Bufera su Valditara dopo le critiche alla Preside del liceo Michelangiolo

Una “lettera del tutto impropria” perché “non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo” e perché in “Italia non c'è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c'è alcun pericolo fascista”. Così il Ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha criticato la comunicazione inviata dalla preside del liceo Leonardo da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, dopo l'aggressione di membri di Azione studentesca ai danni di alcuni studenti. La presa di posizione della dirigente sul fascismo nato dalla violenza e dall'indifferenza per il Ministro è stata un'iniziativa “strumentale” che denota “una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole. Se l'atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”. Le parole di Valditara hanno provocato una valanga di polemiche, a iniziare da quella del presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo: la lettera è “un esempio di sensibilità civile e di pedagogia repubblicana. L'attacco del Ministro è inaccettabile”. 

Insorgono le opposizioni e i sindacati e il Pd chiede al Ministro di riferire in Parlamento, trovando la condivisione del M5S la cui capogruppo al Senato Barbara Floridia legge in aula uno stralcio della lettera della preside. Enrico Letta lancia su twitter l'hashtag #GraziePresideSavino e non mancano i commenti dei due principali candidati alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Per il leader del Terzo Polo Carlo Calenda, Valditara è “inadatto al ruolo”. Gli fa eco il sindaco di Firenze Dario Nardella parlando di Ministro “indegno” che dovrebbe scusarsi o dimettersi, mentre il governatore della Toscana Eugenio Giani ringrazia la preside per la lettera. Critiche al Ministro anche da Angelo Bonelli portavoce di Europa Verdi e da Nicola Fratoianni segretario di Sinistra Italiana, che presenta un'interrogazione. A difesa di Savino anche l'Associazione nazionale presidi: “Il suo messaggio è riconducibile nel perimetro del mandato educativo di un dirigente scolastico che non poteva restare in silenzio”. 

Dalla parte di Valditara si schierano, invece, i partiti della maggioranza con Lucio Malan (Fdi) che parla di “indegni attacchi” e Alfredo Antoniozzi che prospetta “una futura candidatura politica” per la preside. Il leghista Rossano Sasso dice “basta fare politica nelle scuole”, mentre Roberto Marti definisce la lettera di Savino “palesemente strumentale: non è suo compito lanciare messaggi del genere che, oltretutto, sono distanti dalla realtà. È ridicolo pensare che oggi ci sia il rischio di un ritorno del fascismo”. Intanto a Firenze, il liceo da Vinci ha fatto i conti con uno striscione attaccato davanti alla scuola: “Non ci fermerà una circolare, studenti liberi di lottare”, firmato Blocco studentesco; la preside sta valutando di fare denuncia, anche perché sul profilo ufficiale del Blocco c'è la foto dello striscione con un militante che brucia la lettera della preside. Intanto, sul fronte giudiziario la Digos ha perquisito le case dei sei esponenti di Azione studentesca, tra i 16 e i 21 anni, indagati per violenza privata aggravata e lesioni per l'aggressione al Michelangiolo, che in caso di processo si costituirà parte civile. 

È tensione nella maggioranza per le parole di Zelensky contro Berlusconi

Non si attenua l'eco dello scontro aperto tra Silvio Berlusconi e il presidente Zelensky. Giorgia Meloni prova a sminuire la portata delle frecciate del leader ucraino ma non sembra aver convinto fino in fondo l'alleato forzista. A due giorni dall'intervento del presidente Ucraino e dall’irritazione vissuta in silenzio dal Cavaliere. le dichiarazioni della premier sembrano non aiutare a sbollire la tensione che sta covando dentro FI, tanto che tra gli azzurri crescono le letture di una certa ambiguità da parte degli alleati di Fdi. Cos'altro avrebbe dovuto dire l'ex comico di Kiev contro Berlusconi? è la domanda di parecchi parlamentari FI; altri si chiedono se la Meloni volesse sottintendere che il presidente ucraino avrebbe avuto ragione ad accanirsi davvero contro il Cav. Al di là del silenzio di Berlusconi, i mal di pancia nel centrodestra ci sono e non passano. E i segnali arrivano da più fronti. 

