Renzi lancia l’idea di un patto con Pd e M5S per arrivare al 2023
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi propone un patto di governo con Pd e M5S per arrivare alla scadenza naturale della legislatura. In un'intervista al quotidiano la Repubblica auspica che l'esecutivo regga la sfida della fase 3 dell'emergenza sanitaria. “Spero di sì, per farlo dovrà infondere speranza e fiducia agli italiani. I soldi per ripartire ora ci sono”. L'ex premier sottolineata che il Paese è ripartito “solo parzialmente. Molti italiani hanno ancora paura. Negli ultimi mesi hanno accumulato 28 miliardi di euro in più sul conto corrente. Quando crescono i risparmi è un fatto positivo, ma in questo caso si alimenta un meccanismo di preoccupazione e sfiducia che non possiamo permetterci. Bisogna avere finalmente il coraggio di dire che il Covid è un'altra cosa rispetto a marzo”. Secondo Renzi “governare con la paura è più facile che infondere la speranza. Deve tornare a decidere la politica, non presunti esperti del comitato tecnico-scientifico. Io i virologi li ho difesi dai no vax quando non lo faceva nessuno, ma una parte di loro, anche tra i consulenti del Governo, le ha sbagliate tutte. Dicevano che se avessimo riaperto avremmo avuto 150mila malati gravi a giugno: follia. Fake news”.
Il Governo fondato sull'asse Pd-M5S “è nato per rispondere alla follia dei pieni poteri di Matteo Salvini. Rivendico quella mossa del cavallo. Ho perso punti nei sondaggi, ma credo di aver fatto bene all'Italia. Quanto a noi, Italia Viva è come una start up che macina idee. Mi sembra che Conte l'abbia capito. Nelle ultime settimane, grazie al lavoro dei nostri parlamentari, ci sono stati molti incontri e si è aperta una fase nuova. Ora bisogna fare un doppio salto ulteriore. Da un lato concretizzare la massa di risorse annunciata nelle dirette Facebook ma non arrivate ai cittadini. Dall'altro sostenere la maggioranza per arrivare al 2023, eleggendo un presidente della Repubblica europeista e filo atlantico”. Il leader di Italia Viva pensa a un patto di maggioranza: “Sì, deve essere il nostro traguardo di legislatura. Dobbiamo evitare che il Quirinale sia la gara di ritorno di chi ha perso al Papeete”.
Conte ha riunito i capidelegazione ma restano le tensioni
Dopo le tensioni e alcuni addii, la maggioranza prova a serrare le file. Il premier Giuseppe Conte ha riunito i capi delegazione e il discorso torna all'insieme di progetti per il prossimo futuro, con riforme che vanno dagli ammortizzatori sociali al fisco, al famigerato recovery plan da presentare all'Europa, con il Nadef, a settembre. La prospettiva è di un'estate carica di lavoro per arrivare pronti all'appuntamento, ma la conditio sine qua non è che servono compattezza e coesione, senza strappi pericolosi o fughe in avanti, da parte di nessuno. Le tensioni esistono, è innegabile, anche se al momento restano sotto i livelli di guardia. Sono il frutto di un'alleanza tra forze storicamente in contrapposizione, che non hanno ancora chiarito i punti di conflitto; anzi, la scelta degli obiettivi per la Fase 3, se vogliamo, li hanno addirittura acuiti, in particolare sugli strumenti da cui attingere risorse vitali, una volta che Bruxelles avrà definito cifre e condizioni. Pd e IV pressano per non sprecare l'occasione di un Mes a basso contenuto di vincoli, mentre il M5S deve tenere unite la fazione favorevole al Meccanismo per scopi sanitari con quella che non ne vuol sentir nemmeno parlare. Il passaggio non è di poco conto, perché è vero che i pentastellati scettici sono una minoranza ma il gruppo rischierebbe di esplodere se i loro voti fossero sostituiti d quelli di FI.
A quel punto, conti alla mano, la maggioranza non avrebbe più i numeri per andare avanti. Già adesso l'aritmetica suggerisce prudenza visto l'esiguo vantaggio sulle opposizioni soprattutto al Senato. Per Nicola Zingaretti “Il Governo sta vincendo la sfida del contenimento del coronavirus, sta vincendo la sua sfida in Europa, sta dimostrando di avere pazienza e capacità di ascolto nel Paese. Ci sono ora alcuni dossier che sono aperti da troppo tempo e che il Governo avrebbe la necessità di risolvere”. Fra questi ci sono il Mes, l'ex Ilva, Alitalia e Atlantia. “In Italia arriveranno moltissime risorse finanziarie e noi commetteremmo un delitto nei confronti dei ragazzi se non cogliessimo l'immensa opportunità”, ammonisce ancora il governatore del Lazio. Nel frattempo, prosegue il lavoro dell’esecutivo per dare forma al piano di ripresa del Paese. Il varo del decreto semplificazioni sembra essere ormai in dirittura d’arrivo; sul testo il premier è consapevole che si concentrerà molto del dibattito politico, ma “sono deciso, determinato e convinto che tutte le forze di maggioranza comprenderanno come sia essenziale per la ripartenza”. L'attesa non dovrebbe durare molto, perché “il decreto sarà in Cdm la prossima settimana”, dice il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà.
Il Pd è contro il taglio dell’Iva e rilancia sul taglio delle tasse sul lavoro
Quello che sembra comunque evidente è che il premier vuole accelerare sia sul dl semplificazioni sia sulla cosiddetta manovrina che comporterà un nuovo scostamento di bilancio. Ma la strada è in salita, innanzitutto sul taglio dell'Iva, sul quale i dubbi nella maggioranza permangono. “Il premier ci deve fare proposte concrete e con un cronoprogramma preciso. Serve che ci spieghino perché l'Iva è diventata la nuova priorità. Noi abbiamo costruito un programma di Governo su un'altra priorità”, è lo stop che arriva dal capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio che dà voce a chi, nella maggioranza, preferirebbe interventi sul costo del lavoro. Più variegata la posizione del M5S mentre Italia Viva punta tutto su un intervento sull'Irpef.
Nodi, questi, che Conte e il ministro Roberto Gualtieri sono chiamati a risolvere prima della costruzione del decreto economico che comporterà un ulteriore extradeficit, nelle previsioni attuali dai 10 ai 20 miliardi. Sarà un intervento corposo ed emergenziale, chiamato a venire incontro alle richieste dei Comuni, del comparto del turismo e dei piccoli imprenditori rimasti fuori dalle misure varate finora. Più di ampio respiro, invece, la riforma del fisco e quella della Cassa integrazione, alla quale il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo è al lavoro in questi giorni. I ritardi della Cig hanno particolarmente colpito il premier, convintosi che interventi che abbiano le stesse modalità non sono più percorribili. “C'è piena fiducia nel presidente dell'Inps Pasquale Tridico” ma “c'è la consapevolezza che il meccanismo della cassa integrazione che abbiamo ereditato è troppo articolato e farraginoso”, spiegano fonti di Palazzo Chigi.
Via libera dal Cdm alla doppia preferenza alle regionali
Nel frattempo, il Cdm ha approvato la doppia preferenza per le Regioni che andranno al voto a settembre e che non avevano previsto la misura nelle proprie leggi elettorali. “Una bella pagina in tema di pari opportunità”, commenta il ministro Francesco Boccia. L'imposizione, come ironicamente l’ha definita Andrea Orlando, riguarda le Regioni chiamate al voto e ancora inadempienti: Liguria e Puglia, dove, tra l'altro, l'alleanza di governo rischia di andare in ordine sparso. In Puglia Iv, senza un passo indietro di Michele Emiliano, non ritirerà la candidatura di Ivan Scalfarotto. In Liguria l'accordo tra Pd e M5S langue: il Movimento lamenta il no arrivato dai Dem a Ferruccio Sanza e attende un nuovo nome che potrebbe sbloccare l'impasse. Nel frattempo, sembra frenata la nuova slavina di fuoriusciti al Senato: Vito Crimi avrebbe chiamato in prima persona i senatori a rischio e Tiziana Drago e Marinella Pacifico, due tra i sospettati, per ora non annunciano alcun passo d'addio.
La Commissione Contenziosa del Senato annulla taglio dei vitalizi: ira bipartisan
La Commissione Contenziosa del Senato ha annullato la delibera dell'Ufficio di Presidenza di Palazzo Madama sul taglio dei Vitalizi, accogliendo così i ricorsi presentati. A favore avrebbero votato il presidente della commissione Giacomo Caliendo di Forza Italia e due membri tecnici: i professori Gianni Ballarani e Giuseppe Della Torre. Di parere contrario i senatori della Lega Simone Pillon e l'ex Cinque Stelle Alessandra Riccardi. La decisione, arrivata in serata, ha causato sdegno e ira bipartisan, da M5S, Pd e Lega: “Ci provavano da mesi: lo hanno fatto di notte, di nascosto. È uno schiaffo a un Paese che soffre. La casta si tiene il malloppo, noi non molleremo mai per ripristinare lo stato di diritto e il principio di uguaglianza”, tuona il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi.
Dal Pd gli fa eco il segretario Nicola Zingaretti: “Sui Vitalizi una scelta insostenibile e sbagliata. La cassa integrazione è in ritardo e si rimettono i Vitalizi. Non è la nostra Italia”. L'intero Partito Democratico sarebbe “sconcertato” dall'accaduto, secondo fonti del Nazareno. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio affida a Facebook la sua amarezza: “Ma davvero c'è ancora qualcuno che pensa ai vitalizi nonostante un'emergenza di questa portata? Senza parole. Abbiamo già abolito i vitalizi e non abbiamo alcuna intenzione di ripristinarli”. Anche il leader della Lega Matteo Salvini non ci sta: “Il ripristino dei vitalizi per gli ex senatori è una vergogna. La Lega si oppone e si opporrà sempre al ritorno dei vecchi privilegi”, sostiene, spiegando che il suo partito s’impegnerà perché venga cambiata questa decisione. E dalla Ue interviene anche l'ex premier Paolo Gentiloni ora Commissario agli Affari economici a Bruxelles: “A volte ritornano. Il mondo aspettava che l'Italia tornasse ad accapigliarsi sui vitalizi”.