La politica si ricompatta per la scomparsa del leghista Roberto Maroni
“Bobo”, com’era chiamato da amici e colleghi di partito, è morto a 67 anni nella sua casa di Varese dopo una lunga malattia. Ex segretario federale della Lega, più volte ministro e presidente della Regione Lombardia per un mandato, Maroni ha rappresentato una delle figure più rappresentative e carismatiche del Carroccio fin da quando, sul finire degli anni ’70, aderì al progetto federalista di Umberto Bossi che lo volle subito nel Consiglio nazionale della Lega Lombarda. Il peso umano e politico di questa scomparsa è racchiuso nella commozione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che nella conferenza stampa di presentazione della legge di bilancio si lascia andare a un emozionato ricordo, tributando all’amico la paternità delle misure leghiste contenute nella manovra sul tavolo del governo. Alla lettera del Presidente della Repubblica inviata alla famiglia dell’ex Ministro è seguito il cordoglio bipartisan di tutte le forze politiche. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito Maroni “un politico intelligente e capace, un uomo che ha servito le Istituzioni con buonsenso e concretezza”.
Commosso anche il messaggio di Silvio Berlusconi che ha voluto ricordare “il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia e alle regioni del Nord produttivo”. Dice addio “a un pezzo di vita degli ultimi trent’anni”, invece, il Ministro per gli Affari Regionali e per l’Autonomia Roberto Calderoli. Ma la commozione per Maroni giunge anche da chi politicamente è sempre stato distante dal Carroccio: il segretario del Pd Enrico Letta ha twittato il suo omaggio parlando di “tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza”; l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni l’ha definito “leghista appassionato, ministro competente, uomo leale”, facendo eco al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che ha parlato di “un amministratore e un politico determinato e appassionato”. E nelle ore in cui il Terzo Polo sorpassa nei sondaggi la Lega Nord, a ricordare Maroni è anche l’ex premier Matteo Renzi: “E’ stato bello essere avversari ma collaborare sempre”. Oggi pomeriggio l’Aula della Camera ricorderà Roberto Maroni con una commemorazione prevista per le 17.30.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 10.00 per la discussione delle mozioni per l'eliminazione della violenza contro le donne e alle 15.00 svolgerà le interrogazioni risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali svolgerà la discussione generale sul decreto per il riordino delle attribuzioni dei Ministeri il cui termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per giovedì alle 12.00. A seguire esaminerà lo schema di decreto legislativo per il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. La Giustizia dibatterà le pdl sull’equo compenso delle prestazioni professionali. La Difesa dibatterà sullo schema di decreto legislativo per l’adeguamento delle procedure di contrattazione per il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Alle 13.00 la Commissione Cultura, con la rispettiva del Senato, ascolterà il Ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi sulle linee programmatiche del suo dicastero.
La Ambiente dibatterà sullo schema di decreto legislativo sugli imballaggi e i rifiuti d’imballaggio. La Trasporti ascolterà i rappresentanti di Adiconsum Aps, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl autoferrotranvieri, Faisa Cisal, Agens, Anav e Asstra sullo schema di decreto legislativo per il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. La Affari Sociali esaminerà lo schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza a favore delle città riservatarie per l'anno 2022 e lo schema di decreto legislativo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Infine, la Agricoltura si confronterà sullo schema di decreto ministeriale per il riparto dello stanziamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno 2022, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi.
Al Senato
L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi domani alle 10.00 per il dibattito sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sullo schema di decreto legislativo per il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e sulle pdl di istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. La Giustizia svolgerà delle audizioni sul decreto relativo divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, agli obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e alla prevenzione e contrasto dei raduni illegali, il cosiddetto decreto anti-rave. La Esteri e Difesa esaminerà lo schema di decreto legislativo per l’adeguamento delle procedure di contrattazione per il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare e, con la Affari Sociali e Lavoro, dibatterà sul decreto di proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento d’iniziative della NATO, delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria, nonché di Commissioni presso l’Aifa.
La Ambiente e Lavori Pubblici si confronterà sullo schema di decreto legislativo sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. La Industria e Agricoltura dibatterà sullo schema di decreto ministeriale per il riparto dello stanziamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno 2022, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi. La Affari Sociali e Lavoro esaminerà lo schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza a favore delle città riservatarie per l'anno 2022 e lo schema di decreto legislativo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.
La Commissione Ue trova l’intesa sul price cap che tuttavia rimane a rischio
Contro ogni aspettativa, alla fine, anche se in zona Cesarini, la Commissione Ue arriva ad una proposta sul price cap, anche se ci sono diversi dubbi e recriminazioni da parte degli Stati. Kadri Simson, che a Palazzo Berlaymont ha la delega all'Energia, si è presentata in conferenza stampa all'Eurocamera dopo un lunghissimo Collegio dei commissari; l'impressione è che modalità e cifre del tetto al prezzo del gas siano state a lungo dibattute anche all'interno dell'esecutivo Ue. Domani, comunque, il Consiglio Affari Energia straordinario avrà una proposta legislativa sul tavolo, come richiesto con insistenza dalle cancellerie europee e dallo stesso presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Nessuna intesa è prevista ma l'obiettivo è arrivare a un accordo politico finale alla riunione, questa volta ordinaria, dei ministri dell'Energia Ue del 19 dicembre. Il rischio, tuttavia, è che il price cap proposto dalla Commissione scontenti tutti: da un lato chi, come Italia, Grecia, Polonia, Belgio e Spagna, chiede ormai da marzo un tetto che abbia efficacia, dall'altro lato, le capitali tradizionalmente scettiche, Germanie e Olanda su tutti, che hanno già avanzato le proprie riserve.