L'ultimo sempre contro FI, proviene dall'ambasciata americana. In un'intervista a Repubblica l'incaricato di affari Usa Shawn Crowley contesta la tesi che Berlusconi si stia facendo interprete dello scetticismo crescente, fra gli italiani, sull'invio di ulteriori armi. “Penso che Berlusconi stia pensando al 2002, a Pratica di Mare, l'anno in cui crede di aver aiutato a metter fine alla guerra fredda. Io penso al contrario che sarebbe più appropriato il riferimento a Monaco 1938 quando gli europei si illusero di poter fermare Hitler”. L'interferenza non piace affatto ad Arcore, che però si impone ancora il silenzio; a difesa del Cavaliere si espone solo Maurizio Gasparri: in un tweet attacca Crowley perché è stato “molto sgradevole” e gli chiede una rettifica “più rispettosa della storia”. Sono bagliori di tensione insoliti per il partito di Berlusconi smorzati dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani reduce dalla missione negli Usa finalizzata tra l'altro a ribadire l'atlantismo italiano e il sostegno all'Ucraina, senza ambiguità, concetto su cui insiste fortemente FdI. Una piccola delegazione di meloniani ha incontrato l'ambasciatore ucraino a Roma a un giorno dal primo anniversario della guerra. 

Il Quirinale ha perplessità sul milleproroghe, nel mirino le norme sui balneari

Dopo il via libera definitivo della Camera, il terzo tempo del decreto milleproroghe si sposta al Quirinale. E' attesa, infatti, la firma del capo dello Stato sul provvedimento che dovrebbe arrivare dopo una attenta riflessione. Il nodo sarebbe ancora una volta quello della proroga della messa a bando delle concessioni balneari: la misura inserita durante l'esame al Senato e fortemente voluta in particolare da FI e Lega, prevede il posticipo di un anno delle gare nelle more dell'attività di un tavolo istituito a Palazzo Chigi che valuti, attraverso una mappatura, la necessità dell'applicazione o meno della direttiva Bolkestein. Non solo, in alcune particolari contingenze la messa a bando può essere prorogata di fatto per due anni, fino al 2025, con il rischio di innescare ulteriori interventi di Bruxelles. Il dato potrebbe portare il Colle, dopo l'attenta riflessione, ad accompagnare la firma del provvedimento con una nota che inquadri le possibili problematiche che potrebbero scaturire da questa normativa. 

La misura, d'altra parte, era stata oggetto di un braccio di ferro nel giorno dell'approvazione del testo a Palazzo Madama, con il Governo pronto a fare delle modifiche ma che aveva poi soprasseduto di fronte al muro di Fi e Lega. E non si tratta, tra l'altro, dell'unica norma sulla quale si è acceso un faro: a fronte di una moral suasion del Colle, non è entrata nel provvedimento la proroga di due anni per i contratti in essere dei diritti tv dello sport, una misura proposta dal senatore e presidente della Lazio Claudio Lotito e che avrebbe riguardato anche Dazn e Sky, entrata nel provvedimento e poi uscita attraverso un emendamento soppressivo del Governo. Per quanto riguarda i balneari, intanto, la maggioranza con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ribadisce la linea, indicata anche dalla premier Giorgia Meloni, di attivare ulteriori interlocuzioni a livello europeo: “Ci sono decine di migliaia di piccole imprese a conduzione familiare che sono l'ossatura della nostra offerta turistica e noi non possiamo permettere che vengano spazzate via. Quindi la proroga serve a garantire loro nell'immediato, e poi a intavolare una discussione in sede europea per trovare un’equa soluzione”. 

Il Governo accende i fari sul rischio siccità e convoca un tavolo

Tre milioni e mezzo d’italiani rischiano di avere l'acqua razionata dai rubinetti, è l'allarme lanciato dall'Anbi, l'associazione nazionale dei consorzi di bacino. Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto concorda: “Il problema della siccità è grave” e il primo marzo si terrà un tavolo sull'emergenza idrica a Palazzo Chigi, presieduto dalla premier Giorgia Meloni. “Dati alla mano, è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo d’italiani, l'acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata”, dichiara il presidente dell'Anbi Francesco Vincenzi. Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche, una percentuale fra il 6% e il 15% della popolazione italiana vive ormai in territori esposti a una siccità severa od estrema. L'Anbi diffonde un bollettino sconfortante della crisi: neve sulle Alpi che si scioglie, laghi del Nord al minimo, Po in sofferenza, ma anche fiumi del centro che si seccano; in compenso, al Sud gli invasi sono pieni e bisogna svuotarli in mare. Per i consorzi di bacino, serve tappare subito i buchi degli acquedotti (perdono il 40% dell'acqua), e costruire nuovi laghi per accumulare l'acqua piovana (ne raccogliamo solo l'11%). Per il ministro Pichetto “Il problema della siccità è grave. Abbiamo la metà della neve rispetto alla media. Ci troviamo con i corsi d'acqua, i laghi e gli invasi in stato molto critico, i bacini idroelettrici in estrema difficoltà”. 

