Oggi Meloni sarà alla Camera per la fiducia, domani al Senato
Questa mattina la premier Giorgia Meloni è attesa alla Camera alle 11.00 per il suo intervento programmatico al quale seguirà il voto di fiducia. Ieri la Presidente del Consiglio non ha lavorato a Palazzo Chigi dopo la cerimonia di ieri, l’incontro con Mario Draghi e il colloquio con il Presidente francese Emmanuel Macron, ma ha scelto di preparare il suo discorso da casa, lontano da riflettori. Parlerà delle sfide che attendono il Paese e che chiedono, necessariamente, di marciare uniti e non in ordine sparso, per il bene dell'Italia e degli italiani, per cui il premier intende lavorare fino all'ultimo giorno utile della XIX Legislatura perché questo è un esecutivo destinato a durare fino a fine corsa, lasciandosi alle spalle il percorso accidentato che ne ha segnato la nascita. Il discorso con cui andrà alla prova della fiducia vuole infatti tracciare “un manifesto programmatico che ambisce a essere la base di lavoro di un'intera legislatura”, rimarcano in serata fonti di Palazzo Chigi, “a conferma della natura fortemente politica del Governo e con l'obiettivo di dare seguito concreto e attuazione agli impegni assunti con i cittadini italiani in campagna elettorale”.
A partire dalla volontà di fronteggiare al meglio le difficoltà, leggi caro bollette e crisi energetica: l'inverno per gli italiani si preannuncia duro e la Meloni cercherà di dire loro, dall'emiciclo della Camera, che il Governo sarà al loro fianco e che farà il possibile per fronteggiare l'emergenza. In Europa si batterà per chiudere la battaglia sul price cap: le premesse sono state poste da Mario Draghi nel Consiglio europeo della settimana scorsa, ma termini e condizioni sono tutte da scrivere, il risultato è ancora lungi dall'essere portato a casa e la Premier è pronta a tutto per avere la meglio, per non lasciare l'Italia e il fronte dei 25 (dei 27, mancano all'appello Germania e Olanda contrarie a un tetto al prezzo del gas) a bocca asciutta. Parlerà anche di donne, lei che ha rotto il tetto di cristallo e per la prima volta nella storia del Paese si trova a guidare un esecutivo, una realtà inimmaginabile solo fino a qualche mese fa. Ma l'attenzione degli alleati di Governo e dell'opinione pubblica sarà concentrata soprattutto sul tema migranti, nonché sul dossier del Piano nazionale di ripresa e resilienza, su cui non sono mancati momenti di tensione con l'esecutivo Draghi.
Sul conflitto in Ucraina, rispetto al quale Fdi non ha mai mostrato tentennamenti nel cammino al fianco di Kiev e del presidente Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio ribadirà che le decisioni verranno prese nel quadro delle storiche alleanze internazionali dell'Italia. Ciò vale per le sanzioni, ma anche per nuovi invii di armi a Kiev; su questo Meloni non si aspetta sorprese, divisioni, colpi di testa degli alleati: la parola d'ordine deve essere marciare “uniti” nel segno della “lealtà”, come ieri lei stessa ha rimarcato nel suo primo Cdm.
Matteo Salvini convoca i suoi ministri e detta l’agenda economica
Subito abolizione della Legge Fornero, quota 41, flat tax al 15% e pace fiscale. Il Governo è nato da pochi giorni, eppure la Lega pone già i suoi paletti in materia economica. Insomma, il Carroccio fa capire che non intende minimamente svolgere un ruolo marginale, ma anzi, in qualche modo, detta una sua agenda economica, in modo autonomo rispetto alla coalizione. Nel corso di una riunione con i massimi esperti del partito, compreso il neoministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini esplicita la volontà di far sentire subito la sua voce forte e chiara; anche dalle sue prime azioni da Ministro delle Infrastrutture emerge la volontà di incidere su ogni versante, non solo su quello delle grandi opere (si pensi al Ponte sullo Stretto) ma anche su quello della sicurezza e della lotta all'immigrazione clandestina.
Non a caso ha incontrato l'Ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera, un corpo che, ricorda la Lega, “vanta un personale con 10.800 donne e uomini e centinaia di uffici e comandi in tutta Italia”. Come dire, un piccolo esercito a sua disposizione pronto a battersi per “tornare a difendere i confini”, spiega a Porta a Porta, proprio come fece quando era al Viminale ma anche per dare come acquisita la delega sui porti. Il suo attivismo cade alla vigilia del voto di fiducia a Montecitorio, dal resto della maggioranza nessun commento ufficiale ma trapela irritazione. Ovviamente, da parte della Lega, nessuno pensa di voler lanciare alcun ultimatum a un Governo che non ha ancora assunto alcuna decisione: “Era una riunione di partito” minimizza il leghista Claudio Borghi rivolto agli alleati “e penso che anche loro facciano riunioni con i vari dipartimenti. Riunioni sull'economia ne abbiamo sempre fatte, avremmo dovuto sospenderle per l'occasione?”. Ma al di là delle schermaglie è chiaro che la Lega vuole spingere forte l'acceleratore su alcuni temi identitari che hanno segnato la sua campagna elettorale che nessuno vuole mettere in secondo piano ora che sono al governo: si pensi alla flat tax, da sempre poco gradita a FdI, alla pace fiscale e alla riforma delle pensioni.
Ma anche immigrazione e autonomia. Il mantra è fare presto, ma anche bene; per Salvini “Abbiamo un Governo scelto dagli italiani, ma la fiducia non è illimitata. Ci sono state delle fibrillazioni ma l'idea di Paese è chiara: riforma, giustizia, pensioni”. Pressing, appunto, anche sul fronte dell'autonomia: il Ministro agli Affari Regionali Roberto Calderoli annuncia di aver già sentito nel week end tutti i governatori e che, dopo la fiducia, inizierà “una serie d’incontri con le delegazioni di tutte le Regioni”. Insomma, tutti elementi di una strategia da parte della Lega che punta a mettere pressione sul Presidente del Consiglio alle prese da subito con scelte importanti, già nella prossima legge di bilancio. Una prima uscita che potrebbe essere un piccolo antipasto di quella che sarà la linea nel nuovo esecutivo.
Il Pd spinge per il coordinamento delle opposizioni
Le opposizioni attendono il Governo alla prova dei fatti in Parlamento e il Pd insiste sulla necessità di un coordinamento da mettere in campo con l'avvio della legislatura. Nessun contatto per il momento tra i leader ma si è avviata un’interlocuzione con il M5S a livello più basso; nessun segnale, invece, dal Terzo Polo. Da capire anche il tipo di opposizione che gli altri intendono mettere in campo, con Azione e più ancora Iv che sembrano aver sposato per il momento la linea del “Wait and see”. Simona Malpezzi è chiara: “Mi auguro che le opposizioni abbiano la capacità di lavorare in modo coordinato per proporre un modello alternativo a quello della destra”. Intanto oggi il segretario Dem Enrico Letta interverrà in Aula per le dichiarazioni di voto sulla fiducia al nuovo Governo.
Dal lato del M5S, nel frattempo, c'è da capire anche, a fronte di una posizione sempre fredda da parte di Giuseppe Conte atteso domani in Aula per il suo primo intervento da deputato, sulla questione del coordinamento delle opposizioni, se ci sarà una linea indicata da Beppe Grillo. Il padre fondatore del movimento è infatti atteso a Roma per un incontro con i parlamentari neo-eletti e potrebbe a breve incontrare anche l'ex premier. Nel frattempo, a tener banco, c'è anche il nodo delle Commissioni di garanzia che, per prassi, spettano all'opposizione e va capito, anche qui, se resterà l'asse Dem-M5S che ha caratterizzato l'elezione dei vicepresidenti delle Camere. Se così fosse il Copasir potrebbe avere una guida Pd (si fanno i nomi di Enrico Borghi, Lorenzo Guerini e nelle ultime ore anche quello di Pier Ferdinando Casini) e la Vigilanza Rai al M5S (si parla di Chiara Appendino). Il Terzo Polo, e in particolare l'area renziana, spinge per essere della partita ma i tempi sono, comunque, ancora lunghi visto che se ne parlerà, a conti fatti, tra una quindicina di giorni.
Altro tema di confronto è poi quello delle Regionali e anche qui i Dem guardano al campo largo e si propongono di interloquire con tutti. “Il campo larghissimo qui ha lavorato bene”, sottolinea l'assessore laziale del M5S Roberta Lombardi e nei giorni scorsi qualche avvicinamento tra Dem e pentastellati si è registrato anche alla Regione Liguria. Intanto il Pd è alle prese con l'apertura della fase congressuale: giovedì si terrà una Segreteria del partito nella quale si illustrerà il doppio binario dell'azione parlamentare e della procedura congressuale. I componenti dell'attuale segreteria avranno, infatti, anche un ruolo di raccordo con l'attività parlamentare sui vari temi. Il Pd avvierà, poi, a partire della direzione di venerdì la fase congressuale.
Sindacati e Confindustria chiedono il dialogo a partire dalle pensioni
Aprire un vero confronto e lavorare insieme per dare le risposte che il Paese attende, in questa fase difficile che tra le emergenze vede innanzitutto il caro bollette per le famiglie e le imprese e, tra le priorità, il lavoro e le pensioni: sindacati e Confindustria auspicano, in attesa del voto di fiducia del Parlamento, che subito dopo si avvii quella fase di dialogo sociale con il nuovo Governo assicurata dalla stessa premier Giorgia Meloni, chiamato a fare scelte “immediate ed efficaci”, come dice il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi. Ma, avverte, “senza scassare i conti” e senza creare nuovi poveri, partendo dall'energia e mettendo in sicurezza l'industria, l'asset “più importante”. Temi urgenti per il nuovo esecutivo, accolto dal mercato con una certa fiducia: lo spread dopo un'apertura in forte calo all'indomani dell'insediamento a Palazzo Chigi, si attesta sulla stabilità nel corso della giornata per poi chiudere a 224 punti (232 venerdì scorso). Sul tavolo arrivano, intanto, i primi dossier.
La ministra del Lavoro Marina Calderone ha incontrato Andrea Orlando per il passaggio di consegne. Prima dell'ex ministro, ha ricevuto per un saluto anche il presidente dell'Inps Pasquale Tridico. Non ci sono ancora stime e conti ufficiali, la partita sulle pensioni passa attraverso le risorse che verranno stanziate in legge di Bilancio e dall'impatto che ogni ipotesi d’intervento, da Quota 41 a Opzione donna, ha sulle platee e quindi sui costi. Forte il pressing dei sindacati per superare la legge Fornero rivedendo tutto l'impianto: sulle pensioni “stiamo chiedendo una riforma complessiva che sia in grado di affrontare l'insieme dei temi. Non ci accontentiamo di qualche Quota per vedere cosa succede a gennaio 2023”, afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Cgil, Cisl e Uil chiedono di costruire una pensione di garanzia per i giovani, dare la possibilità di uscire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età, di riconoscere la diversità tra i lavori ed una corsia per le donne. Quota 41 viene rilanciata dalla Lega insieme alla flat tax al 15% e la riforma del Reddito di cittadinanza.
Tra le misure in scadenza a fine anno c’è Opzione donna, (l'uscita per le dipendenti con 58 anni o 59 per le autonome e 35 anni di contributi), la cui proroga figurava già nel programma di Fdi. Ma da affrontare ci sono anche i temi dell'occupazione e della precarietà, oltre alla tenuta dei redditi dei lavoratori e dei pensionati, erosi dall'alta inflazione. Sul Reddito di cittadinanza bisognerebbe intervenire per “migliorare i centri per l'impiego e le politiche attive”, sostiene Tridico. In attesa del merito, che sarà valutato, le parti sociali ripetono che c'è il metodo: confronto e ascolto sono la via per "costruire insieme la ripartenza del Paese", rimarca il leader della Cisl Luigi Sbarra.