Il Governo rassicura l’Ue sulla manovra: nessuna deviazione significativa
Sarà una manovra economica moderatamente espansiva, rispettosa delle regole Ue, senza deviazioni significative e soprattutto prudente. Nelle sei pagine inviate a Bruxelles il Governo gioca tutte le carte a sua disposizione per rassicurare l'Ue che l'Italia non sarà un problema e che la politica economica per il prossimo anno non prevede alcun colpo di testa: “Tutte le stime contenute nel documento programmatico di bilancio sono piuttosto prudenti”, scrive il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e al Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Anche il piano contro l'evasione fiscale, da cui si attendono circa 3 miliardi di euro, è stato quantificato “in maniera prudente ma rigorosa” e, tanto per essere prudenti, “non abbiamo registrato alcun impatto sulle entrate fiscali che possa derivare della promozione delle transazioni cashless”.
Nel 2020, scrive il Ministro, non si prospetta una deviazione significativa perché il deterioramento del saldo strutturale di 0,1% del Pil è leggero. In questa situazione “l'adeguamento strutturale richiesto per un Paese ad alto debito è di 0,5 punti percentuali” cui si aggiunge la richiesta di un margine di flessibilità per eventi eccezionali da 0,2% che fa seguito a quella già presentata lo scorso anno per far fronte ai rischi sismici e idrogeologici. Grazie alla flessibilità chiesta dall'Italia, l'impostazione moderatamente espansiva della manovra è coerente con il patto di stabilità e crescita; contemporaneamente viene assicurata la sostenibilità della finanza pubblica e la traiettoria discendente del debito, evitando una stretta pro-ciclica in linea con gli orientamenti dell'Eurogruppo del 9 ottobre.
In sostanza è comunque prevista una chiara convergenza verso gli obiettivi di medio termine dell'Italia con un rapporto deficit/Pil al 2,2%. Le politiche messe in campo, assicura poi il Ministro Roberto Gualtieri, porteranno a un ulteriore abbassamento dello spread, “producendo risparmi sulla spesa per interessi e un ulteriore miglioramento del saldo strutturale”. Come? Con le misure per aumentare la tax compliance e combattere l'evasione, che valgono circa lo 0,2% del Pil in ognuno dei prossimi tre anni, i cambiamenti negli incentivi fiscali e nei sussidi dannosi per l'ambiente, e gli incrementi nei prelievi ambientali che porteranno ulteriori risparmi per lo 0,1% del Pil. In aggiunta, diversi cambiamenti nella tassazione contribuiranno per una cifra vicina allo 0,3% del Pil, con una serie di microtasse pronte a partire. Rimane invece quota 100, perché anche se comporta dei costi non altera i pilastri chiave del nostro sistema pensionistico. E cambiare troppo spesso le regole può essere dannoso, tanto più che il numero di domande presentate è significativamente inferiore alle stime iniziali.
Prima di lasciare la Bce Draghi traccia la strada per Lagarde
L'ultima riunione della Bce sotto la presidenza di Mario Draghi non ha portato, come atteso, a novità di politica monetaria: confermati i tassi ai nuovi livelli annunciati a settembre (ovvero -0,50% per i depositi presso la Bce), immutata la guidance sul rialzo dei tassi e ribadito che il nuovo programma di quantitative easing inizierà il primo di novembre al ritmo di 20 miliardi di euro al mese. In realtà una novità c’è stata: lo stesso pacchetto di misure il cui annuncio un mese fa aveva portato alcuni governatori come il tedesco Weidmann e l'olandese Knot a esprimere apertamente il loro dissenso, ieri è stato approvato all’unanimità, un fatto questo che non a caso è stato sottolineato a più riprese da Draghi che ha ricordato come gli sviluppi che si sono registrati da settembre a oggi hanno pienamente giustificato le misure prese un mese fa dal Consiglio direttivo.
Dunque la medicina somministrata un mese fa è stata più che tempestiva e appropriata se è vero che la congiuntura ha rallentato ulteriormente sebbene l'attesa è che l'economia rimanga su un percorso di crescita positiva per quanto modesta nella seconda metà dell'anno. A chi gli chiedeva di cosa fosse più orgoglioso, Draghi ha risposto che l'intero Consiglio deve essere orgoglioso di aver sempre perseguito il proprio mandato sulla stabilità dei prezzi; quanto alle critiche ha sottolineato con una punta d’ironia come queste si siano spesso appuntate su aspetti che non rientrano nel mandato della Bce.
Alla riunione di ieri ha partecipato in veste di spettatrice la prossima presidente della Bce Christine Lagarde, cui Draghi ha detto di non dover dare alcun consiglio perché sa benissimo cosa da fare da sola e avrà comunque tutto il tempo necessario per individuare con il Consiglio la strada da seguire. Di sicuro tuttavia, se non consigli Draghi lascia alla Lagarde una politica monetaria fortemente indirizzata e che potrà proseguire con il pilota automatico a lungo, dando tutto il tempo necessario all'ex direttore generale del Fondo Monetario di farsi le ossa per quanto riguarda la politica monetaria e di consolidare i rapporti in seno al Consiglio direttivo.
Al via la volata finale in Umbria. I giallorossi insieme Narni. No di Renzi
Per la prima volta insieme in Umbria, ufficialmente a spiegare la legge di Bilancio, ma con l'obiettivo non troppo nascosto di dare una mano per il rush finale a Vincenzo Bianconi, candidato governatore dei giallorossi. Sul palco dell'auditorium San Domenico a Narni saranno l'uno a fianco all'altro gli alleati Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza. Con loro anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Assenti, invece, Matteo Renzi e i rappresentanti di Italia viva. “Non sono qui per la campagna elettorale”, si affretta a precisare il premier prima del suo giro a Solomeo, in provincia di Perugia, per rendere omaggio all'impresa sociale di Brunello Cucinelli. Quanto alla manifestazione di oggi, spiega, “ho ricevuto un invito. Sarà un'occasione per me per parlare del decreto terremoto, per dare risposte ai cittadini. Il fatto che ci siano i leader a parlare con i cittadini mi sembra un fatto positivo”.
L'appuntamento elettorale, però, sottolinea Conte, “non sarà un test decisivo per il Governo”. I sondaggi in mano agli alleati non sono certo ottimistici, ma Bianconi viene dato in risalita. Un ruolo decisivo lo avranno gli indecisi: è “giusto dire tutto e spiegare ai cittadini cosa prevede la manovra e soprattutto cosa non prevede, dall'aumento dell'Iva ai tagli a scuola e sanità” Dal canto loro i renziani spiegano: “Non ci siamo perché noi non siamo candidati e fantomatiche alleanze organiche non ci interessano adesso e non ci interesseranno in futuro”. Intanto una delegazione di Iv, composta da Ettore Rosato, Teresa Bellanova e i capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone, è stata ricevuta ieri dal presidente del Consiglio a palazzo Chigi; l'incontro viene definito cordiale e positivo da entrambe le parti. Nessuna polemica da Conte, Zingaretti o Di Maio sull'assenza dell'alleato ma un no comment, a rispettare una loro scelta, e che mira anche a non accentuare la visibilità di Iv.
Dall'altra parte del campo, Matteo Salvini, che continua a girare la regione in lungo e in largo, sente già la vittoria in tasca e continua a considerare il voto umbro come un tagliando sull'azione del Governo: “Le elezioni in Umbria sono un test regionale ma hanno anche una valenza nazionale. Io scommetto un caffè che vinciamo e di tanto”, dice. Dello stesso avviso anche Silvio Berlusconi: “Un successo della nostra coalizione in una Regione che da 50 anni è stata amministrata dalla sinistra avrebbe un importante significato simbolico a livello nazionale”, sottolinea. Anche il centrodestra, sia pur diviso, sarà oggi in Umbria per il pressing finale: Giorgia Meloni chiuderà a Norcia, il Cav sarà prima a Todi e poi a Terni; e a Terni si sfideranno, da piazze differenti, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti.