Non c’è l’accordo, fallisce il mandato esplorativo di Fico per il Conte ter
L'ultimo tentativo di trattativa per dar vita a un governo Conte ter è fallito. Il presidente della Camera, Roberto Fico, dopo aver atteso la conclusione dei lavori del tavolo sul programma e aver svolto un rapido secondo giro con i partiti della maggioranza uscente radunati attorno al tavolo, è salito al Quirinale per comunicare al Presidente della Repubblica l’esito negativo del suo mandato esplorativo. Prima di lasciare il suo studio a Montecitorio, la terza carica dello Stato ha sentito al telefono innanzitutto Matteo Renzi e a seguire tutti i leader dei partiti che hanno sostenuto il governo uscente. La trattativa, parallela al tavolo sul programma, portata avanti dai leader sulle caselle dell’eventuale nuova squadra di governo si è consumata tra alti e bassi, interrotta da veti e controveti e da rialzi della posta, fino al pomeriggio, quando è apparso evidente che i margini di una convergenza sul Conte ter erano ormai troppo slabbrati per poter essere ricuciti. L'indizio che le chances di un accordo fossero ormai ridotte al lumicino è arrivato quando Italia viva ha contestato il verbale di fine dei lavori del tavolo sul programma, in quanto non vi erano riportate le divergenze di vedute sui temi controversi. Poco dopo, un’infinità di messaggi e posizioni fatte filtrare dai partiti rendevano plasticamente incolmabile la distanza tra Pd, M5S e Leu da una parte e Italia viva dall'altra.
Mentre i capigruppo lasciano alla spicciolata Montecitorio, rilasciando dichiarazioni divergenti sul reale stato dell'arte, arriva la conferma ufficiale di Matteo Renzi: “Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex maggioranza”, scrive il senatore di Rignano sui social. Quindi, quella che sembra la pietra tombale sul Conte ter: “Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato”; il leader di Italia viva, quindi, punta il dito sui giallorossi, è colpa loro, si sono “arroccati”. Diametralmente opposta la lettura del Pd: “Renzi non rompe con Conte, ma con gli alleati”, è la posizione che emerge da fonti dem; per il Pd, Matteo Renzi “vuole scegliere anche i ministri degli altri partiti. Di qui la rottura inspiegabile”. Dura anche la reazione del Movimento 5 stelle che addossa al senatore di Rignano le responsabilità della rottura: “Due giornate intense, il risultato credo sia chiaro a tutti. Abbiamo fatto passi avanti nei confronti di Italia viva con un obiettivo, dare al Paese un governo che potesse affrontare le emergenze. Da Italia viva abbiamo assistito ad attività quasi ostruzionistiche, con dei no a tutti i passaggi decisivi. L'unico loro obiettivo è stato avere qualche poltrona in più”, afferma Vito Crimi.
Mattarella lancia appello ai partiti e chiama Draghi per un governo di alto profilo
Consumata fino alle ultime battute la crisi nella maggioranza giallorossa, Sergio Mattarella prende in mano la situazione senza passare per ulteriori consultazioni e convoca Mario Draghi, ex capo della Bce, per un “governo di alto profilo”. Il Presidente della Repubblica lancia un appello alle forze politiche “perché conferiscano la fiducia” a questo Governo del presidente che faccia fronte subito alle emergenze del Paese. La decisione viene motivata dal Presidente nel suo discorso a tarda sera con un tono severo e serio, elencando tutte le ragioni per le quali non è possibile ora portare il paese al voto anticipato: “le emergenze: sociale, sanitaria e economico-finanziaria” e i rischi di una campagna elettorale in piena pandemia che potrebbe far esplodere nuovamente i contagi, come accaduto in altri Paesi che hanno votato. E poi l'appuntamento fondamentale con il Recovery plan: “Dobbiamo provvedere tempestivamente all'utilizzo dei fondi per non perderli e un Governo con un’attività ridotta non potrebbe farlo”, avverte Mattarella. Poi ricorda i tempi tecnici necessari alla formazione di un nuovo Parlamento e di un nuovo governo, mesi cruciali e decisivi che non possono passare vanamente. Queste preoccupazioni secondo il Capo dello Stato “sono ben presenti ai nostri cittadini che chiedono risposte complete e rapide”; di qui “l'appello a tutte le forze politiche perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo, senza una formula politica; conto di conferire al più presto l'incarico per la formazione di un governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze del Paese”. Subito dopo il Presidente ha fatto sapere tramite il suo portavoce che ha convocato per oggi a mezzogiorno il professor Mario Draghi. Da quel momento si aprirà un'altra fase: starà al presidente incaricato verificare se ha una maggioranza che lo sostiene e formare una squadra di sua fiducia.
Dopo le parole di Mattarella arrivano le prime reazioni. Caos M5S
Il primo a dichiarare la sua sintonia con la scelta del Colle naturalmente è Matteo Renzi, è stato lui per primo durante la crisi a far trapelare che la soluzione migliore sarebbe stata affidare il governo a Draghi: “Abbiamo ascoltato le sagge parole del Presidente della Repubblica Mattarella, ancora una volta ci riconosciamo nella sua guida e agiremo di conseguenza” ha immediatamente rilanciato sui social. Nel Pd sono iniziate le divisioni: mentre Andrea Orlando è scettico, Stefano Bonaccini e Graziano Delrio plaudono all'iniziativa di Mattarella. Andrea Marcucci si spinge oltre e augura già buon lavoro a Draghi. Il segretario Nicola Zingaretti però assicura che “saremo pronti al confronto per garantire l'affermazione del bene comune”, una dichiarazione che arriva dopo il tweet di Paolo Gentiloni che ringrazia Mattarella.
Nei Cinque stelle la soluzione Draghi fa emergere i primi mal di pancia. A notte fonda arriva lo strappo: “Non votiamo un governo guidato da lui”. Lo scandiscono un po' tutte le anime dell'universo pentastellato fino al post su Facebook in cui il capo politico Vito Crimi certifica quello che, al momento, sembra l'annuncio di un voto di sfiducia. Con una postilla non da poco: se il M5S votasse compatto al Senato contro Draghi a Palazzo Madama l'ex governatore della Bce non avrebbe la maggioranza. Il dubbio però sta proprio nella compattezza del M5S. Nelle prossime ore l'assemblea congiunta convocata sulla crisi di governo potrebbe anche essere l'ultima del M5S unito, spiega un deputato dando il quadro della guerra fratricida che potrebbe aprirsi sul sì al governo tecnico visto che una parte dei parlamentari, ora silente, che potrebbe essere pronta a un via libera. Il post di Crimi, tuttavia, traccia una linea netta: “Ringrazio il Presidente Mattarella per aver cercato di consentire la nascita di un governo politico, concedendo gli spazi e gli strumenti opportuni affinché ogni forza parlamentare potesse agire nell'interesse del Paese”, scrive Crimi prima di dire il suo “no” a un governo tecnico, soluzione che è “già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani”. Nelle prossime ore inizierà la conta. Finora, a parlare, sono solo gli anti-Draghi.
Salvini e Meloni sono per il voto ma è attesa per la decisione di Berlusconi
Matteo Salvini e Giorgia Meloni restano fermi sulla necessità del voto anticipato, anche dopo che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha annunciato un governo di alto profilo senza 'formula politica' e convocato al Colle Mario Draghi. La presidente di Fdi non ha dubbi e rilancia con forze le urne: “Noi pensiamo sia decisamente meglio dare la possibilità agli italiani di votare, per avere una maggioranza coesa e forte che possa governare cinque anni e dare all'Italia le risposte coraggiose di cui ha bisogno”. Matteo Salvini è meno diretto della sua alleata, ma la sostanza non cambia, e, almeno per ora, resta per le elezioni. Poi a Porta a porta lancia l'affondo contro il Colle: “Infelice e ingiusto accostare il voto al contagio”, dice il leader della Lega che avverte: non si usi la pandemia per evitare le elezioni, sennò dovremo spiegare agli elettori calabresi e ai milioni d’italiani che voteranno alle amministrative in primavere che sono delle “cavie”.
Manca all'appello Silvio Berlusconi, che resta in silenzio ma fino a qualche giorno fa si era detto disponibile a un esecutivo di unità nazionale. Fonti azzurre riferiscono che il Cav si riserva di confrontarsi con gli alleati. Raccontano però che l'ex premier abbia riservato parole di stima a Draghi, ricordando di aver sponsorizzato la sua candidatura alla presidenza della Bce. Del resto, riecheggiano ancora le sue recenti aperture a un governo dei migliori. E chi, se non Draghi, corrisponde all'identikit tracciato dal leader azzurro? “Ho sempre espresso su Draghi un giudizio positivo”, avrebbe detto Berlusconi a chi ha avuto modo di sentirlo nelle ultime ore. In passato più volte il leader azzurro ne aveva fatto il nome, anche come premier, quando Fi era all'opposizione. Forse per questo, fanno notare alcuni azzurri, il Cav preferisce non commentare, evitando così di alimentare polemiche con Lega e Fdi nel nome dello spirito di coalizione. Nel silenzio anche di Antonio Tajani e dei capigruppo, sembra quantomeno che Fi non sia contraria a vedere Draghi a palazzo Chigi e vuol rispettare il Colle. L'unica a parlare è Mara Carfagna, a favore dell'appello ai partiti lanciato dal Quirinale: “L'alto appello alla responsabilità del presidente Mattarella deve suscitare una riflessione autentica, profonda, in chiunque voglia bene all'Italia e agli italiani e conservi ancora il senso vero della parola patriottismo”. Anche Giovanni Toti e Maurizio Lupi si dicono pronti ad accogliere le parole del Quirinale e chiedono di aprire un confronto all'interno del centrodestra.
Al Senato
A causa dell’apertura della crisi di Governo, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà e sarà convocata a domicilio. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sul decreto recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l'anno 2021. La Istruzione esaminerà il decreto sull’organizzazione e funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI). La Lavori Pubblici svolgerà delle audizioni sullo schema di piano industriale della società Italia Trasporto Aereo Spa. La Industria ascolterà i rappresentanti di Federconsumatori sull’affare assegnato sulla razionalizzazione, trasparenza e struttura di costo del mercato elettrico ed effetti in bolletta in capo agli utenti. La Salute svolgerà delle audizioni sul tema dei vaccini anti Covid-19 e alcune sull’affare assegnato relativo al potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell'epoca post Covid.
Alla Camera
A causa dell’apertura della crisi di Governo, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Aula della Camera non si riunirà e sarà convocata a domicilio. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, con la Bilancio, esaminerà il cosiddetto decreto proroga termini. La Giustizia svolgerà alcune audizioni sul Recovery plan. La Cultura, con la Lavoro, esaminerà lo schema di decreto legislativo per il riordino e la riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici nonché di lavoro sportivo. La Ambiente con la Trasporti proseguirà le audizioni sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per l'individuazione degli interventi infrastrutturali. La Trasporti esaminerà lo schema di piano industriale della società Italia Trasporto Aereo Spa. La Attività produttive proseguirà il ciclo di audizioni sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Lavoro esaminerà la risoluzione per l'applicazione della normativa in materia di contratti a tempo determinato introdotta dal cosiddetto decreto Dignità. Infine la Affari Sociali svolgerà alcune audizioni sul Recovery plan.