Referendum: il SI’ raggiunge quasi il 70%

Il risultato è inequivocabile: al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari ha vinto il SI’ con quasi il 70 per cento. Nella notte sono stati diffusi i risultati definitivi di tutte le 61.622 sezioni: i votanti sono stati 24.993.020, pari al 53,84% dei 46.418.749 degli aventi diritto; il SI’ ha ottenuto 17.168.498 voti pari al 69,64%, mentre il NO ha totalizzato 7.484.940, pari al 30,36%; le schede nulle sono state 128.397 mentre le bianche 210.862 e le contestate, 323. 

L’affluenza ha potuto contare sull’effetto trascinamento delle Regioni che sono andate al voto: in Valle d'Aosta è stata del 73,4%, fanalino di coda la Sicilia con il 35,3%. Queste le affluenze nelle singole regioni: Abruzzo (50,7%), Basilicata (49,8), Calabria (45,2), Campania (61), Emilia Romagna (55,3), Friuli Venezia Giulia (50,2), Lazio (45,6), Liguria (59,1), Lombardia (51,3), Marche (66,3), Molise (47,5), Piemonte (51,5), Puglia (61,9), Sardegna (35,7), Toscana (65,8), Trentino Alto Adige (70,9), Umbria (48,7), Veneto (67,5). La consultazione è stata messa a dura prova dal Covid, con migliaia di scrutatori ritiratisi per paura di contagio e rimpiazzati all'ultimo momento per evitare la chiusura d’interi seggi. 

L'esito del referendum dà il via libera alla modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione, per effetto dei quali il numero dei deputati passa dagli attuali 630 a 400, mentre quello dei senatori da 315 a 200, inclusi i parlamentari eletti all'estero (8 deputati contro gli attuali 12 e 4 senatori contro i 6 di oggi). A questo punto, sembra improbabile che questo risultato potrà influire sulla tenuta del Governo. 

Per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio “Questa è una vittoria di tutto il Paese, al di là dei colori politici, è la vittoria di tutti gli italiani, del popolo che non ci ha mai fatto perdere la speranza di vincere questo referendum. Un risultato che porta l'Italia a guadagnare ulteriore credibilità internazionale”. Il portavoce del Movimento cinque stelle Vito Crimi aggiunge: “Questa è la dimostrazione che il M5S per l'ennesima volta è riuscito a interpretare l'interesse dei cittadini, abbiamo dimostrato di essere il motore e il traino di questa legislatura”. Nel PD c’è grande soddisfazione; i dubbi, i tentennamenti iniziali, sono stati con il tempo soppiantati da un (quasi) corale sostegno al SI’ dei vertici dem, ribadito ancora una volta da Nicola Zingaretti: “Il Pd ha detto sempre SI’ per cambiare. Chi ha votato NO va rispettato. Questa prova poteva essere molto lacerante per il Pd. Sono contento di essere segretario di questo partito”. A questo punto la parola d'ordine è riforme istituzionali: “Sapevamo che si sarebbe aperta una stagione di riforme. Sono convinto che questa stagione vada aperta con il rafforzamento delle istituzioni democratiche”. 

Alle regionali nessuna spallata: 3 a 3 fra centro destra e centrosinistra

Alla fine è stato un pareggio. Alle regionali, il centrodestra mantiene il Veneto con un vero e proprio plebiscito per il leghista Luca Zaia che ha superato il 76,7% contro il 15,7% del candidato di centrosinistra Arturo Lorenzoni. Confermato anche Giovanni Toti in Liguria con circa il 56,1% contro il 38,9% di Ferruccio Sansa, candidato di Pd e M5S. La vera novità per la coalizione viene dalle Marche dove il candidato di Fdi Francesco Acquaroli ha superato il 50% contro il 35,7% di Maurizio Mangialardi, conquistando una delle ultime regioni rosse. Resiste alla spallata, invece, la Toscana dove il Dem Eugenio Giani vince attestandosi intorno al 49% contro il 40% della sfidante leghista Susanna Ceccardi. In Puglia, contro ogni aspettativa, si conferma Michele Emiliano che distanza di circa 8 punti percentuali Raffaele Fitto (circa 46,8 contro 38,8). In Campania è trionfo per Vicenzo De Luca che raccoglie il 69,6% mentre Stefano Caldoro raggiunge il 17,8. 

Con questi risultati festeggia il segretario del Pd Nicola Zingaretti: “Siamo vincitori, non sono vincitore. Ha vinto la squadra, la comunità, la passione che ci abbiamo messo tutti”, ha detto commentando i dati. Zingaretti non parla di rimpasto, ma forte del voto è deciso a spingere Giuseppe Conte a cambiare marcia e a inserire nell'agenda del governo temi cari ai Dem, a partire dall'accettazione del Mes fino alla necessità di cambiare i decreti sicurezza. Il Movimento 5 Stelle esce dalla tornata elettorale in grande difficoltà e tanti esponenti parlano di un disastro. Il viceministro Stefano Buffagni ammette: “Scelte sbagliate, dobbiamo rivedere tante cose”. Da subito, nei “prossimi giorni”, ha assicurato il capo politico reggente Vito Crimi, partiranno gli Stati generali, assemblea che “ci porterà a determinare nuovi e più ambiziosi obiettivi”. Nella maggioranza è deludente il risultato di Italia viva, al primo test elettorale: “Abbiamo buttato un seme e abbiamo fatto un grande lavoro - sottolinea il presidente Ettore Rosato -  Italia viva c'è fino in fondo, con il progetto che Matteo Renzi ha lanciato un anno fa”. 

Sul fronte del centrodestra, Matteo Salvini manca per la seconda volta la “spallata”, dopo quella fallita in Emilia-Romagna, ma rivendica il risultato: “Se i dati verranno confermati, compresi gli exit sulla Val D'Aosta che avrà lo spoglio domattina, il totale delle 20 regioni italiane dovrebbe essere 15 a 5; fino ad oggi, dato meramente numerico, era 13 a 7. Ci si avvicina passo passo, aggiungendo due mattoncini nella nostra visione di Paese”. Festeggia Giorgia Meloni, che chiede le elezioni: “In una Nazione normale domani si tornerebbe al voto e si consentirebbe agli italiani di scegliere anche in base alle proposte dei partiti sulle riforme”. In difficoltà Forza Italia; Silvio Berlusconi ha seguito lo spoglio in isolamento da Arcore e la prima reazione è stata affidata ad Antonio Tajani: “Forse le cose potevano andare meglio. Sarebbe stato meglio vincere, ma a conti fatti la sinistra ha perso una Regione e il centrodestra ne ha guadagnata una”. Alla lunga serie di commenti e dichiarazioni mancano le parole del premier Giuseppe Conte, che ha scelto di restare in silenzio per lasciare spazio ai partiti. Da Palazzo Chigi, dove il presidente del Consiglio ha passato la giornata al lavoro costantemente aggiornato sullo spoglio, filtra però “piena soddisfazione per il regolare svolgimento della tornata elettorale” ma anche per la grande affluenza, dimostrazione del “forte attaccamento alla democrazia” degli italiani.  

Il centrodestra governa 14 regioni, il centrosinistra in 5

Al termine di quest’ultima tornata elettorale, il centrodestra ha strappato al centrosinistra la regione Marche e aumenta il divario per quanto riguarda i territori amministrati. Oggi il centrodestra governa in 14 regioni: Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il centrosinistra governa in 5: Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia. Questa mattina comincerà lo spoglio delle Regionali in Valle d'Aosta, dove finora il Presidente è stato dell'Union Valdotaine. Sempre stamattina lo spoglio per le elezioni comunali. In ballo ci sono tra l'altro 3 capoluoghi di regione (Venezia, Trento, Aosta) e 15 capoluoghi di provincia (Chieti, Matera, Crotone, Reggio Calabria, Fermo, Macerata, Andria, Trani, Agrigento, Enna, Arezzo, Bolzano, Nuoro, Mantova e Lecco). 

Al Senato

Nella giornata di oggi l’assemblea del Senato non si riunirà; i lavori riprenderanno domani alle 10.00 con l’approvazione definitiva del decreto sulle misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia svolgerà diverse audizioni sulle ddl per la tutela degli animali e altre sulla legge di delega al Governo in materia di processo civile. La Bilancio proseguirà l’esame del decreto agosto dopo che la scorsa settimana sono stati presentati oltre 2600 emendamenti. La Istruzione svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla condizione studentesca nelle università e il precariato nella ricerca universitaria. 

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 15.00 per l’esame della mozione sulle iniziative in materia di obblighi vaccinali.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia ascolterà i rappresentanti di Coldiretti, Agrinsieme e Federalimentare nell'ambito dell'esame del disegno di legge sugli illeciti agro-alimentari e alle 14.30 il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sull'individuazione delle priorità in materia di giustizia nell'utilizzo del Recovery Fund. La Bilancio si confronterà sulla relazione relativa all'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La Istruzione svolgerà diverse audizioni sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund; nello specifico alle 11.00 ascolterà il Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora, alle 14.00 il Ministro dell'università e della ricerca Gaetano Manfredi e alle 18.00, con l’Attività Produttive, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini.  

La Trasporti si confronterà e svolgerà diverse audizioni sulle proposte di nomina del Presidente e dei componenti dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART). La Lavoro alle 10.00 ascolterà la Ministra per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. Successivamente sul medesimo tema, assieme alla Affari Sociali, ascolterà le Ministra del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo. L’Agricoltura domani alle 16.00 ascolterà la Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. Svolgerà, poi, diverse audizioni nell'ambito dell'esame della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla strategia “Dal produttore al consumatore - per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente”. 

 

 

 



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