Il suo collega alla Protezione civile Nello Musumeci annuncia che “un primo incontro interministeriale per l’emergenza siccità si terrà il primo marzo a Palazzo Chigi. Dovrà valutare le iniziative per varare un piano d’interventi a breve scadenza e una programmazione a media-lunga scadenza”. Stamani Musumeci aveva detto che nell'immediato serve “un sano e realistico piano di razionamento”. La gravità della situazione acqua ha finito per far passare in secondo piano l'annuncio dell’invio a Bruxelles da parte del Ministero dell'Ambiente della sua proposta di decreto sulle comunità energetiche, gruppi di persone, imprese, cooperative, enti locali, associazioni, enti religiosi che si uniscono per autoprodurre e autoconsumare energia elettrica da fonti rinnovabili. I vantaggi sono molteplici: risparmio in bolletta, riduzione d’inquinamento ed emissioni, sicurezza e indipendenza energetica del Paese. Il decreto prevede incentivi in tariffa e contributi a fondo perduto. Il ministro Pichetto punta a far nascere almeno 15.000 comunità in tutta Italia. 

Rocca e Fontana hanno incontrato la Meloni, si lavora alle nuove giunte regionali

I governatori Francesco Rocca e Attilio Fontana hanno ricevuto la “benedizione” ufficiale di Giorgia Meloni. Facendosi a vicenda un in bocca al lupo, i due presidenti hanno affrontato le priorità con la leader di FdI in un incontro a Palazzo Chigi. Parlando a margine anche del nodo giunta che attanaglia i partiti, i governatori hanno ribadito l'obiettivo cardine: avere una squadra di qualità e competenza. “C'è grande fiducia da parte di Meloni nei miei confronti e ho carta bianca”, ha detto Rocca al termine dell'incontro. Stesso claim usa Fontana: quello con Meloni, è stato “un piacevolissimo incontro durante il quale abbiamo condiviso la volontà di lavorare insieme con la garanzia del presidente del Consiglio di essere aperta all'ascolto e al dialogo”. Le questioni più urgenti sono state quindi messe sul piatto: per il Lazio “la priorità è la sanità. Nei pronto soccorso ci sono scene da campi di battaglia”, ha ricordato l'ex numero uno della Croce Rossa, ribadendo poi: “Non avrò pace finché non terminerà il caos nei pronto soccorso perché questa è una cosa che mi umilia come cittadino”. Per la Lombardia tra le priorità c'è anche la crisi legata alla siccità: “Siamo tutti consapevoli che servono sia interventi immediati che a medio termine per cercare di risolvere il problema nella sua complessità”. 

Per quanto riguarda il governo regionale, in Lombardia, proprio oggi ci sarà la prima riunione di maggioranza. Tutti i ragionamenti partiranno dalla casella più importante, quella della sanità, che Fontana vorrebbe affidare di nuovo a Guido Bertolaso. Partita non meno complicata quella del Lazio: mentre in chiaro si professa una grande armonia, con la Lega che ha ribadito di essere al lavoro in un “clima di serenità”, la riunione prevista con i coordinatori regionali è stata disdetta all'ultimo da FdI; il presidente Rocca, prossimo alla proclamazione, cerca così di placare gli animi e smontare i rumors sulle liti interne: “Sono in contatto con tutti i leader. Non ho percepito nessun tipo di frizione. La riunione” di coalizione “non è saltata per chissà quali tensioni”, ha cercato di smorzare Rocca, spiegando che ovviamente “bisogna aspettare la proclamazione” da parte della Corte d'Appello per gli eletti in consiglio proprio “per capire quali saranno i numeri finali”. Il neogovernatore ha annunciato che vedrà tutti i segretari di partito e i consiglieri eletti “individualmente” e che la giunta arriverà dopo circa 10 giorni dal suo insediamento. Insomma, oltre al tema sanità, per cui sta valutando lui stesso se tenersi la delega, anche il presidente è in attesa che i partiti sbroglino la matassa della giunta. 



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