L’Europa pensa a un piano Marshall da 2.770 mld 

Per ribaltare l'immagine di un'Europa insensibile e inadeguata, la Commissione Ue mette in campo tutto quello che ha: un maxi piano anti-disoccupazione, un fondo di sostegno sanitario con quel che resta del bilancio comune, e il dirottamento sull'emergenza di tutti i fondi strutturali già assegnati ai Paesi: “Il nostro piano Marshall”, lo definisce la presidente Ursula von der Leyen. Sommato agli interventi nazionali, finora vale 2.770 miliardi di euro, “la più ampia risposta finanziaria a una crisi europea mai data nella storia”. Ma ancora non basta, fa notare il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, soddisfatto almeno di aver dimostrato che bond con garanzie comuni, legati a un progetto, sono possibili, dato che il piano anti-disoccupazione sarà creato proprio con una sorta di eurobond. La giornata europea è quasi interamente dedicata all'Italia e ai Paesi che soffrono di più dall'epidemia. È aperta da una lettera a La Repubblica con cui la von der Leyen chiede scusa agli italiani per il ritardo negli aiuti e prosegue con una serie di annunci di misure che potranno portare beneficio quasi immediato ai più colpiti. Il più importante è il fondo anti-disoccupazione Sure, che potrà mobilitare fino a 100 miliardi di euro da concedere in prestito ai Governi che hanno bisogno di rifinanziare la propria cassa integrazione. 

Lo strumento, gestito dalla Commissione Ue, parte con una base di 25 miliardi di garanzie versate dagli Stati membri su base volontaria e andrà a finanziarsi sul mercato. Per il commissario Gentiloni “è un primo esempio, molto importante, del fatto che è possibile intraprendere delle azioni comuni”, ovvero che è possibile usare le emissioni di bond comuni per finanziare urgenze. Martedì prossimo l'Eurogruppo dovrà dare il via libera a Sure, assieme al resto del pacchetto che prevede anche un Fondo per gli indigenti, aiuti a pescatori e agricoltori, un piano per dirottare verso l'emergenza tutti gli aiuti delle politiche di coesione e un mini-fondo di sostegno ai sistemi sanitari da 3 miliardi. Ma non è ancora abbastanza per mettere in sicurezza l'economia europea e assicurarne la ripartenza. Il premier Giuseppe Conte, in un'intervista all'emittente tv spagnola La Sexta, insiste sulla necessità di coronabond e di un più ampio European Recovery and Reinvestment Plan. L'Eurogruppo continua il suo lavoro sulle proposte che finiranno sul tavolo dei Ministri martedì 7 aprile; c’è ancora chi vuole usare il Mes come risposta principale: “È completamente inadeguato a quello che ci troviamo di fronte”, sottolinea però Gentiloni. 

Il decreto aprile varrà 40mld; quasi pronto il decreto liquidità da 20mld

La roadmap del Governo sembra tracciata: nel fine settimana il decreto liquidità per una garanzia da circa 20 miliardi per le imprese medio grandi, poi entro Pasqua un nuovo decreto, che potrebbe arrivare anche a 40 miliardi, con misure a sostegno di sanità, aziende, lavoratori, enti locali e famiglie: oltre 60 miliardi in totale se si sommano alle misure del decreto Cura Italia. La nuova manovra "anti Coronavirus prende forma in un susseguirsi di riunioni di maggioranza e con l'opposizione. Il Governo s’impegna a prorogare la cassa integrazione, rinviare le tasse, finanziare i primi ristori, aumentare il bonus per gli autonomi e aiutare chi non ha reddito. Le richieste dei partiti sono tantissime e gli spazi di manovra, avverte Gualtieri, “non illimitati”. Si attende di capire in concreto che aiuto arriverà dall'Ue, per non caricare tutto il peso sul debito italiano. Ma l'ipotesi, cui ha aperto il premier Giuseppe Conte, che una parte dei contributi arrivi attraverso il Mes torna ad alimentare tensioni. 

Il decreto per garantire liquidità alle imprese sarebbe dovuto arrivare in Consiglio dei ministri oggi ma il testo non è pronto: il Cdm dovrebbe riunirsi tra sabato e domenica e, a mercati chiusi, potrebbe anche vagliare l'annunciato rafforzamento del golden power in difesa delle aziende italiane. Nella riunione con l'opposizione il ministro Roberto Gualtieri annuncia che il decreto sulla liquidità aggiungerà una garanzia per circa 200 miliardi di credito, fino al 25% del fatturato, per le imprese a partire da quelle medie e grandi. un ombrello che si aggiunge ai 100 miliardi garantiti dal fondo centrale di garanzia, che verrà ulteriormente rafforzato e semplificato, e ai 290 interessati dalla moratoria. Non basta, secondo Italia Viva: “Vanno considerate anche le partite Iva, commercianti, artigiani, e garantire loro liquidità usando come riferimento il fatturato dell'anno precedente”, spiega Ettore Rosato. Raggiungere sulle misure il consenso più ampio possibile è l'obiettivo dichiarato dal Governo, tanto che una nuova riunione con l'opposizione viene convocata per questa sera.  

Le opposizioni chiedono al Governo risposte e fatti

Va avanti il dialogo tra governo e opposizioni in vista del decreto di aprile che conterrà le misure economiche. Ma è stallo sulle misure da mettere in campo: seppure il centrodestra apprezzi la disponibilità mostrata dall'esecutivo, resta infatti l'insoddisfazione per le mancate risposte da parte del Governo su alcune questioni ritenute fondamentali da Lega, FdI e Forza Italia, che, quindi, chiedono di passare dalle parole ai fatti. Insomma, quali saranno le misure? Di quale cifra si parla? E quali proposte avanzate dal centrodestra saranno recepite? Tutte domande cui, lamentano i partecipanti alla seconda riunione della cabina di regia convocata dal ministro Federico D'Incà, non è stata ancora data risposta. Forza Italia parla di riunione interlocutoria e, soprattutto, il centrodestra non registra passi avanti al Senato, “zero aperture” sul decreto Cura Italia, sul quale il Governo ha chiesto sia alla maggioranza che alle opposizioni di mantenere solo gli emendamenti a costo zero. Oggi alle 17.00 si riunirà nuovamente la cabina di regia: il Ministro Dincà torna quindi a garantire da parte del Governo “tutta la volontà di accogliere le indicazioni delle opposizioni”. 

Stessa disponibilità è stata offerta dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Ma il titolare del Mef non è entrato nel merito delle misure del prossimo decreto, ha solo illustrato i capitoli principali: rinnovo della cassa integrazione e dei bonus previsti nel decreto di marzo, rinvio del pagamento delle imposte per le imprese che hanno subito un calo del fatturato. Per Renato Brunetta, “il Governo deve darci delle risposte che, a oggi, ancora non ci ha fornito”. Prima fra tutte quella relativa “all'entità del nuovo scostamento di bilancio”, che per le opposizioni è fondamentale per “capire quali misure” mettere in campo. Ma, sottolinea Brunetta, “Da parte di tutta l'opposizione c’è la determinazione ad essere collaborativi, anche se è difficile con una maggioranza confusa e conflittuale al suo interno”. Anche la Lega apprezza la disponibilità del Governo, ma “per ora abbiamo ascoltato tante belle parole, ma noi e gli italiani aspettiamo fatti concreti, tempi certi, garanzie per le partite Iva, soldi veri e non mance ai sindaci, cassa integrazione immediata, stop automatico dei mutui, linee di credito garantite dallo Stato per le aziende, sospensione delle bollette”, affermano i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari assieme a Alberto Bagnai.  

L'impressione dei più maliziosi è che il Governo voglia prima incassare il via libera dell'opposizione a scatola vuota e poi farsi, in autonomia, la trattativa con l'Europa. Mercoledì è previsto il voto in Aula al Senato sul Cura Italia e le opposizioni devo decidere entro quella scadenza se ritirare gli emendamenti. Quel che temono di più Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia comunque è che i cordoni della borsa di Roberto Gualtieri siano troppo stretti. Gli stessi leader danno voce alle criticità sollevate dai capigruppo dopo la cabina di regia: “Sono rimasta abbastanza stupita da Conte che dice che le nostre proposte sarebbero pretestuose e irrealizzabili. Non più tardi di ieri, infatti, c’è stata chiesta maggiore collaborazione e siamo stati ringraziati per la serietà delle nostre proposte però, evidentemente, il Governo preferisce fare propaganda”, afferma Giorgia Meloni. E Silvio Berlusconi osserva: “Occorre che la disponibilità del Governo a collaborare non sia solo formale, di facciata. Finora siamo stati chiamati solo a prender atto di decisioni già assunte”. Infine, Matteo Salvini spiega di temere che “il governo pensi ancora al Mes, magari con un nome diverso”.  

Fontana accusa il Governo. Crimi e Orlando rilanciano la sanità nazionale 

In Lombardia, dopo un'altra giornata di ricoveri e nuovi contagi in calo, si spera che inizi quella che Attilio Fontana ha chiamato la “benedetta discesa” ma arrivano all'apice le polemiche politiche sull'asse Pirellone-Governo sulla gestione dell'emergenza nella regione più colpita dalla pandemia del Coronavirus. “Sostanzialmente da Roma stiamo ricevendo delle briciole. Se noi non ci fossimo dati da fare autonomamente, avremmo chiuso gli ospedali dopo due giorni”, ha attaccato il governatore lombardo in mattinata. “Lo Stato sta facendo di tutto”, ha risposto a stretto giro il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, “Se ci fosse dall'alto una grande telecamera si vedrebbero in Italia in giro solo mezzi militari, scaricano materiali che lo Stato acquista in tutto il mondo per le Regioni, specie per la Lombardia”, ha spiegato l'esponente del Pd. “Faranno quello che sarà possibile, ma per ora ha fatto molto ma molto di più la Regione”, ha replicato ancora il presidente della Giunta a trazione leghista, chiarendo che “i presidi ricevuti dalla Protezione civile avrebbero consentito l'apertura degli ospedali per pochi giorni” se la Regione non avesse in autonomia recuperato “mascherine, camici e tutto quanto necessario”. 

Lo scontro trascina con sé la polemica sulla sanità a gestione regionale. Il leader politico dei Cinque Stelle Vito Crimi non ha risparmiato critiche all'operato del Pirellone, auspicando pure che la competenza ritorni allo Stato. Sulla stessa lunghezza d'onda il vicepresidente del Pd Andrea Orlando, che sottolinea come “20 sistemi creano disuguaglianze”. E un affondo è arrivato anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: parlando di zone rosse Conte ha ricordato come “la Regione Lombardia, come tutte le altre, non è mai stata esautorata dalla possibilità di adottare ordinanze proprie”. Il presidente lombardo ha bollato l'affermazione come un tentativo di scaricare le colpe. Sul fronte dei numeri, intanto, si registra una diminuzione dei ricoveri non in terapia intensiva (-165 rispetto a ieri), con un aumento di quelli in terapia intensiva (+9) dimezzato, però, rispetto a 24 ore fa. I morti totali, invece, salgono a 7960 (+367) e i positivi crescono di 1292 (ieri +1585). “Stiamo cominciando a uscire dalla più grave emergenza”, ha detto il vicepresidente lombardo Fabrizio Sala, mentre l'assessore al Welfare Giulio Gallera è al lavoro sulla fase due. 



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