre 26 settimane di Cig Covid da utilizzare di qui a fine anno. “Ci stiamo lavorando”, conferma il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, spiegando che la proroga dovrebbe interessare la cassa Covid ordinaria e in deroga, abbinata allo sgravio contributivo al 100% alternativo all'utilizzo della cassa per chi riporta i lavoratori in azienda. Il Governo punta insomma a mettere in campo tutte le difese possibili, anche con un nuovo intervento sulla Naspi, contro il rischio di un vero e proprio tsunami del mercato del lavoro quando, dalla fine di marzo, finirà il blocco generalizzato dei licenziamenti. Roberto Gualtieri conferma, in Parlamento, che è in corso una valutazione sull’opportunità di prolungare “ulteriormente il blocco dei licenziamenti” per le attività più colpite e “tornare alla normalità su settori meno impattati”. Il tema, ammette Gualtieri, è delicato e una decisione arriverà solo dopo il confronto con le parti sociali: imprese e sindacati attendono una convocazione ad hoc che potrebbe avvenire già a inizio della prossima settimana.
Di sicuro il decreto ristori, il quinto e nelle intenzioni anche l'ultimo, dovrà essere approvato entro la fine di gennaio, quando scade la mini-proroga dell'invio delle cartelle esattoriali e degli avvisi dell'Agenzia delle Entrate: la riscossione non si può “eliminare”, come chiedono le opposizioni, e il Covid non può giustificare tutto, sottolinea Gualtieri confermando però che si sta preparando un intervento per “attenuare l'impatto” “sulle categorie più deboli” della ripresa della riscossione. Il capitolo più corposo sarà però quello dei ristori veri e propri, 7-8 miliardi cui si aggiungeranno i quasi 5 miliardi già appostati per eliminare in parte o in toto le tasse finora sospese. Bisognerà anche continuare a dare ristoro alle attività ferme per ordinanza anti-Covid, con un “tesoretto da mettere a disposizione ogni volta che faremo delle chiusure”, dice il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, e pensare a un meccanismo “perequativo parametrato sul calo annuo di fatturato”. In più, spiega Gualtieri, anche l'elemento dei costi fissi deve entrare “nell'equazione del sistema dei ristori”, per sfruttare il nuovo temporary framework Ue sugli aiuti di Stato. Si dovrà anche studiare come superare i codici Ateco introducendo “soglie adeguate” per l'accesso ai nuovi ristori, in cui saranno inclusi “anche i professionisti”.
Al Senato
Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno direttamente martedì prossimo con le comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori. Per quanto riguarda le Commissioni, l’Industria ascolterà i rappresentati di Legambiente, Greenpeace, WWF e della Federazione ANIE nell’ambito dell’affare assegnato sulla razionalizzazione, trasparenza e struttura di costo del mercato elettrico ed effetti in bolletta in capo agli utenti.
Alla Camera
Anche l’Aula della Camera non si riunirà. I lavori riprenderanno domani alle 9.30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, con la Bilancio, svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’esame del decreto cosiddetto proroga termini. Nello specifico ascolterà i rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL, di Confesercenti, Confcommercio, Confprofessioni e di Alleanza delle cooperative e successivamente quelli di ANCI, UPI, Conferenza delle regioni, Confedilizia e Confabitare, dell'Azienda lombarda edilizia residenziale (ALER), di Agrinsieme e Coldiretti. La Giustizia svolgerà diverse audizioni sulla pdl per l’accesso alla professione forense, proseguirà il ciclo di audizioni sulle pdl per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura. La Trasporti ascolterà l'avvocato Andrea Annunziata, nell'ambito dell'esame della sua proposta di nomina a presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale.