Von der Leyen è chiara: “Mai con anti-Ue e amici di Putin”
Ursula von der Leyen nel giorno in cui il Ppe la certifica come unica Spitzenkandidaten dei Popolari, comincia a disegnare i contorni della sua campagna in vista delle Europee. E di fronte all'avanzare dei sovranisti, alla “fatigue” del sostegno comunitario all'Ucraina, a sondaggi che danno l'attuale maggioranza europeista in crescente difficoltà, la presidente della Commissione sottolinea che, per essere confermata, non accetterà nessuna deroga alla linea rossa tracciata dai Popolari per un dialogo con le destre: “Essere pro-Ue, pro-Nato, pro-Ucraina e a favore dello stato di diritto”. La numero uno dell'esecutivo europeo, dopo l'esordio da candidata a Berlino, ha scelto di parlare dall'Eurocamera dopo l'incontro con il gruppo dei Popolari, con al suo fianco il leader del Ppe Manfred Weber. Rispetto all'usuale prudenza, Von der Leyen sull'apertura alle destre ha scelto la via della chiarezza: “Dobbiamo proteggere la nostra democrazia e i nostri valori, dobbiamo difenderci dall'euroscetticismo e dagli amici di Putin, dentro e fuori l'Europa”. L'ex ministra della Difesa tedesca non ha fatto nomi ma i destinatari del suo messaggio sono scritti nella black list del Ppe: si va dall'AfD tedesca ai lepenisti, fino ovviamente a Viktor Orban. Il premier ungherese “È il problema! È la voce di Putin nell'Ue, con i suoi veti blocca sanzioni, riforme, allargamento”, ha chiosato Weber.
Separare le destre che possono essere inquadrate nell'alveo europeista da quelle considerate un nemico attorno al quale erigere un cordone sanitario: è questa la strategia che i Popolari potrebbero mettere in campo. Non a caso, incalzato sul rapporto con Conservatori e Riformisti, il gruppo in cui siede Giorgia Meloni, von der Leyen ha osservato come “non sapremo come sarà il gruppo dopo le elezioni” e ha definito “possibili” delle fuoriuscite in direzione Ppe. In questo senso, l'eventuale ingresso di Orban in Ecrrappresenterà un problema insormontabile per Meloni: “Vedo che nel gruppo si sta sviluppando una battaglia interna crudele, i cechi, gli svedesi e i finlandesi hanno detto subito che non vogliono stare dalla parte di Orban”, ha osservato con malizia Weber, che da tempo ha aperto a FdI e alle destre più dialoganti, categoria nella quale il Ppe non include la Lega e le esternazioni di Matteo Salvini dopo la morte di Alexei Navalny non contribuiscono a far cambiare idea ai Popolari. Ad ogni modo, a marzo, al Congresso del Ppe, von der Leyen incasserà un'investitura scontata ma dalla solidità tutta da vedere.
La maggioranza si presenta unita in Sardegna
Sul palco di Cagliari a sostenere il candidato che si gioca (sul filo, secondo i sondaggi riservati da entrambe le parti) l'elezione a governatore della Sardegna c'è tutto il centrodestra. E tutti a garantire che problemi nella coalizione non ci sono, che la capacità di fare sintesi è dimostrata dai fatti e a liquidare come racconti dei “giornaloni” le tensioni che sembrano moltiplicarsi: dalle posizioni non proprio allineate sulla Russia e Navalny alla vigilia del primo G7 italiano con l’Ucraina al centro, fino all'italianissima querelle sul terzo mandato dei governatori. Giorgia Meloni e Matteo Salvini arrivano sull'isola insieme. Si parlano brevemente nel retropalco dove ci sono tutti: c’'è Paolo Truzzu, che spera di lasciare la fascia tricolore di sindaco di Cagliari per indossare la casacca di governatore della Regione, consapevole che quello sardo è diventato inevitabilmente uno stress test nazionale per la coalizione, ci sono anche il governatore uscente Christian Solinas e Maurizio Lupi.
