Oggi il Cdm varerà la riforma sul premierato
Sarà il Consiglio dei ministri di oggi a sciogliere gli ultimi nodi, poi il premieriato vedrà la luce per cominciare il suo lungo iter parlamentare. Dalle notizie che filtrano, non si escludono limature al testo uscito dal vertice di maggioranza di lunedì scorso: elezione diretta del premier, un premio di maggioranza del 55% e una norma antiribaltone sono i tratti principali della proposta. Confermata l'elezione “a suffragio universale e diretto” del Presidente del Consiglio appoggiato da una coalizione che otterrebbe la maggioranza dei seggi in Parlamento (anche se questa disposizione va affiancata a una nuova legge elettorale), i dubbi nel centrodestra riguardano soprattutto la modifica che impedisce i ribaltoni e i cambi di maggioranza. La bozza del nuovo articolo 94 della Costituzione prevede che in caso di premier sfiduciato e dimissionario, infatti, il capo dello Stato potrà assegnare un nuovo incarico solo allo stesso premier eletto alle urne o a un parlamentare eletto nelle liste a lui collegate, per “attuare le dichiarazioni relative all'indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha chiesto la fiducia delle Camere”.
C'è chi, come Ignazio La Russa e la stessa Giorgia Meloni, vorrebbe una norma più stringente, così da favorire il ritorno al voto in caso di crisi di governo: l'ipotesi è quella di ridurre a una sola volta la facoltà del presidente della Repubblica di incaricare un premier alternativo, per tornare obbligatoriamente alle urne in caso di nuova sfiducia o di dimissioni. Di certo non saranno più possibili governi tecnici. Inoltre, dovrebbe essere confermata l'abolizione della nomina dei senatori a vita ed eccezione degli ex presidenti. In ogni caso, il testo al momento composto di soli 5 articoli, verrà varato oggi. Un'altra cosa certa viene ribadita dalla Meloni: “L'autonomia differenziata cammina di pari passo con il premierato, le due cose si tengono insieme” perché, spiega, “oggi il grande vulnus è dato dal fatto che le regioni hanno un'autorevolezza e una stabilità che mancano al governo centrale, perché il presidente del Consiglio non è eletto direttamente. Se vuoi dare ulteriori poteri alle regioni virtuose, devi avere i giusti contrappesi”. La riforma potrebbe essere esaminata in prima lettura alla Camera con l'obiettivo di essere approvata entro le europee. Nel frattempo, si sarà concluso anche l'iter sull'autonomia al Senato e dopo la tornata elettorale potrà esserci il cambio di camera tra i due provvedimenti, che a quel punto potranno procedere parallelamente.
Il Dl sul Piano Mattei è pronto per il Cdm: cabina di regia e struttura di missione
Questa mattina il Cdm discuterà il decreto-legge che definisce la governance del Piano Mattei, il progetto su cui il governo, e la premier Giorgia Meloni, puntano per ampliare la cooperazione con l'Africa e fare dell'Italia l'hub energetico d'Europa, favorendo lo sviluppo delle popolazioni locali per frenare i flussi migratori dal sud del Mediterraneo. Gli obiettivi del Piano, infatti, sono quelli di costruire “un nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”. Sono diversi anche gli ambiti di intervento. Dalla cooperazione allo sviluppo alla promozione delle esportazioni e degli investimenti, l'istruzione e formazione professionale, la ricerca e innovazione, la salute, l'agricoltura e sicurezza alimentare, l'approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, ma anche la tutela dell’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici, l'ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, nonché la valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, il sostegno all’imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile. Il governo, però, allo stesso tempo intende promuovere l’occupazione sul territorio africano, anche per prevenire e contrastare l’immigrazione irregolare.
Il Piano Mattei prevede “strategie territoriali riferite a specifiche aree del continente africano, anche differenziate a seconda dei settori di azione”, e avrà una durata quadriennale, con possibilità di rinnovo e aggiornamento “anche prima della scadenza”. Per portare avanti il progetto sarà istituita una cabina di regia, guidata dal presidente del Consiglio e composta dal Ministro degli Esteri, e dagli altri ministri, oltre al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dai presidenti dell’Ice, di Cdp e Sace. Inoltre, ne faranno parte i rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, del sistema dell’università e della ricerca, della società civile e del terzo settore, rappresentanti di enti pubblici o privati, esperti nelle materie trattate, individuati con un Dpcm che sarà varato entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto. Per assicurare il supporto alla premier verrà istituita, sempre a Chigi, anche una struttura di missione, alla quale è preposto un coordinatore. Altro punto importante del decreto è la relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano Mattei, che il governo dovrà trasmettere alle Camere.
La maggioranza fa quadrato su Meloni dopo lo scherzo telefonico
Il giorno dopo la diffusione dell'audio dello scherzo telefonico alla premier, la maggioranza fa quadrato sulla Meloni, mentre l'opposizione attacca stigmatizzando la falla nella sicurezza di Palazzo Chigi. Lo stesso vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ammette che “certamente c'è stata una superficialità da parte di chi ha organizzato la telefonata e questo non deve più accadere”. Però “dalle parole del presidente Meloni è arrivato un chiaro segnale di conferma della linea politica del nostro Paese”, e la coerenza della premier viene sottolineata da tutta la maggioranza, anche se la telefonata del duo comico russo Vovan e Lexus, che si è fatto passare per un leader africano, ha creato imbarazzo in un esecutivo quotidianamente alle prese con relazioni diplomatiche legate alle crisi internazionali. Da Mosca arriva la stoccata: Giorgia Meloni “giustifica la glorificazione” dei nazionalisti ucraini, è il pensiero della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
E a chi parla di uno “scherzo” pilotato dal Cremlino per mettere in difficoltà il governo italiano, i due comici autori del blitz rispondono: “Né il Cremlino, né altri funzionari sapevano che avevamo deciso di chiamare Meloni” ed “è stata lei, all'orario che avevamo concordato, a comporre il numero, che avevamo lasciato”. Dal centrodestra è unanime il supporto alla presidente del Consiglio, e il sottosegretario Alfredo Mantovano assicura che la premier “ha capito subito” che si trattava di uno scherzo. Restano le critiche delle opposizioni, con il leader Iv Matteo Renzi che, come già evidenziato da M5S e Pd, parla di una “figuraccia” che “danneggia non tanto la presidente del Consiglio, ma la credibilità del Paese”. Il M5S che, tramite la senatrice Sabrina Licheri, ribadisce come si tratti di un evento “sconcertante e paradossale”, e con Giuseppe Conte torna a chiedere un chiarimento di Meloni in Parlamento. A tutti risponde il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi che nel ribadire la “chiara linea del governo”, invita le opposizioni a “evitare polemiche e favori a Putin”.
Il Governo pensa a modificare la norma della manovra sulle pensioni dei medici
La legge di bilancio del governo Meloni potrebbe subire qualche aggiustamento. Mentre le opposizioni restano sulle barricate e il Pd arriva a denunciare la presenza di un “condono sui magazzini” nelle pieghe della manovra, la maggioranza valuta limature su punti specifici a partire dalla stretta sulle pensioni dei medici. Potrebbe cambiare, dunque, la stretta inserita nella legge di bilancio per i medici che vanno in pensione. Non lo esclude il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon che paventa un effetto boomerang della misura. “La norma inserita spinge i medici ad andare in pensione”. Un punto che può, però, essere corretto. “Non ci saranno emendamenti ma come governo possiamo, in qualche modo ed a saldi invariati, cercare di gestire questa situazione. Se c'è la necessità per correggere alcune cose faremo un maxi-emendamento”. Un'apertura che viene letta con favore dai medici.
La stretta riguarda una platea di circa 4mila persone nel 2024 e 7mila nel 2025 con un risparmio per il prossimo anno di 7 milioni. La maggioranza, come evidenzia il ministro Luca Ciriani, sugli emendamenti “si è autolimitata per dare un segnale di serietà e compattezza”. Ma non è escluso che, magari attraverso lo strumento degli emendamenti governativi, possano arrivare delle limature. Proposte di modifica arriveranno, invece, copiose, dal centrosinistra. “E' una manovra durissima contro gli italiani”, attacca il leader pentastellato Giuseppe Conte mentre Elly Schlein chiama tutte le opposizioni in piazza contro una manovra “fragile” e “senza visione”.
Sarà un sabato di manifestazioni. A Milano la Lega e pro-Palestina
Domani a Milano ci saranno due piazze contrapposte, con la Lega che manifesterà per Israele e un corteo indetto dai giovani palestinesi. E a poche ore dall'iniziativa del Carroccio “Per la difesa dell'Occidente, dei diritti, della sicurezza, della pace, delle libertà” il ministro Matteo Salvini mostra sui social una scritta di minacce comparsa a Milano, “Salvini devi morire”. “Chi pensa di spaventarci, come qualche baby-gang che mi ha minacciato di morte imbrattando un palazzo nella mia città, si sbaglia di grosso. Mi dispiace per i proprietari dell'immobile: spero che gli idioti vengano identificati e puniti facendo ripulire le scritte. Avanti, senza paura e col sorriso”, commenta il ministro postando la foto della scritta. Solidarietà al ministro da esponenti della maggioranza di governo e dalla premier che commenta: “Più ci attaccano, più ci rafforziamo. L'iniziativa della Lega è prevista a largo Cairoli alle 15.00. Alla stessa ora partirà un corteo che si svolgerà non lontano dal Duomo, da piazza Oberdan a piazza Missori, a cui i giovani palestinesi chiedono di aderire con lo slogan: “Palestina libera, fermate il genocidio”.
“Scendete in piazza con noi e fate di tutto affinché ci sia giustizia per un popolo che resiste al colonialismo israeliano da più di 75 anni”. A Roma, l'appuntamento contro la guerra e pro-Palestina è alle 14.00 con un corteo da piazza Vittorio fino a piazza di Porta San Giovanni. Un'iniziativa che è anche una contromanifestazione alle commemorazioni nella giornata dedicata alle Forze Armate. Ci saranno studenti universitari della sinistra, ma anche aderenti all'Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e dell'Università, il Movimento studenti palestinesi in Italia, la Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, diverse associazioni e movimenti, partiti di sinistra e sindacati per chiedere lo stop all'invio di armi in Ucraina ma anche il riconoscimento dello Stato Palestinese e la fine del genocidio a Gaza, la revoca dell'accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele, l'uscita dell'Italia dalla Nato, il taglio delle spese militari per finanziare invece le spese sociali.