La proposta prevede che scatti se il prezzo del gas sul Ttf di Amsterdam supera i 275 euro per megawattora per due settimane consecutive, e quando lo spread rispetto a una serie di benchmark di riferimento del Gnl supera i 58 euro per dieci giorni di scambi. Condizioni eccezionali, quindi. Ma, nonostante ciò, la Commissione per azionarlo deve chiedere un parere a Bce, Esma e Comitato Europeo per il rischio sistemico sull'impatto su sicurezza degli stock, flussi e stabilità finanziaria, nel caso ci sia un rischio nell'approvvigionamento di gas in Ue la misura viene sospesa immediatamente. La proposta, ha spiegato Simson, è “equilibrata e frutto della collegialità della Commissione” e se il tetto è molto alto è “per rispettare la sicurezza delle forniture”. I Paesi a favore del tetto, pur con qualche malumore, alla fine potrebbero accettare l'accordo ma la strada resta in salita e un'intesa al ribasso può accrescere le richieste di un fondo ad hoc dell'Ue sull'energia. “Il tetto è fondamentale” e “noi ragioniamo o di avere altri strumenti, come Sure, o maggiore flessibilità sui fondi già esistenti”, ha intanto ribadito la premier Giorgia Meloni.
Le opposizioni sono contro la manovra ma rimangono divise
Pd, M5S e Terzo polo bocciano all'unisono la prima legge di bilancio targata Meloni, ma resta lontana la possibilità di fare fronte comune. “Sabato 17 la nostra manifestazione contro una manovra improvvisata e iniqua. Inadeguata rispetto al rischio recessione e all'impennata dell'inflazione. Lo avevamo anticipato nella nostra Assemblea di sabato. Ora, dopo le decisioni di ieri lo confermiamo con ancora più convinzione”, scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta ancor prima che Giorgia Meloni inizi la conferenza stampa di presentazione della manovra. Il segretario dem rivendica di aver fissato già sabato scorso la tre giorni di mobilitazione contro le disuguaglianze, il carovita e i salari in picchiata; “Non rincorriamo nessuno” dice a Giuseppe Conte che già lunedì aveva annunciato la mobilitazione e, sarcasticamente, aveva detto: “Vedremo se saremo i soli o se altre forze politiche risponderanno presente”. Non ci sono contatti in corso per unire il fronte, almeno per il momento.
Da Carlo Calenda, che oggi presenterà la contromanovra di Azione, arrivano le critiche: “Enrico, fare manifestazioni contro la manovra senza proporre un'alternativa è esattamente l'opposizione che la destra si augura di avere. Vi manderemo il documento di dettaglio sulle proposte per una contromanovra più equa e giusta. Lavoriamoci insieme”, scrive su Twitter. Intanto Giuseppe Conte annuncia battaglia: “Questo Governo ha voluto mostrare i muscoli solo contro una fascia ristretta di popolazione: spaccia vigliaccheria per coraggio, confonde la prudenza con l'ignavia. Vuole togliere al Paese l'unico sostegno che non ha mandato per strada milioni di persone in estrema difficoltà e lavoratori che pagano lo scotto di stipendi da fame che non consentono nemmeno di fare la spesa. Se vogliono mandare fuori strada gli ultimi, troveranno un muro. Non possiamo permettere un massacro sociale”.
Mattarella lancia il monito sull’autonomia. Fontana rassicura
Nei giorni in cui è tornato a infiammarsi il dibattito sull'autonomia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pur senza mai nominare la riforma, fissa i “punti fermi” a garanzia dei diritti di tutti i cittadini. Lo fa, non a caso, dall'Assemblea nazionale dell'Anci, composta da oltre 2200 amministratori locali, che vede tra i suoi ospiti anche due dei più agguerriti sostenitori del regionalismo differenziato, i leghisti Roberto Calderoli Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, e Attilio Fontana presidente della Lombardia. Accolto dalla standing ovation delle fasce tricolori, Mattarella si richiama al titolo scelto quest'anno dall'associazione la “voce del Paese”. La Costituzione, esordisce Mattarella “sancisce il principio di uguaglianza per i cittadini e, naturalmente, vale per i Comuni, che devono essere messi tutti in condizione di adempiere ai compiti loro affidati, per poter concorrere a realizzare il principio costituzionale della pari dignità dei cittadini”.
Di autonomia, ovviamente, parla anche il presidente nazionale dell'Anci, Antonio Decaro: i Comuni “porteranno nella discussione il proprio punto di vista, aperti al confronto e a trovare le soluzioni migliori”, nella convinzione “per prima cosa, che in un’eventuale riorganizzazione delle funzioni dobbiamo evitare di moltiplicare e sovrapporre gli uffici, gli incarichi, le competenze, i passaggi e le procedure burocratiche”. In secondo luogo “metteremo in chiaro che nessun intervento di riforma potrà mai intaccare le funzioni fondamentali dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane come sono definite adesso dalla legge statale sulla base del dettato costituzionale”. A rassicurare i Comuni, il governatore lombardo Attilio Fontana: “L'autonomia differenziata è la nostra occasione per ridisegnare le competenze e affermare il protagonismo e la responsabilità di Comuni ed Enti”, sottolinea il leghista nel suo saluto, “Rifuggiamo ogni idea di riproporre un centralismo a livello regionale. Non vogliamo più risorse ma decidere come spendere al meglio quelle che abbiamo per avere servizi più efficienti”.