Ovviamente c'è Antonio Tajani che dalla mattina fa campagna elettorale e incontra pure i rappresentanti delle proteste dei trattori. Da Salvini, che è il primo leader a salire sul palco, arrivano parole al miele per la premier: “Ho trovato in Giorgia non solo un'alleata e un'ottima presidente del Consiglio ma un'amica”, dice il leghista. Che poi si lascia andare ai toni da comizio contro “la mafia nigeriana” da prendere “a calci nel sedere” e la droga che è “una merda” e chi si droga “un coglione”. Ma il vicepremier non ha “paura” né “della sinistra” né “dei giudici”, che ora hanno aperto un fascicolo sul Ponte sullo Stretto. La premier Giorgia Meloni rispolvera i toni da comizio, snocciola tutti i risultati del Governo e assicura che si andrà avanti. L'affondo, al solito, arriva sul centrosinistra e su quel “campo largo” di cui i sardi non possono “essere le cavie”. Poi gli applausi, l'inno e la foto di rito. Ride e si dà di gomito con Salvini, che arriva in ritardo per lo scatto e non si mette subito accanto a lei. Poi tutti in ordine, Meloni con Tajani e Salvini di lato a sottolineare l’unità della maggioranza.
Per Schlein, è in gioco il futuro dei sardi
Nessun laboratorio né test nazionale: Elly Schlein respinge la lettura secondo cui le elezioni regionali di domenica prossima in Sardegna possano essere un esperimento di alleanza tra Pd e M5S: “La Sardegna non è e non sarà mai un laboratorio, né sede di test nazionali. Quello che c'è in gioco per il voto di domenica è il futuro di questa terra, di questa comunità orgogliosa che cerca il suo riscatto dopo cinque anni di disastroso governo della destra guidata da Solinas”. La leader dem in serata risponde anche a Meloni, che aveva attaccato sul tema: “Mi ha colpito che Giorgia Meloni sia andata” in Sardegna “a fare il solito comizio contro le opposizioni senza rivendicare un risultato. Lo sanno che” in Sardegna “hanno fatto un disastro, lo sanno così bene che hanno cambiato all'ultimo il candidato nascondendosi dietro a Truzzu, che anche a Cagliari ha combinato un disastro”. Schlein è di nuovo nell'isola per sostenere Alessandra Todde, candidata del M5S alla presidenza della regione, appoggiata da dieci liste guidate da Pd e penta stellati: “Noi siamo unitissimi a sostegno di Alessandra Todde e di una coalizione che il Pd sostiene con tutta la sua forza, con le sue competenze, con queste candidature bellissime che abbiamo in tutto il territorio sardo”, ha ribadito dopo i bagni di folla di ieri a Carbonia e Cagliari.
Oggi si vota l’emendamento sul terzo mandato. Tensione nella maggioranza
Sul terzo mandato le divisioni nel centrodestra restano nette e la resa dei conti è fissata per oggi quando, in Commissione Affari costituzionali al Senato, saranno messi al voto i quaranta emendamenti al decreto Elezioni, tra i quali ci sono le due proposte del Carroccio per permettere la candidatura di governatori e sindaci delle grandi città che sono al secondo mandato. Nonostante nel centrodestra si ribadisca l’unità, non è un mistero che il nodo della ricandidabilità dei Governatori, Luca Zaia in testa, stia creando più di un mal di pancia. Matteo Salvini ribadisce che “decide il Parlamento” e afferma che “sicuramente il centrodestra non si dividerà sul terzo mandato”. Ma agli alleati l'impuntatura del Carroccio non piace e non a caso il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti puntualizza: “Non è un problema che attiene a quello che era il programma di governo. Ritengo che il tema non sia urgente. Se lo si vuole ritenere tale, se si trova un accordo bene, diversamente il Parlamento deciderà nella autonomia”. Il partito di Giorgia Meloni è convinto sostenitore del limite di due mandati per sindaci e governatori, scelta anche in linea con la riforma del premierato.
Dal canto suo, la Lega tiene il punto e, almeno per quanto riguarda l'emendamento sui presidenti di Regione, “sarà il Parlamento a decidere”, sostiene il capogruppo a Palazzo Madama Massimiliano Romeo, che esclude frizioni e annuncia che l'emendamento sui sindaci, ma solo quello, potrebbe essere ritirato in caso di parere negativo del Governo. Se le altre compagini della maggioranza non hanno dubbi sul no al terzo mandato, il Pd sul tema ha appena aperto un tavolo di discussione con i sindaci dem che da tempo lo chiedono. Questo però, assicura il capogruppo in Senato Francesco Boccia, non porterà ipotesi di avvicinamento alla Lega: “La destra è divisa e non gli faremo da stampella” afferma, e oggi “non c'è nessuna idea di astensione. Ci stiamo raccordando con tutte le opposizioni e io penso che la maggioranza debba essere messa a nudo”. “Domani non succede niente” taglia corto il capogruppo di FI a Palazzo Madama Maurizio Gasparri. Da Italia Viva però, con il capogruppo Enrico Borghi, arriva una proposta: “Un incontro congiunto delle minoranze al fine di stabilire un’unità di azione, fare emergere tutte le contraddizioni della maggioranza e, in linea di principio, anche mettere il Governo in minoranza”. Ipotesi su cui è però chiara la chiusura del M5S: “Noi siamo ovviamente contrari”, ribadisce il leader Giuseppe Conte.
Salvini attacca la sinistra sull’apertura di un una inchiesta sul Ponte
La procura di Roma ha aperto un fascicolo, senza indagati né per il momento ipotesi di reato, dopo un esposto presentato dai deputati di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e dalla segretaria del Pd Elly Schlein sul Ponte sullo Stretto di Messina. Nell'atto presentato il 1° febbraio, viene chiesto ai magistrati di fare verifiche sulla progettazione e sulla presunta mancata pubblicazione dei progetti da parte della società che dovrebbe realizzare l'opera. “Finché mi fate fare il Ministro vado in ufficio per realizzare opere e non saranno la sinistra o qualche giudice a mettermi paura o a fermarmi”, reagisce il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini dal palco di Cagliari dove ha chiuso la campagna elettorale per le regionali. Dalla Lega, già in mattinata, avevano fatto sapere che “il Pd e la sinistra sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese. Si dimostrano nemici dell'Italia. Le loro minacce non ci fermeranno. Continuiamo a lavorare per sbloccare e completare tutte le opere ferme da troppo tempo”. Salvini assicura che il Ponte si farà al “100%” e poi aggiunge: “È un diritto di milioni d’italiani viaggiare più velocemente e inquinare di meno. Il Ponte, secondo le stime della società, creerà 120mila posti di lavoro in tutta Italia. Solo in Italia la sinistra riesce a dire di no alle opere pubbliche”. Immediate le repliche dei presentatori che attaccano Salvini e la Lega accusandoli di eccessivo nervosismo.
Alla Camera
Dopo che ieri è stata approvata la pdl per il riconoscimento della mototerapia, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. I lavori dell’aula di Montecitorio riprenderanno lunedì alle 10.00 con la discussione generale delle mozioni sulla sindrome fibromialgica e della pdl per l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica.
Per quanto riguarda le Commissioni, alle 8.45 la Esteri, con la rispettiva del Senato, ascolterà il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani sull'intesa sulla cooperazione di sicurezza tra Italia e Ucraina. Tutte le altre Commissioni non svolgeranno seduta e torneranno a riunirsi la settimana prossima.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato il ddl sul controllo dell’import e dell’export dei materiali di armamento e il decreto proroga termini, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per l’esame del ddl di delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. A seguire svolgerà le interrogazioni e alle 15.00 le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà i ddl sull’esercizio del diritto di voto in un Comune situato in una regione diversa da quella di residenza, il ddl costituzionale sul premierato e il decreto sulle consultazioni elettorali dell'anno 2024. La Giustizia dibatterà sul ddl per il sequestro di strumenti elettronici, sul ddl per l’elezione componenti del Consiglio superiore della magistratura, sullo schema di decreto legislativo sul riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili e sullo schema di decreto legislativo per la riforma ordinamentale della Magistratura. Infine, svolgerà delle audizioni sui ddl relativi al cognome dei figli.
La Cultura dibatterà sul ddl sulla valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti e sul ddl sulle professioni pedagogiche e educative. A seguire si confronterà sul ddl per l’accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, sul ddl di delega per l’accesso ai corsi universitari di area sanitaria, sul ddl per la valorizzazione delle abbazie e degli insediamenti benedettini medioevali e sul ddl per la promozione delle manifestazioni in abiti storici. La Ambiente e Lavori Pubblici ascolterà i rappresentanti di IBM, Microsoft e Google sull'utilizzo delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale nella pianificazione, nella costruzione e nel monitoraggio delle infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali e logistiche. La Industria si confronterà sul decreto per l’amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico.