Sulla premiership la Meloni è netta: senza accordo inutile governare insieme

La presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni mette i paletti in vista del vertice di centrodestra in programma domani pomeriggio alla Camera cui dovrebbe partecipare anche Silvio Berlusconi. Ed è molto netta sul metodo relativo alla formazione delle liste, dei programmi e soprattutto sulla premiership: “Se non dovessimo riuscire a metterci d'accordo su questo, non avrebbe senso andare al governo insieme. Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi”, dice la leader di FdI. Immediata la replica del leader della Lega, Matteo Salvini: “Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l'onore e l'onere di indicare il premier”, una posizione che al momento non convince Fi che è alle prese con la fuoriuscita dal partito di diversi esponenti dell’ala moderata.

Ma non c'è solo il nodo della premiership a surriscaldare gli animi all'interno del centrodestra, perché anche i collegi uninominali, nelle prime elezioni con il taglio dei parlamentari, rappresentano una questione tutt’altro che semplice. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini nella suddivisione vorrebbero tenere conto in particolar modo dei risultati delle ultime elezioni del 2018, mentre il partito di Giorgia Meloni punterebbe a basare la suddivisione soprattutto sui sondaggi che garantirebbero un 50% a FdI. Sta di fatto che la leader di FdI in vista di domani lancia un avvertimento agli alleati e lo fa nel giorno in cui Antonio Tajani non bada alle lusinghe che lo vorrebbero candidato premier ideale del Ppe: “Io non sono candidato a nulla, sto bene dove sto. Credo che adesso sia importante lavorare per presentare agli italiani un progetto per l'Italia del futuro”. Queste ore saranno determinanti per i futuri assetti del centrodestra e per definire l’equilibrio tra FdI, Lega e Fi.

Letta incassa l’apertura di Calenda. Oggi c’è la Direzione Nazionale

Enrico Letta riunirà questa mattina la Direzione nazionale del partito, allargata ai gruppi parlamentari, per tracciare il perimetro della lista aperta democratica e progressista che ha in mente. I criteri del segretario restano tre: porte aperte a “chi porta un valore aggiunto, chi si approccia con spirito costruttivo e chi non arriva con veti”. “Bene, benissimo”, quindi, l'apertura arrivata da Carlo Calenda, anche se al Nazareno stoppano subito la questione premiership; per il leader di Azione il nome da indicare per la guida del Governo è sin da subito quello di Mario Draghi, non la pensano così i dem: “Noi non siamo la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste”, tagliano corto ai piani alti della sede Pd. Poi, in merito al giudizio sul presidente del Consiglio “nessuno certo può avere dubbi su ciò che pensano Letta e il Pd sul suo profilo e la sua caratura. Ma non è un tema in agenda ora”. Per il resto al Nazareno plaudono alla ripresa del dialogo tra i due leader: “Ci sono numerosi elementi di continuità, dall'europeismo alla posizione chiara sulla guerra in Ucraina, passando per le critiche al blairismo”. Per quanto riguarda Matteo Renzi restano “grandi perplessità”: ai piani alti del Pd si ragiona sul rapporto costi/benefici, sia in termini di voti che di posti. 

Intanto i contatti tra il leader di Iv e Calenda sono in corso. In un incontro a Roma tra i due l'ex premier avrebbe sondato il terreno e poi si sarebbe detto pronto “a correre da solo”. Oggi ci sarà la riunione dei gruppi di Iv e si inizieranno a delineare le liste. Azione a parte, a due mesi esatti dal voto per le Politiche, del listone Pd dovrebbero far parte Art.1, il Psi di Enzo Maraio, Demos e il movimento green guidato da Elly Schlein. Il segretario ha sentito anche Luigi Di Maio ma senza prendere accordi. Letta, poi, intende dare grande centralità, dopo due elezioni amministrative vincenti, ai sindaci, ma nessuno verrà candidato perché questo farebbe cadere le giunte, sì invece a ex sindaci ed ex amministratori, compreso anche Nicola Zingaretti, per valorizzare il Pd dei territori e il partito di prossimità. Sigle a parte, però, Letta ha in mente di mobilitare sui territori 100 mila volontari: a partire dai Circoli e dalle feste i militanti avranno il compito di raggiungere le persone in vacanza ma “anche e soprattutto nei luoghi del disagio e delle solitudini. Nelle grandi aree metropolitane come nei piccoli centri”. Avanti “casa per casa, con umiltà”, dice Letta, che oggi in Direzione chiederà allo stato maggiore dem di supportare il suo piano per contendere alla “peggiore destra di sempre” la guida del Paese. Per il segretario dem “Sarà una sfida tra noi e la Meloni”, ripete, intendendo muoversi sì nel solco “della serietà e del patriottismo di Draghi”, senza dimenticare però “un’agenda democratica e progressista”. 

Calenda lancia patto repubblicano, accoglie la Gelmini e vede Renzi

Mariastella Gelmini rompe gli indugi e, dopo aver lasciato Fi per aver messo fine al governo Draghi, è pronta a passare ad Azione. “Ho letto il manifesto di Azione. Europeismo e atlantismo, infrastrutture, Pnrr, industria 4.0, revisione del reddito di cittadinanza. È l'agenda Draghi ed è quello che serve all'Italia. Carlo Calenda io ci sono, vediamoci”, scrive la Ministra per gli Affari regionali su Twitter. A stretto giro arriva la replica del leader centrista: “Con grande piacere”. Succede in una giornata in cui c'è stato l'incontro fra il segretario di Azione e Matteo Renzi il quale ha ribadito che il suo partito potrebbe correre anche da solo. A far rumore è, intanto, la continua diaspora da FI: anche Giusy Versace lascia così come la deputata Annalisa Baroni, mentre l'assessore lombardo alla Casa e housing sociale Alessandro Mattinzoli rimette le deleghe in Giunta e viene sostituito da Alan Rizzi. Tornando, invece, alle manovre al centro, Carlo Calenda annuncia con Emma Bonino di +Europa un patto repubblicano: “Non è aperto a chi ha fatto cadere Draghi, con certezza matematica”, assicura il segretario di Azione. 

E poi scherza con i giornalisti quando gli chiedono del leader di Insieme per il futuro e dice: “Di Maio chi?”. Sembra un portone sbattuto in faccia proprio a Luigi Di Maio, che però tende la mano: “Le coalizioni sono fondamentali per andare uniti contro gli estremismi. Credo sia un valore essere uniti in questo momento fra coloro che hanno provato a salvare il Governo di unità nazionale. Ci lavoreremo, poi gli italiani di decideranno, in questo momento storico credo che sia un grande valore essere uniti intorno a programmi e a visione di Paese”. Il leader di Italia al Centro e governatore della Liguria Giovanni Toti è dubbioso: “Ho visto il programma pubblicato da Calenda: per molti aspetti è condivisibile ma non so quanti, nella coalizione di Letta, lo condivideranno”. I lavori al centro sono in corso e i prossimi giorni ci diranno che forma prenderanno e se i diversi partiti decideranno o meno di allearsi con il centrodestra o con il centrosinistra.

Conte cerca di mettere ordine nel M5S su liste, mandati e alleanze

Il M5S è alle prese con la definizione della propria strategia elettorale. Al centro della discussione c’è la formazione delle liste ma il tema delle deroghe alla regola del secondo mandato non ancora del tutto chiuso; c’è poi il nodo alleanze: su quest’ultimo fronte c’è il rischio concreto che il partito guidato da Giuseppe Conte sia costretto a correre da solo. Dopo la chiusura del Pd l’unica possibile sponda arriva da Sinistra italiana e da Leu che spera ancora nella ricomposizione dell'alleanza. La prima campagna elettorale da leader si sta già rivelando ricca di rebus per Conte: da un lato rischia l'isolamento, dall'altro il suo appeal sarebbe ancor più importante se il Movimento dovesse correre da solo. Uno dei suoi vice, Riccardo Ricciardi, immagina per lui un ruolo da Melenchon all'italiana. Al momento parlare di un progetto di federazione a sinistra è difficile quanto un’improbabile riconciliazione con il Pd. Ma in politica mai dire mai: il peso dei voti del M5S potrebbe tornare utile al centrosinistra più avanti, se dalle urne non dovesse uscire un risultato netto. 

Di certo la proposta del Movimento parte dal documento di 9 punti presentati a Mario Draghi, il resto della strategia è legato alle scelte sui mandati e sulle candidature. L'intervento con cui Beppe Grillo ha ribadito che il limite di due mandati è “la luce nella tenebra” potrebbe segnare l'uscita dal Parlamento di 5 Stelle di primo piano come Roberto FicoPaola TavernaVito CrimiRiccardo Fraccaro e Fabiana Dadone. La partita non è chiusa: l’idea del leader resta quella di derogare per una manciata di parlamentari di sua fiducia ed è circolata anche l'indiscrezione di un posto da capolista in Puglia per Rocco Casalino. Poi ci sono le possibili candidature di Alessandro Di Battista e della ex sindaca di Roma Virginia Raggi. Rischia di restare deluso chi si aspettava una riedizione pura delle parlamentarie come per il voto del 2018. Ora i tempi sono decisamente troppo stretti e andrà organizzata rapidamente la soluzione di mediazione che si profila sulla falsa riga delle elezioni europee del 2019, quando si usò la piattaforma Rousseau per selezionare i candidati, dando la possibilità all'allora capo politico Di Maio di scegliere i capilista. Anche per il M5S questi nodi verranno sciolti nei prossimi giorni non appena Giuseppe Conte avrà delineato la proposta e il posizionamento del partito.

Al Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 16.30 per le comunicazioni del Presidente Elisabetta Casellati

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri e la Difesa dibatteranno sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni. Sul medesimo tema alle 9.00, assieme alle rispettive della Camera, ascolteranno i Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio e della Difesa Lorenzo Guerini. La Lavori Pubblici esaminerà il decreto per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero. La Industria esaminerà lo schema di decreto ministeriale sui criteri e modalità per l'ingresso consapevole nel mercato dei clienti finali di energia elettrica e gas interessati dal superamento dei regimi di prezzi regolati, nonché criteri per assicurare la fornitura di energia elettrica alle microimprese che, alla data del 1° gennaio 2023, non avranno scelto un fornitore sul mercato libero. 

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 13.30 per esaminare la Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, il decreto-legge per le semplificazioni fiscali, la proposta di legge costituzionale per il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità

Per quanto riguarda le Commissioni, la Esteri esaminerà la ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia e, con la Difesa, dibatterà sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni. La Bilancio si confronterà sul rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021 e sulle disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022. La Attività Produttive esaminerà lo schema di decreto ministeriale sui criteri e modalità per l'ingresso consapevole nel mercato dei clienti finali di energia elettrica e gas interessati dal superamento dei regimi di prezzi regolati, nonché criteri per assicurare la fornitura di energia elettrica alle microimprese che, alla data del 1° gennaio 2023, non avranno scelto un fornitore sul mercato libero. 



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